Capitolo 16

New York

New York non è silenziosa come le altre città alle due e mezza del mattino, è quasi tanto incasinata e piena di traffico come potrebbe esserlo in qualunque altra ora del giorno. Nia osserva gli edifici e le luci delle finestre, insegne e cartelli passare fuori mentre l'auto dai finestrini scuri si dirige verso il Continental. Lei, John e Charon scendono in contemporanea davanti all'ingresso dell'hotel e la mora guarda verso l'alto l'edificio che si impone silenzioso al centro dell'incrocio nel silenzio della notte. Tutte le sue finestre sono spente, ma nella hall di fronte a loro le luci sono accese e vede Winston venire verso di loro con andatura lenta e fermarsi subito fuori il portone di vetro. Nia sale gli scalini che la separano da lui senza voltarsi indietro, ma sente John che la segue e Charon che probabilmente sta scaricando la sua valigia.

"Signorina Davis, è un piacere rivederti." la voce di Winston è condita di sincero affetto e Nia ne rimane piacevolmente colpita. "È passato un bel po' di tempo, non trovi?"

"Tre anni e tre mesi fa è stata la prima volta che ho messo piede qui dentro, ma vedo che non è cambiato niente." accenna un sorriso al quale lui risponde amichevolmente. "Anche per me è un piacere rivederti, Winston." gli tende la mano e lui la stringe stando attento a non farle male, dopodiché lo vede rivolgere un cenno del capo dietro di lei e con la coda dell'occhio scorge John ricambiare il saluto. Winston fa cenno ai due di entrare, nel salone deserto si sentono solo i passi dei tre che percorrono quei pochi metri che li separano dagli ascensori.

"Immagino sarete stanchi, saranno giornate difficili e vi conviene riposare. Vi accompagno alla vostra camera." le parole di Winston fanno sbiancare Nia e le viene la pelle d'oca. In che senso la loro camera? Winston non può esporli così.

"Preferiremmo avere due camere separate." risponde senza pensarci, senza guardare John. Le porte dell'ascensore si chiudono alle spalle dei tre e Winston si volta verso di loro.

"Non preoccupatevi, la stanza accanto è vuota. Sono le vostre stesse stanze di tre anni fa. Dovrete solo uscire da due porte diverse." Nia si volta verso John per rivolgergli una domanda, nessuna traccia di rimprovero nella sua voce o nei suoi occhi.

"Glielo hai detto?" prima che John possa rispondere, la voce di Winston riporta l'attenzione della mora su di lui.

"Che lui ti ama? No. L'ho capito quando sei scappata da Roma, dal tono della sua voce e dal modo in cui cercava di contattarti. Che state insieme? Nemmeno. Me lo dicono i vostri occhi e i vostri corpi e onestamente solo uno stupido non lo vedrebbe. Ma siete al sicuro con me." le porte si aprono e Nia viene catapultata in un dejà-vu di tre anni fa. Vede sé stessa camminare in questo corridoio, spaventata e spaesata, buttata in un posto che non conosceva, totalmente incapace di difendersi, per metà ancora all'oscuro di quello che stava succedendo, in pensiero per i suoi genitori e totalmente ignara del fatto che tre anni dopo sarebbe diventata come è adesso. Si rende conto del suo cambiamento soprattutto grazie alla sua camminata decisa lungo il corridoio e ripensa all'uomo che ha ucciso prima di salire sull'aereo mentre raggiungono la porta della vecchia camera di Nia. Winston la apre e consegna la chiave a Nia. "Non so quanto tempo vi resti prima che lui si faccia vivo, ma fino ad allora, a meno che non abbiate qualcosa di cui discutere, vi consiglio di riposare." i due fanno un cenno di assenso in contemporanea e Winston li saluta a sua volta per poi allontanarsi. John e Nia entrano in camera e chiudono delicatamente la porta, per non rischiare di svegliare nessuno, la luce delle abat-jour sui comodini ai due lati del letto matrimoniale illuminano dolcemente l'ambiente e le tende sono chiuse a nascondere le grandi finestre. Nia va a sedersi sul letto e guarda John, ancora nella sua felpa bianca, sedersi accanto a lei.

"Non sono stanca, al momento." dice, sollevando lo sguardo e trovando gli occhi scuri di John.

"Nemmeno io. Cosa faremo ora?"

