5. Chapter five ~•~ Tie-up
Nel Capitolo precedente…
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«Posso chiederti una cosa?» sussurrò Magnus accostandosi lievemente a lui e sorridendo prima di sospirare, «Puoi non far passare un'altra settimana prima di vederci di nuovo?» chiese e Alec sorrise.
Un sorriso dolce, divertito e sincero.
«D'accordo» sussurrò allontanandosi e buttandosi tra le fiamme del portale che lo avrebbe portato a casa.
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Chapter Five
Tie-up
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Si trovò immerso nel portale come se si fosse tuffato in mare e si trovasse in balia delle onde.
Sentì la sensazione sparire lentamente e avvertì un pavimento solido sotto i piedi trovando il coraggio di aprire gli occhi e osservare la propria stanza.
Nonostante fosse mattina le luci erano ancora tutte spente e il suo letto era intatto a differenza di quello del suo parabatai.
«Alec…» lo sorprese la voce di Jace, appena uscito dal bagno.
Era a petto nudo dopo la doccia ma ciò che Alec notò fu il viso pallido e le occhiaie scure sotto gli occhi color oro.
Si trovò, senza neanche accorgersene, tra le braccia del suo parabatai che se lo stringeva forte al petto respirando rumorosamente e con bisogno, tenendo il naso fra i suoi capelli scuri.
«Ho avuto così tanta paura Alec, non sapevo dove fossi ne come mettermi in contatto con te, io-».
«Ero da Magnus» lo interruppe Alec allontanandosi dall'abbraccio e accostandosi al loro armadio.
«Ero solo da Magnus» mormorò prendendo una felpa scura e sfilandosi la maglia che aveva dalla notte precedente.
Riusciva a sentire il profumo di Magnus impregnare l'aria e temette che anche Jace potesse sentirlo.
«Dallo Stregone?» domandò allibito Jace, con un filo di voce.
«Ho passato tutta la notte a disperarmi mentre tu eri con lui?» sbottò indicando il proprio letto, come se Alec potesse vedere la disperazione che lo aveva assalito nelle ore precedenti.
Alec sospirò ma decise di ignorarlo.
Amava il suo parabatai, sia per la runa che li univa, sia per il rapporto di fratelli che avevano fin da quando Jace era stato adottato.
«Mi stai ascoltando?» urlò Jace stringendo una mano intorno al bicipide di Alec facendolo voltare bruscamente verso di lui per guardarlo in faccia.
«Non ti riconosco più Alec!».
«No, sono io che non ti riconosco Jace!» lo accusò a sua volta Alec allontanando la mano con uno strattone.
«Questa è la mia vita e non sono tenuto a spiegarti nulla e non lo farò finchè non tornerai ad essere il mio Jace, il ragazzo che ho scelto per essere il mio parabatai!» si allontanò lievemente guardando Jace fare lo stesso.
Sentiva che questa storia di Magnus e della maledizione lo stava inesorabilmente allontanando da Jace, ma non poteva fare nulla per evitarlo.
Aveva bisogno di capire e di scoprire cosa gli riservava il futuro e se per farlo doveva stare vicino a Magnus, Jace avrebbe dovuto farsene una ragione e non ostacolarlo.
«Io voglio solo aiutarti» mormorò Jace, il respiro spezzato da un singhiozzo.
Si passarono entrambi una mano sulla runa dei parabatai che iniziò a bruciare.
"E che ci punisca se qualcosa che non sia la morte ci separerà"
Nella testa risuonarono le parole che avevano giurato all'Angelo nel momento del rito.
«Lo so» sussurrò Alec voltandosi e infilandosi la felpa, «Ma se vuoi aiutarmi devi lasciar fare a me okay?» disse accostandosi a Jace e abbracciandolo.
Amava così tanto suo fratello.
Era l'unico su cui avrebbe potuto contare sempre.
«Magnus esiste e la maledizione esiste, così come il patto fatto con mia madre Jace, non posso solo odiare i Nascosti e ignorarlo, lo capisci?» chiese prendendogli il viso tra le mani e guardandolo negli occhi.
