13. Luna Piena 🌶️
Lachesi e Atropo si dileguarono prima che Annie comparve in cima alla scala.
Fu già abbastanza strano così, che trovasse tutto il mio branco a casa sua, figuriamoci se ci fosse stata anche la sua terapista e una sconosciuta che mi molestava.
«Non pensavo che i pancake di Clohè vi avessero conquistato così tanto,» disse scendendo le scale.
«Beh, volevamo venirti a prendere per portarti a scuola,» disse goffamente Steve.
Annie guardò fuori dalla vetrata.
«E siete venuti a prendermi con due macchine? Davvero? Sembra più una scorta!»
Si avvicinò a me e si mise in punta di piedi per baciarmi la guancia e sorridermi divertita.
«I ragazzi sono stati così carini da portare qualche ciambella per ricambiare la colazione di ieri,» mentì Clohè per salvare la situazione e aprì la confezione maxi di donuts che aveva portato Attry.
Annie si fiondò subito su quello al pistacchio, gli diede un morso e si leccò le dita mugolando. Io sbarrai gli occhi deglutendo vistosamente e Clohè lasciò la cucina imprecando sottovoce per via della mia reazione poco casta.
***
Nonostante la colazione densa di rivelazioni sconvolgenti e preoccupanti, la giornata a scuola trascorse, più o meno, come il giorno precedente. Di Drake non c'era ancora traccia e Annie era tranquilla. Io cercavo di gestire le mie preoccupazioni per non trasmetterle alcun turbamento.
Non fu affatto semplice, ma avevo davanti una lunga notte di luna piena per rimuginare da solo e lontano da Annie. Quindi in sostanza avevo solo deciso di posticipare le mie elucubrazioni.
Mi stringeva il cuore l'idea di non poter dormire con lei. Ma la posta in gioco era troppo alta ed era meglio non rischiare.
Avrei chiesto a Marcus di rinchiudermi nella gabbia che avevamo installato nelle fondamenta della villa e gli avrei lasciato le redini della battuta di caccia del plenilunio.
Non avrei potuto fare così ogni mese, la mia salute psicologica e fisica ne avrebbe risentito troppo se non avessi lasciato al mio corpo il libero sfogo proprio in occasione della luna piena. Tuttavia, per il momento, era la scelta più saggia. Nel mese successivo avrei avuto tutto il tempo di testare cautamente le mie reazioni al corpo di Annie.
Impazzivo all'idea di lasciarmi andare con lei, baciarla, divorarle le labbra, toccare ogni dannato angolo del suo corpo esile e amarla con tutta la possenza del mio essere. Sovrastarla, possederla, percepire i suoi gemiti, farla esplodere tra le mie mani, sulla mia bocca, sotto i miei colpi. Sentirla contorcersi tra le mie dita o intorno alla mia durezza era qualcosa che bramavo dal momento esatto in cui l'avevo incontrata nei corridoi della scuola.
Ora però dovevo prendere in considerazione l'ipotesi che fare sesso con lei avrebbe potuto metterla troppo a rischio. Mi sentivo un po' come se avessi vinto alla lotteria, ma qualcuno da un momento all'altro potesse stracciarmi il biglietto davanti agli occhi.
Per qualche istante vagliai anche l'ipotesi di sparire. Infondo ero io l'unico lupo in grado di trasformarla. Il vero pericolo quindi ero io. Tuttavia, le Moire sembravano aver sponsorizzato il nostro incontro. A parte le rimostranze di Clohè sul fatto che girassi per casa nudo o a quattro zampe, mi avevano esortato a proteggerla. Quindi l'opzione migliore doveva per forza essere quella di rimanerle il più vicino possibile.
«Sei sicuro? Possiamo tenerti d'occhio noi e impedirti di andare da lei in fase di caccia.»
«Sono sicuro Marcus, non voglio rovinarvi la nottata, né rischiare di azzuffarmi con voi o peggio ancora ferirvi. Per questa volta la gestiremo così.»
La mia superiorità fisica in quanto alfa avrebbe potuto ferire i ragazzi. Non mi sentivo di chiederli tanto e rischiare di rovinarli i plenilunio.
Così entrai nella gabbia e mi preparai a trascorrere una notte all'inferno.
Marcus chiuse a chiave e andò a nasconderla in un posto a me sconosciuto.
Mi ero portato grosse quantità di cibo, qualche libro, un materasso e il telecomando della televisione che avevo installato nella stanza.
Dopo tre puntate dei Peaky Blinders, mi accorsi di aver lasciato nella tasca della felpa il mio cellulare.
Un grave errore. Sarebbe stato più sicuro non avere nessun dispositivo collegato alla rete.
