Capitolo 15

I capelli mori di Nia ricadono leggeri e vaporosi sulle sue spalle e le sue mani sporche di tinta in alcuni punti passano un'ultima volta tra le ciocche per sistemare al meglio la piega che si è fatta in fretta. Prende velocemente dell'alcol da sotto il lavandino e se lo versa sulle dita, strofinando con un fazzoletto, le tracce di tinta per capelli spariscono quasi del tutto e non sono più percepibili come prima. Si sposta in camera sua, una piccola valigia appoggiata sul letto è pronta per essere chiusa: all'interno metà sono vestiti antiproiettile che risalgono a tre anni fa e metà sono vestiti nuovi. Ha già lasciato delle chiavi di riserva alla sua vicina di casa, non sa quanto starà via e vuole essere sicura che sia tutto sotto controllo mentre lei è a New York. I fogli con il messaggio per Killmonger sono sul letto, pronti per essere lasciati in giro con discrezione. John entra in camera e per un attimo resta fermo a contemplare Nia, ora di nuovo con i capelli scuri, i suoi occhi con le lenti a contatto. Nia guarda John a sua volta, i suoi capelli un po' più corti di come li portava quando si sono incontrati due settimane fa, la barba corta e appena visibile, la felpa bianca con il cappuccio che userà per nascondersi che è la copia identica di quella che indossa Nia, gli occhiali da sole in mano, pronti per essere infilati non appena saranno fuori casa. L'assenza del borsone sulla sua spalla indica a Nia che è ora di andare. Venti minuti dopo i due salgono nell'auto che John ha chiesto in prestito al Continental di Ginevra, lui al posto di guida e lei sul posto del passeggero. Nia si volta verso casa sua e la guarda in silenzio per un paio di minuti mentre nel suo stomaco si smuove una sensazione che non le piace per niente, a partire dal fatto che sta lasciando Elena qui e sicuramente non la rivedrà più, comunque dovessero andare le cose.

"Odio fare quello che rovina i momenti, ma dobbiamo andare o perderemo il volo per Londra." la voce di John è come una leggera carezza sul viso di Nia, lui sa bene che in fondo lei vorrebbe restare, anche se ha insistito per andare via. Addio, pensa nella sua testa, è l'unico saluto che le è venuto in mente.

"Andiamo." mormora, voltando il viso verso la strada di fronte a sé. Un'ora per l'aeroporto di Zurigo, una e mezza di volo per arrivare a Londra, tre di coincidenza e altre otto di volo per New York. La mora pensa a queste ultime ore di tranquillità che il viaggio sotto falso nome garantirà a tutti e due e sospira, pensando che l'ultima cosa di Elena che porta con sé è il colore degli occhi -delle lenti a contatto- riportato sul passaporto falso e quando saranno a New York si sbarazzerà anche di quello. Quando imboccano l'autostrada John guida con sicurezza con una mano sola e con la destra cerca quella di Nia appoggiata sulle sue gambe. Sfiora le sue dita in silenzio e lei lo guarda, soffermandosi sulle sue labbra. "So che non è il tuo stile, ma stai benissimo vestito così." dice lei, alludendo alla felpa e ai jeans neri che lui si è messo. John accenna un sorriso e la guarda con la coda dell'occhio.

"Anche tu."

