35. In volo verso la catastrofe 🌶️🌶️🌶️🧪
Le mie labbra si fiondarono sulle sue con ferocia e, con possesso, la imprigionai con il corpo contro il sedile.
Sentii il motore della macchina di Lip avvicinarsi e rallentare.
Ringhiai rumorosamente e gli ordinai telepaticamente di proseguire dritto e di non aspettarci.
Annie approfittò di quell'attimo di distrazione per spingermi verso il mio sedile e saltarmi letteralmente addosso. Si sedette sul mio grembo e io le afferrai le natiche con una mano, fino a sprofondare le dita nella sua carne. La spinsi con il bacino sul mio, facendole sentire quanto fossi duro e pronto.
Con l'altra mano, l'afferrai per la coda di cavallo e la costrinsi a lasciare alla mia completa mercé il suo collo, pulsante dall'affanno dell'eccitazione.
Ero annebbiato dall'istinto, incapace di pensare razionalmente.
Mi avvicinai e appoggiai i denti sulla sua pelle morbida e profumata, li feci scorrere verso il basso per poi passarle la lingua dalla base fin sotto l'orecchio.
Lei prese a strusciarsi sulla protuberanza dei miei pantaloni in modo convulso e selvaggio, finché non esplose dopo pochi secondi.
«Sei già venuta, piccola. Sei soddisfatta così o vuoi continuare?» la provocai.
«No, no! Maledizione. Ho bisogno di più!» era in preda a un'esasperazione talmente potente da sembrare come se un'onda in tempesta stesse spazzando via la sua salute mentale come una fragile costruzione di sabbia sul bagnasciuga.
Mi slacciò i jeans e si scostò le mutandine, mentre io le strappavo di dosso il cardigan panna di lana grossa e le abbassavo il top, facendole fuoriuscire i suoi seni così sodi e succulenti. In pochi istanti fece sparire la mia intera asta dentro di lei, e io il suo capezzolo nella mia bocca.
Poco dopo annaspai e abbandonai con non poca fatica quella delizia.
«Cazzo, Annie, sei fradicia!»
Stavo scivolando dentro e fuori di lei con troppa facilità, tanto che mi dovetti aggrappare al volante della macchina per pompare ancora con più ferocia.
Annie urlò convulsivamente, fin quasi a farmi esplodere la testa.
«Sì, di più! Ancora! Ancora più forte!» Mi incitava come se non stessi quasi distruggendo la macchina sotto i miei colpi.
Non appena il continuo sfregamento e il bollore delle nostre parti intime sortì qualche effetto sull'eccessivo lago che usciva dalla sua vagina, mollai la presa sul volante e le afferrai le natiche. Rallentai il ritmo e aumentai la profondità, ricercando l'inclinazione che sapevo l'avrebbe portata dritta al nostro inferno.
Dopo pochi affondi raggiungemmo la vetta. Ad ogni colpo, mi sembrava fossimo sempre più vicini, ma allo stesso tempo sempre più alti, finché non esplodemmo assieme in mille pezzi, rotolando rovinosamente giù da quella montagna immensa, creata dalla nostra libido.
Mentre Annie stava ancora tremando in preda alle scariche dell'orgasmo, l'afferrai nuovamente per la coda con rabbia. Il suo collo era nuovamente esposto e pulsante, in preda al respiro ancora ansimante.
«Se solo volessi, mi basterebbero pochi secondi per trasformarti e obbligarti a sottostare al mio volere di alpha. Un morso. Un morso soltanto e la smetteresti di fare di testa tua.»
«Allora fallo! Tanto è così che finirà, no?» Mi sfidò con un tono duro, nonostante la sua voce fosse rotta dal respiro affannoso.
«No, cazzo!» sbottai furioso. «Merda, Annie! Non puoi essere così fottutamente ingenua. Non hai ancora capito che dal momento in cui ti trasformerò sarai ancora più in pericolo? Che ogni alfa degli altri branchi sarebbe disposto a tutto per rapirti e obbligarti a mordere più umani possibili? Pensi sia piacevole? Trasformare persone comuni a loro insaputa per farle diventare dei soldati obbedienti di qualche alfa senza scrupoli? O peggio, preferiresti essere costretta a concepire un figlio con loro, in modo che si assicurino il tuo potere a vita? Un figlio che ti strapperebbero via non appena partorito? È davvero questo che vuoi?»
La furia si era impossessata di me come un incendio selvaggio che aveva invaso qualsiasi altra capacità cognitiva.
Mi resi conto solo una volta terminato il mio sfogo che Annie si era staccata da me e stava fissando un punto indefinito fuori dal finestrino. Aveva gli occhi lucidi, talmente colmi di lacrime come un fiume pronto a rompere gli argini.
Umiliazione. Senso di degrado. Paura.
Cercava nervosamente di coprirsi le spalle e i seni con il cardigan che le avevo strappato con violenza pochi istanti prima.
Mi mossi nervosamente sotto di lei.
Mi sentii una merda. Odiai me stesso per la mia totale mancanza di tatto, odiai lei per avermi portato a tanto e odiai come eravamo diventati. Legati ancora da una connessione che ci faceva percepire i reciproci sentimenti, ma totalmente incapaci di ascoltarli.
Ancora più intristita dai miei pensieri, Annie fece per spostarsi sul sedile del passeggero nel modo più dignitoso possibile e io l'aiutai in quel passaggio.
Si ricompose e si riallacciò la cintura, girando il volto verso il finestrino.
Mi sistemai anche io, chiudendo la zip e costringendo il mio cazzo ancora dura e pulsante a rintanarsi dolorosamente nello spazio ristretto dei jeans.
