XII

La frase di Galloway termina nel momento in cui la vettura della polizia si ferma di fronte a un edificio che si trova fuori dall'abitato di Blosbury. Si sta facendo sera, e la stanchezza trova spazio nonostante la mia voglia di verità. La villa sembra risalire alla fine dell'ottocento, è ben tenuta e restaurata. Non grandissima, non lussuosa, non appariscente. Ma davvero un bell'edificio, essenziale e pratico con un giardino ben curato di fronte. Davanti alla porta ci aspetta una ragazza che avrà sì e no vent'anni e che ci viene incontro. E' ovviamente una gnocca allucinante, alta un metro e ottanta, bionda, occhi azzurri. Tutto secondo il manuale del bravo rimorchiatore.

- Buonasera. Scusate se vi ho allarmato, magari ho esagerato. Però... Ecco... Dovevamo vederci qui e poi andare all'Old Turkey. Il fatto è che lui non c'è, la porta è aperta, c'è stato l'incendio. E poi...

L'agente si mostra comprensivo e cerca di usare un certo tatto e sfoderare un insospettato savoir faire.

- Signorina, capisco la sua preoccupazione, ma penso che il suo amico possa essersi semplicemente allontanato o abbia avuto un contrattempo.

- Beh, certo... Però è un comportamento inusuale.

- Capisco, però non possiamo certamente far aprire un'indagine su queste basi. Facciamo così, mi dica il suo nome.

- Beh... Certo... - risponde incerta la ragazza - Milena Grundich.

- Indirizzo?

- Agente, mi scusi. - interviene Galloway - Visto che la porta è aperta che ne dice se diamo un'occhiata all'interno. Magari qualcosa potrebbe tornarci utile.

- Keller mi ha detto di accompagnarvi apposta. Tanto non possiamo intervenire in alcun modo e comunque essendo la porta aperta non è infrazione. Vi devo accompagnare, però. State vicino a me e non toccate nulla. Signorina, venga con noi, per cortesia.

- Chi sono questi signori?

- Ma che ne so. Ordini del capo. Lasci stare. Dicevo, il suo numero di telefono, per cortesia. Ah e l'indirizzo...

Il living room della casa mi sorprende. E' arredato con gusto, minimalista, moderno. Lo stile mi sembra quello di Schmidt, ma non sono così esperta. Alle pareti noto opere di artisti contemporanei, non famosi, ma sicuramente apprezzabili sotto ogni punto di vista e che soprattutto si sposano alla perfezione con le pareti bianche e il pavimento color avorio. Io avrei abbattuto una parete per far entrare luce tramite una porta finestra, ma occorre dire che il gusto e l'ordine regnano sovrani. Il televisore è semplice e neanche troppo grande e ha un angolo dedicato nella sala. Il mio amico Julius non ha tempo per i programmi televisivi.

Salta subito all'occhio un particolare curioso. Non ci sono foto nella stanza. Neanche una. Né sue e nemmeno di altre persone. Ci sono pochissimi soprammobili, e neanche un'immagine. E secondo me faticheranno a trovarne anche nelle altre stanze.

Proprio accanto a me trovo, invece, quattro nicchie al cui interno sono illuminati altrettanti schizzi e sketch disegnati a china. Personaggi dei fumetti. Riconosco un Corto Maltese di Pratt, un Blueberry di Giraud, ma la bocca rimane aperta quando scovo un Tintin di Hergé e un Topolino firmato Walt Disney. Probabilmente Julius Campbell ha acquistato all'asta su Catawiki o similari questi reperti. Non si tratta di materiale semplice da reperire, forse il Pratt. Ciò che mi fa pensare sono le dediche che si leggono proprio sotto. "Pour mon ami, C.", "Al mio amico, C.", "For my friend, C." E chi sarà questo C.? Forse un lontano parente. Campbell, C.

Ma è proprio l'ultimo dipinto che trovo appeso prima della camera da letto che mi sorprende. Lo guardo, rifletto brevemente e mi rivolgo a Salawi che è impegnato a stordire Milena con un discorso sul pericolo che corrono i poliziotti e il coraggio che devono dimostrare ogni giorno.

