6. Chapter six ~•~ Fear

Nel Capitolo precedente

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«Fiorellino cosa fai?» domandò Magnus rimanendo immobile e respirando più velocemente.
Vedere e sentire le dita di Alec spogliarlo e solleticargli la pelle del petto lo stavano man mano portando al limite.

Quando la camicia fu totalmente sbottonata, Alec ne allontanò i lembi scoprendo il petto e gemendo quando notò la stessa chiazza nera che era comparsa sul suo petto.

Anche Magnus aveva la sua stessa runa!

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Chapter six
Fear
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Ragnor fissava impietrito i due che si trovano davanti a lui.
Erano ancora in piedi e si fissavano come se fosse appena successo, ma ormai era passata già mezz'ora da quando Alec era entrato nel loft di Magnus.

«Penso sia stupido continuare a guardarci, non trovate?» chiese lo Stregone dalla pelle verdognola osservando i due che parvero prendere nuovamente vita, riscossi dal trauma su cui erano piombati.

«Io vado a- si a chiamare Catarina» balbettò Magnus indicando la camera da letto con sguardo assente e allontanandosi verso di essa con ancora la camicia aperta.

Quando la porta della camera padronale si chiuse, Alec tremò spaventato e grosse lacrime iniziarono a scorrergli lungo il viso.
«Ei, no no!» disse Ragnor accostandosi e abbracciandolo.
Odiava veder piangere chiunque e quel ragazzino non faceva eccezzione.

Quel che stava accadento a quei due era ridicolo e Ragnor odiò qualsiasi cosa lo stesse provocando, se Dio, karma, destino o sfortuna, che li stava impedendo di stare insieme.
«Ora voglio che mi ascolti Alec» mormorò contro il suo orecchio vedendo lo Shadowhunters respirare piano ma annuendo.
«Tutto questo non è normale e so che occorre tanta forza per superarlo ma devi essere forte anche per Magnus che in questo momento ha più paura di te, chiaro?» chiese osservando il ragazzo annuire ancora, stavolta più sicuro di sè.

«Bravo ragazzo» disse facendolo sedere lentamente sul divano.
«Torno subito» disse facendogli un'ultima carezza sui capelli per poi dirigirsi nella camera padronale.
La aprì lentamente osservando il suo migliore amico seduto sul letto che tentava di comporre un numero con mani tremanti.

«Lascia stare» mormorò Ragnor prendendogli il telefono dalle mani e componendo velocemente il numero di Catarina.
«E ora cosa faccio?» chiese Magnus guardandosi le mani.
Centinaia e centinaia di anni eppure era totalmente spaventato, incapace di reagire.

«So che sei preoccupato, ma qual'è il problema?» gli chiese Ragnor sedendosi accanto a lui e posando una mano sul suo ginocchio.
«Sai qual'è il problema!» sbottò con espressione distrutta, «Scoprirà che gli ho mentito e mi lascerà!».

Aveva aspettato diciotto anni per averlo maledizione!
Diciotto anni aspettando che Alec fosse grande abbastanza per stare al suo fianco come compagno.
Diciotto anni passati a fantasticare sulla loro prima volta, sul loro primo vero bacio, sul loro matrimonio, sui loro bambini...

«Senti Mag» mormorò Ragnor accucciandosi davanti a lui, «So che è difficile ma devi reagire e devi farlo insieme ad Alec, lui sta come te ed in questo momento è in sala tutto solo» sorrise pensando a quando quel ragazzino desiderasse avere Magnus accanto.

«Per quel che riguarda quello, bhe prima o poi lo avrebbe scoperto comunque, fattene una ragione, deve rimanere al tuo fianco per amore e non per una bugia» disse sollevandosi e facendo partire la chiamata a Catarina mentre Magnus lasciava la camera.

La voce di Catarina lo prese alla sprovvista facendolo sobbalzare.
«No Magnus, non posso venire con te e Ragnor a fare shopping, io-».
Era sempre la solita Catarina, niente più, niente meno.

