15. Allucinazioni 🧪
Ero certa che mi sarei svegliata a breve. Succede sempre così nei miei sogni più spaventosi. Quando la catastrofe è imminente o sono in punto di morte, mi sveglio tra le lenzuola profumate della mia cameretta, scendo le scale e trovo Clohè, la mia governante, che mi prepara la colazione.
Tuttavia, non stava succedendo. Il mio amico immaginario, un lupo dagli occhi azzurri e gentili e dal pelo profumato, era ancora davanti a me e sanguinava copiosamente. L'orso continuò a bramire in modo terrificante, finché non spuntarono altri quattro lupi con il manto di diverse sfumature.
Quel sogno sembrava non avere fine. Dopo uno scambio di diverse ringhiate e bramiti, l'orso tornò su quattro zampe e, sbuffando, si voltò per andarsene. I quattro lupi si fiondarono su quello gravemente ferito e io mi resi conto di sentire un bruciore intenso al fianco.
Mi alzai la felpa, convinta di aver riportato qualche ferita, anche se non mi capacitavo di come e quando avessi potuto ferirmi. Tuttavia il dolore era vivido e pungente, ma la mia pancia era perfettamente liscia e pulita.
La ricoprii e mi accorsi che tutti e quattro i lupi mi stavano osservando.
Due di loro, i più giovani, iniziarono ad avanzare verso di me. Mi passarono accanto e mi superarono, per poi fermarsi e voltarsi, come se mi stessero aspettando.
Li ignorai e mi voltai verso il lupo nero ferito.
Era davvero stata tutta un'allucinazione? O il mio lupo immaginario era davvero lì davanti a me agonizzante?
Avevo trascorso già diverse notti, convinta di aver dormito abbracciata alla sua pelliccia. Una pelliccia morbida e profumata. Un'aroma calda e accogliente che mi trasmetteva benessere, come un intenso e ancestrale massaggio ayurvedico agli oli essenziali. Quel lupo, o semplicemente l'immagine che si era creata nella mia testa, mi aveva regalato delle notti davvero serene e prive di tormenti.
Avevo sentito un legame trascendentale con quella grossa e terrificante bestia e quindi non potevo lasciarla lì in fin di vita.
Sentii un'altra fitta al ventre e controllai ancora una volta, mettendo una mano sotto la felpa. In quel momento, il cuore mi prese a battere forte e mi girò la testa. Mi sentivo le ossa a pezzi, completamente indolenzite.
Abbozzai l'ipotesi di stare sentendo il suo dolore.
Senza rendermene conto, le lacrime presero a solcarmi le guance e feci un passo verso la sua direzione, ma i due lupi più grossi, che erano rimasti vicino a lui, iniziarono a ringhiare e a balzare in avanti verso la sottoscritta.
Quel suono mostruoso mi vibrò talmente dentro l'anima che a quel punto fui certa che non fosse solo un sogno.
Era troppo spaventoso per non essermi ancora svegliata.
Mi resi improvvisamente conto di quanto fossi in pericolo e presi a correre verso casa senza guardarmi indietro. Sentivo dei movimenti dietro di me, sia sul mio lato destro che su quello sinistro. I due lupi mi stavano rincorrendo.
O forse mi stavano semplicemente accompagnando?
Iniziai a vedere la mia casa in lontananza e notai che Clohè era fuori dal portone che mi stava chiamando.
Mi fiondai tra le sue braccia, quasi investendola, e scoppiai a piangere.
«Sssshh, è tutto a posto, bambina mia. Dove ti eri cacciata? Mi hai fatto spaventare tanto.»
Mi voltai e vidi i due lupi giovani sul ciglio della strada che si stavano infilando nell'erba alta.
«Clohè, li hai visti anche tu?»
«Che cosa, bambina mia?»
«I due lupi.»
Mi guardò accigliata.
«Sto di nuovo impazzendo, vero? Sta succedendo di nuovo?»
«No, Annie, perché dovresti essere impazzita?»
