XI

L'agente Salawi ci aiuta a ricostruire tutto quello che è accaduto: racconta l'episodio con dovizia di particolari, descrive gli uomini che si sono spacciati per il personale dell' "Agenzia", ci mostra i codici delle tessere che ha registrato, il numero del centralino al quale ha chiamato e la corrispondenza dei dati con i documenti d'identità del personale che ha rimosso il dipinto. Tutta la procedura è corretta, e i codici sono quelli corrispondenti agli addetti reali della Governance Bowden, qualunque cosa essa sia. Peccato che tutti i dati forniti dai sedicenti membri della Governance siano falsi, compresi i documenti d'identità. Il centralino conferma che i dati che ha ricevuto corrispondono a quelli di elementi che operano per l'"Agenzia", ma che in realtà dopo una rapida verifica questi risultano impegnati in altri servizi oppure a casa. Salutiamo il gentilissimo agente e attendiamo che si allontani. Julian Galloway si passa una mano sul viso e prende la parola:

- Steven, questo è un piano studiato da tempo. Tutto è stato sincronizzato come nel meccanismo di un orologio di precisione.

- Forse il furto sì, ma l'incendio di sicuro no, come può testimoniare Claudia. La signora Coltrane si è suicidata – risponde Steven.

- Steven, ascoltami. Ci sono troppe stranezze. Non possiamo ignorare tutto il contesto. Stiamo parlando di una concatenazione di eventi di particolare gravità e drammaticità – replica il professore con enfasi.

- Ancora le tue teorie, Julian. Non è affatto il momento. Non vedo corvi nei dintorni e questo suicidio è davvero un suicidio! – risponde ancora Steven, infastidito.

- Cerchiamo di non essere ciechi! Tutto quello che vediamo qui intorno rimanda a ciò che stiamo studiando da anni. Andiamo, Steven, non mi dirai che tutto quello che è successo qui è frutto della casualità?

- Ma chi siete? – esclamo quasi urlando.

I due uomini che ho di fronte si voltano verso di me. Sono imbarazzati e sembrano colti alla sprovvista dalla mia reazione.

- Chi diavolo siete, realmente? Che cos'è la Governance Bowden? Di quali avvenimenti state parlando? Cosa cazzo è successo ieri sera e oggi?

- Dottoressa Casterman... - inizia a dire Galloway.

- No, professore! Basta! Ditemi la verità.

Le mie domande li stanno spiazzando. Julian Galloway tentenna e Steven sembra voler dire qualcosa per poi cambiare idea quasi subito. Poi si osservano negli occhi, fino a quando Bellamy accenna un sì con la testa.

- Va bene, signorina Casterman, le diremo la verità. Quello che possiamo dirle. Quello che sappiamo...

- Mister Bellamy!

A chiamare Steven è il Chief Keller che ci raggiunge rapidamente.

- Mister Bellamy, abbiamo qualcosa che vi potrebbe riguardare. Sembra che un uomo sia scomparso da Blosbury proprio quest'oggi. Se n'è accorto un suo conoscente che non vedendolo arrivare è andato a cercarlo a casa. Non trovandolo neppure lì, ha pensato che fosse rimasto ferito nell'incendio. Sembra che il soggetto sia appassionato d'arte.

- Bene, Keller. Molto gentile. Può dirci il nome?

- Sì, certo. Si chiama Campbell, Julius Campbell.

- Il tamarro! - esclamo all'improvviso in italiano.

Tutti e tre mi si voltano a guardarmi. Ancora una volta riesco ad attirare l'attenzione con le mie uscite da italiana psicopatica.

- Dicevo, il proprietario dell'Old Turkey - stavolta in inglese.

- Sì, proprio lui. La sua scomparsa proprio oggi, senza alcuna spiegazione verso i suoi dipendenti, potrebbe essere sospetta. Noi non possiamo indagare prima delle ventiquattr'ore dopo la denuncia di un famigliare, ma visto ciò che è successo sto inviando l'agente Salawi a dare un'occhiata a casa sua. Jared! Portati dietro questi tre, per cortesia.