"È semplice in realtà. Se è un uomo per bene chiederà di vedermi in territorio neutro, qui al Continental, mi lascerà parlare mentre tu e Winston resterete ad ascoltare, perché l'unica cosa che si può fare con un uomo del genere è negoziare. Ma se farà buon viso a cattivo gioco mi chiederà di vederci in un altro posto dove sicuramente avrà cercato un modo per liberarsi di te e chiunque venga con noi ed estorcermi il codice a forza; so benissimo che lui non vuole giocare con la Tavola e non vuole condurre nessun affare sul suolo dell'hotel, la scomunica che ne seguirebbe lo ucciderebbe all'istante. È molto più probabile che cercherà di portarmi in un posto isolato e non dobbiamo abbassare la guardia, quindi andremo preparati all'incontro, non so se lui sappia combattere, ma ho intenzione di forzarlo a difendersi. Non avrà nulla gratis da me, anche io voglio qualcosa in cambio. Dovrà combattere per la sua vita se vuole quel codice e ti assicuro che quando andremo là l'odore del sangue dei suoi uomini morti lo avviserà del nostro arrivo da un miglio di distanza."

Nia si sveglia prima di John quando fuori sono le due del pomeriggio ma decide che resterà con lui sotto le lenzuola. Per cercare di adattarsi velocemente al fuso orario di New York hanno deciso che si imporranno di dormire dopo pranzo e cercheranno di restare svegli la sera fino a tardi finché i loro corpi non si saranno abituati al cambio d'ora. Non hanno concluso molto durante la mattina, se non la messa a punto di qualche strategia e piani di riserva e una partita a scacchi molto impegnativa in cui Nia si è rivelata molto più brava dell'ultima volta in cui John ha giocato con lei, tre anni fa a Roma. La sua mente corre su tanti possibili scenari di cui però non riesce a vedere una fine certa e per la prima volta dopo tanto tempo la sua mente la porta a un ricordo della sua famiglia. I loro volti sono molto sbiaditi, come se fossero avvolti dalla nebbia e si accorge di non riuscire a ricordare bene le loro voci. Con lo sguardo perso nel vuoto che separa lei da John rivive dei momenti che pensava di aver cancellato dalla sua testa e resta in silenzio finché non viene riportata alla realtà dalla voce di John.

"Nia, va tutto bene?" i suoi occhi mettono a fuoco l'uomo di fronte a lei e dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte per reidratare le sue iridi si limita ad annuire in risposta. John resta in silenzio e aspetta che sia lei a dire qualcosa, ma Nia si limita ad allungare la mano e posarla sulla guancia di lui. Dentro di lei la sua mente prende di nuovo quei ricordi di cui ha dovuto fare a meno per così tanto tempo e li rimette nel cassetto chiuso a chiave in fondo all'archivio. Ci infila tutto quello che era il suo passato, come aveva già fatto anni fa, torna a fingere di aver perso i suoi genitori, dato che è la maniera migliore per distrarsi dal fatto che non sa quando li rivedrà, ricorda la mail che le aveva mandato Emma e archivia anche quella, ma il senso di vuoto all'altezza del suo cuore è già troppo pensante. John la vede persa nei suoi pensieri e la avvicina a sé per abbracciarla. La stringe abbastanza da provocarle un po' di dolore dove lui tiene il braccio, ma a lei non importa, lascia che l'ossitocina si liberi nel suo cervello e la tensione che ha accumulato senza accorgersene nei suoi muscoli si scioglie lentamente, il suo battito rallenta e il suo respiro si sincronizza con quello di John.

"Anni fa non mi avresti nemmeno sfiorata se fosse stato possibile, guardati adesso." mormora, la voce attutita dalla maglia di John.

"Grazie a te." risponde lui, e Nia si rilassa completamente, ma il momento non dura, perché il telefono sul comodino di John suona e lui si allontana per rispondere. Non dice una parola, proprio come ha sempre fatto, ma quando riaggancia la cornetta, il suo viso non è più rilassato come prima. Si alza in silenzio e Nia vede la tensione che si è propagata a tutto il suo corpo, i movimenti sono più rigidi e anche la voce è più controllata. "Vestiti, andiamo da Winston. Lui ha risposto al tuo messaggio."

