Capitolo 4
Dormi?
Sono le quattro e venti del mattino e Nia non riesce più a dormire. Il messaggio per John viene inviato nella penombra della sua stanza, le coperte tirate sulle gambe, il silenzio interrotto solo dal suo respiro e un accenno dei rumori della strada che entra nonostante le finestre chiuse offrano un ottimo isolamento acustico.
Scusa, lo so che non dormi da qualche giorno
e dovrei lasciarti stare, ma mi sento strana,
non ho nessuno con cui parlarne,
sei l'unica persona che conosco qui.
Nia accende la abat-jour sul suo comodino e in quel momento sente bussare alla porta che dà sulla camera di John.
"Entra pure." dice, mentre si copre meglio le gambe nude con le coperte e si mette seduta. John entra silenziosamente e si chiude la porta alle spalle senza fare alcun rumore. Nia tiene lo sguardo su di lui mentre si avvicina al letto, gli fa cenno di sedersi vicino a lei con la mano, ma lui si siede all'angolo opposto del letto rispetto a lei, i capelli sempre perfetti, una maglietta bianca anonima e un paio di pantaloni della tuta che Nia sa che non gli vedrà in altre occasioni. "Scusa se ti ho svegliato."
"Non preoccuparti per me." risponde John a bassa voce.
"Ieri non ho avuto il tempo di metabolizzare quello che stava succedendo e me ne sono accorta solo stanotte, pensavo che sarei andata a dormire tranquillamente, invece mi sono svegliata con questo macigno che mi preme sul petto... ho lasciato tutto indietro e mi sento in colpa nei confronti di tutti quelli che avevo a Toronto, e che ancora ho, sicuramente mi staranno cercando e io non voglio che si espongano così." Nia fatica a parlare e non riesce a guardare John, i suoi occhi vagano per la stanza. "Non voglio che le loro vite siano in pericolo per colpa mia."
"Winston ha preso tutte le precauzioni del caso."
"Non sto criticando il lavoro che ha fatto e che state facendo per me, sono solo una figlia preoccupata per i suoi genitori."
"Posso immaginarlo." John non pensa mai ai suoi genitori, preferisce sapersi figlio della Tavola. È stato cresciuto per fare questo lavoro e non sa immaginarsi una vita fuori da questo mondo.
"Improvvisamente sono stata catapultata in una vita che non è la mia e probabilmente non la potrò più riavere. Sono completamente sola."
Hai me. John non sa esattamente da dove senta uscire quelle due parole, sono di una voce a lui sconosciuta, proveniente dai meandri della sua coscienza. Cerca di reprimere le sensazioni che essa porta con sé, ma è più difficile di quanto non sia mai stato resistere all'impulso di prendere la mano di Nia che sta sopra le coperte tra di loro. Distoglie lo sguardo, pensando che sia il modo migliore di far finire tutto, ma la voce sul punto di rompersi di Nia lo tiene appeso sull'orlo di un abisso del quale John non conosce nulla. Respira piano, camuffando il sospiro, pensa che è la seconda volta in meno di qualche ora che Nia lo fa sentire così tanto diverso rispetto al suo standard, nuove sensazioni che non sa come gestire e ancora una volta il demone dorme e dentro John c'è qualcos'altro. Il battito del suo cuore sfugge al suo controllo per la prima volta in circa dieci anni e accelera appena al pensiero di quello che gli sta succedendo, non sa come gestire nulla di tutto questo. È agitato, non riesce a capacitarsi di come abbia vissuto solamente due giorni con Nia e in lui siano già successe così tante cose, cosa potrebbe succedere se dovessero passare anni insieme?
