Capitolo 19

Nia non fa in tempo a distogliere lo sguardo dalla faccia stupita di Dominik Killmonger che si ritrova in un ciclone di avvenimenti. Si alza dalla sedia volgendo la pistola ad altri due uomini, che muoiono sul colpo quando un proiettile li raggiunge in testa e nel collo. Le sue orecchie fischiano in continuazione mentre tutto intorno a lei è un susseguirsi di spari. Non pensa a nulla mentre inizia a correre verso la porta da cui sono entrati solo dieci minuti prima, con il braccio alzato a proteggersi il viso dai proiettili che piovono su di lei, si limita a rispondere al fuoco e cerca di centrare quanti più bersagli possibili con il minimo dei colpi necessari. Spara ad altri tre uomini e nell'istante in cui spalanca la porta sente la voce di Killmonger urlare un'ordine ai suoi uomini.

"Uccidetela!" Nia si volta e vede John e Marcus impegnati con le ultime persone presenti nel capannone, distingue chiaramente il sangue sulla camicia di Killmonger che continua a sgorgare dalla ferita che lei gli ha procurato.

"Al Continental, adesso!" grida, voltandosi di nuovo verso l'esterno dell'edificio e rimpiangendo di non avere un cappuccio con cui proteggersi la testa: i proiettili piovono su di lei da tutte le direzioni. Qualche altro colpo e deve già ricaricare, la tecnica che le aveva insegnato John le torna utile e in tre secondi ha la pistola di nuovo pronta. Ricomincia a correre e a sparare a vista, ma non può stare a lungo allo scoperto, deve trovare un posto dove ripararsi. Di fronte a lei un container sembra fare al caso suo e si lancia in quella direzione evitando dei proiettili che le sfiorano il corpo e la testa, svolta l'angolo e trova un uomo ad attenderla, ma lei è più veloce e sfrutta il momento in cui lui sta prendendo un nuovo caricatore per piantargli un colpo in fronte. Alcuni proiettili perforano il metallo e altri non sembrano trapassarlo, per il momento è al sicuro. Si prende un istante per osservare le strade di New York fuori dal porto e cercare di riconoscere quella di cui avevano parlato, la più breve per arrivare all'hotel, quando la riconosce e imbocca quella direzione altri spari giungono da punti molto vicini a lei, altri uomini appaiono da dietro altrettanti container e Nia deve difendersi ancora. Corre attraverso un solettone e verso un piccolo ripostiglio, lo supera e si arrampica su una scala a pioli per salire verso un'altra zona che la avvicina ai grattacieli della città, non molla la presa sulla pistola e non arriva in cima alla scaletta che un proiettile rischia di centrarla sulla testa. Si abbassa dietro il muro cui è appesa per schivarne altri tre e si rialza non appena sente silenzio per più di un millesimo, scorge un uomo di fronte a sé e gli spara, ancora protetta nella sua posizione di vantaggio. Un dolore acuto si irradia dalla zona dei reni su tutta la parte bassa della sua schiena e si volta per accorgersi che un uomo rimasto indietro e ferito solo a un fianco le ha sparato, ma la stoffa della sua felpa e della maglietta hanno fermato il proiettile. Prende meglio la mira e si assicura che il colpo che ha pronto abbia colpito un organo vitale prima di alzare lo sguardo verso il capannone dell'incontro e vedere al suo esterno John e Marcus alle prese con due uomini. Non appena John ha ucciso quello con cui stava combattendo si volta per cercare Nia con lo sguardo e la vede sulla scala.

