14. Il morso 🧪🧪👊🏻

Rimasi inerme davanti alla fontana, vedendola salire sulla Porsche Cayenne di Drake. Gli artigli mi fuoriuscirono dalla mano e si conficcarono nei palmi.

Annie era tornata con lui. Non riuscivo a capacitarmi di come fosse possibile, ma era così.
Sentendomi osservato, mi girai verso l'edificio della scuola. La Dottoressa Lachess mi stava fissando dalla finestra del suo ambulatorio.

La raggiunsi correndo. Senza salutarmi e con uno sguardo torvo, mi porse delle bende sterili per la mano.

«Hai davvero un brutto aspetto, ragazzo.»

«Lo so!» sbottai stizzito e sospirai.

«Nottataccia?»

«Già! E a quanto pare, i risultati di averla lasciata sola una notte si sono già visti.»

«Annie deve imparare a camminare da sola. Non puoi pretendere di essere ventiquattr'ore su ventiquattro con lei.»

«No? E come dovrei fare a proteggerla? Per quanto ne so, probabilmente avrà già le sue sudicie mani addosso a lei.»

«Hai un olfatto, una vista e un udito sovraumani, senza contare che sai perfettamente cosa sta provando lei in questo momento. Usa i tuoi poteri.»

«Per fare cosa? Per origliarli mentre...?»

Sbattei le mani sulla sua scrivania, provocando dei piccoli avvallamenti, e la dottoressa mi guardò con aria di rimprovero.

«Lo so che non è facile per te, Liam. Ma se Annie vuole continuare ad andare a letto con Drake, impedirglielo, intervenendo o facendo scenate di gelosia, non servirà a niente. Deve essere lei a comprendere che quello non è il suo bene.»

«Quindi cosa dovrei fare, secondo lei?»

«Per quanto sarà difficile e insopportabile, credo che per oggi sia meglio che tu ti limiti a vegliare su di lei. Controllare semplicemente che non le faccia del male fisico e aspettare che sia lei da sola a spezzare le catene mentali con cui, a quanto pare, Drake sembra ancora trattenerla. È l'unico modo per far sì che non torni più da lui.»

Cazzo!

«Clohè è a casa?»

«No, Annie le ha dato il pomeriggio e la notte libera. Quando riceve queste direttive, è costretta a lasciare la villa.»

«Maledizione! Non ci posso credere.»

Uscii dallo studio della dottoressa senza nemmeno salutarla. Mezz'ora dopo, ero sul ciglio della radura davanti a casa di Annie, in forma di lupo. Passeggiavo nervosamente per tutto il viale, senza nemmeno tentare di nascondermi nell'erba alta della radura e fermandomi di tanto in tanto a spirarli dalla vetrata.

Drake era in cucina e stava preparando dei cocktail, mentre Annie era sul divano a guardare la televisione. Non parlavano molto e sembravano concentrati a guardare "Interstellar".

Udendo un motorino avvicinarsi, arretrai, nascondendomi dietro la Porsche di Drake per non essere visto.

Il ragazzo delle consegne suonò il campanello e l'imbecille uscì per pagare le pizze.

Mangiarono stravaccati sul divano, sorseggiando i loro cocktail.

Verso la scena della libreria del film di Nolan, Drake, invece di seguire, andò a preparare altri drink, come se il suo cervello da imbecille potesse distrarsi da un pezzo simile e comprendere allo stesso tempo qualcosa sulla quinta dimensione.

Certo, non gliene fregava niente di quel film! Non aspettava altro che Annie fosse ubriaca per poi approfittarsene.

Tornò sul divano e lei si strinse al suo petto, rannicchiandosi in cerca di coccole, mentre lui rimase impassibile. Solo dopo pochi minuti prese a massaggiarle la caviglia e a risalire troppo velocemente lungole gambe.

Lei si voltò verso di lui e iniziò a baciarlo, chiudendo gli occhi.

