26. Castello con vista
Ero così stanca di fingere di voler tenere Liam lontano da me, che non ebbi le forze di resistergli. Mi concessi quindi di accoccolarmi sul suo petto, di respirare il suo profumo calmante e di riscaldarmi il cuore con il suo abbraccio.
Quando mi svegliai ancora avvolta dalle sue braccia, mi sentii quasi rigenerata e la pancia brontolò.
Liam rise sommessamente.
«Qualcuno ha fame... Clohè ti ha preparato il pollo thai.»
«Quella maledetta! Sta giocando davvero sporco oggi.»
«Mi sembra che stia funzionando, però.»
Gli sorrisi e lui mi baciò con naturalezza, come se non avesse mai smesso di farlo in quelle settimane.
«Mi faccio una doccia veloce. E poi pranziamo?»
«Va bene. Prima, però, voglio fare un po' di scorta.»
«Di cosa?»
«Di te!»
Mi prese il volto tra le mani e mi baciò ancora, divorandomi le labbra e spingendomi verso la porta del bagno, dove si appiattì sul mio corpo.
Il mio stomaco brontolò ancora di più e il suo bacio si trasformò in una risata.
«Ti aspetto giù di sotto, piccola.» Mi salutò con un bacio a stampo capace comunque di provocare un milione di scosse elettriche e scese le scale.
Mi feci la doccia e mi asciugai i capelli senza stirarli. Indossai la mia tuta a maglia intrecciata e scesi al piano inferiore.
Liam stava parlando al telefono con un'aria tesa. Quando mi vide, rimase a bocca aperta e concluse di fretta la sua chiamata. «Devo andare ora, Papà. Ti tengo aggiornato.» disse senza che potessi capire l'argomento della conversazione.
Quel giorno, dopo aver pranzato con il pollo thai di Clohè, trascorremmo l'intero pomeriggio sul divano a guardare diversi film.
Ero ancora frastornata dagli ultimi giorni e Liam sembrava aver capito che volevo rimanere ancora un po' spenta, pur essendo molto felice di stare tra le sue braccia. Anche lui, dopotutto, sembrava stanco e ci appisolammo insieme sul divano. Quando mi svegliai, lo sorpresi a fissarmi e a giocare con un boccolo dei miei capelli.
«Ti piace andare a vela, ricciola?»
Borbottai, tirandomi su il plaid.
«Cosa hai in mente, Liam?»
«Pensavo che domani pomeriggio potremmo noleggiare una piccola imbarcazione a vela per fare un giro sul lago. Poi pensavo di portarti a cena e, infine, mi piacerebbe che dormissi da me.»
«Mi sembra un programma meraviglioso per il fine settimana. Non vedo l'ora di dormire ancora nella tua stanza con vista sulla foresta!»
In realtà non solo di dormire...
«Se vuoi andare alla festa che sta organizzando Sarah, possiamo fare un salto dopo cena.»
Scossi la testa.
«No, non ho nessuna voglia. Voglio rimanere solo con te. Ho ancora l'alibi della finta influenza. Sfruttiamolo!»
Mi sorrise, piegando gli angoli della bocca in un ghigno sensuale, e io rimasi ammaliata. Si avvicinò alle mie labbra sempre sorridendo finché, una volta sfiorate, si fece serio e mi baciò con una carica sessuale piena di attesa che mi fece stringere le gambe al pensiero della giornata successiva.
Giornata che si rivelò davvero strepitosa.
A cominciare dal fatto che Liam aveva dormito con me, in forma umana. Dopo essere andato a caccia, era tornato infatti a casa mia, aveva fatto una doccia e si era sdraiato nel mio letto. A parte qualche bacio, tuttavia, quella sera non aveva accennato nessun approccio sessuale. E io , memore di come fossero andate le cose in precedenza, avevo evitato di prendere l'iniziativa.
La mattina dopo mi svegliai molto più energica e piena di entusiasmo. Il benessere dovuto al dormire immersa nel suo profumo e tra le sue braccia, mi aveva davvero ricaricata. Liam si era assentato durante la mattina, per poi venirmi a prendere nel primo pomeriggio. Mi aspettò fuori nel viale, appoggiato al cofano della sua GLS, indossando dei pantaloni cachi, una camicia azzurra e una giacca tecnica da vela.
Mi ero vestita in modo più o meno simile, portandomi un cambio più sexy, non sapendo esattamente dove volesse portarmi a cena.
L'uscita in barca mi mise ancora più di buon umore. Veleggiare sulle onde del lago mi diede un senso di leggerezza, tanto che per tutto il tempo rimasi con un sorriso ebete stampato sul volto, imbambolata a fissare Liam che portava l'imbarcazione con grande padronanza e concentrazione.
Ogni volta che incrociava il mio sguardo, il suo volto cambiava espressione e mi regalava un sorriso felice e rilassato. Al rientro, una volta ormeggiata la barca e messa in ordine, tornò a dedicarmi tutte le sue attenzioni.
«Vederti felice tutto il pomeriggio ha fatto di questa giornata la più bella di sempre, Annie. Vorrei farti sorridere così ogni singolo giorno. Ogni momento.»
Mi prese il volto con una mano e mi baciò prima lentamente e poi via via sempre più appassionatamente, dando il via alla solita sinergia di eccitazione alimentata da entrambi.
Proprio quando sembrò impossibile da contenere, Liam si staccò e emise un respiro profondo come a controllare lo sforzo.