Aveva bisogno che almeno lui capisse.
«Ed è necessario dormire da lui?» chiese con voce astiosa facendo sospirare Alec.
Non capiva.
«Non capisci Jace».
«No, sei tu che non capisci!» lo bloccò Jace, «Sei l'unico che qui non vede e non capisce! So già come finirà questa storia, riuscirà ad ottenere quel che vuole!» disse facendo distogliere gli occhi ad Alec.
«Ora ho da fare» disse Alec, inventando una scusa su due piedi.
In realtà non doveva fare nulla ma aveva bisogno di fuggire da lì.
Si chiuse la porta della loro stanza alle spalle e la prima cosa che vide fu sua sorella con i capelli lievemente spettinati e un'aria impegnata.
«La mamma ti vuole nel suo ufficio» annunciò camminando verso di lui mentre il ticchettio dei tacchi rieccheggiava nel corridoio.
«La mamma?» chiese confuso.
«Si, la mamma» confermò Izzy, «Purtroppo Jace ieri le ha detto che non sei tornato con lui e ora vorrà sapere dove hai passato la notte… a proposito» mormorò maliziosamente, «Ora sono sommersa di lavoro ma più tardi voglio ogni singolo particolare!» disse facendogli l'occhiolino e superandolo, dandogli una pacca sul sedere.
Alec arrossì come mai prima d'ora e capì di aver davvero toccato il fondo se pure sua sorella minore si prendeva gioco di lui.
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«Siediti Alec» lo accolse la voce di sua madre non appena mise piede all'interno dell'ufficio.
La donna stava sfogliando un grosso libro e ne osservava assorta le pagine ingiallite dal tempo.
Non appena Alec si fu accomodato, Maryse sollevò lo sguardo dal vecchio tomo e lo puntò sul suo primogenito.
«So che odi essere convocato» inizò chiudendo il libro e incrociando le dita su di esso, «Ma in alcuni casi è necessario» disse con un lieve sorriso e Alec pensò che doveva essere davvero preoccupata per lui se arrivava addirittura a sorridere.
«Ho saputo da Jace che ieri sera avete avuto una discussione che vi ha portati a dividervi» iniziò la donna con tono fin troppo affabile.
«Si» disse solo Alec.
«Lui è tornato all'Istitito, ma tu?» domandò sollevando le sopracciglia perfette in due archi.
«I-io… » balbettò Alec sentendosi sudare.
Perché era così complicato dire a sua madre che aveva passato la notte con Magnus?
«Ero con Magnus» sputò alla fine spostando lo sguardo da quello della madre, bisognoso di non sentire il peso di quegli occhi su di se.
Bisognoso di non sentirsi giudicato, ancora.
Il silenzio regnò sovrano nella stanza, rotto solo dalle voci lontane degli altri Shadowhunters all'interno dell'Istituto.
«Emh- non sapevo tu l'avessi conosciuto» esordì la donna tentando di non sembrare sorpresa o turbata dalle parole del figlio, ma senza riuscirci.
«È stato un caso, l'ho incontrato il giorno del mio compleanno» mentì sperando di essere credibile.
Sapeva che non era affatto stato un caso, sapeva che Izzy e Magnus erano d'accordo, ma scelse di non immischiare sua sorella in quel caos.
«Capisco» disse Maryse con un sospiro.
«Ed è andata bene?» domandò.
Alec stava per rispondere quando notò una smorfia sul viso di sua madre, gli occhi lucidi e le labbra arricciate
«Stai ridendo?» domandò il figlio, «Mi stai prendendo in giro?» domandò allibito il ragazzo quando la madre, contro ogni aspettativa, scoppiò a ridere portandosi una mano al viso per asciugare qualche goccia di lacrima che le era sfuggita
«Scusa, ma non ho potuto farne a meno» rise la donna posando la schiena contro la sedia.
«Bene, tornerò più tardi ma non ti racconterò nulla» sbuffò Alec alzandosi e allontanandosi indispettito.
