Capitolo 9
John rimane in silenzio e Nia lo guarda negli occhi. la mora capisce che lui non ha messo un filtro alle sue parole dal modo in cui per la prima volta nei suoi occhi vede una punta di timore, forse per quello che lei potrà pensare di lui. Ma questo non lo pone agli occhi di Nia come un debole, la sensazione che prova quando si rende conto che lui ha potuto aprirsi con lei senza che si sentisse giudicato è un leggero calore che si irradia dal petto verso le spalle e poi sparisce così come è arrivato. Si lascia andare ad un sorriso leggero, ma il gesto fa irrigidire John.
"Non sto ridendo di te." si spiega lei, lasciando scendere le braccia lungo il corpo. "Sono solo felice del fatto che tu abbia deciso di dirmi tutto senza che io abbia dovuto insistere." continua, tornando seria. "Ciò non toglie però che nel momento in cui ho scelto se andare via da New York o no, tu mi abbia nascosto che avresti pagato la mia scelta. Sei stato tu stesso a dirmi che i pegni ti legano indissolubilmente alla persona a cui li concedi finché non adempi alla tua metà di dovere per ripagare il favore e finché non lo avrai fatto non potrai liberarti del pegno. Era questo il motivo per cui non volevo. Se non avessi giocato alle mie spalle non te lo avrei mai permesso." John la guarda e il suo stomaco si stringe di nuovo. I sensi di colpa lo attanagliano.
"Regole."
"Senza di esse vivremmo come gli animali." risponde Nia, citando la frase preferita di Winston. "Comunque, ormai il pegno è stato consegnato e penso che preoccuparsi di quello che ti vorrà far fare Santino non è un problema di cui dovrai occuparti in un breve futuro. Se è una persona ragionevole aspetterà un po' di tempo, o che questa cosa sia finita, prima di chiederti di ripagarlo." John non le risponde, perché entrambe le risposte che vorrebbe darle sarebbero stupide e insensate. Si limita a restare in silenzio, stringe le mani e la guarda negli occhi. Anche da questa distanza vede nei suoi occhi verdi una luce diversa rispetto a quella che aveva quando l'ha conosciuta.
Vienna
"Si sono spostati, ma non sappiamo ancora dove sono. L'infiltrato è arrivato sul posto e ha scoperto che le loro camere sono vuote e le persone stanno tornando al Continental, come prima che arrivasse lei. Crediamo che sia andata via da almeno una settimana." l'uomo alla scrivania sospira.
"Più passa il tempo e più probabilità c'è che lei sparisca sotto gli occhi di tutti, quindi fate in modo di ritrovarli e non perderli più di vista. John Wick va fatto fuori, alla svelta. Voglio quel codice, le minacce non funzionano più, ho bisogno di qualcosa di concreto." sibila, stringendo il bordo del tavolo. L'uomo in piedi si allontana dopo aver mormorato un certo titubante. Dominik Killmonger resta seduto alla sua scrivania e fa ruotare la sedia verso la vetrata, pensando al dispositivo che i suoi uomini sono riusciti a rubare al laboratorio dove Vincent lo aveva nascosto e che ora si trova nella camera blindata nei sotterranei del suo palazzo. Gli manca solo il codice e potrà fare quello che vuole, tutti saranno ai suoi comandi, gli serve solo tirarlo fuori da Nia e vuole farlo al più presto possibile.
Roma
Settembre
Nia sa che rivolgersi a Santino e Gianna per sparire vuol dire inevitabilmente mettere John nei guai, ma aver fatto la conoscenza del direttore del Continental di Roma, Julius, potrebbe giocare a suo vantaggio. Muoversi senza John è diventato difficile da quando i due sono a Roma, semplicemente per il fatto che lui è deciso a non lasciarla da sola neanche qui, ma non lo ammetterebbe mai. Per fortuna Nia riesce a convincerlo a lasciare l'albergo per qualche ora con la scusa che lui avrebbe bisogno di un po' di svago e nel frattempo ha chiesto di parlare a Julius in privato. Hanno chiacchierato per un'ora e lui le ha fatto capire chiaramente che potrebbe anche procurarle dei documenti falsi, ma sarebbe troppo rischioso sia per lei che per chi sarà incaricato di farli. Sono giunti alla conclusione che se davvero vuole fare questa cosa, Nia dovrà andare via da sola e senza identità.
"L'unica cosa che puoi fare da qui è sfruttare il sistema ferroviario. Compra dei biglietti in contanti e praticamente potrai andare ovunque vorrai."