"Da un giorno all'altro sono stata costretta a scappare da casa e la cosa che mi fa più male è che non potrò rivedere i miei genitori... e la prossima volta che verranno a sapere di me molto probabilmente sarò morta se non lo saranno prima loro. È un incubo dal quale non posso svegliarmi." non vorrebbe piangere, ma sente le lacrime che pesano dietro i suoi occhi e il nodo alla gola che le impedisce di continuare a parlare. Sono tante coltellate al petto che Nia non sa come fermare, avrebbe davvero bisogno di un abbraccio, ma sicuramente il contatto fisico non fa per John, così si limita a stringersi tra le braccia mentre una fastidiosa nausea cresce nel suo stomaco. Volge lo sguardo all'uomo seduto sul suo letto, ma nei suoi occhi nella penombra della stanza fatica a leggere qualcosa. Lo vede alzarsi e in quel momento l'istinto prevale sulla ragione, non le importa cosa lui stesse per fare, in un paio di secondi Nia butta di lato le coperte che le coprivano le gambe, attraversa il letto appoggiandosi sulle ginocchia e sulle mani, scende dal lato di John e si rifugia tra le sue braccia, circondando il suo corpo con le mani. John non sente le sue braccia che rispondono a dei precisi comandi, sbatte le palpebre e loro sono lì, attorno alla mora, che improvvisamente vede piccola e fragile, nonostante la sua statura. La guarda mentre sente i suoi muscoli rigidi che provano a rilassarsi grazie al calore che sente, non capisce perchè non riesce a percepire quella sensazione familiare che solitamente gli dice di allontanarsi, perché dietro a questo gesto potrebbe celarsi una minaccia che potrebbe ferirlo, ma tutto tace. Dentro di lui c'è silenzio, è tranquillo. Nia tiene l'orecchio poggiato sul petto di John e sente il suo cuore battere a quelli che quasi sicuramente sono solo sessanta battiti al minuto, mentre il cuore di Nia è un po' più allegro. Restano così per qualche secondo ancora, finché Nia non si allontana, mormorando uno scusa non proprio convinto. "Puoi tornare a dormire in camera tua, non voglio trattenerti oltre. Avevo solo bisogno che qualcuno mi ascoltasse, grazie per averlo fatto." i due si guardano negli occhi per qualche istante, Nia scorge negli occhi di John serenità e comprensione.
"È la prima volta che qualcuno parla così con me. Solitamente non intrattengo molte conversazioni con le persone che incontro."
"Posso immaginarlo." Nia si allontana e torna a sedersi sotto la coperta, John si avvicina al divano dall'altra parte della stanza, sedendosi. La mora lo guarda e intuisce subito che lui ha deciso di stare con lei. "D'accordo, resta, ma promettimi di dormire anche tu." per tutta risposta lui si sdraia di lato sul divano, senza distogliere lo sguardo da Nia. Lei spegne la luce sul comodino e appoggia la testa sul cuscino. John invece resta sveglio ancora un po', a osservarla nella penombra della camera, la luce che filtra tra le tende chiare delle finestre, le tende scure che invece lei ha lasciato aperte, vede i suoi piccoli respiri che sollevano e abbassano le coperte e pensa. La sua mente viaggia senza una meta precisa e ripercorre i giorni trascorsi con la mora. Si addormenta poco dopo, lasciandosi andare a un sospiro, con gli occhi verdi di Nia sotto le palpebre, senza sapere come farli andare via.
Nia nuota nella piscina del centro benessere con il costume che le ha fatto trovare John in camera quando gliel'ha chiesto stamattina. Si ferma dopo una vasca di stile libero e riemerge dal lato più lontano della piscina rispetto all'ingresso, si ferma lontano dai pochi altri presenti e si tiene a galla muovendo braccia e gambe. Si sente leggera mentre pensa a John, sdraiato sul divano che dormiva, la prima cosa che ha cercato stamattina quando si è svegliata. L'attimo di agitazione che l'ha presa quando i suoi occhi, ancora socchiusi dal sonno, non riuscivano a mettere bene a fuoco la stanza e non riusciva a vederlo, il sospiro di sollievo che ha fatto quando ha visto che lui era ancora lì. Si è alzata in silenzio, l'ora sul suo nuovo cellulare segnava le nove e trenta, si è alzata e si è andata a fare una doccia. John invece si è svegliato con il leggero rumore dell'acqua che scendeva nella doccia, è tornato in camera sua attraverso la porta comunicante e ha avuto tutto il tempo di lavarsi e vestirsi, tornare in camera di Nia e vederla uscire dal bagno avvolta dall'accappatoio e con un asciugamano a tamponarle i capelli. Nia ha guardato John, già perfettamente vestito, ha preso dei vestiti puliti dalla valigia e ha salutato l'uomo dall'altra parte della stanza.
"Vorrei chiederti se posso avere un costume, vorrei fare una nuotata in piscina in questi giorni." gli ha chiesto.
"Certamente. Ti aspetto al ristorante per fare colazione e ti farò trovare il costume in camera al più presto possibile."
"D'accordo." John è uscito dalla stanza senza dire nient'altro e Nia si è ricordata di un particolare. Ha preso il telefono e gli ha mandato un messaggio subito.