Il volo per Londra è tranquillo e il tempo che dovranno spendere in aeroporto Nia e John sanno già come passarlo: dopo aver stabilito che il posto migliore per lasciare i fogli è proprio Heathrow, sanno di doversi muovere rapidamente e in silenzio se ne vogliono lasciare in giro il più possibile senza essere visti e seguiti. Sanno entrambi che in un mondo pieno di persone che continuano a cercare Nia nonostante la sua sparizione dovranno anche accertarsi che nessuno dei passeggeri del loro volo sia intenzionato a creare loro problemi, altrimenti saranno otto ore molto tese e il piano di Nia per le ore imminenti è quello di godersi un bel riposo sul sedile reclinato della business class sperando di accumularne a sufficienza per contrastare le eventuali carenze dei giorni che verranno. Atterrano a Londra alle nove di sera e il volo per New York partirà a mezzanotte meno venti, avranno due ore e mezza per sistemare tutto e incontrarsi al gate. Scendono dall'aereo insieme, John con il cappuccio della felpa in testa e un cappellino al di sotto di essa, in modo che l'ombra proiettata dalla visiera nasconda il suo viso il più possibile, Nia con i capelli raccolti in una coda e nascosti a sua volta nel cappuccio della felpa, in modo che non si vedano a primo sguardo. D'accordo sul rivedersi appena avranno finito i fogli, entrambi si accertano di avere il telefono a portata di mano e la chat con l'altro raggiungibile in fretta: se uno dei due dovesse essere in difficoltà basterà un qualsiasi messaggio, anche vuoto, per far sì che l'altro venga a cercarlo. Raggiungono l'area di consegna bagagli che superano senza fermarsi -il bagaglio di Nia sarà imbarcato direttamente sul volo per JFK- e rivolgendosi uno sguardo veloce annuiscono e le loro strade si separano. Nia passa attraverso negozi e bar sul lato destro del corridoio e lascia fogli nascosti sotto serrande, sopra tavolini, tra le merci esposte. Entra nel bagno delle donne e si chiude la porta di un gabinetto alle spalle, nasconde abilmente un altro messaggio dietro il dispenser della carta igienica, tira lo sciacquone ed esce. Si ferma al lavandino per pulirsi le mani e vede una donna entrare nel bagno che lei ha appena lasciato, memore dell'incidente di tre anni fa in un altro aeroporto decide di uscire senza asciugarsi le mani, si sposta velocemente verso i gate di partenza e guardandosi le spalle continua a nascondere messaggi. Ne lascia uno tra le bottiglie dell'acqua di un frigorifero di un bar e nota un'uomo che si avvicina a lei con aria alquanto minacciosa. Se avesse sviluppato le stesse abilità di John per sparire alla vista delle altre persone a quest'ora non avrebbe problemi, ma si trova costretta a trovare una soluzione alternativa. Esce dal bar e nota una zona dell'aeroporto che ancora stanno finendo di allestire, cercando di non farsi vedere da altre persone o peggio dalle guardie si infila di corsa dietro i teli di nylon che separano l'area di cantiere dal resto del terminal. Si nasconde dietro un pilastro e si sfila la cintura dei jeans, che si è messa proprio per fronteggiare un'eventualità del genere. Aspetta in silenzio, lo zaino posato a terra dietro di lei, non appena l'uomo entra nel suo campo visivo ci si getta addosso e avvolge la cintura al suo collo, dà un calcio sul retro delle sue ginocchia e lui cede, la cintura di Nia fa un altro giro attorno al suo collo. L'uomo cerca di liberarsi ma ha il fiato corto e Nia sta stringendo forte mentre lo tiene a terra con tutto il peso del suo corpo caricato sul piede che ha posato sulla sua schiena.

"Voglio trattare, sai leggere l'inglese?" mormora, a un volume appena sufficiente perché lui senta. Lui tenta di rispondere, ma le sue parole si perdono soffocate tra le sue corde vocali e il suo viso è già rosso per la mancanza di fiato. Lo vede spostare le ginocchia sotto il busto e con le forze che gli sono rimaste si libera del peso di Nia, in un secondo anche lui stringe le mani sul collo della mora, ma non si preoccupa della cintura ancora al suo posto. Cerca di far indietreggiare la mora verso la parete ma lei non demorde, e le sue dita attorno alla gola non sono forti da stordirla in fretta, con un rapido movimento delle braccia si libera delle sue mani ma lui le ha già spostate sotto il mento e alla base del collo di Nia.

"Ti sei divertita a farti scopare da Wick?" il calcio che gli arriva nello sterno è talmente potente da svuotargli i polmoni di tutta l'aria e cade di nuovo a terra, nel tempo che ci impiega a riprendere a respirare, Nia ha trovato un calcinaccio abbastanza grande e pesante da usare contro di lui.