Eccitazione. Ebrezza. Confusione mentale.

Annie salì a cavalcioni sopra Drake, prendendogli il volto e baciandolo appassionatamente.

Iniziai a correre furioso avanti e indietro per il viale e ringhiai forte. Poi, la mia mente venne invasa da delle immagini che arrivavano dalla testa di Annie.

Stava cercando di eccitarsi pensando a me, per sopportare di stare con lui.

Eravamo nella mia macchina. Lei mi stava attirando per il cappuccio della felpa verso il suo volto e prese a divorarmi le labbra con avidità. Si staccò per un istante e spalancò le gambe, guardandomi maliziosa. Io scesi lentamente con una mano lungo le cosce mentre lei iniziò a mordermi le orecchie, il mento e il collo.

Una volta raggiunto il suo centro, però, fui pervaso da una sensazione pungente.

Dolore.

«Ahi, Drake mi fai male!»

«Non iniziare, Annie, lasciati andare.»

«Sì, ma fai piano, per favore.»

«Ma piano non è eccitante!»

«Fai piano... almeno all'inizio... per favore...»

Dolore.

«Ahia!»

«Cazzo, Annie! Se solo ti bagnassi un po', sarebbe più facile!»

«Ma non è una cosa che decido io di fare...»

«Se non ti lasci toccare, come diavolo pensi che possa eccitarti? Senti, facciamo così: lasciamo perdere i preliminari.»

Tirò fuori un preservativo e prese a slacciarsi i pantaloni.

«Abbiamo sempre scopato. Una volta che sarò dentro di te, vedrai che la tua figa frigida si ricorderà cosa deve fare.»

Umiliazione. Vergogna. Senso di colpa. Inadeguatezza.

Presi a ringhiare più forte e mi bloccai, pronto ad attaccare.

Fanculo alla Dottoressa Lachess! Decisi di intervenire, ma poi Annie mi spiazzò.

«No, aspetta! Ci voglio riprovare!»

Come era possibile che si prestasse ancora? Che si sforzasse di andare a letto con lui?

Drake la fissò con disgusto e iniziò ad imprecare.

«So io quello che ti ci vuole, sai? Ti ho portato un po' di regalini.»

Andò verso il suo zaino ed estrasse un sacchetto del sexy shop, rovesciando il contenuto sul divano.

«Ecco! Non hai che l'imbarazzo della scelta!»

«Drake, cos'è questa roba?»

«Vibratori e altri giochetti.»

«E cosa dovrei farci?»

«Secondo te, piccola? Ti devo fare davvero un disegnino? Lo vedi? Assomiglia a un cazzo! Lo so che non ti ricordi nemmeno che forma abbia, dato che non lo facciamo da così tanto. Ma lo devi prendere e te lo devi infilare su ed eccitarti per una buona volta!»

«Drake, lo so cos'è un vibratore, non sono scema. Ma come pensi di risolvere così la questione? Dobbiamo partire da noi, dalla nostra intimità, dai baci, dalle carezze, dagli sguardi, dagli abbracci...»

Quel coglione scoppiò a riderle in faccia malignamente.

«Vuole i bacetti lei... le piacciono i baci. Vieni qui allora...»

Si slacciò i pantaloni e la prese per un polso, cercando di spingerla a terra.

«Drake, basta adesso! Smettila!»

«Smettila tu di fare la difficile e baciami il cazzo!»

Rabbia, furia, collera e uno schiaffo forte in faccia.

Sulla faccia di Drake.

«Vattene da casa mia!»

Drake la guardò con freddezza e cattiveria.

«Come hai detto, scusa?»

Terrore. Esasperazione. Coraggio. Determinazione.

«Ho detto che te ne devi andare, Drake. Ora! È finita. Non mi devi più toccare con quelle tue luride mani! Mi fai schifo! Provo ribrezzo ogni volta che ti avvicini a me! Sei un sadico, un porco schifoso! Vattene! Te ne devi andare ora! Tu non hai idea di come si tocchi una donna!»

