Capitolo 18

John apre gli occhi ed è subito sveglio. Sente l'acqua scorrere nella doccia, alza la testa e vede sulla piccola sveglia analogica che sono le sette e mezza di mattina. Il sonnifero di Winston ha funzionato e lui si sente riposato a dovere. Si infila in fretta la maglietta bianca abbandonata la sera prima di fianco al letto e mentre si muove verso il bagno la sua mente torna ai momenti della sera prima e al tempo speso mentre lui e Nia aspettavano che il sonnifero facesse effetto. Ricorda chiaramente di essersi addormentato con lei a fianco che non era riuscita a rimettersi nulla addosso eccetto gli slip, caduta in preda agli effetti del medicinale dopo essere tornata dal bagno. John apre la porta del bagno e il suo sguardo è subito al piatto della doccia, dove Nia è seduta con le ginocchia sotto il mento sotto il getto dell'acqua calda che appanna il vetro. Apre il vetro e si inginocchia accanto a lei, che ha lo sguardo fisso nel vuoto di fronte a sé.

"Chiudi." mormora, a un volume appena sufficiente a superare quello dell'acqua che le cade addosso. John ignora il messaggio sottinteso di lasciarla da sola e prendendola per la vita la solleva e la rimette in piedi, per poi entrare a sua volta nella doccia e chiudersi il vetro alle spalle. I due sono vicini sotto l'acqua calda e presto anche John è fradicio da capo a piedi, ma a lui non interessa. Nia continua a fissare il vuoto che li separa e John sa che sul suo viso ci sono delle lacrime anche se non può vederle in mezzo all'acqua della doccia.

"Guardami." le dice, stringendo il braccio attorno alla sua vita. Nia alza lo sguardo, i suoi occhi sono arrossati dalle lacrime e dai vapori dell'acqua calda. "Sono qui." vede i suoi singhiozzi scuoterle le spalle e la sente tremare dove i loro corpi si toccano. Nia chiude gli occhi e dalle sue labbra esce tutto lo sconforto che prova.

"Non voglio più niente di tutto questo." la sua voce è un po' roca e il grido che lascia andare dopo fa accapponare la pelle a John. "Voglio che sia finita!" John la stringe meglio con entrambe le braccia e lascia che lei abbandoni il peso contro di lui.

"Sono qui con te. Sono accanto a te e ci resterò in ogni momento. Lo so che hai paura e mentirei se dicessi che io invece non ne ho, ma sono disposto a versare il mio sangue per te e prima che io muoia dissanguato ti tirerò fuori da qui." Nia guarda di nuovo John e cerca di calmare il suo respiro.

"Non ti permetto di morire. Nessuno di noi due morirà oggi." risponde la mora dopo un paio di minuti, cercando di essere il più seria possibile. Restano in silenzio, sospesi in questo istante. Nonostante il monito di Nia, nessuno di loro due esprime ciò che pensa, ossia che forse questo è il loro ultimo momento insieme. Forse è meglio così. Forse dirlo ad alta voce vorrebbe semplicemente dire che ci stiamo arrendendo all'inevitabile, pensa lei, distogliendo lo sguardo da John.

"Adesso esci da questa doccia." la mora annuisce e John lascia andare la presa sulla sua vita, la pelle di Nia lascia una sensazione di freddo quando si allontana da lui.

Nia e John stanno finendo di vestirsi quando sentono bussare alla porta della stanza, i loro sguardi si incontrano e John si avvicina alla porta. Nia si lega i capelli in una coda alta sufficientemente stretta e vede Marcus entrare praticamente nello stesso istante in cui John gli apre.

