37. A cena con il nemico

Non riuscii ad addormentarmi, ma rimasi steso affianco ad Annie per tutto il tempo, godendomi la brezza del mare, il sole, il profumo dei suoi capelli e la paradisiaca sensazione di riaverla tra le braccia.

Dormiva profondamente, stanca di tutte le emozioni travagliate che avevamo vissuto nelle ultime settimane.
Aveva uno sguardo beato e anche sapendo che i nostri genitori ci stavano aspettando al piano inferiore, non osai svegliarla.

Solo quando il sole iniziò a calare e l'aria diventò più fresca, Annie prese a mugolare e muoversi lentamente strusciano il suo corpo sul mio. Si girò su se stessa e affondó il suo viso nel mio petto.
Con un lungo sospiro si rilassò, come se avesse ritrovato la sua posizione preferita.

Dopo qualche istante però il suo respiro si fermò e alzò la testa con uno scatto.

«Oh mio Dio! Che ore sono?»

«Quasi le sette.»

«Le sette? Ma tuo padre ci aspettava in terrazza per un rinfresco ore fa! Perché non mi hai svegliato, Liam?»

«Non me ne frega un cazzo dei piani di mio padre, se non l'avessi ancora capito.»

«Già, ma a me interessa. Ai miei interessa!»

Non replicai subito ed ingoiai il rospo.
Annie era ancora alla ricerca dell'approvazione dei suoi, nonostante l'ennesima loro colpo basso.

«Eri stravolta Annie. Avevi bisogno di questa dormita. Lo sai anche tu. Avremo tutto il tempo di stare con loro. Capiranno, non ti preoccupare.»

Brontolò in preda all'esasperazione e si diresse all'interno. La seguii.

«Io devo... cambiarmi... fare una doccia...» disse in modo confuso agitandosi per tutta la stanza in cerca della sua valigia.

Poi si fermò a fissarmi. Aprii le mani verso l'alto scuotendo leggermente la testa per chiederle cosa volesse.

«Hai intenzione di rimanere qui?»

Alzai un sopracciglio.

«Se pensi che la nostra tregua si sia protratta oltre l'orgasmo di questa mattina, ti sbagli di grosso. Ora abbiamo una buona autonomia per qualche giorno prima di accusare nuovamente l'astinenza da connessione. Se hai bisogno di espletare i tuoi bisogni, c'è sempre la tua amica dell'aereo, o qualsiasi altra lupa dal fisico marmoreo pronta a leccarti le tue grosse palle da Alf...»

In una sola rapida movenza la imprigionai contro il muro e la schiacciai contro la parete con il mio intero corpo e presi a sussurrare sulle sue labbra.

«Quindi la nostra tregua non avrà valore nemmeno quando a cena stasera i tuoi genitori ti chiederanno quali sono i nostri progetti? In quale università andremo? O quando ci sposeremo?»

I suoi occhi vagavano frenetici sul mio volto. Stava cercando una risposta, ma il fatto che non riuscì a trovarla, fu più che eloquente.

La lasciai andare e fissandola negli occhi, uscii dalla stanza.

La rividi solo un ora dopo a tavola. Indossava un elegante abito da cocktail nero che le fasciava le sue curve fin sotto il ginocchio. Un ampio scollo a barchetta che si incrociava sul petto, lasciava le spalle sensualmente scoperte.

Era bellissima e talmente sexy che mi mossi nervosamente sotto il tavolo per sistemare il cavallo dei pantaloni, diventato improvvisamente stretto.
La cosa mi fece guadagnare una occhiataccia letale da parte di Annie, la quale doveva aver percepito la mia eccitazione.

A prima vista aveva un aria tremendamente aggressiva con la sua piega perfettamente liscia e il trucco pensante. O almeno così poteva sembrare agli occhi di qualche sconosciuto. Ma il sottoscritto sapeva bene che quel suo look audace fosse solo un modo di ricercare un po' di sicurezza in sè stessa prima di affrontare nuovamente i suoi.

«Scusate per oggi pomeriggio, credo che il fuso orario e il cambiamento di clima mi abbiano messo al tappeto. Mi sono appisolata non appena toccato il letto della mia camera.»

Sua mamma scoppiò a ridere guardando nella mia direzione, con uno scintillio negli occhi un po' troppo famelico e troppo poco materno.

«Certo cara! Comprendiamo...»

Annie non fece tempo a sedersi di fronte a me che la conversazione al tavolo tornò ad essere monopolizzata da suo padre concentrato sull'intento di vendere anche tutti i vitigni intorno a More Hill a mio padre, il quale si fingeva interessato, mentre in realtà stava solo analizzando il motivo della tensione tra me e Annie.

Arrivati alla seconda portata, non avevano ancora chiesto nulla ad Annie. Non l'avevano considerata minimamente, non si erano interessati a lei in nessun modo.

I ragazzi, seduti dal lato opposto della tavolata rispetto ai nostri genitori, cercarono di coinvolgerla e distrarla. Non conoscevano bene tutta la situazione, ma era palese anche per loro la stranezza del comportamento dei signori Lagarde.

Annie però rimaneva sulle sue. L'audacia e la strafottenza con cui era solita relazionarsi con il mondo intero erano state spazzate via dall'indifferenza dei suoi genitori.

Sembrava totalmente un altra persona rispetto alla Annie di scuola. Era come se fosse stata inghiottita da un'ombra gigantesca, che l'aveva fatta credere di essere insignificante per il mondo circostante.

Era seduta china su se stessa continuando fissare il piatto cercando di isolarsi dalla conversazione dei ragazzi. Era rosso in volto e continuava a spezzettare il cibo senza mai mangiarlo. 