Taglia M, per favore.
visualizzato
Nia ripensa alla conversazione di quella mattina mentre l'acqua fresca della piscina le distende i nervi. Non sa dove sia andato John, le aveva detto che sarebbe stato via nel pomeriggio e infatti, dopo pranzo, lui è sparito senza salutarla. Le luci della stanza sono soffuse, la superficie dell'acqua è calma, Nia si perde nei suoi pensieri. Mentre ancora sta pensando alla vita che si è lasciata alle spalle, sospira e senza rendersene conto si muove verso la scaletta per uscire dall'acqua. Si avvia verso l'ascensore per salire verso camera sua in silenzio, le gocce d'acqua che scendono dai suoi capelli segnano il suo passaggio dietro l'accappatoio che indossa e che sfiora il pavimento. In camera si spoglia di tutti i vestiti e si asciuga i capelli dopo essersi sciacquata velocemente. Si siede alla scrivania, coperta solo dalla biancheria e accende il suo computer, che all'apparenza sembra esattamente come lo ha lasciato. Guarda fuori dalla finestra sui grattacieli della città, il sole di giugno comincia a essere molto caldo fuori, ma Nia ancora non ha avuto l'occasione di constatarlo sulla sua pelle. Inserisce distrattamente la password per accedere al desktop, guardando ancora i riflessi dei raggi che danno ai palazzi una leggera colorazione dorata, è quasi ora del tramonto e Nia ha fame, pensa che ordinerà il servizio in camera. Non appena finisce di formulare quel pensiero, sul suo desktop appare una finestra di testo dallo sfondo nero.
Questo PC è criptato dal sistema di protezione dei dati del Continental Hotel sotto licenza dell'High Table. I dati trasmessi da questo dispositivo non saranno accessibili a terze parti a meno di autorizzazioni concesse previo accordo tra le parti.
Certo, come no, pensa Nia. Non si è mai fidata di nessuna promessa per quanto riguarda il mondo della rete, ma non le importa, l'unica cosa che conta è che le lascino usare il computer. Recupera dalla valigia la tavoletta grafica e la connette, poi prende il cellulare e scorre la rubrica dei contatti. Ce ne sono una marea inutili, alcuni di gente che non ha idea di chi sia e altri dedicati solo a quanto riguarda i servizi del Continental. Apre il contatto del room service e nota che l'unica cosa presente è un link, presumibilmente criptato anch'esso. Lo apre e viene reindirizzata alla pagina web del servizio in camera del Continental. La schermata le chiede di scegliere in quale hotel sta soggiornando e il numero della sua camera, dopodichè si apre il menù, e Nia ha solo l'imbarazzo della scelta. Ha una fame da lupi e ordina dei piatti di sushi che la ispirano particolarmente, insieme a qualche altro piatto tipico della cucina giapponese. Il servizio in camera arriva in fretta, mangia di gusto e finisce tutto quello che aveva ordinato, per la prima volta da quando è a New York il suo stomaco non è più chiuso. Decide che salirà in terazza per prendere un po' di aria fresca e immagina che ci troverà Winston, John le ha detto che è il suo posto preferito.
Il sole è ormai tramontato e Nia osserva le nuvole tingersi di arancione acceso fino a sfumare nel blu della notte imminente. Si abbassa sui talloni a osservare i fiori nelle aiuole mentre sente lo sguardo di Winston sul suo collo.
"So cosa stai pensando signorina Davis." la voce dell'uomo seduto al tavolino non lontano da lei la coglie di sorpresa, ma lei non si muove dalla sua posizione. "So che non vuoi vivere alla giornata perché ti spaventa, ti capisco perfettamente, è stato così anche per me quando ho iniziato e ho capito che ogni giorno la mia vita sarebbe stata sul filo di un rasoio. Sarei potuto cadere oppure restare in bilico alla fine della giornata ma finché non l'avessi vissuta non avrei mai potuto saperlo, non potevo cambiarlo. All'inizio anche io ero spaventato ma poi ho imparato a tramutare la paura in adrenalina e vivere in quel modo è diventato un dono. Non sto cercando di accelerare questo processo-"
"Perché mi stai facendo questo discorso?" Nia lo interrompe. "Non voglio mancarti di rispetto Winston, ma credi che abbia bisogno della tua pietà? Tu non devi più vivere alla giornata, tu non sei più il pedone della partita, sei un cavallo, un alfiere, una torre. Io sono solo da sacrificare nel mediogioco, quando l'apertura volge al termine e non si possono più fare mosse per proteggere i pezzi allora sacrifichi il pedone, perché è quello che vale di meno, è quello che scatena la partita e il massacro..."
"Come ti stavo dicendo, non sto cercando di accelerare il processo," Winston chiude il giornale che teneva aperto di fronte a sé "ma volevo farti capire che non sei da sola. Non sei l'unica che si sente così. John non saprebbe farti questo tipo di discorso perché lui non conosce la vita al di fuori della Tavola, ma io sì. Inoltre sto notando con piacere che conosci il gioco degli scacchi, ma forse dimentichi che i pedoni sono più pericolosi di quanto uno possa credere. In fondo, molte volte è il pedone stesso che arriva a dare scacco matto al re."
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top