«Non fa nulla, tanto so che racconterai tutto a tua sorella e poi lei lo dirà a me!» gli urlò dietro la madre, prima che si chiudesse la porta alle spalle.
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«Eccomi qui» ridacchiò Isabelle entrando dentro la camera e saltellando verso il letto.
Il sorriso sulle labbra fece nascere quello di Alec.
«Non ti racconterò nulla, so che hai un'accordo con la mamma» sorrise stringendosi al petto la maglia che aveva durante la notte precedente.
L'odore di Magnus lo aiutava a pensare, a stare bene e a sentire meno la mancanza.
«Ti manca, vero?» sussurrò Izzy a voce bassa, la tenerezza dipinta sui lineamenti.
Come al solito sua sorella lo leggeva dentro.
«I-io…» balbettò Alec imbarazzato.
Voleva dire ad Isabelle che Magnus gli mancava, molto probabilmente per la maledizione ma non riuscì a parlare.
Il fiato gli si bloccò in gola e un forte dolore si concentro al centro del petto.
Si portò entrambe le mani alla gola, sperando di poter ricevere almeno un pò d'aria per bloccare il fuoco che gli cresceva nello stomaco.
Sempre più fuoco e sempre meno aria, era quella la situazione in cui si trovava.
Avvertiva a mala pena la voce di sua sorella e le sue mani che lo scuotevano.
Dopo quelle che parvero ore, ma che era certo fossero pochi minuti, tutto cessò permettendogli di respirare a fatica e riempire finalmente i polmoni.
«Alec stai bene?» domandò Izzy disperatamente passando ripetutamente le mani sul viso sudato del fratello.
«Si» sussurrò a fatica, ed era vero.
Era come se non fosse successo assolutamente nulla.
«Sto bene» mormorò passandosi una mano sullo stomaco e sentendo la pelle pizzicare.
Sollevò la maglia e quello che vide lo lasciò senza fiato.
«Alec… ma cos'è?» domandò Isabelle allungando le dita verso quel punto di pelle per poi bloccarsi.
Al centro del suo petto era andata a crearsi una runa, una runa mai vista.
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Corse a perdifiato per la scala ripida fino ad arrivare alla porta di legno che aveva visto solo una volta in vita sua.
Si sentì un pazzo quando bussò senza sosta contro la superfice dura sentendo dei passi veloci all'interno dell'appartamento.
Si domandò cosa avesse pensato sua sorella vedendolo scappare letteralmente dalla sua stanza, ma in quel momento era più importante togliersi il dubbio.
Quando la porta si aprì la prima cosa che vide fu la faccia infastidita di Magnus che, appena lo riconobbe, andò addolcendosi.
«Alec, tesoro…» sussurrò, ma il giovane lo aveva già trascinato dentro, chiudendo la porta con uno spintone.
«Sapete, quando ho parlato di "concepire un nipote" non dicevo sul serio…» sbiascicò la voce divertita di Ragnor e Alec capì che doveva essere dietro di se.
Non ebbe il tempo o l'interesse di controllare però perché la pelle dove era comparsa la runa bruciava come il fuoco e non riusciva più a sopportarlo.
Osservò la camicia nera di Magnus, stranamente sobria, e inziò a sbottonarla con mani tremanti.
«Oh mamma» mormorò la voce dello Stregone dalla pelle verdognola facendo irrigidire Alec.
Lo stavano prendendo entrambi per un maniaco ma, a meno che non si fosse sbagliato, avrebbero capito.
«Fiorellino cosa fai?» domandò Magnus rimanendo immobile e respirando più velocemente.
Vedere e sentire le dita di Alec spogliarlo e solleticargli la pelle del petto lo stavano man mano portando al limite.
Quando la camicia fu totalmente sbottonata, Alec ne allontanò i lembi scoprendo il petto e gemendo quando notò le stesse linee nere che erano comparse sul suo petto.
Anche Magnus aveva la sua stessa runa!
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