In un attimo di debolezza avrei potuto chiamare Annie, implorarla di raggiungermi, di cercare la chiave per poi avventarmi su di lei.
Inoltre mi sembrava una dinamica davvero improbabile. Dopotutto, per essere così fuori controllo da chiederle di raggiungermi, avrei dovuto essere trasformato e le mie adorabili zampette da lupo mannaro non sarebbero andate molto d'accordo con lo schermo di un telefono.
Ad ogni modo Annie mi aveva lasciato il suo numero quel pomeriggio e così decisi di usarlo finché ero ancora in forma umana, un po' per passare il tempo, un po' per non farla sentire sola dato che le avrei dato buca quella notte.
Inviai ingenuamente un messaggio.
[Ehi... Come sta il sorriso più bello di tutta Moore Hill?]
Dopo due ore e mezza non ricevetti nessuna risposta. Spazientito e preoccupato provai a chiamarla, ma il telefono suonò a vuoto. Provai a connettermi con i ragazzi, ma li sentii in pieno delirio. Stavano rincorrendo un grosso cervo. Non era il caso di interromperli, anche perché sarebbero stati davvero poco lucidi.
Mi accasciai sul materasso e iniziai a sentirmi decisamente troppo nervoso, quel tanto che bastò per innescare i ricordi delle ultime cacce di gruppo. Il vento che sferzava nella pelliccia, l'adrenalina che pulsava in gola, l'eccitazione del branco, la salivazione che colava dalle zanne.
Iniziai a sentire le contrazioni di ogni mio singolo muscolo e mi rassegnai al fatto che la mutazione fosse in atto, mentre la mia testa non pensava altro che alla sensazione di azzannare un coniglio, un procione, un tasso, un alce. Il collo di Annie. Annie. Cosa stava facendo Annie?
Presi il telefono e non vedendo ancora nessuna notifica, lo scaraventai contro il muro sfracellandolo in mille pezzi. La mia mente si annebbiò, alzai il volto verso l'alto per ululare e la mia trasformazione si completò. Iniziai a scaraventarmi contro le sbarre. Ad ogni colpo sentivo l'affondare le mie zanne in una carne diversa. Un sapore diverso. Un odore diverso. Andai avanti così per non so quanto tempo. La mia mente era annebbiata e il corpo scosso dai colpi inferti sulle sbarre.
Caddi a terra esausto.
Mi ritrovai in riva al laghetto, inebriato dal suo profumo di Coco Chanel. Ero in ginocchio dietro di lei, mi muovevo dentro di lei, mi spingevo sempre più in profondità tenendole una mano sui fianchi mentre con l'altra le afferravo i capelli raccolti in una coda, facendole inarcare la schiena e costringendola ad offrirmi il collo.
Ansimava, si contorceva, urlava, chiamava il mio nome. Le divorai le labbra riempiendola di saliva mentre spingevo sempre di più dentro di lei, senza pausa, senza lasciarla respirare.
Il suo cuore correva all'impazzata, assieme al mio. Il respiro si fece sempre più difficoltoso, i suoi gemiti erano diventati una supplica, le sue urla squarciavano il cielo, il suono del mio nome era assordante, finché smise di respirare e la sentii contorcersi su di me come se potesse risucchiarmi al suo interno. Poco prima di esplodere dentro di lei, mi piegai sul suo collo e i miei denti affondarono nella sua carne morbida e profumata. Sentivo il mio seme pulsare nelle sue cavità e il suo sangue dolce e caldo riempirmi la bocca, mentre lei continuava a gemere dal dolore e dal piacere.
Marcus mi ritrovò all'alba nudo in ginocchio e ancora ansimante. Avevo distrutto tutto quello che c'era nella gabbia. Il materasso era a brandelli, così come i libri. Avevo un colorito pallido, gli occhi lividi e cerchiati da profonde occhiaie. Non dare libero sfogo alla nostra natura proprio durante la luna piena era un'esperienza malsana e devastante.
«Cazzo Liam, sei uno straccio. Dobbiamo fare qualcosa. Non credo sia una buona idea che tu venga a scuola così.»
«No, infatti. Non verrò.»
«Dovresti andare almeno a correre anche se è giorno, un po' di aria fresca ti farà bene. Potresti anche trasgredire le regole e rifarti in qualche pollaio o un allevamento, li risarciremo poi in qualche modo...»
«Lo sai che odio le piume e ho troppo rispetto per il culo che si fanno i contadini.»
«Ho sentito che hai cercato di chiamarci ieri sera. Sono passato a controllare Annie prima di tornare a casa. Ho pensato che ti facesse piacere sapere che era tutto a posto e che dormiva tranquilla.»