Saliamo sull'auto della polizia. Julius Campbell oltre che cuoco sopraffino, anche esperto d'arte. Venticinque anni e un aspetto poco raccomandabile, ma con gusti raffinati. Che strano personaggio.

- A cosa pensi, Claudia? - chiede Steven.

- Stavo riflettendo sull'idea che mi ero fatta di questo Campbell. Mai mi sarei detta che fosse un appassionato d'arte - rispondo con tono davvero perplesso.

- A volte l'idea che ci facciamo delle persone è frutto dei pregiudizi che abbiamo accumulato nel corso degli anni - interviene Galloway.

Quanta verità. Passa qualche minuto.

- Che cos'è la Governance Bowden? - chiedo all'improvviso.

- Non siete voi la Governance? - chiede l'agente Salawi che teme di essere incappato in altri impostori.

- Sì, agente. Siamo davvero noi - lo rincuora Steven sorridendo.

- La Governance Bowden è un'agenzia che risponde a Scotland Yard e direttamente alla Corona - inizia a spiegare il professore - Solitamente sono loro che fanno partire le nostre ricerche, che ci richiedono un intervento, insomma. La Governance si occupa di indagini che coinvolgono la storia del nostro Paese, riassunto in estrema sintesi. Veniamo interpellati per argomenti che possono includere semplici studi di documentazione rinvenuta per caso oppure per furti di opere d'arte o ancora, e capita più spesso di quanto lei possa credere, per veri e propri intrighi internazionali. Per questo il vincolo di segretezza sul nostro operato è massimo, pari a quello dell'MI5. La nostra agenzia è operativa dai primi anni dell'ottocento e inizialmente aveva degli interessi puramente culturali. Dalla metà del diciannovesimo secolo, il baricentro si è spostato verso indagini che includevano lo spionaggio e il controspionaggio verso altri Paesi. A tutt'oggi abbiamo mantenuto questo doppio abito, anche se il nostro interesse si è spostato sulle culture di tutto il mondo conosciuto. Questo in ragione del fatto che anche gli altri Stati trovano il nostro lavoro interessante e richiedono i nostri servigi, assolutamente ben pagati e nella più completa confidenzialità.

Ascolto con interesse la spiegazione di Galloway, ma una ridda di domande trovano spazio nella mia mente.

- Però io non ho mai sentito parlare di questa Governance.

- Beh, perché ufficialmente non esistiamo - risponde Steven.

- Dottoressa, in un certo qual modo noi abbiamo il compito, tra gli altri, di preservare pezzi di cultura e di storia non solo della nostra terra, ma di molti altri paesi. Questa, in modo implicito, è una delle nostre prerogative. Se avessimo una sorta di visibilità come Scotland Yard o anche solo come l'MI5, semplicemente non riusciremmo a svolgere il nostro lavoro. Dobbiamo muoverci in decine di Paesi, comandate dalle leggi più differenti. Per fare questo dobbiamo godere di un certo anonimato. Non andiamo mai sui giornali, non pubblicizziamo il nostro operato, lasciamo lavorare la legge o i servizi segreti quando si superano certi limiti.

Si prende una pausa e sembra ponderare bene le parole.

- Ora... La nostra attuale indagine... Nella fattispecie, siamo sulle tracce di questa persona che stiamo cercando da molti anni, ormai. Un uomo che si chiama Connor Blackhorse. Sappiamo che un certo quadro, quello che abbiamo visto, porterebbe a lui, ma non sappiamo il motivo. Quest'uomo non è un malfattore, ma semplicemente si nasconde e noi dobbiamo trovarlo. Il fatto che sia stato rubato lascia pensare che anche altre persone siano sulle sue tracce. E questo ci preoccupa. Ci preoccupa molto.

La precisazione di Galloway potrebbe apparire quasi illuminante, se in realtà non gettasse ulteriore ombra su tutto quanto è successo nelle ultime ventiquattro ore.

- Ah, e non possiamo dire null'altro. Anzi, forse le abbiamo detto anche troppo dottoressa Casterman.

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