- Agente, quando usciremo di qui le raccomando di chiudere a chiave la casa e di cercare di riattivare l'antifurto per cortesia. E, se possibile, vi chiedo di passare a controllare più volte al giorno - esclamo senza staccare gli occhi dal quadro.

- Ok per chiudere a chiave e l'antifurto. Ma la ronda non sembra troppo?

Il professor Galloway e Steven si avvicinano. Anche loro osservano il dipinto.

Basterebbero i due sketch di Hergé e Walt Disney a far mettere sotto sorveglianza la villa. Valgono decine di migliaia di euro sul mercato del collezionismo. L'ultima tela è invece sorprendente e si distacca in termini di stile da tutto ciò che ho visto finora.

- Di nuovo William Turner, signori. E di nuovo l'incendio alla Torre di Londra del milleottocentoquarantuno. Le fiamme, dicono le cronache, partirono dal Warehouse e si estesero fino a lambire la Torre dove erano conservati i Gioielli della Corona. Si parlava di un'esplosione nell'armeria. L'evento fu rapido e furioso, sebbene si fosse poi estinto senza coinvolgere altri edifici se non l'armeria stessa. In realtà non si capì mai come si sviluppò il fuoco e parecchi storiografi dibattono ancora oggi in modo pedante e noioso su come siano andati davvero i fatti. Quasi che la cosa abbia importanza.

Mi interrompo per studiare ancora il quadro. Anche l'agente Salawi ha smesso di fare il cascamorto con la ragazza. È un dipinto a olio di piccole dimensioni, sessanta centimetri per quaranta circa. L'opera stavolta ritrae l'incendio quando è al suo culmine. Il punto di osservazione sembra essere la piccola collina che si trova accanto alla Torre. Me lo ricordo perché ho un selfie scattato a Londra proprio da lì sopra: io e Jeremy che sorridiamo felici con la Torre di Londra dietro di noi. Davanti all'incendio un uomo sta guardando lo spettacolo delle fiamme. Gli abiti sono gli stessi che indossa l'uomo a destra nel dipinto della signora Coltrane. Se allora era ripreso di fronte ora il volto invece non si può vedere.

- E' il vostro uomo. Julius Campbell è implicato nel furto del quadro.

Il professor Galloway si allontana e va a osservare alla finestra uno stormo di corvi che si è posato sul prato di fronte a noi.

Mi guardo ancora attorno e mi dirigo verso un corridoio. Appesa alla parete finalmente trovo una foto d'epoca.

- Qui abbiamo un parente del signor Campbell, a quanto pare. E in illustre compagnia.

Galloway e Steven mi raggiungono. La foto presenta un uomo elegante che presenta molte somiglianze con Julius Campbell accanto a una ragazza bellissima. Vicino a loro si riconosce l'inconfondibile Winston Churchill.

- Julian, cosa ne pensi? - chiede Steven.

Galloway scruta la foto attentamente, poi si toglie gli occhiali e si porta un fazzoletto agli occhi. Accenna un sì con la testa.

- Claudia. Sei stata gentilissima e cortese. Per il disturbo e per tutto ciò che ti abbiamo fatto passare sarai ricompensata con una cifra quattro volte superiore a quella prevista. Questa sera stessa sarai accompagnata a Londra. Da ora in poi qui ci occuperemo di tutto noi.

Guardo i due uomini di fronte a me e poi di nuovo la foto. La ragazza dell'immagine è bella e sorride, Churchill è burbero e altero, il parente di Campbell ha lo stesso sguardo enigmatico del pronipote e sembra guardare un punto lontano all'orizzonte.

Sono stanca, non ho nessuna voglia di indagare su ciò che sta accadendo, per cui accetto di buon grado la proposta di Steven, che mi sta liquidando in modo cortese e ben remunerato. Ma sono certa che il tarlo di tutto ciò che è accaduto in questi due giorni salterà fuori nelle prossime settimane, e non mi darà pace fino a quando non riuscirò a dare una spiegazione a tutto ciò che ho visto finora.

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