Capitolo 13

Nia si sveglia per colpa di qualcosa che le schiaccia il fianco e scende sopra il suo stomaco, ci posa una mano sopra e si accorge non solo del braccio di John che la tiene vicino a sé, ma di tutto il calore che il corpo dell'uomo nel suo letto le trasmette, a partire dalla schiena per finire alle gambe. Allunga un braccio verso il comodino e controlla sul suo cellulare -uno nuovo, che ha comprato quando è arrivata in Germania- l'ora, le sei del mattino. La sveglia suonerà tra mezz'ora ma decide che resterà con lui finché non dovrà alzarsi per forza. Si gira sul fianco opposto e appoggia il viso il più vicino possibile al petto di John, circondando la sua vita con il braccio. Sono passati tre anni in cui era convinta di aver smesso di amarlo, ma evidentemente è tutto come prima. John sente Nia muoversi e si sveglia lentamente, sente il suo respiro che alza e abbassa il fianco sotto il suo braccio, sposta la mano per sentire i capelli della bionda scivolare tra le sue dita. Improvvisamente tutto quello che tre anni fa aveva desiderato con lei quando era già andata via torna ancora più intensamente di prima e gli fa dimenticare della donna che ha conosciuto a New York, non sa come ha fatto a dimenticare quanto Nia gli stravolgesse la vita e nulla può reggere il confronto. La ama ancora esattamente come tre anni fa. Sente la mano di lei posarsi sul suo petto, sugli addominali, fa un respiro profondo.

"Tre anni fa avevo detto di amarti." Mormora John, aprendo gli occhi. Nia alza il viso verso di lui e i loro occhi si incontrano, i loro visi sono vicini, i respiri si mescolano. "E da allora non è cambiato niente." I due si guardano in silenzio per qualche minuto, semplicemente godendosi il momento.

"Anche io ti amo ancora come prima... e mi fa ancora male pensare che sono scappata come una vigliacca..."

"Smetti di tormentarti, è il passato ormai." La mano di John si insinua delicatamente sotto la maglietta di Nia e il gesto fa quasi rabbrividire la bionda. John vede le sue pupille dilatarsi appena nella penombra del mattino e in risposta la mano di Nia si sposta dal fianco al viso di lui.

"C'è una cosa che vorrei fare con te a cui ho pensato spesso in questi anni..." Nia si avvicina ma è John a colmare la distanza e posare le labbra su quelle della bionda. Non resistono che qualche secondo e il bacio diventa passionale e quasi disperato e il bisogno l'uno dell'altra si percepisce chiaramente dalla brama che divora i loro gesti, le mani ormai cercano la pelle dell'altro e alla fine nessuno dei due si pone più alcun freno. Se fosse per loro si spoglierebbero in questo istante, ma la sveglia di Nia ha altri programmi e lei è obbligata ad allontanarsi da John per spegnerla. Si siede sul bordo del letto, con lo sguardo su di lui e si lascia andare a un sospiro. "Devo andare."

"Andrò a prendere alcune cose a Ginevra al Continental."

"Sai dove tornare." I due si alzano dal letto nello stesso momento e un quarto d'ora dopo, quando Nia è pronta per andare in ospedale a iniziare il turno, i due si ritrovano nell'ingresso al piano terra della villetta. "Prima che tu vada a Ginevra arriverà un corriere a consegnare una cosa, gli ho detto di suonare il campanello, lasciare il sacchetto oltre il cancello e andare via. Porta dentro il sacchetto appena puoi e lascialo pure in cucina, ci penso io quando torno stasera, dovrebbe arrivare tra circa mezz'ora." John annuisce in risposta e la guarda mentre prende le chiavi di casa dalla piccola mensola sopra il portaombrelli, lui ancora nel suo pigiama e lei già vestita, pronta a indossare il camice. "A più tardi allora." Rivolge a John un piccolo sorriso che lui ricambia e fa per aprire la porta d'ingresso.

"Sembriamo quasi una coppia normale in questo momento. È quasi come se vivessimo insieme, come se ci svegliassimo insieme ogni mattina per andare al lavoro e vivessimo una vita come le altre. Così incredibilmente... noiosa e ripetitiva che pagherei qualunque cosa per poterla vivere ogni giorno fino al mio ultimo respiro." le parole di John sono una leggera brezza sul collo di Nia, che la fanno rabbrividire. Cerca di scacciare la sensazione scrollando le spalle, ma non si volta a guardarlo.

"Cerco sempre di dimenticare che la vita normale che sto conducendo in realtà è una maschera e spero che un giorno potrò sbarazzarmi di quello che c'è dietro e vivere di nuovo come tutti gli altri. Un giorno sono sicura che entrerò in questa casa e una delle due me sarà morta e vorrei davvero che fosse Nia, ma è molto più probabile che sarà Elena. Ma va bene lo stesso, perché saprò che Elena è stata la parte di me che più mi ha aiutata a restare fuori dai guai e ha fatto di tutto per sopravvivere." scende il silenzio su loro due, interrotto solo da un sospiro della bionda. "Ci vediamo stasera." mormora, aprendo la porta e chiudendola alle sue spalle, senza voltarsi. Scende gli scalini che portano al vialetto e si asciuga velocemente una lacrima che le è sfuggita. "Buongiorno signora Müller, anche oggi in piedi di prima mattina?" John la sente parlare in tedesco attraverso la porta, ma della risposta sente solo il buongiorno Elena che la vicina di casa le rivolge prima che lui si sposti in cucina.