Mi ero sempre sentita fuori posto da bambina. Avevo una fantasia davvero fervida e spesso fingevo di essere un lupo, e i miei avevano sempre trattato come se avessi qualche rotella fuori posto. Mi avevano fatto vedere da così tanti dottori che avevo perso il conto. Mi avevano sottoposto a una quantità infinita di esami senza senso, e così avevo finito per limitare la mia creatività, pensando che fosse qualcosa di estremamente sbagliato.
Avevo cercato quindi di conformarmi a tutti gli standard qualitativi più nelle loro corde, senza però mai ottenere la loro totale approvazione, come se la delusione che li avevo procurato con le mie fantasie avesse compromesso per sempre l'affetto che provavano per me.
Più crescevo, più loro erano sempre meno presenti o meno interessati alla mia vita, nonostante provassi a fare di tutto per ricalcare le loro orme di successo.
Mi ero sentita così stupida e fuori posto nelle ultime notti a fantasticare riguardo a un immaginario animale da compagnia.
Ma, dall'altra parte, quel lupo mi aveva fatto sentire così bene che non ci avevo dato peso. Avevo avuto solo bisogno di essere distratta da tutto il mio dolore.
Gli ultimi avvenimenti con Drake mi avevano destabilizzata e mortificata così tanto che mi era sembrato normale fantasticare di avere un po' di conforto da qualcuno o da qualcosa.
Ora, però, qualcosa mi diceva che non era proprio frutto della mia immaginazione.
«Clohè, devo tornare nel bosco. C'è un lupo che è stato ferito da un orso. Dobbiamo soccorrerlo.»
«Ok, Annie, adesso credo tu sia impazzita.»
«Non capisci, l'orso l'ha morso su un fianco.»
«Ok, fammi capire bene, mi stai dicendo che vorresti tornare nella foresta sapendo che lì fuori ci sono cinque lupi e un orso?»
Quando le avevo detto che c'erano cinque lupi?
«Andiamo, entra per favore. Vedrai che non sarà niente. Lupi e orsi si azzannano di continuo, ma hanno la pelle dura entrambi. Forza, andiamo a fare colazione, se no farai tardi a scuola.»
Cedetti, un po' più rassicurata e anche sollevata dal fatto che non sentivo più bruciare la pancia.
Salii in bagno per farmi la doccia e mi spogliai. Mi resi conto solo allora che avevo una felpa della scuola di almeno quattro taglie in più della mia.
L'annusai, e la mia mente tornò allo scontro che avevo avuto fuori dalla segreteria con Liam, quando avevo sentito per la prima volta quella piacevole scossa che mi percorreva tutto il corpo ogni volta che ci sfioravamo.
Me la strinsi addosso, ricordandomi le mie mani sui suoi pettorali, le sue sui miei fianchi, il suo abbraccio nel bosco la sera dell'aggressione, il suo pollice sulle mie labbra e, infine, il sapore delle sue.
Non avevo mai provato una sensazione simile.
Quel ragazzo aveva la capacità di risvegliare qualcosa in me di totalmente selvaggio. La cosa, inoltre, aveva reso ancora più difficile continuare a rapportarmi fisicamente con Drake.
Un conato di vomito mi risalì dallo stomaco al pensiero del pomeriggio precedente. Non avevo voglia di pensare a quanto ero caduta nuovamente in basso con Drake. Non ne andavo fiera. Ogni volta che si trattava di lui, mi comportavo come una stupida disperata, senza alcun motivo.
Lo detestavo, e averlo colto con diverse ragazze mi disgustava fisicamente, ma non ero riuscita a lasciar andare l'immagine della coppia perfetta che mi rassicurava e mi teneva al caldo quel ruolo di successo che difendevo con le unghie e con i denti. Un ruolo che sapevo avrebbero apprezzato i miei genitori una volta tornati a casa.