Drake rimase fermo, con un'inquietante aria glaciale. La fissava immobile, esattamente come facevo io durante la caccia, prima di saltare addosso a una preda.

Era pronto ad attaccare, ma anche io lo ero.

«Quindi ti fai toccare da qualcun altro, lurida puttanella?»

Fece un passo in avanti verso Annie e io mi scaraventai con tutta la forza che avevo contro la sua auto, facendo scattare l'allarme.

Drake, allarmato, si affacciò alla vetrata per controllare cosa fosse successo. Poi prese il suo zaino e si diresse verso la porta d'ingresso, correndo.

«Non perderò altro tempo con te. Sei solo una frigida bacchettona. Non me lo hai mai fatto diventare duro e non lo farai mai diventare duro a nessuno.»

Uscì dalla casa di Annie e io mi accucciai nell'erba alta per non essere visto.

Lei lo guardava dalla vetrata con il respiro affannoso. Riuscivo a sentire il martellare del suo cuore che batteva all'impazzata, per via della tensione accumulata e del pericolo che aveva appena scampato. Anche il mio cuore stava esplodendo nel torace, dallo sforzo di non saltare addosso a Drake, a pochi passi da me. Sentivo l'odore della sua eccitazione e l'odore di Annie addosso a lui. Un mix letale che mi offuscò la mente, in preda ai fumi densi di gelosia. Chiusi gli occhi e mi concentrai sul fatto che avrei traumatizzato Annie, se solo lo avessi sgozzato lì davanti a lei. Appoggiai il muso a terra e cercai di regolarizzare il respiro.

Quando sentii il suo SUV sgommare via con la solita teatralità iraconda, lasciai andare tutta la tensione in un ululato straziante e interminabile. Quando riaprii gli occhi, Annie mi stava fissando, incredula. Corse fuori casa, venendomi incontro con urgenza, ma le intimai di non avanzare, ringhiandole con un'aggressività che sorprese anche me stesso.

Stupore. Paura.

Fece un altro passo e io abbai mostrando tutte le mie zanne. Non volevo che si avvicinasse. Se l'odore di Drake, con addosso il profumo di Annie, era stato insopportabile, l'odore della pelle di Annie, con addosso le tracce della perversione di Drake, era qualcosa che la mia mente e il mio cuore non potevano assolutamente reggere. La stavo odiando per tutto quello che mi aveva fatto assistere, per aver cercato in Drake quello che avrei potuto darle con facilità io, senza contare il fatto di avermi usato per cercare di eccitarsi con lui.

Una folata di vento mi riempì ancora di più le narici di quel fetore e ringhiai con ancora più rabbia, prima di voltarmi e correre verso la radura.

Sentivo il battito di Annie seguirmi. Mi fermai in prossimità del laghetto e lei mi raggiunse in pochi secondi. Allargai le zampe e mi abbassai in posizione di attacco, sperando che si spaventasse e mi lasciasse stare. Non l'avrei mai aggredita, ma in quel momento non volevo che si avvicinasse a me con quel miscuglio di odori addosso.

Lei ignorò ogni segno di pericolo e si avvicinò a me, tendendo la mano.

«Lo so che non mi vuoi mordere.»

Oh, credimi, Annie, in questo momento lo vorrei fare eccome! Vorrei trasformarti in un lupo in modo da poterci azzuffare, darti una lezione e farti sottostare ai miei ordini di alfa.

Avanzò ancora e io mostrai ancora di più le zanne, scattando in avanti e mordendo l'aria. Tuttavia lei non si fermò nemmeno davanti a quello. Era vicinissima. L'olezzo perverso di Drake mi arrivò dritto al cervello. Era davvero troppo da sopportare.

Con un balzo mi scaraventai su di lei e la spinsi dentro il laghetto. Finì immersa fino ai capelli. Non appena riemerse con aria incredula, iniziai a mugolare come a chiederle scusa. Avvicinai il muso all'acqua per annusarla e assicurarmi che stesse bene.