"Nia! Restiamo uniti!" grida, ma lei decide di lasciar perdere anche questa parte del piano: ormai ha mandato tutto a puttane quando ha deciso di sparare a Killmonger senza dirlo a nessuno, così si issa sul nuovo pavimento di cemento e non vede John allontanarsi da Marcus per correre incontro a lei. Infila un nuovo caricatore nella pistola e si prepara ad affrontare altre due persone che vengono nella sua direzione. Corre verso le strade, uccidendo più persone di quante ne riesca a contare e buttando le pistole di cui non ha più caricatori, adesso gliene rimangono solo due e tre caricatori per ciascuna. Ne prende una e attraversando di corsa la prima grande strada per andare a infilarsi tra i grattacieli tasta la cintura che tiene in vita per sapere dove andare a prendere i vari coltelli che ha a disposizione. Percorre circa una cinquantina di metri e altri uomini piombano su di lei da strade laterali, ma Nia non è abbastanza veloce da spostarsi e uno la spinge in mezzo alla strada, le auto la schivano per un pelo. Estrae un coltello e torna sul marciapiede dove l'uomo che l'ha spinta la sta aspettando e si avventa su di lui mirando con la lama alla gola e un fiotto di sangue le sporca la mano e la manica della felpa. Con la coda dell'occhio scorge alla sua sinistra due uomini e riesce a puntare la pistola e far fuoco contro uno di essi, ma l'altro si sta buttando su di lei ed è costretta ad abbassarsi per evitare le sue mani dirette alla sua gola, gli conficca la lama nello stomaco e la rimuove subito dopo. Si sposta in fretta in un vicolo laterale deviando la traiettoria verso il Continental, con lo sguardo di molte persone di passaggio su di lei. Cammina velocemente cercando di riprendere abbastanza fiato per ricominciare a correre, ma uno sparo alle sue spalle la fa scattare in avanti di riflesso e un secondo proiettile la raggiunge alla spalla, anche stavolta il dolore è forte ma non le impedisce di proseguire per la sua strada. Scavalca con degli abili salti alcune cose buttate in mezzo alla strada e quando si trova davanti una rete che divide lo spazio tra i palazzi in due vicoli distinti non ha scelta se non arrampicarsi e l'impresa non si rivela facile per via del peso in più dovuto a tutto quello che porta alla cintura, che rischia di far piegare pericolosamente la rete e farla cadere all'indietro. Alla fine, stringendo i denti, arriva in cima e si lascia cadere dall'altra parte cercando di attutire la caduta al meglio, ma la sua caviglia non è della stessa opinione e si piega di scatto procurandole una nuova fonte di dolore pungente, che Nia cerca di ignorare mentre riprende la sua corsa, ma non arriva in fondo al vicolo che tre persone la accerchiano tutte insieme e la buttano a terra un attimo prima che lei svolti l'angolo. Dalla sua posizione è un groviglio di gambe, braccia e pericolose pistole che sfiorano minacciosamente la sua testa e il resto del suo corpo. Riesce e piegare una gamba tra il suo corpo e quello dell'uomo che la tiene a terra e fa leva a sufficienza perchè possa posizionare il piede sul suo petto e spingerlo verso l'alto mentre gli punta la pistola in testa e il sangue schizza verso l'alto, Nia si sposta prima di sporcarsi, ma non di molto, perché la donna del terzetto le blocca la mano che tiene l'arma e il secondo uomo quella che tiene il coltello.

"Il codice!" grida la donna bionda, tentando di reprimere con scarsi risultati la forza con cui Nia si sta ribellando.