Winston

L'ho trovata

Non farne parola

Lo sai che puoi contare
su di me

"John, sei in casa?" la voce di Nia è poco più di un sussurro quando chiude la porta d'ingresso alle sue spalle, ma lui la sente. Sono ormai le sette di sera ma fuori il sole è ancora abbastanza alto e illumina parte del salotto dove si trova John.

"Sono qui, sto pensando." risponde lui, a un volume un po' più alto. La bionda lo raggiunge dopo qualche minuto, i capelli legati in una coda spettinata, qualche ciuffo che incornicia il suo viso, va a sedersi accanto a lui.

"Cosa ti passa per la testa?" chiede, sperando che lui sia clemente, ma le sue parole riportano Nia indietro di tre anni in un secondo.

"Forse dovremmo andarcene." l'espressione vuota di John mentre fissa la parete di fronte a sé è una pugnalata altrettanto forte al petto di Nia.

"No." risponde, a mezza voce.

"È impossibile che nessuno mi abbia notato mentre ero in ospedale e se dovessero riferire alle persone sbagliate almeno io dovrei andare via."

"No, tu non andrai da nessuna parte e nemmeno io. Sei con me da nemmeno ventiquattro ore e non ho intenzione di lasciare che tu vada via così. Io non andrò da nessuna parte. Questa è la mia città adesso." Il cuore di Nia martella nel suo petto a una velocità elevata e anche il suo respiro è accelerato. John si volta a guardarla ma i suoi occhi non lasciano trasparire nulla. "Potresti già essere andato via per quanto ne sanno loro e non sei così stupido da esserti fatto seguire fino a Ginevra e ritorno."

"Non potrò restare per sempre."

"Io voglio stare con te e da qui non me ne vado." Si alza in piedi, dando le spalle a John, nella sua gola un nodo si forma più velocemente di quanto vorrebbe.

"Sappiamo entrambi che saresti più al sicuro altrove."

"Sono stata al sicuro tre anni!" Sbotta, voltandosi verso di lui. "Nessuno mi ha vista, nessuno mi ha notata, sono sempre stata Elena, ci ho messo una vita, intera, nuova, per essere chi sono adesso e nessuno me la porterà via, io da qui non mi muovo. Sono perfettamente al sicuro. Sono di nuovo una persona normale come tutte le altre. Questa è casa mia." Una lacrima le riga il viso ma lei non si scompone di più. John è già in piedi di fronte a lei.

"Sappiamo entrambi che non è così. Casa tua è a Toronto, in Canada, con i tuoi genitori e con tua sorella, dove meriti di stare e io ti riporterò da loro perché è quello il tuo posto." Gli occhi di John sono più sereni ma non meno duri. Quelli di Nia sono arrossati per via delle lacrime e anche se lei ha ancora le lenti azzurre John riesce a vedere chiaramente che i suoi occhi si sono spenti come tutte le volte che l'ha vista piangere.

"Sono già scappata da sola una volta quando mi hai portata via da New York contro la mia volontà quindi anche a costo di spezzarti di nuovo il cuore ti assicuro che se lo rifarai me ne andrò di nuovo." i due si guardano in silenzio e per quanto John vorrebbe dire che Nia stia scherzando in realtà sa benissimo che sarebbe in grado di rifarlo.

"D'accordo allora, deciderai tu se ce ne sarà bisogno." si arrende lui, a denti stretti.

"Bene. Intanto se non devi lavorare cerca di non farti notare mentre sei qui." Nia si sposta in cucina, seguita da John a breve distanza.

"Domani dovrò partire per la Svezia, resterò solo qualche giorno, sarò di ritorno domenica." Nia risponde in modo affermativo e fa per aprire un cassetto della cucina, ma John la interrompe, facendola voltare verso di lui. "Mi dispiace per poco fa."

"Non importa, facciamo finta che non sia successo."

"Stamattina la tua sveglia ci ha interrotti..." mormora, avvicinandosi a lei e sfiorandole le labbra con le sue. La bionda esita a baciarlo, ma cede in fretta alla tentazione, una mano sul suo viso e una sulla sua vita, i loro respiri sono già corti. John la solleva sul bancone della cucina con poca delicatezza, ma lei non si lamenta e continua a baciarlo, sfilando velocemente le maniche della sua giacca e lasciandola cadere per terra. John infila le mani sotto la maglietta di Nia e preme le dita contro la sua pelle, strappandole un mezzo gemito per il gesto inaspettato che accende ancora di più la voglia di John di possederla. Lotta per un istante contro il suo istinto, fermandosi a pochi centimetri dalle labbra di lei, per sussurrare una frase sola: "Andiamo di sopra, prima che non sia in grado di fermarmi dal possederti su questo pavimento."