Valutai per un attimo se iniziare qualche conversazione prima di ripartire, ma avevo già detto abbastanza. Forse troppo. Qualsiasi scusa sarebbe stata superflua dopo quello che era appena accaduto tra noi.
Riallacciai la cintura anche io e avviai il motore dell'auto. Avvisai telepaticamente i ragazzi che eravamo ripartiti e che ci saremmo visti in aeroporto.
Per tutta l'ora di viaggio restante non proferimmo più parola. Non serviva. Io sentivo distintamente il suo dolore e lei sentiva il mio dispiacere.
Annie rimase per tutto il tempo rivolta verso il finestrino. Non mi sforzai nemmeno di intravedere nel riflesso se stesse piangendo. Lacrime o meno, percepivo che era appena ripiombata in un inferno e quella volta era stata davvero colpa mia.
Una volta raggiunto l'aereoporto, parcheggiai l'auto davanti alla scaletta del jet di mio padre. I ragazzi erano già a bordo. Annie inforcò gli occhiali da sole nonostante il cielo fosse completamente coperto e percorse le scale con frenesia.
Lasciai le chiavi dell'auto a Greg, uno degli scagnozzi di mio padre, il quale scaricò i bagagli e condusse la mia auto al parcheggio.
Salii anche io a bordo. Annie si era già rintanata nel bagno, convinta che qualche leggera parete divisoria potesse non farmi udire i suoi singhiozzi.
Lo stesso valeva per il mio branco.
Marcus mi guardò accigliato. «È tutto ok, Liam? Possiamo fare qualcosa?»
«No. Non è per nulla ok. Ma non possiamo farci nulla per il momento. Grazie, amico.»
Mi lasciai cadere affranto sulla prima poltrona in testa all'aereo e feci cenno alla hostess di portarmi da bere. Si chiamava Melanie. Anche lei apparteneva al branco di mio padre. Conosceva i miei gusti e non solo in fatto di alcolici.
Fu inevitabile pensare che sarebbe bastato farmi fare un pompino da lei durante il mio ultimo volo per non ritrovarci in una situazione di merda come quella che ci avrebbe colpito come un treno in corsa non appena scesi da quel dannato aereo. Annie non era pronta a quello che ci aspettava a L.A. e non era minimamente nelle condizioni di poterlo affrontare.
Era in bilico tra i drammi di una ragazzina umana ancora desiderosa dell'amore dei suoi genitori e quello di una discendente del lupo originario in grado di fare il bello e il cattivo tempo per la mia specie.
Una stretta allo stomaco rischiò di farmi rimettere tutto quello che avevo ingurgitato durante la caccia della sera prima ancora del decollo.
In quel momento Greg ci raggiunse a bordo e la voce del comandante ci esortò a sederci ai nostri posti in vista dell'imminente partenza, strappandomi dai miei pensieri.
Subito dopo, Melanie tornò con il mio whisky. La ringraziai con una smorfia di disgusto, rammentando i pensieri di poco prima su una sua ipotetica fellatio, e mi allacciai la cintura.
In quel momento, Annie uscì dal bagno. Non indossava più gli occhiali da sole e i suoi occhi, visibilmente rossi, passarono da me alla hostess.
Melanie si avvicinò ancheggiando alla mia compagna, sfoderando uno dei suoi sorrisi più finti che le avessi mai visto assumere.
«La prego, signorina Lagarde, si sieda e si allacci le cinture. Ci stiamo preparando al decollo. Posso portarle qualcosa da bere nel frattempo?»
Annie si sedette sulla poltrona più lontana dalla mia, in coda all'aereo, e continuò a fissare Melanie con un'aria completamente interdetta.
«Signorina Lagarde, si sente bene? Le posso portare dell'acqua?»
Non le rispose ancora, continuando a fissarla con un'aria sempre più frastornata.
«Del vino bianco,» esclamai dall'altra parte dell'aereo. «Lei beve vino bianco», e le sue labbra assumono un gusto ancora più dolce quando lo fa.
I nostri occhi si incrociarono per la prima volta dopo il nostro amplesso in macchina. La morsa alla bocca dello stomaco tornò a stringermi con la forza di un'onda violenta, imprigionando ogni mio tentativo di respirare, mentre una serpeggiante sensazione di dispiacere si diffondeva lentamente dentro di me e si univa, come in un abbraccio, alla tristezza e al disagio di Annie.
Non ci stavano preparando solo al decollo. Ci stavamo preparando a una catastrofe, iniziata già diverse settimane prima.
La nostra unione di poco prima aveva insinuato tra noi una distanza profonda come un abisso, che era stata capace di distruggere anche il misero ponte traballante rimasto.
In quel triste scenario disastrato, non avrei mai potuto proteggerla. Mi resi conto che eravamo entrambi caduti in pieno nella trappola di mio padre.
Con poche semplici frasi fintamente casuali, era riuscito a manipolare Annie e a mettermela contro. Io e il mio fottutissimo orgoglio non avevamo fatto altro che assecondare il suo sporco gioco.
Bevvi il whisky tutto d'un sorso e promisi di non permettergli mai più di allontanarci.
Nelle ore e nei giorni a seguire, la mia compagna avrebbe avuto bisogno di me. Sia la Annie bambina che la Annie predestinata, e io avevo tutte le intenzioni di esserci.
Ciao Pelosoni Habanerinati,
Annie e Liam sembrano aver toccato davvero il fondo questa volta.
Si sono fatti talmente male che forse c'è la speranza che la smettano. Ci riusciranno secondo voi? Certo che ci mancava pure Melanie a rompere le palle...
Comunque una controllatina agli ammortizzatori al GLS gliela darei...
💬+⭐️=❤️
Baci
BEA
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