13. Chapter thirteen ~•~ Question and Answer
Nel Capitolo precedente
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«Lo so, grazie Isabelle» sorrise dolcemente Catarina venendo ricambiata dalla Shadowhunters che poco dopo arrossì abbassando il viso, presa da un improvviso momento di imbarazzo.
Catarina lo trovò leggermente anomalo come comportamento, ma sapeva che la ragazza era etero ed era stata con molti ragazzi, cosa che la tranquillizzava e la rendeva felice, molto felice.
Aveva un conto in sospeso con i Lightwood e non poteva assolutamente permettere a sé stessa di perdere la testa per la loro figlia minore.
«Chiamami Izzy».
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Chapter thirteen
Question and Answer
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Alec osservò con un sospiro la porta della camera da letto per poi abbassare nuovamente lo sguardo sulle lenzuola color oro.
I suoi occhi rimasero poco a studiare il bel colore perché successivamente erano slittati verso la finestra.
Era passato qualche giorno dal famoso ritrovo di Shadowhunters e Nascosti avvenuto a casa di Magnus, e quel che ne era uscito fuori non piaceva affatto ad Alexander.
Lui e Magnus erano legati a causa sua, forse non c'era un modo per spezzare questa unione e se anche esisteva, molto probabilmente, Alec non sarebbe vissuto abbastanza per scoprirlo, e Jace era stato allontanato da New York.
Sentiva un peso all'altezza del cuore e la voglia insistente di piangere tutte le lacrime che aveva in corpo.
All'inizio, quando Catarina gli aveva dato la brutta notizia non aveva reagito in alcun modo, era rimasto semplicemente in silenzio, ad osservarla.
Ma poi aveva visto lo sguardo di Magnus e aveva capito che forse qualcosa per lui non andava.
Aveva gli occhi seri e fissi verso il pavimento, la mascella tesa e le mani congiunte tra loro, rigide.
Era stato in quel momento che un dubbio aveva fatto capolino nella testa di Alec: che Magnus fosse arrabbiato con lui per averlo unito a sé contro la sua volontà?
Dubbio che si era consolidato quando lo Stregone non aveva passato la notte al suo fianco, ma in una delle tante camere per gli ospiti.
«Ehi tesoro, sei sveglio?» domandò la voce dolce di Magnus, che aveva fatto capolino dalla porta della camera da letto.
Lo Shadowhunters annuì lentamente e poté dire addio al disagio che aveva sentito addosso, vista la loro distanza, anche se minima.
Lo Stregone entrò nella stanza e si stese accanto ad Alec stringendoselo subito contro il petto.
«Pensavo fossi arrabbiato con me» disse il giovane, sollevando il viso verso l'uomo che a sua volta lo abbassò per incontrare i suoi occhi.
«Non ero arrabbiato, avevo paura, ho paura piccolo» disse abbassando gli occhi verso la bocca di Alec, brutalmente torturata dai denti.
«Se era qualcosa legato alla mia magia era risolvibile, ma questo mi spaventa perché non so neanche da che parte cercare per risolverlo» confessò sollevando una mano e liberando il labbro di Alec dai denti che lo stavano morsicando.
Si chinò su di lui e lo racchiuse dolcemente tra le proprie labbra succhiandolo e sentendo il lieve sapore metallico del sangue.
Alec fremette, sentendo la testa svuotarsi da ogni preoccupazione, e intrecciò le dita ai capelli scuri dello Stregone, fondendo la bocca con la sua e godendo di quella sensazione di gioia che gli invase corpo e anima.
Magnus sorrise contro la sua bocca, muovendo il viso in modo che le loro bocche potessero incastrarsi come pezzi di un puzzle, e portò una mano contro la guancia di Alec, accarezzandola teneramente.
Alec aprì lentamente gli occhi mentre sentiva la lingua dell'uomo contro la sua, mentre si intrecciavano e assaggiavano, e incontro gli occhi felini dell'uomo che lo fissavano, anche loro lucidi e pieni di tante emozioni che ancora non avevano avuto il tempo di esprimere.
