Capitolo 14

Nia riflette a lungo durante la notte, mentre John dorme accanto a lei. Sente il suo respiro che la accompagna durante lunghissimi minuti in cui il suo cervello non smette di correre, la mano di lui che stringe leggermente la sua e sa che purtroppo questa serenità non è destinata a durare per molto tempo. Si alza dal letto quando il piccolo orologio sul suo comodino segna le quattro di mattina, sente John muoversi nel sonno, esce in silenzio dalla stanza non appena si è sincerata del fatto che lui non si sia svegliato. Accosta lentamente la porta, fino a chiuderla il più silenziosamente possibile, accende la luce in corridoio, i suoi occhi ci mettono qualche minuto ad abituarsi al cambiamento improvviso di luce, poi guarda in alto, verso la botola che porta in soffitta. Lentamente si sposta in bagno e prende il piccolo sgabello che tiene accanto al mobile e lo posiziona sotto la botola, sale sopra e spinge il pannello di legno che si apre con un clic. Scende cautamente dallo sgabello, portandosi dietro la botola che pian piano fa scendere una scaletta di ferro a pioli, fortunatamente non cigola e non rischia di svegliare John. Sale in soffitta in silenzio, accendendo l'unica lampadina al centro della trave principale che sorregge il tetto della casa, viene subito investita dal freddo e dall'umidità presenti lì dentro. Si muove per raggiungere l'angolo più lontano della soffitta, quasi vuota, in cui ha accumulato vecchi cartoni e altre cianfrusaglie che i proprietari precedenti hanno rifiutato di prendere quando lei ha comprato la casa. Sposta qualche cartone, smuovendo polvere, ragnatele e qualche ragno che sicuramente non è rimasto particolarmente entusiasta della gita di Nia in soffitta. Sotto un telo di plastica, riparata dall'umidità, Nia scopre una grande scatola di legno, la prende, si sposta in un punto vuoto della soffitta e la apre. Due coltelli, tre pistole e un numero indefinito di caricatori la attende, contornati da file di monete d'oro che sperava di non dover più vedere in vita sua. Prende una pistola, soppesandola con la mano, è un po' di tempo che non ne usa una. In automatico afferra un caricatore, lo inserisce nel fondo e carica un proiettile, lasciando la sicura.

John parte per la Svezia e i giorni senza di lui passano silenziosi. Nia ha messo nell'armadio nella stanza degli ospiti la scatola con le armi e le monete, non per nasconderle a John, ma per averle a portata di mano in caso le servissero. Non ha avuto problemi da quando lui si è fatto vivo, ma sa che più resteranno insieme più la sua vita sarà di nuovo a rischio, soprattutto se lui non si dovesse costruire un alter ego a regola d'arte come ha fatto lei. Pensa a quello che farà ora, che per quanto non voglia, potrebbe essere contro tutto il lavoro che ha fatto per stare alla larga da questa situazione. Ci pensa tutto il tempo che John sta via e mentre spera che lui non torni con altre ferite in più, si siede di fronte al suo computer e sposta la sedia in modo che riesca ad aprire i cassetti in cui tiene tutte le sue carte e altri accessori utili. Apre l'ultimo cassetto in basso, allunga la mano fino a toccare e prendere l'oggetto che ha nascosto sotto altri fogli e di cui non si è mai dimenticata in questi anni, ma che sperava di non dover più usare: il telefono che le avevano dato a New York. Lo accende, non restando sorpresa dal fatto che abbia ancora la batteria abbastanza carica da sostenere questo sforzo. Le notifiche che appaiono sullo schermo sono vecchie di anni, ma lei le ignora. Le sue dita scorrono veloci tra le app e trovano la chat con John.

Devo parlarti quando torni.

Tra un'ora prenderò
un aereo e sarò da te
tra tre ore

Già il fatto che tu
mi scriva da questo
telefono non è un
buon segno

Non fare nessuna
cazzata, per favore.