«Non vedo l'ora di stanotte, Annie.» mi sussurrò sulle labbra con un filo di voce roca.
Non era necessario che dicessi nulla. Il mio volto e le mie labbra dischiuse parlavano già da soli.
«Allora, abbiamo fatto un po' tardi. Ora ti propongo due opzioni che puoi scegliere in base a quanto sei affamata. Possiamo mangiare un hamburger qui subito al locale sul porto se non resisti dalla fame. Oppure, se ti va, possiamo cambiarci e fare qualche chilometro verso casa. Ho prenotato un tavolo al Lakeview Chataux Restaurant.»
Soppesai quelle due opzioni. In quel momento avrei voluto addirittura saltare la cena e passare direttamente al 'dopocena' piccante. Quindi l'opzione di un hamburger veloce per poi correre a casa sua, fu molto più allettante. Ma era chiaro che Liam avesse organizzato una serata davvero romantica e una conseguente nottata perfetta. Non volevo quindi scombinare i piani che aveva programmato probabilmente con molta cura.
«Come dire di no a una cena in un castello vista lago?» gli risposi beffarda.
Invece, ebbi poco da scherzare. Il ristorante era davvero ubicato in un piccolo castello del 1850, costruito per un armatore scozzese in stile gotico. Aveva un'unica torre in pietra che fungeva ora da ingresso. Il piccolo salone di forma esagonale, invece, aveva tre grandi finestre alla francese lungo il perimetro esterno e offriva una vista sul lago mozzafiato.
Anche gli arredi e le ceramiche sembravano originali. Era davvero un'atmosfera unica e improvvisamente mi sentii davvero stupida ad aver desiderato quell'hamburger.
Liam aveva ovviamente prenotato il tavolo più romantico a ridosso della vetrata centrale.
Ordinò per me e iniziò a raccontarmi diverse leggende di quel piccolo castello, spiegandomi che suo nonno aveva partecipato alla costruzione, quando suo padre era ancora piccolo.
Rimasi incantata per tutta la cena dai suoi racconti, dai sapori paradisiaci che stimolavano il mio palato, ma soprattutto dall'avidità che sentivo crescere in lui man mano che ci avvicinavamo alla fine della cena.
Arrivati al dessert, Liam era ormai quasi serio e molto meno loquace. Io ero pervasa da un senso di impazienza che non ero sicura mi appartenesse del tutto.
Ne ebbi la conferma una volta usciti dal castello, quando Liam mi afferrò per un braccio, come se potessi scappare ,e mi attirò verso di sé, posando una mano sul fianco e l'altra al centro della mia schiena.
Mi sollevò leggermente da terra e mi baciò senza alcun preambolo, intrecciando subito la mia lingua alla sua.
Più la frenesia delle nostre bocche aumentava, più lui cercava di appiattirmi sul suo torace, facendomi strofinare i miei seni sui suoi pettorali e facendomi percepire tutta la sua eccitazione che premeva sulla mia pancia.
«Andiamo a casa, Annie,» esclamò staccandosi improvvisamente.
Emissi un suono di assenso completamente frastornata dalla sua e dalla mia smania.
In auto fu silenzioso, tanto che sembrava avere la testa completamente altrove, come se fosse assorto in una conversazione.
Una volta parcheggiata la sua auto affianco alla villa, scesi e feci per dirigermi verso l'ingresso.
«Annie... non di qui. Vieni. Voglio farti vedere una cosa.»
Mi porse il palmo della mano e, una volta afferrata la mia, mi condusse verso la foresta.
Non riuscivo a camminare molto bene con i tacchi sul terreno disconnesso, ma non osai dirgli niente perché sentivo la sua agitazione fino nelle ossa.
Non so se percepì il mio disagio o semplicemente perché ero troppo lenta, ma a un certo punto Liam mi prese in braccio e proseguì a passo spedito.
Appoggiai la testa sulla sua spalla per godermi il profumo della sua pelle. Distratta dalla solita nuvola di benessere, non mi resi conto del vero motivo per cui la temperatura stava aumentando. Quell'innalzamento non era dovuto solo ai nostri corpi a contatto. Quando Liam mi rimise a terra, mi accorsi che non eravamo più immersi nel buio e che una fonte di intenso calore arrivava alle mie spalle.
Mi voltai lentamente e rimasi a bocca aperta. Vidi un piccolo fuoco acceso con diverse pietre tutt'attorno. Poco lontano, una distesa di cuscini da pavimento oversized dai colori naturali era ricoperta da cuscini più piccoli bianchi, mentre una nuvola vaporosa fatta da un piumone candido sembrava attendere i nostri corpi.
Tutt'attorno, a una distanza di sicurezza, una distesa di candele rendeva quell'ammasso di tessuti buttati a terra nella foresta, la visione più romantica che avessi mai visto o che avessi mai potuto immaginare.
«Liam... Io... Io non so...»
«Ssssssh, non serve che tu dica niente, Annie. Sento tutto quello che stai provando... e non vedo l'ora di sentire tutto quello che proverai stanotte.»
Ciao Pelosoni!
Che dite? Sta recuperando il ragazzo (settantenne)?
Una appuntamento con i fiocchi la sorpresa nella foresta, non trovate?
Considerando che è novembre inoltrato e che siamo in Canada, l'atmosfera dovrà essere davvero rovente per compensare la temperature... perciò...
Tirate fuori i pop corn per il prossimo capitolo che stavolta forse non si scherza!
Habanero per tutti!
Baci
BEA
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