Liam, invece, non era proprio quello che i miei genitori si sarebbero aspettati: un playboy dalla dubbia e, direttamente da me confermata, reputazione. Anche lui senza apparentemente una famiglia alle spalle, fatto di steroidi e decisamente incline alla violenza. Ma, nonostante tutto, ero attratta da lui come una falena da una fiamma incandescente e pericolosa.
Quel qualcosa che mi diceva di stare alla larga da lui mi aveva irrimediabilmente fatto cadere tra le braccia di Drake, accettando il suo invito a cena la sera prima.
Quella sera, complice la luna piena, Drake si era comportato da romantico principe azzurro. Sì, un principe azzurro con contratto a termine, dato che non era riuscito a trattenersi dal denigrarmi e umiliarmi nemmeno per ventiquattr'ore.
Era arrivato il momento di accettare che, apparenze a parte, quel ragazzo mi stesse rovinando l'esistenza.
Buttai nella cesta della roba sporca la felpa. A scuola avrei chiesto a Liam se l'avesse persa da qualche parte.
Mi feci la doccia alla svelta.
«Vuoi che ti stiri i capelli, bambina?»
«No, Clohè, non ho tempo, grazie. Andranno benissimo così.»
Mi sorrise come se fosse orgogliosa di me.
«Ti serve un passaggio a scuola, cara? Devo andare a fare un po' di spesa; posso accompagnarti io, se vuoi.»
«No, grazie, oggi andrò con la mia macchina!»
«Oh...» Mi guardò sorpresa, e io mi sentii umiliata.
Non guidavo da quasi un anno. Non ero nemmeno più sicura di sapere come si facesse.
Drake mi aveva inculcato di essere incapace a farlo. Da quando ci eravamo messi assieme, aveva sempre voluto passarmi a prendere e riportarmi a casa, come se non avessi potuto cavarmela da sola. Come se fosse qualcosa di troppo complicato per la mia testolina da reginetta del ballo.
Ma ero stufa marcia di come mi aveva fatto sentire per la maggior parte del tempo che eravamo stati assieme. Quindi decisi che quel giorno avrei tirato fuori dal garage la mia piccola Jeep Renegade blu shade.
Ero un po' intimorita, ma dopo il primo chilometro mi ero fatta coraggio. Non c'era niente di difficile nel guidare e nemmeno nel parcheggiare.
Scesi quindi fiera dalla mia auto nel parcheggio della scuola e mi ritrovai a cercare senza volerlo il GLS di Liam. Non era ancora arrivato, e così nemmeno il pick-up di suo fratello Lip.
La cosa mi inquietò. L'angoscia per quello che era successo nel bosco quella mattina non mi aveva ancora abbandonato, quindi pensai che fosse quello il motivo per cui avevo delle brutte sensazioni riguardo all'assenza dei ragazzi.
Entrai nel corridoio della scuola e vidi subito, con la coda dell'occhio, Drake. Procedetti a testa alta senza degnarlo di uno sguardo, ma dentro mi sentivo morire. Avevo paura che mi facesse una scenata davanti a tutti e che mi ripetesse le cose raccapriccianti che mi aveva detto il giorno prima.
Continuavo a ripetermi che, se l'avesse fatto, avrebbe fatto lui la figura dello stronzo e viscido, ma non riuscivo comunque a tranquillizzarmi. Il cuore mi batteva all'impazzata, e tutti i miei sensi erano in allerta come non mi era mai capitato.
Lasciai le mie cose nell'armadietto, presi il libro di geografia e mi diressi subito in classe senza nemmeno fermarmi a parlare con Mallorie e Sarah.
Mi sedetti al banco con la speranza di vedere entrare Liam il prima possibile.
Ma non fu così. Al suono della campanella entrarono tutti tranne lui. Avevo il volto rivolto verso il libro, ma sentivo lo sguardo e il ghigno di Drake addosso.
Si era seduto proprio alle mie spalle e sentivo il suo alito sul collo.