Entrano in camera un minuto dopo, Nia che sta già sbottonando la camicia di John, lui che le ha già tolto la maglia e l'ha abbandonata chissà dove. Lasciarsi andare a questo momento, a quello che sente, è incredibilmente naturale per John, anche più di quando uccide, è primitivo a un livello che non pensava esistesse ed è in grado di fargli dimenticare ogni cosa attorno a sé e concentrarsi solo su quello che sta succedendo. In un attimo ha già fatto sdraiare Nia sul letto e lui è sopra di lei, rallenta quando ha le mani sul bordo dei jeans della bionda e lascia che lei gli tolga la cintura. La bacia con delicatezza e respira a fondo sulle sue labbra mentre le sfila i jeans e toglie anche i suoi pantaloni. La pelle di John è calda e Nia respira il suo profumo nella penombra della camera, sentendo il suo respiro e le sue dita che scendono dalla sua vita sui fianchi e la gamba, per risalire e sfilare i suoi slip. Un brivido la fa tremare appena ma tiene John vicino a sé, senza fare caso al suo respiro sconnesso. Le sue mani fanno scendere i boxer di John velocemente e subito dopo sono le dita di lui quelle che sente che la accarezzano, bagnate del liquido che ha già perso e che non può controllare, Nia giurerebbe che lui voglia farla impazzire, e forse è esattamente così. "Cominciamo un po' più piano, che dici?" Sente la voce di John diversa, un tono che non gli ha mai sentito, ma non le importa, vuole solo che lui la renda sua.

"No, ti voglio dentro di me." la frase che le esce dalle labbra viene accompagnata da un gemito quando sente che John ha accontentato la sua richiesta.

"Non intendo essere gentile con te." risponde lui, accompagnando la sua affermazione con una spinta che fa inarcare la schiena di Nia, a cui ne segue un'altra, più forte della precedente e a lei ormai manca il fiato. John sposta una delle gambe di Nia sulla sua spalla e continua a farla sua, il silenzio riempito dai respiri pesanti dei due e i gemiti che escono dalle loro labbra a tratti. Nessun altro aveva mai fatto sentire Nia così bene, vorrebbe che non finisse mai. Fanno l'amore talmente a lungo che entrambi perdono completamente la cognizione del tempo e fuori diventa buio. Vengono entrambi, non sanno quante volte, ma i gemiti e i sussurri sono tanti e quando sono entrambi troppo esausti, John si avvicina a Nia e la bacia di nuovo, piano, una mano sul suo fianco e l'altra tra i suoi capelli, poi si sdraia accanto a lei giusto il tempo di riprendere fiato.

"Ti amo Jonathan." Nia respira profondamente mentre l'aria fresca della sua camera sul suo corpo nudo la fa rabbrividire di nuovo, nonostante lei abbia caldo.

"Ti amo anche io Nia." Risponde lui e qualche minuto dopo, quando il battito del suo cuore e il suo respiro sono di nuovo sotto il suo controllo, Nia lo vede alzarsi dal letto nella quasi totale oscurità della camera e uscire, sente l'acqua scorrere nella doccia e il suo pensiero va alla benda sulla ferita di John, sa già che dovrà cambiarla quando lui avrà finito. La sua mente torna a pochi minuti prima, alle spinte decise di John e ai suoi gesti poco delicati, ma che le sono piaciuti da morire, al modo in cui è venuto dentro di lei e quasi senza fermarsi ha continuato a farla godere finché anche lei non ha ceduto all'orgasmo più bello della sua vita. Si decide ad alzarsi e rivestirsi, cercando i suoi indumenti in giro per la camera e la sua maglia sulle scale, accendendo la luce e preparando nel frattempo un'altra medicazione e un grande cerotto per John. Mentre Nia si perde nel sistemare la sua stanza si accorge di John che torna da lei con i capelli bagnati e un asciugamano avvolto intorno alla vita e dopo un paio di minuti Nia è seduta sul letto, John in piedi di fronte a lei, le sue dita che sfiorano la pelle di John mentre gli medica i punti e si assicura che la ferita sia coperta a dovere. Quando ha finito, la sua mano si ferma sulla vita di John, appena sopra il bordo dei suoi boxer, lo sguardo che percorre tutto il suo corpo, si ferma qualche istante sul suo petto e le sue braccia, vede dei lividi che prima non aveva notato.

"È la cosa più rischiosa che abbiamo fatto." mormora, alzando lo sguardo e incontrando gli occhi marroni di John. "Non si torna più indietro."

"Rischierei questo e anche di più per te." confessa lui, sfiorando il viso di Nia.

"Avevi detto che avresti lasciato tutto e mi avresti fatto vivere la vita che mi hanno tolto."

"Lo so, ma non posso farlo ora. È ora di portare a termine questa storia e so esattamente dove andare a cercare quell'uomo."

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