XIX

La tanatosi è quel comportamento tipico di alcuni animali che fingono la propria morte per difendersi da taluni predatori. In modo del tutto naturale, sono riuscita a immedesimarmi in un roditore e sono rimasta in stato di semi incoscienza per quasi tutto il viaggio. Percepisco il fatto di essere stata sistemata sul sedile posteriore di un'auto spaziosa, ne sono certa. Deduco dai rumori ovattati che a un certo punto siamo entrati in un edificio, un garage o uno spazio chiuso. Sono stata spostata dal mio rapitore, o salvatore dipende dalla propria percezione, su un'altra vettura, sempre spaziosa. Quindi, dopo un viaggio all'interno della città, rumori di auto, poche, è notte fonda, che posso stimare compiuto in un lasso di tempo di circa mezz'ora, siamo entrati in un garage. Ne sono convinta, perché c'era odore di chiuso e benzina. A quel punto siamo entrati in un ascensore che ci ha trasportati in modo diretto in un appartamento, che posso intuire sia piuttosto esclusivo: non ci sono molti appartamenti collegati alla propria rimessa a Londra. Penso di essere stata depositata su di un letto, spazioso anch'esso, un king size presumibilmente, all'interno di una stanza che, chissà per quale motivo, sono convinta che sia dedicata agli ospiti. Non sono sicura di nulla, in realtà, perché per tutto il viaggio ho tenuto gli occhi chiusi, anche dopo aver ripreso i sensi. Mi fingevo morta, insomma. Come un Opossum della Virginia.

Ora che sono sicura di essere sola, ho trovato il coraggio necessario a riaprire gli occhi e ho scoperto di trovarmi in una camera arredata con cura. Il mio rapitore ha avuto la decenza di lasciare accesa una luce soffusa, in modo da non gettarmi nel più oscuro sconforto una volta che io avessi ripreso conoscenza. Scopro di essere stata sistemata su un letto matrimoniale molto grande, intorno noto un arredamento moderno, chic, acciaio e ciliegio. Le luci sono nascoste dietro i mobili, gran figata, gran lusso e gran gusto. Riconosco lo stile del proprietario della casa a Blosbury, non c'è dubbio. A confermarlo, scorgo di fronte a me un acquarello colorato. C'è uno Zio Paperone in tenuta da esploratore. Non ho nemmeno bisogno di controllare la firma per riconoscere il tratto inconfondibile di Carl Barks. L'immancabile dedica recita "For my friend, C".

Rimango a guardare ammirata il quadro per qualche minuto, quando realizzo che devo muovermi per mutare la mia condizione.

Ho rischiato di morire. Anzi, ho rischiato di togliermi la vita in una modalità folle che non ho compreso fino in fondo. Occorre un cambio di passo e di mentalità se voglio sopravvivere e capire qualcosa di ciò che mi sta accadendo e del tizio che mi ha rinchiuso qui.

La prima cosa che devo fare è verificare se sono davvero viva. Mi pizzico un braccio e sento dolore. Punto uno: fatto. La seconda cosa che devo fare è rimanere viva, ma questo sembra un po' più difficile. Mi scappa una risatina isterica. Realizzo in questo momento che quando sono terrorizzata e rischio la vita mi parte la stupidera. Oh, mannaggia, che cazzo di casino!

Ricapitoliamo: il tipo che mi ha portato qui mi ha salvato la vita a tutti gli effetti. Due volte, per essere precisi. Per contro ha scaraventato un uomo di circa settanta chili fuori dalla finestra di casa mia senza neanche toccarlo. E quando gli ho piantato un coltello nella gola non ha fatto neanche una piega. Mi scappa un'altra risata isterica. Ma certo che sono proprio cretina! E francamente, Claudia, non è proprio il momento di esserlo. Mi alzo lentamente e in punta di piedi raggiungo la cassettiera di fronte a me, cercando di non fare alcun rumore. Sono ancora in pigiama e sono scalza e per fare ciò che ho in mente dovrò avere qualcosa nei piedi. Trovo qualche paio di calze da uomo, ancora impacchettate, nel terzo cassetto. Ne afferro un paio, raggiungo la porta e la socchiudo lentamente. Riconosco nella penombra un corridoio che termina alla porta di ingresso. A metà di esso, un bagliore esce da un vano a sinistra, illuminando parzialmente lo spazio di fronte a me. Si ode nell'aria un brano fischiettato nel silenzio dell'appartamento. E' una canzone del seicento, la riconosco: parla di marinai innamorati di sirene, di navi che affondano e uomini perduti. Scelta inusuale, commento nella mia mente. Nella luce fioca, riesco a vedere che il portoncino d'ingresso ha accanto un piccolo armadietto portachiavi. Se sono fortunata all'interno dello scrigno potrei trovare la chiave per aprire la porta e fuggire a gambe levate. Benissimo. Coraggio, Claudia, è il tuo momento.

Infilo le calze, che rimarranno penzolanti sulle punte dei piedi mentre cammino, ma che mi daranno il vantaggio di muovermi nel massimo silenzio e di correre all'aria aperta quando sarò fuori da qui. Esco dalla stanza, facendo attenzione a richiudere la porta senza fare il minimo rumore e inizio a camminare lungo il corridoio, cercando di non inciamparmi sulle calze. Quando arrivo alla soglia del vano dal quale fuoriesce la luce, mi sporgo per dare un'occhiata all'interno. Il mio rapitore, Julius Campbell, o chiunque egli sia, è girato di spalle e sta armeggiando di fronte a una cucina che si presenta con l'isola al centro, proprio come ho sempre sognato. Faccio due passi veloci e supero il passaggio. Solo tre metri separano me dalla salvezza, penso per darmi forza e coraggio. Tre passi veloci e sono all'armadietto. Lo apro con circospezione e trovo al suo interno una sola chiave. L'afferro e mi volto verso la porta con il cuore che batte a mille. Avvicino piano la chiave, perché se faccio il benché minimo rumor...

- La porta è aperta, Miss Casterman.

Mi volto di scatto e d'istinto appoggio la schiena alla porta, puntando la chiave verso la voce. Julius Campbell indossa un grembiule assurdo con su scritto "Don't shoot the Chef" e rimane in piedi nel barlume che si diffonde dalla cucina. In mano ha un coltello da cucina.

- Mi vuole sgozzare con una chiave? - mi domanda, ironico.

Non riesco a ridere questa volta. Rimango lì, con la mano tremante a guardarlo con gli occhi sbarrati. Lui si accorge del coltello che ha in mano e lo posa a terra.

- Lei non è mia prigioniera, Miss Casterman. Può andarsene quando vuole. Ma, se posso darle un suggerimento, non le conviene...

Detto questo, l'uomo rientra in cucina. La luce diventa un po' più azzurrina e riconosco il tono di voce dei giornalisti della BBC.

- ...da un appartamento nella zona di South Kensington. L'uomo, privo di documenti, è stato trovato sull'asfalto dopo un volo da circa dieci metri di altezza. Non sono state rese note le genarlità della vittima, morta sul colpo, ma si sta cercando la proprietaria dell'appartamento sulla quale pesano i sospetti degli inquirenti.

Benissimo. Sono sospettata di essere un'assassina.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top