Affianco a me, il banco vuoto di Liam. Sentivo la sua mancanza. Per quanto lo avessi accusato di essere invadente, la sua presenza mi aveva sempre fatto sentire al sicuro. Lui sapeva come rimettere a posto Drake, non aveva paura di lui e sapeva sempre cosa dirgli o fargli per farlo smettere.
Io, no; non lo avevo mai fatto, se non il giorno precedente, quando la collera, in seguito alla mia reazione, gli aveva acceso una inquietante luce negli occhi che mi aveva spaventato a morte.
Se non fosse stato per l'allarme della sua maledetta macchina, non so cosa ne sarebbe stato di me. Trasalii a quell'idea e, allo stesso tempo, fui contenta di tutto il morboso attaccamento che aveva nei confronti della sua auto. Alla fine della fiera, era stato davvero un bene che tenesse di più alla sua Porsche che a me.
«Ti sei divertita con tutti quei vibratori ieri sera, alla fine, puttanella?»
Il suo veleno non aveva tardato ad arrivare.
Respirai a fondo. Per qualche secondo, sentii solo il mio cuore battere all'impazzata.
Nonostante la paura, ero decisa. Non gli avrei più permesso di umiliarmi. Dovevo contrattaccare, mordere anche io, in modo che si tenesse alla larga da me.
Così, presi a parlare ad alta voce, senza nemmeno voltarmi, in modo che mi sentissero tutti.
«Grazie, Drake, del tuo interessamento riguardo la mia vita sessuale. In realtà, sì, i vibratori che mi hai regalato mi hanno fatto passare una bellissima serata con me stessa e, finalmente, dopo tanti mesi, sono riuscita ad avere un orgasmo!»
L'intera classe scoppiò a ridere. Lo sentii agitarsi dietro di me.
«Sei una stronza, Annie. Sei solo una gran puttana acida.»
Mi girai di scatto.
«Sì, lo sono. E ti conviene tenerlo bene a mente e girarmi alla larga, o questo sarà solo un assaggio di quanto potrei sputtanarti.»
Il professore di geografia entrò in classe in quel momento, battendo le mani per richiamarci all'attenzione.
Tornai rivolta verso la cattedra e feci un respiro profondo, non totalmente sicura di quello che avevo appena fatto.
Drake mi aveva umiliata, soggiogata, insultata e fatta sentire un mero soprammobile per quasi un anno, e io avevo appena messo fine a tutte le sue manipolazioni, ma non ero per nulla sicura di poter affrontare da sola gli effetti di quello che avevo appena fatto.
Mi girai ancora verso il banco di Liam, chiedendomi se stesse ancora male.
Sapevo di averlo deluso non rispondendo più ai suoi messaggi e andandomene via con Drake, dopo tutto quello che aveva fatto per me.
Presi il telefono e gli inviai un messaggio da sotto il banco.
[Ehi, Playboy. Stai di nuovo male?]
Quando suonò la campanella, non aveva ancora risposto.
Incontrai Mallorie nel corridoio che senza salutarmi mi tempesto di domande.
«Hai visto Lip? Suo fratello era in classe oggi?»
«No, Liam non c'era. Non ho visto nemmeno le loro macchine nel parcheggio stamattina.»
«Non c'è nessuno di loro oggi. Che strano!» Sarah si aggiunse alla conversazione.
Mentre ci dirigevamo verso il laboratorio di scienze, fui presa da una sensazione di inquietudine e riprese a bruciarmi il fianco.
Delle fitte mi attraversarono la carne e mi accasciai a terra. Iniziai a sentire i brividi di freddo e a tremare. Mallorie e Sarah mi accompagnarono all'ambulatorio della scuola. L'infermiera mi stava tastando il ventre dopo avermi misurato la febbre. Avevo trentanove gradi Celsius.
Ed ecco a voi il pov di Annie finalmente!
Vi aspettavate una testolina più incasinata? O timorosa?
Voto agli schiaffoni presi da Drake?
Annie inizierà a sospettare qualcosa, che dite?
Fatemi sapere cosa ne pensate! Ogni vostro parere è super prezioso!
Un bacio
BEA
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