La bocca dello stomaco mi si strinse in preda alle sue terribili sensazioni, facendomi riporre le posate sul piatto.

Anche mio padre ovviamente se ne accorse, e con maestria si divincolò dalla conversazione con Jacques, per poi portare l'attenzione su di noi.

«Allora ragazzi! Avete già scelto l'università dove andrete il prossimo anno?»

Annie alzò lo sguardo incrociando il mio, ma non provai alcuna soddisfazione nell'aver avuto ragione.

Sbuffai con il naso mantenendo gli occhi ben piantati nei suoi .

«No, non ne abbiamo ancora parlato.» Intervenni io per bloccare sul nascere una conversazione, a cui pensavo Annie non fosse pronta. Invece, mi stupì, prendono improvvisamente parola.

«Pensavamo Toronto. In modo da rimanere tutti assieme. Steve e Lip dovranno finire ancora l'ultimo anno di scuola e rimarranno quindi a Moore Hill e noi potremmo raggiungerli nei week end.»

Rimasi esterrefatto da quell'intervento. Con le tensioni delle ultime settimane, non avevo mai parlato a Annie dei nostri possibili piani. Non sapevo se lo avesse semplicemente intuito o ci avesse sentito parlare. Sicuramente quello era il programma perfetto per il mio branco, ma non le avrei mai imposto nulla. Anche se lei non era ancora una lupa, faceva parte del nostro gruppo e avremmo quindi deciso considerando anche le sue esigenze e i suoi desideri.

«Perché non considerate anche l'UCLA qui a Los Angeles? È un ottima università e vi posso lasciare questa villa. Inoltre tu, Annie, potrai stare vicino a tua madre in questo modo. Sono sicuro che non sarà un grosso problema per Lip e Steve trasferirsi di nuovo e frequentare il liceo qui a Malibù. Anzi scommetto che sarebbero solo contenti di avere l'oceano e le sue onde così a portata di mano.»

Li fulminai con lo sguardo non appena vidi dei sorrisi allargarsi sui loro volti all'idea di uscire da scuola e andare a fare surf. Quando la curva delle loro labbra tornò dritta, mi voltai verso Annie per vedere l'impatto che la tentazione lanciata da mio padre avesse avuto su di lei.

Aveva uno sguardo attonito. Fissó prima me in cerca di una possibile approvazione riguardo la fattibilità di quel programma. Poi si voltò verso la madre con la speranza di trovarla entusiasta all'idea di un suo possibile trasferimento a L.A.
Ma Belle Lagarde non aveva ascoltato una sola parola. Era tutta concentrata sul suo cellulare  a guardare i commenti sul suo profilo Instagram , totalmente disinteressata dalla conversazione in atto.

Annie, affranta, riabbassó lo sguardo sul suo piatto per un breve istante, poi lo alzò timidamente verso di me.

«Ci penseremo su.» Disse ponendo fine per il momento a quella discussione, ma facendomi intuire che avrebbe voluto parlare con me a riguardo più tardi, una volta da soli.

Annuii e mi voltai verso mio padre fulminandolo. La sua strategia era stata bieca e crudele. Si era giocato la carta della madre di Annie per attirarla a L.A., così come aveva fatto per le festività natalizie, ma io non avrei mai permesso che stesse così vicino al suo branco.

Sapevo bene che dietro il desiderio di averci vicino, si nascondeva solo il piano di schiavizzare Annie al fine di creare un esercito di Lupi ed essere a capo del branco più potente della terra.

Tuttavia trovai positivo il fatto che per il momento mio padre ragionasse a medio termine e che proponesse un nostro ipotetico riavvicinamento partecipativo, anziché un trasferimento coatto di Annie, come poteva essere un rapimento a fini costringerla a trasformarne umani in lupi.

Almeno su quel fronte, mi rilassai leggermente prendendo in considerazione l'ipotesi che non dovesse succedere niente di brutto, almeno nell'immediato.

La cena proseguì ancora monopolizzata da Jacque Lagarde senza più alcuna domanda per Annie. Così dopo il dessert, cercai il suo sguardo per capire come avrebbe voluto fare una volta alzati da tavola. Mio padre ci aveva appena invitati a trasferirci in salotto per continuare la serata chiacchierando e bevendo qualche cocktail, mentre Lip e Steve proposero di andare ad un party in una villa poco distante dalla nostra, a cui erano stati invitata da due ragazze in spiaggia quel pomeriggio.

Un'immagine di me e Annie abbracciati sul lettino della terrazza della nostra camera mi apparve nitida in mente e in quel momento seppi di cosa avesse bisogno.

Quando Marcus a Lara si congedarono per ritirarsi nella loro camera, anche io e Annie facemmo lo stesso.

Richiusi la porta dietro di noi e mi ci appoggia con la schiena, con la sensazione di aver messo, per il momento, un confine a tutto ciò di pericoloso per lei.

Rimasi in silenzio in attesa di una sua reazione.

Dolore. Dolore intenso.

Annie era ferma in mezzo alla stanza e mi stava dando le spalle . Quando la sua schiena iniziò a tremare in preda a dei singhiozzi soffocati, mi staccai dalla porta e mi precipitai ad avvolgerla tra le braccia.
Si accasciò sul mio petto e si lasciò andare ad un lungo e profondo sfogo.

Questo capitolo è breve ma pesatuccio.

Annie è veramente sul punto di scoppiare. Poverina. Il suo castello si sta sgretolando e
I conflitti sembrano ormai averla messa anche alle strette con Liam.

Riuscirà a tranquillizzarla e farla sentire amata?

Ci leggiamo presto al prossimo capitolo.

Baci

BEA

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