"Dobbiamo andare, per strada è pieno di traffico oggi e rischiamo di non fare in tempo." esordisce, visibilmente preoccupato. Il suo sguardo incontra quello di John e in quello scambio si sono già detti tutto. Nia intuisce che forse anche il traffico faccia parte del piano di azione di Killmonger, ma fa finta di nulla e si limita ad annuire e si avvia fuori dalla sua stanza. Nell'atrio i tre incontrano Winston, che sta probabilmente andando verso il suo ufficio, passa accanto alla piccola squadra e fa un cenno del capo a Nia, un modo per augurarle buona fortuna. La mora sente la cintura che regge le sue armi stringerle la vita, la ignora e senza voltarsi indietro continua a camminare in mezzo a John e Marcus, un passo davanti a loro, verso l'ingresso del Continental: fuori un taxi giallo li aspetta sotto le scale di marmo, i tre escono dall'ombra della tenda marrone e salgono in silenzio, John e Nia sul sedile più lontano dal guidatore, Marcus su quello dietro al posto di guida, in senso opposto a quello di marcia. Mentre cominciano a muoversi per le strade di New York Nia legge l'ora sull'orologio che John tiene al polso, le nove e un quarto. È abbastanza sicura che arriveranno in tempo, ma si riserva la possibilità di dire agli altri di lasciar perdere il taxi e continuare a piedi se dovesse risultare più veloce. John vorrebbe prendere la mano di Nia, ma sa che non può farlo dove potrebbe vederlo chiunque e probabilmente lei non glielo permetterebbe, così si limita a sopportare a malapena il fatto che non può tranquillizzarla più in alcun modo e tenta di ignorare il nervosismo che lei emana che potrebbe tagliare con uno dei suoi coltelli. Potrebbe persino giurare di sentire il suo cuore che batte veloce, la cerca con la coda dell'occhio ma lei continua a guardare imperterrita fuori dal finestrino. Deve mettere da parte i suoi sentimenti, come ha fatto per anni, chiuderli in quella parte di sé stesso che è stata a lungo dormiente e fingere un'ultima volta che non esistano.

Il sole splende e la temperatura è ancora abbastanza calda per essere l'inizio dell'autunno. Il taxi si ferma all'ingresso di un grande piazzale con diversi capannoni al porto, sullo sfondo il ponte di Brooklyn si staglia contro il cielo azzurro. Nia, John e Marcus scendono e la macchina si allontana. Nia prende una pistola e toglie la sicura, carica il colpo e vede gli altri fare lo stesso. Si volta verso il capannone che hanno scelto come punto di incontro e vede una decina di uomini a presidiare i lati della struttura, due a fianco della porta. Senza dire una parola si avvia in quella direzione e scorge i due uomini alle sue spalle fare lo stesso, percorrono metà dello spazio che li separa dalla porta e vedono due pistole puntare contro di loro.

"Se non volete essere i primi della lista vi conviene abbassare quelle armi." ìntima Nia, sollevando a sua volta l'arma e puntandola verso uno di loro, John contro l'altro che non è nel mirino della mora. I due obbediscono, ma si avvicinano alla porta quando i tre sono praticamente di fronte a loro. Nia non perde tempo, ormai sono le dieci in punto, spalanca le porte di metallo con un ampio movimento delle braccia ed esattamente di fronte a lei, a circa una decina di metri, vede l'uomo che le ha dato la caccia per tre anni e mezzo. Addosso ha una camicia rosso sangue e una giacca grigia. Le gambe sono nascoste dal ripiano di un vecchio tavolo, probabilmente adibito a scrivania per l'occasione, di fronte a lui c'è un'unica sedia. Nia si avvicina, ignorando le pistole che puntano su di lei.

"Un'ottima catapecchia, per un primo incontro." commenta sarcastica, senza distogliere lo sguardo dagli occhi di ghiaccio dell'uomo seduto alla scrivania.

"È un piacere fare finalmente la tua conoscenza, signorina Davis." risponde la voce di Killmonger, leggermente tagliente.

"Mi piacerebbe poter dire lo stesso." risponde la mora, senza quasi lasciare che lui finisca la frase.

"Non voglio ricorrere alle armi quindi, per favore, siediti, così potremo parlare come mi avevi detto." Nia emette uno sbuffo dalle narici e passa in rassegna la nuova decina di persone che le stanno puntando una pistola addosso, disposte lungo le pareti del capannone. Si muove riluttante verso la sedia, tenendo sempre la pistola salda in pugno e si siede con la schiena dritta e rigida. "Immagino tu già sappia chi sono." continua lui, accennando un sorriso beffardo.

"Purtroppo." risponde Nia, tra i denti.

"Non mi presenti i tuoi amici?" la mora non riesce a capire a che gioco stia giocando lui, ma le sta dando parecchio sui nervi. Si volta appena per guardare con la coda dell'occhio John e Marcus alle sue spalle, uno alla sua destra e uno alla sua sinistra, poi torna a guardare l'uomo di fronte a sé.