"Fanculo il codice!" grida lei di rimando, ma mentre centra il naso di lei con una testata un dolore più forte degli altri scaturisce dal suo fianco sinistro, appena più in alto delle ossa del bacino, che la fa gemere di dolore. La bionda la lascia per tenersi il naso ormai rotto e Nia si volta verso l'uomo che tiene una lama insanguinata in mano, si solleva quanto basta per avere la libertà di movimento per dare un gomitata sul mento all'uomo e quando anche lui la lascia, il coltello affonda nella sua gola. La mora si rialza in fretta e spara un colpo nella schiena della donna, ricomincia a correre e un'acuta fitta di dolore la percorre, irradiandosi dal fianco. Abbassa lo sguardo e nota un pezzo della felpa e della maglia mancanti, una ferita al fianco che per fortuna non ha interessato organi vitali. Come diamine è possibile? Credevo che questi vestiti resistessero a tutto, pensa, tornando con lo sguardo sulla strada. Svolta a sinistra per seguire la strada per l'hotel, ma non è più facile correre veloce come prima, la caviglia le fa male e il fianco sanguina senza sosta, probabilmente sta lasciando delle tracce a terra, ma non le importa. Pensa a un modo più veloce di percorrere il chilometro che la separa dalla salvezza, ma non vede nessuna opzione praticabile intorno a sé e non può soffermarsi a pensare al fatto che forse avrebbero dovuto trovare un modo per restare in contatto diretto con Winston che due uomini le puntano addosso le pistole e lei è costretta a sparargli di nuovo. Il suo respiro è sempre in corsa e si guarda intorno alla disperata e inutile ricerca delle due persone che ha coinvolto nel suo assurdo piano. Dove siete?, pensa, mentre si infila in una nuova strada secondaria e vede una porta socchiusa. Non ci pensa due volte a entrare per prendersi un momento di pausa e dopo essersi assicurata che non ci sia nessuno a tenderle un'imboscata all'interno, socchiude nuovamente la porta alle sue spalle. Si siede a pochi centimetri da essa, la luce che entra dallo spiraglio è sufficiente a illuminare lo stretto spazio angusto che si rivela il piano terra di una scala di evacuazione dell'edificio. Controlla il suo respiro, la mano sinistra che preme sul fianco dove c'è la ferita, ora ha il tempo di osservare in che condizioni sono i suoi vestiti. Un brandello lungo e irregolare penzola sul lato destro della felpa, dopo esser stato staccato di netto a partire dal lato sinistro. La maglietta sotto è messa molto peggio, Nia decide di lasciare per un po' la pistola a terra e prendendo il coltello insanguinato fa forza sul brandello di tessuto per staccarlo con poca difficoltà, ma non è sufficientemente lungo per fare il giro della sua vita e fungere da benda provvisoria, così si vede costretta a rinunciare a un pezzo di felpa anche dietro, restando con tutta la parte dello stomaco scoperta. Sente ancora una piccola parte di maglietta sopravvissuta all'attacco che le copre la schiena, ma la parte davanti è quella che ha riportato più danni: adesso, con una parte di felpa staccata dal resto, ha quasi dieci centimetri di pelle scoperti sopra l'ombelico e fin sotto il seno e troppi organi vitali sono esposti. Cerca di coprirsi al meglio la ferita mentre il suo respiro è ormai quasi regolare, ma il suo cuore ancora non ne vuole sapere di rallentare. Recupera il coltello da terra e si rialza prendendo la pistola, ma nello stesso istante in cui torna in piedi si accorge di quello che le sembrava mancasse da più di dieci minuti, dopo la lotta con quei tre. Non ha più la cintura con le armi. Dalle labbra le sfugge un'imprecazione che non dice ad alta voce per un soffio. Controlla il caricatore e conta solo tre colpi, che insieme a un coltello non possono portarla lontano sulla strada per il Continental. Si scioglie i capelli, mettendo l'elastico al polso e passando una mano tra i ciuffi per dargli un accenno di ordine, si chiede se debba restare nascosta il più a lungo possibile, magari fino a sera, quando le probabilità che sia vista diminuiranno drasticamente, ma sa che nell'arco delle prossime dieci ore potrebbe essere scoperta innumerevoli volte e data per morta da John e Winston prima che torni da loro. Perché ho voluto fare tutto di testa mia? Mi sarei potuta evitare tutto questo casino e forse sarei tornata al Continental in maniera più tranquilla, pensa, facendo un respiro profondo e spalancando la porta per lanciarsi di corsa verso sinistra, dove la attende il Continental.

Corre a perdifiato, ignorando il dolore alla caviglia e al fianco, per cinque minuti abbondanti nessuno sembra intenzionato a ucciderla e riesce a raggiungere una zona che riconosce come l'isolato prima dell'incrocio dove si trova l'ingresso del palazzo. Continua senza fermarsi e inizia a percorrere gli ultimi cento metri, ma si ferma di colpo quando un uomo le piomba addosso praticamente dal nulla e la butta a terra di nuovo. Mentre cerca di evitare che la lama che lui stringe in mano la ferisca sul viso si vede costretta a lasciare andare la pistola e i due si ritrovano in un momento di stallo: lui cerca di spingere la lama verso il suo collo e Nia tenta di tenerlo lontano con entrambe le braccia mentre il coltello che tiene lei punta verso il petto di lui. Si guardano negli occhi per pochi attimi, fino a quando Nia non trova uno spiraglio per dargli una ginocchiata sui testicoli, cosa che a lui non fa piacere, la lascia andare e lei si rialza, ma prima di correre via fa un respiro profondo e gli assesta un calcio ben piazzato all'altezza del naso, per assicurarsi che la cartilagine sia rotta. Non si preoccupa di ucciderlo, ormai è arrivata al Continental, ma percorre comunque gli ultimi metri in corsa. Spari davanti e dietro a lei le impongono nuovamente di darsi una mossa, così giunge all'incrocio e da una strada non molto lontano vede spuntare John, che arriva alla scalinata dell'hotel più in fretta di lei, da questa distanza lui non sembra ferito. Lo vede salire le scale, forse per entrare e cercarla dentro la hall, così lo chiama per fermarlo.

"John!" esclama mentre attraversa la strada di corsa. Lo vede voltarsi verso di lei e scendere nuovamente le scale, poi la voce di Marcus sovrasta ogni altro rumore.

"Nia, no!" ma lei non riesce a voltarsi in tempo verso la voce che la chiama e nel momento in cui mette piede sul marciapiede un'onda d'urto più potente delle altre le fa volare il coltello di mano, un dolore lancinante si propaga dalla sua schiena e dal suo stomaco e lei crolla tra le braccia di Jonathan sulle scale del Continental.

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