"D'accordo..." ragiona per un istante, poi torna con lo sguardo su Julius. "Ma non ho più niente di quello che avevo prima... tanto meno dei soldi. Sono bloccata."
"Mi sembra strano che ti abbiano lasciato senza neanche una moneta. Mi aspettavo un trattamento un po' più di riguardo da uno come Winston." nell'istante in cui Julius pronuncia quelle parole, a Nia torna in mente la scatola che le aveva donato John il giorno in cui era arrivata a New York, e per poco non si lascia sfuggire un gridolino. "Se le avessi avute avresti potuto scambiarle con la nostra banca." Nia rimane composta, non vuole far capire a Julius quello che le passa per la testa.
"La banca... c'è un modo per guadagnare qualche moneta?" chiede, con finta aria ingenua.
"Potresti chiedere in giro se qualcuno ha bisogno di qualche favore, di solito c'è sempre qualcuno che ha dei lavori stupidi che delega volentieri ad altri in cambio di una moneta." Nia si alza e lo ringrazia velocemente.
"Posso contare sul tuo silenzio?" chiede, tendendogli la mano. Lui la prende e la stringe saldamente.
"Non ho mai tradito la fiducia di qualcuno che è venuto a confidarsi con me, crollasse il Continental adesso se dovessi venir meno alla mia parola." risponde, con un sorriso, poi lascia andare la mano di Nia. Julius la congeda e lei esce dal suo studio. Sale le due rampe di scale che la separano dalla hall e mentre si guarda intorno e nota che non c'è nessuno in vista si avvicina alla donna dietro il bancone.
"Buongiorno. Posso aiutarla?" chiede la donna, in tono serio ma educato.
"Sì, ehm... la banca, mi sa indicare dov'è? Avrei bisogno di effettuare alcune transazioni." per un momento la donna la guarda con fare interrogativo, ma le risponde ugualmente.
"Ne può trovare una nella strada dietro il Continental e se ne ha necessità può usufruire dell'uscita secondaria per raggiungerla più in fretta. Si trova dietro quel paravento, superata la prima porta ne troverà un'altra subito di fronte a lei."
"La ringrazio. Per favore, non dica a nessuno che abbiamo avuto questa conversazione e che sono andata in banca." la donna annuisce guardandola negli occhi e Nia sa che si può fidare anche di lei. Si allontana in fretta e si muove il più velocemente possibile verso la sua camera, vuole portare tutto a termine prima che John torni e sente che lui non starà via ancora a lungo. Entra in camera quasi di corsa e nel cassetto del comodino accanto al letto recupera la scatola con le monete e la pistola, la apre e rivede le venti monete di cui si era dimenticata completamente. Le prende tutte, nascondendole nelle tasche dei jeans cercando di farle rimanere il più ferme possibile, così non tintinneranno tra loro. Chiude la scatola senza guardare la pistola, ma sa bene che sopra di essa c'è ancora il biglietto che John le aveva lasciato insieme alla scatola. Mentre chiude la porta dietro di sé e scende nuovamente verso la hall pensa a John, lui che le ha dato fiducia regalandole delle monete, una pistola e praticamente un'occasione per uscire da questa situazione senza volerlo. Sa che non è stato ingenuo, chiaramente era mosso dalle più buone intenzioni, ma ha sottovalutato la mora più di quanto anche lei si aspettasse. Esce velocemente dalla porta che le ha indicato la receptionist e per la prima volta dopo mesi è di nuovo fuori, nel mondo, da sola. Guarda verso destra, ma non trova nulla che possa ricordarle l'ingresso di un'attività, tanto meno di una banca, mentre alla sua sinistra scorge delle porte a vetri più moderne, senza insegna, a solo dieci metri da dove si trova ora. Dentro l'edificio ha l'aspetto di una banca un po' più anonima e dietro il bancone c'è una donna bionda con gli occhiali che alza lo sguardo su Nia quando lei è già dall'altra parte del tavolo.
"Vorrei cambiare delle monete." mormora, anche se non c'è nessun altro lì dentro insieme a loro.
"Numero di conto?" Nia è colta di sorpresa ma risponde subito.
"Non ne ho uno. Devo aprirlo per cambiarle?"
"Deve averlo anche per cambiare le sue prime monete, altrimenti non possiamo fare nulla." la squadra da capo a piedi e Nia capisce che lei sa che non è un'assassina della Tavola, o almeno non una con molta esperienza. "Ma non si preoccupi, ci vorranno solo un paio di minuti. Mi dica il suo nome e cognome, per favore."