L'odore di quel porco schifo si era finalmente affievolito.

Una volta constatato di non averle fatto male, corsi via verso la mia macchina e mi trasformai. Presi dal bagagliaio la felpa della scuola, un accendino, una coperta e un telo che avevo sul fondo del bagagliaio. Richiusi la macchina e tornai indietro. Lasciai tutto a terra nel bosco e mi trasformai di nuovo. Presi il telo e la felpa in bocca e ricominciai a correre per tornare da Annie. Era appena uscita dal laghetto. Mi avvicinai piano e le lasciai telo e felpa ai suoi piedi, guaendo ancora le mie scuse.

«Che ti è preso, pelosone? Puzzavo così tanto?»

Sì, Annie. Avevi un odore a dir poco rivoltante.

Ci guardammo negli occhi e per un istante ebbi la sensazione che avesse capito esattamente cosa mi avesse dato fastidio, ma rimase in silenzio. Prese a spogliarsi rimanendo in completo intimo e io non riuscii a staccarle gli occhi di dosso, smettendo completamente di respirare per la bellezza delle sue curve. Da lupo, il mio corpo non poteva avere reazioni sessuali verso un'altra specie, ma la mia testa era sempre la stessa e sapeva riconoscere qualcosa di divinamente bello.

Imbarazzo. Stranimento.

Essere guardata in quel modo da un quadrupede doveva essere davvero bizzarro. Emisi tanti piccoli sbuffi con il naso e dei suoni di sofferenza con la gola, mi voltai e decisi che fosse meglio non rimanere lì mentre si asciugava.

Tornai nel bosco a prendere la coperta e l'accendino. Mi trasformai parzialmente, il tanto che bastava per riuscire ad improvvisare un fuoco e stendere la coperta lì vicino. Sarebbe stato più semplice scortarla a casa, ma non avevo nessuna intenzione di impazzire nuovamente sentendo ancora nel suo salotto l'odore di quella merda umana.

Tornai quindi da Annie, che si stava frizionando i capelli con addosso già la mia felpa, che le arrivava fino a metà cosce. Mi fermai sul bordo del bosco e lei mi seguì. La condussi alla radura dove avevo acceso il fuoco. Mi avvicinai alla coperta e mi voltai a guardarla con la lingua penzoloni.

«Wow, un falò! Spero tu non abbia spaventato a morte chi l'ha acceso per impadronirtene. Mi sembri un po' nervosetto stasera.»

Si sedette sulla coperta e io feci lo stesso, strusciando la mia pelliccia su di lei. Volevo che prendesse il mio odore, così da coprire ogni traccia di quello che era successo quel pomeriggio. Lei mi abbracciò, rimase a fissare il fuoco e sospirò.

Sollievo. Quiete. Pace.

Mi sarei aspettato che scoppiasse a piangere, come sempre dopo che Drake l'aveva fatta sentire in quel modo. Invece, era tranquilla e si stava godendo il calore delle fiamme e quello del mio pelo. Si sdraiò sul telo, sfinita, tirandomi giù con lei e affondò il volto nella mia pelliccia. Rimase così per un lungo istante.

«Lo so che ti sei arrabbiato anche tu per lui. Ho fatto un gran casino questa sera. Ho cercato in quello stronzo qualcosa che avevo intravisto in un'altra persona. Solo che questa persona mi fa così paura, sai? Non la conosco e a volte mi sembra così feroce, così impulsiva. Altre volte, invece, è così dolce, attenta e premurosa. Quando mi tocca, è come se riuscisse a colmare tutti i vuoti della mia anima, come se fosse in grado di accendere ogni mia cellula. Come se rendesse semplice e giusta ogni cosa. Ma è tutto così potente con lui, che l'istinto mi dice di stare attenta...»

Poi prese a ridere.