Winston è seduto dietro la scrivania nel suo ufficio e sta leggendo per l'ennesima volta il messaggio che gli è arrivato sul cellulare venti minuti fa da un numero anonimo con gli occhiali appoggiati sul naso, che sembrano voler scivolare giù da un momento all'altro. Vede Nia e John entrare in silenzio e gli fa cenno di accomodarsi davanti alla sua scrivania di legno, Charon alle sue spalle si avvicina e si ferma alla sua sinistra, un passo dietro la sua sedia. Winston vede l'ansia di Nia che si tramuta nella gamba destra della mora che trema, Nia si accorge che lui ha notato il movimento involontario e posa le mani sulle sue ginocchia per costringersi a smettere.

"Ho voluto che veniste qui subito, in modo da capire come dovremo muoverci ora. Questo messaggio è per te, Nia." allunga la mano che regge il cellulare verso il bordo della scrivania e con un movimento rapido la mora lo prende e lo stringe per nascondere le sue mani che tremano.

Mi piace il tuo hotel, Winston,
ma non sto cercando un posto come
questo per incontrare Nia.
Trova un posto dove vederci entro
ventiquattr'ore, altrimenti sceglierò
io per te.

Nia legge una seconda volta il messaggio, perché durante la prima i suoi occhi hanno corso troppo velocemente e non ha capito nulla. Si sforza di fermarsi qualche istante su ogni parola e rilegge una terza volta per elaborare quello che c'è scritto sullo schermo. In fondo è quello che si aspettava da lui, sapeva che non le avrebbe concesso il privilegio di incontrarlo al Continental, quindi non si spiega perché sia così agitata. Posa il cellulare di nuovo sulla scrivania, sa che anche John ha visto, fa un respiro profondo e chiude gli occhi per qualche minuto, per raccogliere le idee. Le espone a Winston e anche se non distoglie gli occhi da lui può sentire lo sguardo di John e di Charon su di sé.

"Ma io non conosco nessun posto fuori dal Continental che potrebbe fare al caso mio." conclude, immergendo la stanza nel silenzio.

"Ci sono dei capannoni al porto, vicino al ponte di Brooklyn..." John rompe il silenzio, ma Winston lo interrompe.

"Non la manderò così lontano da sola." la voce ferma e decisa fa sobbalzare leggermente Nia.

"Non ci sono posti più vicini, e non sarà da sola." risponde John, a tono.

"Se le cose dovessero andare male le strade saranno piene dei suoi uomini."

"Le strade saranno piene lo stesso. Probabilmente staranno già arrivando a frotte, e qualunque movimento io faccia sarà controllato sia fuori che dentro questo posto. Ma non intendo lasciarlo tornare a Vienna senza aver pagato un prezzo. Voglio andare. Due persone a coprirmi le spalle saranno più che sufficienti. So anche difendermi da sola, se è questo che ti preoccupa, ho passato gli ultimi tre anni ad allenarmi senza sosta e non ho paura di un uomo piccolo come lui." sbotta Nia, gli sguardi di tutti su di lei, che tiene gli occhi fissi in quelli di Winston, le iridi che bruciano della sua voglia di riscatto.

"Io credo che dovremmo lasciar decidere alla signorina Davis quello che si sente di fare." Charon interrompe il silenzio carico di tensione che si è creato nella stanza. Winston fa un leggero sospiro e distogliendo lo sguardo dalla mora cede alla sua richiesta.

"D'accordo. Ma non posso mandare Charon fuori dal Continental, o resterei senza un concierge. Noi resteremo qui e vi aiuteremo se dovessero servire ulteriori rinforzi, in compenso ho chiamato una persona che è stata piacevolmente disponibile ad aiutarvi, è informata di tutti gli avvenimenti ed è qui fuori che aspetta." Winston rivolge un cenno del capo a Charon, che si sposta da dietro la sedia del direttore, fa il giro del tavolo e va ad aprire la porta, gli sguardi di Nia e John che lo seguono senza perdere nemmeno un movimento. Apre la porta e nel silenzio della stanza un uomo alto e dai capelli rossi si va a fermare pochi passi dopo essere entrato. È leggermente invecchiato dall'ultima volta che Nia lo ha visto, come tutti gli altri, ma saprebbe riconoscere quei capelli rossi e quel mezzo sorriso da furbo in mezzo a un milione di persone. Nia ricambia il sorriso e sa che con lui e John sarà un gioco da ragazzi affrontare i giorni a venire.

"Al tuo servizio, signorina Davis." esordisce Marcus, incrociando le braccia e sollevando leggermente il mento in segno di sfida.

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