«Sono Ragnor, Cat» specificò aprendo un poco la porta della stanza e vedendo Alec e Magnus stretti in un abbraccio.
«Qualche problema con Magnus, cos'è successo sta volta?» chiese sapendo che la chiamavano sempre quando avevano dei problemi.
Che grandi amici!

«Si tratta di Magnus e Alec»
«Alec? Ma Alexander Lightwoo- Oh cazzo! Sono già passati diciotto anni?» chiese con tono sbigottito e sorpreso.
«Si Cat, sono passati e abbiamo bisogno del tuo aiuto per favore!» rise Ragnor sentendo delle voci in sala.
«Dammi dieci minuti e sono da voi!»

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Magnus rientrò in sala osservado Alec seduto sul proprio divano.
Si stava abbracciando il busto con espressione stanca e distrutta e gli sembrò talmente piccolo che il desiderio di abbracciarlo fu quasi incontenibile.

Come quando era bambino e litigava con Isabelle, era capace di stare ore ed ore nella biblioteca dell'Istituto in quella stessa posizione.

«Piccolo» sussurrò lo Stregone sedendosi sul divano accanto a lui e stringendoselo forte addosso.
Respirare il suo profumo lo tranquillizzava e sperò con tutto se stesso che quella notte Alec rimanesse a casa con lui, dalla notte passata insieme non riusciva più a chiudere occhio.

«Mi dispiace tanto Magnus, mi sento responsabile per questa cosa, qualsiasi cosa sia» singhiozzo Alec contro il suo collo stringendosi forte contro di lui.
«Non dirlo Alec» disse il maggiore prendendogli il viso tra le mani per poterlo guardare, «Tu sei assolutamente fantastico, chiaro? Supereremo anche questa» lo tranquillizzò guardando quelli splendidi occhi chiari come due pozze d'acqua limpida e pura, fin troppo pura.
Alexander chiuse un poco gli occhi sporgendosi verso lo Stregone sperando di non essere respinto.
Voleva baciarlo, lo desiderava fin dal primo secondo passato in quel loft e ora voleva mettere fine a quel desiderio, esaudendolo.

Osservò Magnus sorridere lievemente, con occhi brillanti, e si domandò se anche lui forse avesse aspettato solo quello.
Erano così vicini che Alec poteva sentire il fiato di Magnus sulle labbra e si accostò ancora un poco finché qualcuno non busso freneticamente alla porta d'ingresso.
«Devono essere mia madre e mia sorella» mormorò lo Shadowhunters con occhi ancora lievemente chiusi odiando un pò le due donne della sua vita per non aver aspettato ancora un pò.
Con in sorriso e un lieve cenno della mano Magnus aprì la porta, con la magia, lasciando libero accesso alle due Lightwood che entrarono.

«Alec!» urlò Maryse correndo verso il figlio e stringendolo in un abbraccio.
Non era una donna molto espansiva, solitamente, ma evidentemente doveva essere parecchio preoccupata per il proprio primogenito.
«Ero così spaventata amore, quello che mi ha detto Isabelle...» mormorò la madre sollevando la maglia del figlio e studiando la grande runa che si trovava al centro del petto di Alec.

Quando la madre si allontanò leggermente da lui potè notare anche sua sorella dietro di lei.
«Izzy» sussurrò abbracciandola stretta sentendo un lieve dolore sulla runa ma ignorandolo.
«Mi spiace essere scappato via in quel modo ma avevo bisogno di vedere se anche Magnus-»
«Ehi!» sussurrò sua sorella guardandolo dritto negli occhi, «Va tutto bene».

«A dir la verità Izzy, non andrà bene niente finché non scopriamo cos'è questa runa» disse Magnus accostandosi ad Alec e cingendogli la vita con il braccio.
Alec represse il brivido di piacere che sentì scorrergli lungo la spina dorsale.
Maryse osservò lo Stregone e poi il braccio di quest'ultimo intorno a suo figlio

Era chiaro che si era persa qualcosa del rapporto tra loro.

