XVI
Il sole è tramontato da un pezzo e sono rimasta sola a casa. Mi sono imposta di non rovinare i piani a Steven, e nemmeno i miei obiettivi a essere sinceri, sebbene l'idea che lui passi anche solo un'ora in compagnia di quella donna mi infastidisce.
Cally... Mi guardo allo specchio che ho in sala. Niente, neanche a usare tutta la fantasia che posseggo non riuscirò mai a essere bella come lei. Poco importa. E poi devo sforzarmi di essere concreta, per cui mi balza in testa la malsana idea di reperire informazioni su ciò che mi è accaduto a Notting Hill. In questi casi, quando il mio lato ricercatrice prende il sopravvento, apro un Excel e comincio a buttare nelle caselle di testo le mie idee, come una sorta di brain-storming. Quando ho riempito il foglio di nomi, luoghi, idee, fatti, inizio a tracciare delle linee per unire quelle correlate tra loro. Il professore, il treno, il quadro. Poi unisco il professore al fantomatico ragazzo del furgone, qualora si tratti veramente di lui.
Dopodiché entro nei particolari. Google è il mentore dei miei viaggi cibernetici. Julian Galloway: laureato a Cambridge, non trovo la data, un lungo periodo negli States all'ONU, sembrerebbe. Poi riappare a Londra circa quindici anni fa come esperto del Governo in questioni riguardanti il recupero di opere e documenti, trattative internazionali, accordi. Direi che si tratta dei lavori per la Governance Bowden a giudicare dalla descrizione, azienda che non viene mai citata peraltro. In una foto trovo anche Steven insieme a lui: sono a Roma e si trovano al Quirinale mi sembra di capire. Steven è defilato, alle spalle di Galloway che sorride mentre stringe la mano a un console del Ghana. Il recupero di un importante plico di documenti risalente alla seconda guerra mondiale, il governo italiano che fa da garante. Steven Bellamy lascia al professore il compito principale, l'azione, il merito. Lui coordina, assiste, appoggia, ma il vero lavoro è di Galloway. Questo punto non è secondario, mi pare incredibile che il professore possa essere coinvolto in un furto, sebbene tutto sembri ordire contro questa impressione. Cerco ancora per un'ora, ma non trovo nient'altro su di lui, nulla di diverso rispetto a quanto rintracciato in precedenza. Chissà che pensavo di trovare. Forse qualcosa di torbido, che mi portasse a pensare che quel signore così gentile, elegante e simpatico sia in realtà un lestofante.
Meglio lasciar perdere e dedicarmi a un buon calice del Nebbiolo d'Alba che ho comprato a caro prezzo da Harrod's. Avevo puntato il Barolo, ma il costo era davvero eccessivo, perciò mi sono dovuto accontentare della versione meno nobile. Stesso vitigno, ma produzione e invecchiamento differenti. Odio guardare la tv la sera, preferisco svagarmi con le mie ricerche, anche se a dirla tutta non mi piace nemmeno rimanere sola, ora che c'è Steven. Lui mi aiuta a non pensare alle mie ferite, alla morte che mi ha sfiorato, alla signora Coltrane, a Jeremy e alla sua stramaledetta Pamela. Lo sguardo va a cercare la foto accanto al televisore. Jeremy mi guarda sfrontato e sorride, in sella alla sua moto, il casco sotto il braccio. Devo toglierla da lì. Scuoto la testa cercando di scacciare i cattivi pensieri come mi ha spiegato di fare la mia psicologa quasi un secolo fa. Un respiro profondo e riprendo il controllo, situazione importante e determinante. Senza autocontrollo si crolla a terra, lasciando che la paura domini le nostre vite e la giornata di oggi mi ha messo nuovamente a dura prova. O forse è solo il Nebbiolo che mi ha offuscato i pensieri, come la nebbia sul Tamigi. Mi alzo e metto Jeremy a faccia in giù.
- Vai a fare la nanna, brutto stronzo...
Non so se a parlare sono io o il Nebbiolo.