Tranquillo, so ancora
gestirmi abbastanza

Nia sorride ma sa che sicuramente John non approverà quello che le sta passando per la testa da qualche giorno a questa parte. In fondo è sempre stata stanca di nascondersi e mentire e proprio come John vuole chiudere questa faccenda alla svelta e alle sue condizioni. Apre un documento vuoto sul computer e digita alcune parole per poi inviare il foglio alla stampante che sputa fuori tanti fogli quanti ne aveva nel vassoio di stampa. Si alza e si avvicina alla finestra mentre ancora la stampante sta ultimando il suo lavoro, osserva il sole che scende verso l'orizzonte e con un movimento fluido si toglie una lente a contatto che rimane sulla punta del suo dito indice, la guarda per pochi momenti e poi toglie anche l'altra, mettendole entrambe sul palmo della mano sinistra. Prende il telefono e cerca un numero di telefono preciso, lo compone e dopo qualche secondo sente la voce di una persona che negli anni le è mancata molto.

"Signorina Davis, che piacere risentirti." Nia sorride a quella frase e in un attimo il suo sorriso si trasforma da semplice felicità all'espressione di una persona che sta tramando qualcosa.

"Winston... ti va di ballare con me?"

John arriva sulle scale della porta di casa di Nia e sente che c'è qualcosa di diverso nell'aria. Non sa di che cosa lei voglia parlargli, ha provato a formulare delle teorie nella sua testa mentre era in volo, ma nulla sembrava essere abbastanza convincente da dare un senso ai suoi messaggi. Ora che sente un'altra atmosfera e che all'improvviso i punti che lei ha medicato solo qualche giorno fa cominciano a tirargli fastidiosamente la pelle, nella sua mente si formano altre teorie anche più preoccupanti di prima. Posa la mano sul pomello e tiene lo sguardo sulla luce accesa proveniente dalla cucina che filtra attraverso le sottili tende bianche della finestra sopra il piano cottura, la sua mano libera raggiunge la chiave di quella casa nella tasca destra dei pantaloni e la infila nella serratura. Entra in silenzio e chiude piano la porta dietro di sé, ma sulla sua destra in cucina non c'è nessuno.

"Nia? Sono John."

"Sto scendendo." la voce proviene dal piano di sopra, in cima alle scale John vede stagliarsi la figura di Nia, che scende velocemente i gradini. "Ciao." il tono di voce è basso mentre lei fa scivolare le dita tra quelle di lui con un piccolo sorriso. John continua a guardarla negli occhi in silenzio, con quella sensazione di poco fa che ancora gli dice che qualcosa non va. Entrambi si dimenticano del borsone che John ha in spalla mentre anche il sorriso di Nia sparisce dal suo viso e capisce che lui non dirà nulla finché lei non avrà parlato per prima. "Forse ti incazzerai. Dipende." lascia andare la mano di John. "Ho riflettuto a lungo mentre eri via e avevi ragione quando dicevi che forse dovremmo andarcene." lascia in sospeso la frase, in attesa di una reazione da parte di lui, che non arriva. "Ma lo faremo a modo mio. Andremo a New York." John non lascia quasi il tempo a Nia di finire la frase.

"No." risponde asciutto.

"Voglio che sia lui a venire sul mio territorio. Credi che non sappia nulla di lui? Mi sono informata in questi anni e so che lui ha scelto Vienna, l'Europa." gli occhi di Nia sono ridotti a una fessura.

"Non si muoverà mai."

"Non si muove perché sa che stiamo giocando a casa sua, ora spostiamo la partita negli Stati Uniti, a casa mia. Ho uno schema di mosse ben precise che ho studiato in questi giorni, la prima è una forchetta di pedone. Per la seconda ho già preparato un alfiere. La torre è la terza. Torre in d7, scacco. Dominik ha lasciato troppi pezzi indifesi e troppe mosse al caso. Il re arretra nell'ultima traversa, sa che la sua fine è vicina. Regina in d8. Scacco matto."

Nia spiega a John quello che la sua mente ha elaborato mentre i due salgono di sopra ed entrano nella stanza degli ospiti. Sul letto immacolato la scatola di legno che lei ha portato dalla soffitta occupa la maggior parte del lato sinistro e le monete d'oro splendono sotto la luce del lampadario.

