0. Prologue ~•~ The Curse
Prologue
The Curse
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La sala degli Accordi non era mai stata così spaventosa.
Qualsiasi superfice era cosparsa di sangue, sia angelico che demoniaco, e nel pavimento erano disseminati corpi dilaniati da spade o artigli mentre la battaglia imperversava ancora.
Tranquillo amore, ce la faremo, pensò Maryse Lightwood passandosi una mano sul pancione di ormai otto mesi.
Tentava di salvarsi e di trovare una via di fuga per sè e per il suo piccolo Alexander.
Alexander, il suo piccolo, il suo bambino che in quel momento riposava beato nel suo grembo, ignaro del massacro e della carneficina al di fuori della madre.
Aveva pregato Robert di non farla andare con lui, aveva tentato di convincerlo a lasciarla a casa ,ma lui aveva insistito sul fatto che il Circolo avrebbe avuto la meglio e che tutto si sarebbe concluso in pochi minuti.
Sentiva le lacrime secche tirarle la pelle delle guance, ma quando vide una via di fuga libera poco lontano, sentì la gioia pervaderle il corpo.
«Dove credi di andare?» tuonò una voce dietro di lei, proprio quando aveva iniziato a cammianare verso l'uscita.
Si sentì gelare a quella voce.
Si voltò sconvolta, sentendo quasi un dolore lancinante all'idea che sarebbe morta di lì a poco, senza poter mettere al mondo il suo bambino.
«Magnus…» sbiascicò sentendo sulla lingua il sapore del terrore mentre fissava quella figura imponente che irradiava scintille azzurre.
«Speravi di scappare vero?» rise lo Stregone, deridendola con quei particolari occhi felini che lo caratterizzavano.
«Non dopo tutti i morti che avete causato! Farai la stessa fine di tuo marito» sbottò l'uomo e Maryse capì che durante quella guerra doveva essere morto qualcuno a lui molto caro.
Osservò poco lontano suo marito, riverso a terra su una pozza di sangue, eppure sembrava respirare ancora, buon segno.
«Non uccidermi, ti prego!» mormorò con gli occhi pieni di lacrime, stringendosi le braccia intorno al grembo e accovacciandosi a terra.
«Questa si che è una novità, una Trueblood di nascita e Lightwood di matrimonio che prega per la vita» la sfottè lo stregone, fermandosi momentaneamente.
Osservò la donna stesa a terra e solo dopo qualche secondo notò qualcosa a cui prima non aveva fatto caso, troppo accecato dalla rabbia.
Il ventre gonfio della donna.
«Quanto ti manca per averlo?» domandò chinandosi su di lei.
Maryse tentò di indietreggiare spaventata, ma fu bloccata da un dolore lancinante alla pancia e il suo Alexander che si muoveva nervosamente dentro di lei.
Magnus poteva vedere il piccolo girarsi e rigirarsi sotto la pelle, così sottile da sembrare un misero lenzuolo.
«Mi mancano poche settimane» sussurrò la Shadowhunters, riportandolo alla realtà.
«Ti prego, non fare del male a me e al mio piccolo Alexander» mormorò ancora allo stremo delle forze.
Tutta quella paura stava innervosendo il suo piccolo che non voleva saperne di stare buono dentro il pancione.
«Alexander…» ripetè Magnus, sentendo la musicalità che formavano quelle nove lettere insieme.
Alexander. Alexander. Alexander. Alexander.
«Potrei lasciarti vivere, ma voglio qualcosa in cambio…» disse lo Stregone, allontanando gli occhi dal pancione per portarli sulla donna.
Alexander. Alexander. Alexander. Alexander.
«Ti darò qualsiasi cosa!» mormorò Maryse sentendo dentro di sè una speranza accendersi.
Per il suo piccolo Alexander c'era una speranza!
«Voglio tuo figlio».
Quelle parole tagliarono come un coltello nel cuore della donna che trattenne rumorosamente il fiato, come se avesse avvertito dolore fisico.
«Vuoi crescere mio figlio al mio posto?» chiese sbalordita. Avrebbe dovuto partorire il suo piccolo e consegnarlo a lui?
Il sorriso splendente e divertito che l'uomo le rivolse, le fece capire di aver sbagliato totalmente nell'interpretazione della frase.
«No. Me lo voglio sposare» spiegò alzandosi e guardandola dall'alto.
«M-ma è solo un bambino…» balbettò inorridita alla sola idea.
«Aspetterò che sia maggiorenne» sorrise alzando una mano verso di lei.
«Per una creatura immortale come me, diciott'anni non sono che pochi giorni».
Iniziò a muovere le dita inanellate mentre gli occhi da gatto divennero ancora più gialli.
«Maryse Lightwood, condanno te e tuo figlio ad essere legati a me fino alla fine dei vostri giorni e non appena tuo figlio compirà i suoi diciotto anni, sarà mio» sancì l'uomo legando il piccolo a sè.
Solo diciotto anni e poi Alexander sarebbe stato suo.
Maryse si sentì avvolgere dalle fredde fiamme azzurre che la fecero cadere all'indietro e poi ci fu solo il buio.
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