Decido quindi di cambiare l'argomento delle mie indagini. Da un mese a questa parte, quando mi capita di rimanere sola a casa, le mie ricerche su internet vertono su un solo tema. Le immagini degli acquerelli di William Turner sull'incendio del milleottocentoquarantuno prendono forma sul mio tablet. La cosa che mi lascia perplessa è la lontananza dal luogo, mentre nel dipinto che abbiamo visto a casa della vedova Coltrane, sembrava di essere a brevissima distanza dall'incendio, all'interno del perimetro della Torre di Londra. Poi ci sono i due personaggi ritratti in primo piano e che mi sono rimasti impressi nella mente: Crossover e Nihil. Mistero più assoluto. Sono sicuramente opera di Turner, a giudicare da quanto mi ricordo del tratto, ma non si trovano corrispondenze sensate in nessuno degli archivi a mia disposizione. Insomma, più faccio ricerche e più questo capolavoro diventa suggestivo e inquietante. Un'opera monumentale come quella meriterebbe un posto d'onore in qualunque museo del mondo, i mercanti d'arte arriverebbero a uccidere pur di accaparrarsela.
Stacco lo sguardo dall'iPad e mi stropiccio gli occhi. Come mi ero imposta, non ho davvero voluto esporre i miei pensieri su Galloway a Steven, preferisco prima chiarirmi le idee. In effetti non posso muovere un'accusa così pesante verso un professore stimato e importante. Ho ceduto però sul ragazzo del treno e ho accennato al fatto che avevo visto qualcuno che mi pareva di aver incrociato a Blosbury. Steven è parso leggermente scosso e ha deciso di far partire un'indagine già la sera stessa. E proprio Steven fa squillare il mio cellulare in quel momento.
- Ehi...
- Ciao bellezza. Va tutto bene?
- Sì certo. Sto facendo il topo da biblioteca, anzi il topino di internet.
- Trovato cose interessanti?
- No, neanche un po'. Come procede la cena? – taglio corto. Non voglio rovinare la serata a Steven a causa dei miei dubbi e delle mie paure.
- Una noia infinita. Abbiamo due ambasciatori con le rispettive famiglie, tre associazioni sportive e altri quattro presidenti di non so quali club.
- E tu fai da cerimoniere?
- Ma certo. Mi comporto un po' come il padrone di casa. In realtà passo il tempo a cercare di ricordare tutti i nomi e da come mi guardano penso di averli sbagliati.
Rido di gusto.
- Vorrei essere lì con te - mi dice in un sospiro.
- Beh, certo - mento spudoratamente. Non voglio assolutamente che lui sia qui in questo momento.
- Devo andare. Ciao.
- Ciao - rispondo, ma dall'altra parte non c'è più nessuno.
L'acquerello di Turner mi osserva ancora per qualche minuto, fino a quando decido che è ora di andare a dormire. Sono stanca e forse anche un po' brilla. E' a quel punto della serata che inizia il solito rituale fatto di gesti meccanici. La tisana della sera, che questa volta salto, la porta chiusa a doppia mandata, la catenella di sicurezza, i denti, le pantofole calde, le lenzuola fredde. Spero di non avere incubi questa notte.
Tac! Buio.
La sveglia indica che sono passati cinque minuti dalla mezzanotte. Penso di aver dormito per una mezz'ora circa. Un solo rumore, un singolo colpo, quasi impercettibile mi ha svegliato di soprassalto. Forse i termosifoni. L'impianto è vecchio e ogni tanto ci sono dei suoni dovuti al dilatare del metallo. Mi metto a sedere sul letto e tendo le orecchie verso il soggiorno. Un minuto, due minuti. Nulla. I termosifoni... Ho i nervi tesi come corde di violino, altroché. Ho voluto fare l'indipendente, la ragazza forte, quella che non ha bisogno di nessuno e adesso sono qui a spaventarmi al minimo scricchiolio. Oh, mannaggia!
Mi corico nuovamente, ma il sonno non vuole tornare. Quasi quasi richiamo Steven e gli chiedo di venire qui, che ho paura, ho freddo e voglio che mi abbracci forte. E certo che lo devi fare, Claudia, scema che non sei altro. La mia vocina come sempre ha ragione. Solo che tastando il piano del comodino mi accorgo di aver scordato il cellulare in soggiorno. Mi siedo nuovamente sul letto, ma stavolta accendo la luce. Cerco di ascoltare ogni minimo rumore che possa provenire da qualche punto al di fuori della mia stanza da letto, ma non sento nulla. Decido per l'azione rapida: scenderò dal letto di corsa, entrerò in soggiorno, afferrerò il cellulare e tornerò in camera in un battibaleno, chiudendo a chiave la porta della stanza. Ok. Piano perfetto. Uno. Due. Tre.
Scendo veloce, apro la porta, esco, allungo la mano per prendere il...
Una mano mi tappa la bocca e sento qualcosa di freddo premere contro la carotide.
-Dottoressa Casterman, dove va così di corsa?
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top