"Avrei voluto dimenticare per sempre questa scatola... ma il destino ha voluto che non fosse così. Non ho mai perso tempo comunque, mi sono tenuta in forma, ho frequentato dei corsi e mi sono allenata duramente." John lascia il suo borsone a terra e prende una delle pistole delicatamente, restando in silenzio, la soppesa per qualche istante e ancora prima che i suoi occhi si spostino su Nia la sua mano tende la pistola verso di lei. La reazione della bionda è rapida e con un paio di movimenti fluidi lo disarma e ora quello che si trova dall'altra parte della canna è John. "Non dovresti testare le mie capacità. Potrei farti male."

"C'è ancora la sicura." Nia abbassa la pistola e rilassa il braccio. "Comunque credo che dovrei andare io a cercare Killmonger, solo per avere la certezza che non possa più farti del male."

"No, te l'ho detto. Ci muoviamo a modo mio, o non se ne fa nulla." butta distrattamente la pistola sul letto e torna a guardare John. "Partiamo tra una settimana. Charon si è offerto di aiutarmi e Winston lo sa. Se pensi che Marcus possa dare una mano ben venga, altrimenti ci arrangeremo, tu viaggerai sotto copertura. Non voglio problemi fino a che non saremo dall'altra parte del pianeta, sei troppo riconoscibile. Se non ti va bene" Nia allarga leggermente le braccia "posso dimostrarti che non ho bisogno di te." John si avvicina a lei e si ferma a qualche centimetro dalle sue labbra, guardandola negli occhi.

"Avrai sempre bisogno di me." mormora, con quel tono di voce che Nia gli ha sentito solo quella sera mentre facevano l'amore al buio della sua camera.

"So che non vuoi che te lo dimostri, quindi non obbligarmi a farlo." i due si guardano negli occhi per un tempo che sembra interminabile. Lo sguardo di John è lo stesso di tutte le volte che guarda Nia, quello che mostra esattamente i sentimenti che prova per lei. "Quando saremo là fuori non potrai continuare a guardarmi così." sussurra, il fiato che si scontra con le labbra di John.

"Così come?"

"Come se finora fossi stato cieco e finalmente avessi la possibilità di vedere." John non risponde a quelle parole e resta in silenzio senza toglierle gli occhi di dosso, posa una mano sulla sua guancia e Nia respira il suo profumo chiudendo gli occhi e sente le labbra di John premere leggere sulle sue. Sente come se il tempo si fosse fermato e percepisce sulle sue labbra il respiro di John quando lui si allontana da lei di poco. "Tra qualche giorno non potremo più fare niente di quello che stiamo facendo ora. Forse dovremmo approfittarne. Devono restituirmi tre anni e mezzo della mia vita e voglio iniziare al più presto."

"Quando finirà tutto vorrei che diventassi mia moglie. Sposami, Nia." l'affermazione di John, che non è molto di più che un sussurro, lascia Nia senza fiato. Riflette per qualche secondo su cosa rispondere, cercando di non essere banale.

"D'accordo, ma... chiedimelo di nuovo quando sarò libera. Non voglio gli occhi di nessuno puntati addosso quando lo faremo." la mano destra di John cerca la sinistra di Nia e delicatamente le accarezza l'anulare con il pollice. Lei si avvicina e lo abbraccia, lasciando che le loro mani restino l'una nell'altra. Avrebbe voluto rispondere a John che lo avrebbe sposato, anche l'indomani se fosse stato possibile, ma non è nemmeno sicura che arriverà viva alla fine di questa faccenda. Comincia a rendersi conto che tutto il piano che ha organizzato alla fine potrebbe ucciderla, ma scaccia in fretta quel pensiero dalla sua mente e si gode i minuti che passa al sicuro tra le braccia di Jonathan.

Basta giocare.
Ho il codice e sono disposta a trattare.
Sarò a New York domattina.
Voglio vederti in faccia. 

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