«Ti devo sembrare pazza, vero? Ho paura di un ragazzino del liceo e non ho paura di un lupo nero che mi ringhia addosso e mi vuole azzannare.»

No, Annie, non sembri pazza. Alla fine di tutto, forse sono più pericoloso io di Drake. Da lui hai dimostrato di saperti difendere. Con me, non ci riusciresti in nessun modo se perdessi il controllo. Il tuo istinto funziona bene.

«Ma è davvero finita adesso. Non mi farò mai più trattare così da nessuno. Nessuno mi dirà più cosa devo fare o come devo essere.»

È quello che spero anche io, Annie. Ma ho tanta paura che non sarà così per sempre.

La sentii sospirare e appoggiai il muso sopra la sua testa. Ero completamente sfinito dalla nottata precedente e dalla collera di quella serata. Così mi addormentai, immerso nel suo profumo e senza cercare di mantenermi in allerta, come avrei dovuto fare in mezzo alla foresta.

Pagai caro quell'errore.

La mattina seguente, un bramito feroce mi svegliò all'alba. Scattai sulle zampe, frapponendo il mio corpo tra Annie e la fonte di quel terrificante ruglio.Un'orsa bruna si era alzata su due zampe proprio davanti a noi, al di là della brace. Il fuoco si era ormai spento e non c'era niente che ci proteggesse dall'unico altro predatore più forte di me.

Se fossi stato in branco, sarebbe stato facile cacciarla via, o addirittura ferirla. Ma non ero in quella condizione. Eravamo solo io e Annie, la quale stava tremando dietro di me. Presi a ringhiare più forte che potevo e cercai di svegliare i ragazzi con la telepatia per chiedere rinforzi. Allo stesso tempo, cercai di trasmettere ad Annie il bisogno di scappare. Tuttavia, per quanto mi sforzassi, non riuscii a smuoverla. Sembrava non volermi lasciare.

Così, quando l'orsa avanzò verso di noi, non mi rimase che gettarmi con un balzo sulla sua gola. Iniziammo una lunga colluttazione. Sentivo i suoi artigli entrarmi nella carne del dorso, ma non mollai la presa. Iniziò a scuotere la testa da una parte all'altra e mi scaraventò lontano. Atterrai sulle quattro zampe e corsi nuovamente verso di lei per evitare che cambiasse preda e aggredisse Annie, la quale nel frattempo si era piano piano avvicinata a un albero.

Brava, piccola, scappa. Corri via lontano da qui. Corri a casa!

Non appena le fui addosso, l'orsa mi scaraventò nuovamente a terra con un'altra zampata e mi ferì il muso. Mi rimisi subito in piedi, presi di nuovo a ringhiare e lei rugliò a sua volta. Con un altro balzo, puntai ancora alla sua gola, ma l'orsa mi intercettò in volo e mi morse un fianco con le sue lunghe zanne. Bloccato dentro la sua bocca con metà del corpo, mi agitò per aria, prima di scaraventarmi ai piedi di Annie.

Cercai di rialzarmi immediatamente, ma un dolore sordo alla zampa posteriore non me lo permise.

Annie si gettò su di me, urlando. L'orsa si stava avvicinando e io vedevo sempre più offuscato, finché non udii il ringhio di quattro lupi intorno a noi.

Solo quando scorsi con la vista periferica il pelo fulvo di Marcus al mio fianco, mi concessi di svenire. Annie era al sicuro e io potevo cedere all'oscurità.

"Un po' di quiete mai?" Vi chiederete voi Pelosoni?

Un capitolo bello movimentato, non c'è che dire... ma sembra finalmente che Annie abbia detto "basta".

O dite che ci ricascherà ancora?

Voto all'autocontrollo di Liam?

E a proposito del povero Liam... se l'è vista davvero molto brutta. L'orsa lo ha conciato davvero per le feste... la guarigione sarà bella difficoltosa temo... ci sarà bisogno di un aiutino.

Avete qualche idea?

Baci baci

BEA

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