"Nia Davis." risponde, titubante e nervosa e tutte le altre domande sembrano interminabili mentre risponde meccanicamente a quello che le chiede la donna. Quando finalmente sono finite, le parole le escono dalle labbra prima che possa fermarle. "Quanto valgono le monete?"
"Quanto preferisce, ogni moneta è simbolica. Può valere un euro come trecentomila nel resto del mondo, lo decide lei." a Nia la risposta sembra molto strana ma non ci pensa più di tanto. Ne tira fuori dalle tasche due, pensando che sicuramente dove andrà da qui in poi avrà modo di accedere a una banca della Tavola e prendere il resto che le serve, non aveva bisogno di agire d'istinto prendendole tutte.
"Vorrei cinquemila euro, in tagli da cinquanta e cento, per favore." non sa per quale motivo, ma nel momento in cui la donna le consegna la mazzetta di banconote, non riesce a sentirsi in colpa verso John e indirettamente anche verso Winston e gli altri che l'hanno aiutata fino a oggi. Quando rientra in hotel nasconde le banconote in camera sua e uscendo incontra John che è venuto a cercarla con un leggero sorriso sulle labbra, è proprio in quel momento che sente i sensi di colpa cominciare a divorarla lentamente dall'interno.
Nia e John stanno giocando a scacchi al bar nel piano interrato dell'hotel, dopo aver cenato insieme. Nessuno dei due giocava da un bel po', ma le mosse di John sono più decise e precise di quelle di Nia. Non appena lui ha giocato un pericoloso cavallo in f6, aggiungendo pressione sui due lati del re ancora fermo in ottava traversa, Nia sa che sta per massacrarla senza tanti giri di parole. La mora sorride e quasi vorrebbe rinunciare, ma vuole vedere fin dove riesce a spingere i suoi pezzi rimasti prima che succeda l'inevitabile.
"La prossima settimana Julius compirà gli anni e ha invitato un po' di persone per una festa. Si terrà qui e mi ha detto che gli farebbe piacere se partecipassimo anche noi." John interrompe il flusso dei pensieri di Nia con una proposta inaspettata. Non sa ancora come muoversi, ma potrebbe sfruttare la festa come incentivo a fare le valigie e andarsene.
"Non sarebbe una cattiva idea, quando sarà?" chiede, muovendo il re dalla sua posizione di svantaggio e spostandolo accanto al cavallo di John che si trova ora sotto minaccia.
"Venerdì."
"Ci sarà molta gente?"
"Mi ha detto una cinquantina di invitati. Nessuno che conosci, ma potresti divertirti ugualmente."
"Per me va bene. Senti, so che perderò questa partita quindi... penso che andrò a dormire." fa cadere il suo re di lato, dopo essersi accorta che la regina di John è in una posizione più pericolosa di quanto non le sembrasse un attimo fa e si alza distendendo le gambe, ferme nella stessa posizione da troppo tempo.
"Ti accompagno." i due camminano in silenzio fino alle porte delle loro stanze e Nia fa per salutare John, ma lui la ferma prendendole delicatamente il polso, lei si volta e si ritrovano vicini. "Mi dispiace se non sono all'altezza delle tue aspettative. Forse ti aspetti di più dalla persona che deve tenerti in vita e sto cercando di fare il possibile perché tutto vada bene e tu sia al sicuro." ed ecco che con poche semplici parole tutto quello che Nia sta progettando per tirarsi fuori da questa situazione cerca di andare in fumo sotto i suoi occhi, ma lei prova a resistere. Tiene i pochi pezzi che ha insieme e posando la mano libera sul viso di John lo guarda negli occhi. Sente lo stesso calore che ormai la riscalda ogni volta che sono vicini e la sensazione viene amplificata ora che lo guarda negli occhi. Sa benissimo cosa significa quello che sta provando adesso ma per il suo bene sa anche che non può continuare.
"Stai facendo molto di più di quanto non riesci a vedere e penso che non avrei potuto chiedere nessuno migliore di te per tenermi viva. Non ho nessun modo per ripagarti in questa vita se questa cosa finirà ma prometto che se ce ne sarà un'altra, mi sdebiterò in quella." toglie la mano dalla guancia di John e lui dal polso di lei, ma restano comunque vicini.
"Non accadrà, ma se dovesse succederti qualcosa in questa vita, quando morirò, prometto di venire a cercarti nella prossima."
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top