"Già li conosci. Ora basta con i giochetti. Ho delle condizioni, se vuoi quel codice. Ma non mi piace che mi si punti una pistola alla testa quando parlo con qualcuno." Killmonger fa un veloce cenno della mano e tutti i suoi uomini nel capannone abbassano le armi. Ne fa un altro a Nia, invitandola a parlare. "Mi garantirai totale trasparenza su tutto ciò che riguarda la fonte di energia, aggiornamenti costanti su qualunque uso tu ne faccia o ne voglia fare nel breve e nel lungo termine. Non ricatterai nessuna nazione con le tue intenzioni o con le tue azioni." Nia vede la mandibola di Dominik irrigidirsi e il pugno chiudersi e si trattiene a fatica dal sorridere e pregustarsi la vittoria imminente. "Non inizierai nessuna guerra, di nessuna natura e con nessuna arma." lui sospira, visibilmente alterato dalle richieste della mora. "Per quanto riguarda le richieste prettamente personali, voglio una cifra di compenso a tuo piacere non inferiore ai dieci milioni di dollari, nessuna moneta della Tavola. Garantirai protezione a me e alla mia famiglia per i prossimi dodici mesi solari in caso ci dovessero essere ripercussioni, ma siamo qui per far sì che non succeda, quindi non dovrebbe essere una condizione di cui devi preoccuparti al momento. Qualcosa di cui dovrai preoccuparti non appena metterò piede qui fuori è far sì che il signor Wick qui presente possa ritirarsi, quando e se dovesse deciderlo, e godere di una vita serena al di fuori della Tavola ovunque lui vada. A Marcus verrà riservato lo stesso trattamento." il battito di Nia rischia di farle perdere il controllo mentre pronuncia la condizione che riguarda John: è riuscita a salvare la copertura della loro relazione solo all'ultimo secondo, non può dare nessun indizio sul fatto che lei sappia già che l'intenzione di John è quella di lasciare tutto e vivere con lei. Ma nel frattempo ha dovuto nascondere anche il fatto che ormai lei stessa si veda più morta che viva alla fine di questa giornata. I pensieri della mora si perdono nel silenzio che riempie la struttura, guarda l'uomo di fronte a sé che riflette sulle parole che lei ha detto.

"La tua famiglia ha già la protezione che le serve da anni ormai." esordisce lui, e Nia decide di abboccare.

"Credi che non lo sappia? Credi che non sia al corrente del fatto che da più di tre anni vivano sorvegliati a vista tutto il giorno, dal momento in cui escono di casa la mattina finché non tornano alla sera?" sbotta, buttando delle bugie in tavola, perché non sa davvero se sia così, ma può immaginarlo. "Credi che non sappia che hai cercato di trovare anche loro? Metterli in pericolo quando non sapevano nulla, perché ho scelto di proteggerli restando in silenzio?" il tono di voce di Nia fa allarmare qualche uomo vicino a Dominik, ma lei non ci fa caso. "Me li hai portati via e credo che queste siano le condizioni minime che tu debba sostenere per far sì che noi due possiamo andare d'accordo, dato che non puoi restituirmi gli anni di vita che mi hai tolto." continua, a un volume più basso. Torna ad appoggiare la schiena contro la sedia, non si era resa conto che nella foga del momento si era allontanata dallo schienale e sporta sopra il tavolo.

"Bene. E una volta che avremo stretto il nostro accordo, chi mi garantisce che il codice che mi darai non sia un falso?" chiede Dominik tagliente, dopo qualche altro minuto di totale silenzio.

"E chi garantisce a me che tu ti atterrai a tutte le condizioni dell'accordo?" ribatte Nia, stupendosi della sua stessa capacità di tener testa a colui che le sta davanti. Mentre aspetta che lui risponda, riflette sui passi successivi: tecnicamente si erano messi d'accordo che non avrebbero sparato se non fossero stati attaccati, ma ora si rende conto che può sfruttare l'effetto sorpresa a suo vantaggio. Lui è esattamente di fronte a lei che continua a tenere lo sguardo nel suo.

"Nessuno." risponde Killmonger, serio come non lo è ancora stato. Nia accenna un sorriso, deliziata dal fatto che lui abbia deciso di incontrarsi fuori dal Continental.

"Esatto. Nessuno." e con un movimento fulmineo solleva il braccio che tiene la pistola e pianta un proiettile nello stomaco di Dominik Killmonger.

E attorno a lei esplode il caos.

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