"Un sacco." risponde, tagliente, mentre gli sferra un potente colpo alla tempia tenendo ancora entrambe le estremità della sua cintura saldamente tra la mano destra. Quando vede che lo ha tramortito e il sangue che sgorga dalla ferita è abbastanza da avergli assicurato un'emorragia interna, lascia andare la morsa sul suo collo e si rimette con calma la cintura. "Se avessi continuato a farti i cazzi tuoi a quest'ora saresti ancora vivo." qualcosa che suona come una risposta a tono gli riserva un altro colpo in testa e stavolta Nia sa che lui non le darà più fastidio.

John vede Nia arrivare al gate pallida e con le mani che tremano. Non dice una parola e si mette in coda accanto a lui che percepisce chiaramente l'urgenza di prendere posto in aereo per avere la privacy di parlare insieme. Passano pochi minuti e una volta in aereo Nia va subito a sedersi al suo posto, chiudendo la parete che separa il suo piccolo abitacolo da quello di John.

"Dammi solo un paio di minuti." dice, sparendo alla vista di John che non sa esattamente cosa pensare. Osserva in silenzio le persone prendere posto nel resto della business class, nel posto accanto al suo dall'altra parte del corridoio non c'è nessuno e quando tutti sono seduti finalmente può togliersi il cappellino. Nia si tiene la testa tra le mani mentre ripensa all'uomo che ha ucciso poco fa, respira a fatica e vede il sangue scorrere sul pavimento, sangue che gli ha fatto versare lei. Passa il tempo e l'aereo effettua il rullaggio, decollando verso l'Atlantico, subito dopo Nia riapre la parete mobile. John si volta verso di lei e nonostante le luci siano state abbassate, vede chiaramente sul suo viso che è sconvolta e nemmeno la penombra nasconde a sufficienza i suoi occhi vuoti. "Ho ucciso una persona." mormora, John le prende la mano e la guarda per qualche secondo, cercando le parole giuste da dire. Vengono interrotti da una hostess che chiede se può preparargli i letti per la notte ed entrambi acconsentono e la ringraziano. Si alzano e si spostano in un punto della cabina in cui nessuno può vederli, Nia prende di nuovo le mani di John e fa un respiro profondo.

"La prima non la dimenticherai mai, continuerai a vederla per tutta la vita. Continuerà a morire davanti ai tuoi occhi nel momento in cui penserai che finalmente hai rimosso quel ricordo, ma non è così." si guardano negli occhi in silenzio e Nia cerca di mandar giù quel nodo che le si è formato in gola, ma in fondo al suo stomaco c'è un macigno forse ancora più fastidioso. "È meglio che tu sappia come stanno le cose piuttosto che io ti dica che ci passerai sopra come se niente fosse." vedono la hostess allontanarsi dai loro posti e fanno ritorno nei loro letti, talmente vicini da quasi non riuscire a vedere che in realtà sono due posti distinti. Si infilano sotto il lenzuolo leggero vestiti, chiudono le porte che danno sui due corridoi e finalmente, nascosti alla vista di tutti, possono stare di nuovo vicini. Nia si rifugia tra le braccia di John e nasconde il viso tra le pieghe della sua felpa.

"Farlo è stato facile, non ho dovuto pensare a nulla. Ma rendermene conto è un'altra storia." sospira e un brivido la percorre, lui la stringe di più a sé.

"La cosa migliore che puoi fare è cercare di non pensarci troppo. E magari provare a dormire un po'." le labbra di John si posano leggere sui capelli di Nia, lasciandole un bacio delicato.

"Ci provo." risponde lei, respirando il profumo della pelle di John.

"Winston manderà Charon a prenderci in aeroporto e potremo muoverci tranquillamente dato che là saranno le due del mattino." Nia cerca di nascondere meglio il viso sotto il mento di John, la sua barba le solletica la tempia.

"John..." mormora, la voce che viene bloccata dagli strati di tessuto che si accumulano davanti alle sue labbra. John risponde con un hm? e Nia infila la mano sotto la sua felpa, sfiorando la pelle calda del suo fianco. "Stai zitto." lo avvicina ancora, anche se sono già attaccati, per cercare di togliersi dalla mente il pensiero che tra qualche ora sarà di nuovo nel mirino di chissà quante persone ma soprattutto per cercare di dormire.

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