Magnus si allontanò leggermente dalla sua bocca, con il fiatone, sentendo il cuore battere contro il petto e il respiro caldo di Alec sul viso.
Non credeva di poter sentire sentimenti simili.
«Ti va di uscire con me stasera?».
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Adrian guardò il suo piatto con un lieve sospiro, per poi spostare lo sguardo verso i Seelie che ballavano.
Era una delle tante serate di festa che La Regina aveva organizzato per il divertimento del suo popolo, ma Adrian odiava tutto quello.
Studiò sconsolato i Mondani tra le braccia di alcune Fate.
Alcuni di loro sorridevano felici, gli occhi lucidi da tutto il luccichio che li circondava, ma non è tutto oro quel che luccica, si sa.
Altri invece, che chiaramente avevano smesso di farsi ingannare dalle apparenze, continuavano a ballare ma con un'espressione triste, il sviso smunto e scarno.
Adrian spostò nuovamente lo sguardo verso il proprio piatto e lo trovò molto più interessante di quel che c'era intorno a lui.
«Stai bene Adrian?» gli domandò, accanto a lui, la voce della sua Regina.
Lei era seduta a capo tavola e lui era alla sua destra.
Non sapeva per quale strano motivo aveva un posto così importante ma era sempre stato così, fin da quando era piccolo, e non si era mai domandato il perché.
In quel momento aveva l'aspetto di una bambina di quattro o cinque anni, ma gli occhi lucidi e vigili dimostravano che dentro la pelle aveva centinaia e centinaia di anni.
«Si, certamente Vostra Altezza» mormorò costringendosi a sorridere, sperando di sembrare spontaneo, ma evidentemente agli occhi della donna non lo era stato a sufficienza.
«Forza, accompagnami a fare una passeggiata e parlami di ciò che ti affligge» disse sollevando elegantemente una manina in aria in modo che Adrian potesse prenderla.
Camminarono per un lungo tragitto, in silenzio, immersi nel loro Regno, tra piante, leggermente illuminate dai raggi della luna e alcune lucciole che svolazzavano tra le foglie, creando un mondo davvero fatato.
Era quello l'aspetto che Adrian amava terribilmente di quel mondo, la natura, l'unica cosa che lo faceva essere fiero di quel che era.
«Stasera eri davvero nervoso» disse all'improvviso La Regina, passando delicatamente la mano contro il tronco di un salice e facendo apparire una graziosa altalena fatta di rami e foglie.
«Centra qualcosa l'invito che hai ricevuto da parte di Magnus Bane?» domandò sedendosi sull'altalena e accarezzandosi le lunghe ciocche di capelli rossi, totalmente intrecciati da fiori e foglie.
«No, certo che no» rispose lui e sollevò un dito verso una lucciola che gli volava pigramente accanto.
Il piccolo insetto si posò sul suo dito e La Regina gli domandò nuovamente: «Centra qualcosa l'invito che hai ricevuto da Magnus Bane?».
«No» ripeté il giovane Seelie, e la luce prima gialla della lucciola divenne di un accecante azzurro.
Bugia.
Adrian abbassò il viso e la lucciola lasciò il suo dito, volando verso le altre.
«Non dovresti mentire alla tua sovrana» disse la donna, muovendo allegramente le gambe e i piedini nudi.
«Mi dispiace mia Regina, io non...»
«Forza, vieni a spingermi» lo interruppe tenendosi alle due liane laterali al suo corpo.
Adrian si accostò alle spalle della bambina e iniziò dolcemente a spingere l'altalena, facendola oscillare avanti e indietro.
«Ragnor Fell non è una persona semplice da capire, fossi in te lascerei perdere» disse cogliendo di sorpresa Adrian.
Era ovvio, lei aveva occhi ovunque.
«Non sono andato lì per lui mia Regina io...».
«Lo so Adrian, eri lì per l'unione che ha colpito il Sommo Stregone di Brooklyn e il primogenito dei Lightwood, ma caso ha voluto che tu conoscessi Ragnor» disse, iniziando poi a canticchiare a bassa voce.