«Ciao Magnus» mormorò la donna con un lieve sorrisino di circostanza, venendo ricambiata nello stesso modo.
«Ciao Maryse, non mi aspettavo entrassi nella casa di un Nascosto» disse l'uomo con un sorriso.
Alec sospirò dentro di sè.
«Solitamente non lo faccio, ma questa casa farà eccezione visto che mio figlio passerà molto tempo qui» rispose la donna, decisa a non raccogliere la provocazione di Magnus Bane.

«Non ero certo di aver sentito bene, ma ero certo fosse la tua voce Maryse!» rise Ragnor arrivando con un sorriso galante dalla camera da letto.
«Ti ha risposto Catarina?» chiese Magnus in direzione dell'amico.
«Si, tra dieci minuti sarà qui» mormorò Ragnor sentendo gli occhi di Maryse addosso.
«Catarina Loss?» domandò con un sorriso, «Magnus, Catarina e Ragnor, sempre insieme dopo centinaia di anni, il chiaro esempio che l'amicizia vera dura per sempre» sorrise, probabilmente tentando di cancellare il disagio che sentiva.

Tutti nella stanza sorrisero lievemente e si accomodarono nella sala attendendo l'arrivo di Catarina.

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Il portale che si aprì al centro della stanza fece sobbalzare tutti, compresi Magnus e Ragnor che, solitamente non ci avrebbero fatto caso troppo abituati a vedersene stuntare in casa, ma in quel momento erano troppo preoccupati e pensierosi per mantenersi tranquilli.

Le fiamme azzurre si diradarono velocemente lasciando spazio alla figura minuta di Catarina.
«Emh- salve» salutò la Strega osservando con curiosità le persone nella stanza.
Non nutriva particolare stima per i Lightwood, in particolare per Maryse, ma in quel momento si trovava al cospetto del fidanzato, della cognata e della "suocera" del suo migliore amico ed era certa potesse essere considerato da maleducati fulminare la donna davanti ai figli.

«Benvenuta Catarina» la accolse Magnus alzandosi dal divano e stringendo l'amica in un abbraccio che fu ricambiato con altrettanto calore.
«Ero a lavoro» rise la donna «Mi piacerebbe sapere cos'è successo di così grave per chiamarmi con tanta urgenza?» domandò facendo un passo in avanti e osservando un giovane accostarsi a lei.

Capelli neri e occhi azzurri, una combinazione che Magnus amava.

«Presumo tu sia Alexander Lightwood» disse Catarina porgendogli una mano che venne stretta calorosamente dal ragazzo.
«Si, sono io, e tu immagino sia un'amica di Magnus e Ragnor» sorrise Alec avvicinandosi poi a Magnus in un gesto di intimità che gli venne naturale.

«Si, la migliore» mormorò guardando i due che sorrisero.
«Ora ditemi cosa vi serve, sono letteralmente scappata da lavoro per venire qui» li informò aspettando la tanto attesa rivelazione.
Alec guardò Magnus e si alzò la maglia dove, insieme a tutte le altre rune, troneggiava anche quella.

Catarina osservò il petto di Alec e poi il suo viso.
«Mi state prendendo in giro?» chiese «Vuoi che ti spieghi perchè hai delle rune sul petto?» domandò con un sorriso che Magnus odiò sollevando a sua volta la camicia e mostrando la runa che bruciava ancora.

La Strega sbiancò guardando quel simbolo sulla pelle dell'amico e poi incontrò i volto dei due.
«Okay, chiamo all'ospedale e gli dico di sostituirmi in reparto, voglio ogni dettaglio perchè tutto potrebbe essere essenziale!» chiarì allontanandosi con il telefono all'orecchio.

Alec la osservò allontanarsi e abbassò il viso con espressione preoccupata.
Si sentì stringere e un paio di labbra andarono a posarsi tra i suoi capelli.
«Te lo prometto Alec, andrà tutto bene!» mormorò Magnus giurando a se stesso che lo avrebbe protetto anche a costo della propria vita.

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