«Grazie Marcus, lo apprezzo molto. Farò una corsa e andrò a comprare un telefono nuovo, non appena mi sarò ripreso vi raggiungerò a scuola. Puoi avvisare tu e dire che non sono stato bene?»
«Certo. Ci vediamo dopo allora.»
Con un po' di cautela e astuzia riuscii a sfogarmi nonostante fosse giorno e recuperai un pizzico di salute che era andata a farsi fottere per via del mio dibattersi in quella dannata gabbia di due metri per tre, proprio la notte in cui il mio fisico aveva bisogno di lasciarsi andare all'istinto della caccia, al contatto con la foresta e al potere del branco. Le allucinazioni che avevo avuto di me e Annie mi avevano gettato inoltre in un baratro di frustrazione.
Ritornai a casa e mi gettai sotto la doccia. Alleggerii un po' della mia insoddisfazione masturbandomi sotto il getto dell'acqua calda, richiamando alla mente il sogno. Poi mi rasai e mi tamponai con un asciugamano. Avevo ancora delle terribili occhiaie e l'aria distrutta. Il corpo era ricoperto di lividi ed ematomi, probabilmente per il fatto di essermi gettato così tante volte contro le sbarre in preda alla furia.
Alcuni stavano già guarendo. Quelli della mia specie lo facevano in fretta. Sarebbero scomparsi tutti già domani mattina. Un bel po' di ore prima se avessi trascorso il pomeriggio con Annie.
La connessione ci rendeva più potenti e di conseguenza anche il processo di guarigione accelerava ulteriormente, a patto che stessimo vicino l'uno all'altra.
Recuperato un telefono nuovo dal centro commerciale del paese, mi recai a scuola per le ultime due ore del pomeriggio, o più semplicemente per vedere Annie. La trovai subito nel corridoio vicino al suo armadietto. Aveva lisciato di nuovo i capelli. Era sempre bellissima, ma aveva l'aria abbacchiata.
«Ehi....»
Sorpresa.
«Ehi... come stai? I ragazzi mi hanno detto che non ti sei sentito molto bene questa mattina.»
Preoccupazione. Compassione. Senso di colpa.
Perché ti senti in colpa Annie?
«Sto bene. Ora decisamente meglio.»
Le presi le mani, ma lei le ritrasse.
Imbarazzo. Paura. Ancora senso di colpa.
Cosa diavolo hai fatto Annie? Cosa è successo?
In preda ai postumi della nottata in gabbia, non mi ero reso conto che tutto il mio malessere e il mio malumore non provenivano solo da me. Annie era nuovamente in pieno groviglio emotivo. L'avevo lasciata una notte da sola e sembrava essere ripiombata nel baratro.
«Ti ho scritto ieri sera...»
Tristezza.
«Sì, scusami, l'ho visto stamattina. Mi ero già addormentata.»
Senso di colpa. Imbarazzo.
Il battito del cuore era accelerato, le pupille si erano dilatate e mi stava sfuggendo con lo sguardo.
Non avevo la certezza, ovviamente, avendo rotto il telefono, ma dalla sua reazione, Annie non mi aveva scritto nemmeno quella mattina. Nemmeno quando avevo saputo che non stavo bene. Il che voleva dire solo una cosa. Stava prendendo le distanze.
«Va tutto bene Annie? Tu stai bene?»
«Sì.. sì, certo.. devo andare ora. Ci vediamo...»
«Abbiamo lo stesso corso ora... Ti porto a casa dopo?»
Ancora un profondo imbarazzo. Disagio.
«Non serve, grazie.»
Ci incamminammo verso l'aula di storia.
«Come mai ti sei stirata di nuovo i capelli?»
Vergogna.
Fece spallucce in risposta alla mia domanda. Solo una volta arrivati davanti all'aula, capii il motivo di quel distacco.
Drake era tornato. La salutò con un sorriso e la invitò a sedersi affianco a lui.
«Annie...» la supplicai di non farlo. Di non fare mille passi indietro. Lei mi guardò come a chiedermi scusa e si sedette affianco a Drake. Lui le cinse le spalle e la baciò.
Erano tornati assieme.
Che pasticcio, Pelosoni!
È bastato lasciar sola Annie una notte ed è successo un disastro!
Cosa ne pensate invece del sogno di Liam? Sarà dovuto alla luna piena o sarà il suo normale livello di focosità?
Chissà... magari non gli viene bene solo la Pet Therapy...
Ad ogni modo direi che al momento è molto lontano dalla base...
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Baci
Bea
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