«Voi... conoscete Ragnor?» domandò sperando di ricevere una risposta chiara, ma sapeva con certezza che La Regina non dava a nessuno in dono una risposta schietta, senza giri di parole.
«Io conosco tante persone, mio caro Adrian» disse infatti saltando giù dall'altalena.
Si voltò verso il Seelie e venne circondata e nascosta da un turbinio di farfalle dai mille colori che, una volta volate via, rivelarono una sua nuova forma.
Ora aveva più o meno l'età di Adrian e gli camminò incontro.
«Conosco tante persone e so davvero tante cose piccolo, e una di queste è che non hai affatto bisogno di una persona come Ragnor nella tua vita» mormorò posandogli una mano sul viso, accarezzandogli prima i delicati disegni di foglie e fiori che aveva sulla guancia, come ogni Seelie, per poi passare la dita tra i suoi lunghi capelli bianchi.
«Voi sapete per quale motivo odia i Seelie?» domandò a bruciapelo, allontanandosi delicatamente dalle carezze che la sua Regina gli stava regalando.
Mai nessun'altro Seelie avrebbe rifiutato le attenzioni della Regina, anzi, chiunque sarebbe stato felice di allietarla per il resto della notte, ma Adrian non era tra quelli.
Sapeva che nel suo Regno la Regina aveva molti amanti ma lui non aveva intenzione di diventare un gioco sessuale.
La donna storse infastidita la bocca ma poi sorrise posando nuovamente le dita tra i capelli del Seelie.
«Se Ragnor odia i Seelie probabilmente avrà le sue buone ragioni» disse voltandosi e incamminandosi verso la festa, lasciando Adrian con più dubbi di prima, tranne che una grande consapevolezza: voleva scoprire la verità su Ragnor, ma la sua Regina gli aveva imposto di non incontrarlo più.
All'improvviso però, una frase della dalla Regina iniziò a rimbombargli dentro la testa: «Non dovresti mentire alla tua sovrana».
Come aveva fatto a mentirle se i Seelie non sono capaci di mentire?
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Izzy tirò un nuovo pugno al grosso sacco pieno di terra e si passò la lingua sulle labbra salate, a causa del sudore.
Si avvicinò nuovamente al suo telefono e provò a chiamare di nuovo, ma dopo interminabili e lenti squilli, rispondeva sempre la segreteria.
Buttò con rabbia il cellulare a terra, rabbia per la mancata risposta e rabbia per la sensazione di delusione che provava.
«Ehi piccola» mormorò la voce dolce di Maryse dalla porta di ingresso alla palestra, camminandole incontro con un bel sorriso.
Da quando Alec si era quasi totalmente trasferiro da Magnus e Jace era stato mandato a Idris, tendeva ad essere molto più dolce con la sua figlia femmina.
«Ciao mamma» rispose lei, improvvisando un frettoloso sorriso, e voltandosi totalmente verso la donna.
«Stavo pensando che in questi ultimi giorni ti stai allenando davvero duramente, perché stasera non esci a divertirti?» le domandò con un sorriso orgoglioso, togliendole dal viso sudato una ciocca di capelli neri come i suoi.
Isabelle annuì e uscì dalla stanza, non prika di aver recuperato il telefono.
In camera provò nuovamente a chiamare, ma l'unica che le rispose ogni volta era la segreteria telefonica di Catarina.
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Amatemi!
So che ultimamente stavo pubblicando raramente, però mi sto facendo perdonare, o no?
Cosa ne pensate della nuova copertina?
Qualcuna ha già pensato bene di farmi sapere che preferiva la precedente, ma non vorrei fare nomi ovviamente ----> suzuya_rin
Perciò voglio sapere cosa ne pensano gli altri, perché se ci sono molti pareri negativi mi metterò in moto per crearne una nuova, e qualcuna di voi potrebbe anche darmi qualche spunto si quel che vorrebbe nella copertina...
E oraa.... Cosa ne pensate della storia?
Avete nuove teorie o nuovi dubbi?
TheyIdiot
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