Primo Giorno a Villa Justice pt1
La prima mattina della loro nuova vita alla Villa iniziò molto più presto di quanto Gab avesse immaginato.
A causa del jet lag, lui e Dri si erano addormentati l'uno accanto all'altra in biblioteca con un libro sulle gambe e un Nick intento a leggere dei fumetti trovati per caso.
Quella biblioteca era veramente enorme, la più grande che avesse mai visto. Anche se in realtà, di biblioteche, Gabriele aveva visto soltanto quella del dormitorio; una stanza grande quanto la loro camera attuale con maggioranza di libri per bambini.
Quella invece era persino provvista di alcuni libri di scienze e chimica, argomento che negli ultimi tempi aveva cominciato ad interessarlo parecchio. Per la prima volta si era messo leggere qualcosa senza essere obbligato da nessuno restando quasi completamente tranquillo, cosa che sorprese non poco Adriana, seppur in maniera piacevole.
Come se si fossero scambiati i ruoli, per una volta fu Adri tra i due ad essere quella a faticare a stare ferma. Alla vista di tutti quegli scaffali pieni zeppi di libri la bimba era andata in visibilio, aveva passato almeno tre minuti buoni a girare su sè stessa intanto che avanzava ammirando quello spettacolo prima che Gabri la trascinasse verso il primo scaffale che aveva trovato simpatico.
Nonostante lo stupore iniziale e l'interessamento delle proprie letture, verso le sei erano già impegnati a dormire beatamente; Dri con la testa sulla spalla di Gab mentre quest'ultimo tenne appoggiato il capo su quello dell'amica. Nick se n'era approfittato dell'occasione per recuperare la sua macchina fotografica in quattro e quattr'otto e fare una foto ai due.
Fu grazie a Khadeer se non si persero la cena. Se avessero dovuto aspettare Nick avrebbero mangiato il giorno seguente.
Andrea diede poi ai propri allievi, oltre che a dei vestiti nuovi, una sveglia a testa con l'ora già fissata per l'allenamento dell'indomani. Peccato però che entrambi si erano svegliati verso le tre di notte a causa del jet lag senza più riuscire a riaddormentarsi e mancavano ancora due ore prima che sveglia suonasse.
La cosa buffa era che tra tutti, colei che doveva risentire maggiormente del jet lag (e quindi essere sveglia da ore) era Nguyen che però al momento era piuttosto impegnata a ronfare tranquilla nel suo lettino.
Aspettarono pazientemente che alle loro sveglie scoccasse l'ora fatidica, annunciata da un trillo assordante e fin troppo fastidiosa da svegliare di soprassalto tutti coloro che condividevano la stessa stanza compreso Paulo, l'unico a non sentire problemi con il fuso orario, per alzarsi definitivamente e prepararsi.
Si vestirono velocemente, con dei semplici pantaloncini corti e canottiera visto il caldo del posto, per poi uscire dirigendosi verso la mensa.
Il sole stava cominciando a spuntare sull'orizzonte perciò non ebbero bisogno di molte luci aggiuntive per muoversi lungo i corridoi tenendo d'occhio la mappa.
Una volta arrivati trovarono il loro Tutore seduto al loro tavolo che li aspettava mentre addentava un grosso bombolone alla crema con accanto una fumosa tazza di caffè.
«Buongiorno.» li salutò sorridente lui guardandoli con i suoi occhi color mogano. «Dormito bene?»
«Sì non c'è male...» rispose Dri sbadigliando.
«Lasciando perdere il fatto che ci siamo svegliati due ore prima che la sveglia suonasse. A proposito» disse Gab voltandosi a guardare storto il loro insegnante con gli occhi ancora assonnati. «La sveglia. Dev'essere così fastidiosa? Ha un volume troppo alto.»
«È per essere certi che riesca a svegliarvi del tutto. E per quanto riguarda sul jet lag... vi abituerete. Col tempo riuscirete a superarlo.» rispose Andrea continuando a leggere il giornale soffocando una risatina «Su fate colazione. Dovete avere energia a sufficienza per affrontare la giornata.»
Entrambi ubbidirono ordinando con i telecomandi la colazione. Presero entrambi una tazza di latte e una fetta di crostata all'albicocca. Mentre mangiavano Gab teneva d'occhio i movimenti del loro insegnante, notando che aveva ordinato anche una decina di biscotti con le gocce di cioccolato che si mise di nascosto in tasca.
«Finito?» chiese l'uomo guardando i suoi allievi mentre essi annuivano con ancora briciole di torta in faccia «Bene. Su seguitemi»
Uscirono dalla villa e si diressero in mezzo alla vegetazione del posto, così verde e piena di colori, giungendo ad un piccolo spazio erboso con alcuni tronchi e pietre posti in maniera a prima vista casuale.
«Prima di cominciare v'informo che i giorni di allenamento sono dal lunedì a venerdì. Sabato e domenica sono giorni di relax» spiegò Andrea «Ma se volete, alcune volte possiamo allenarci anche di sabato. Ci mettiamo d'accordo e si fa.»
Nel frattempo scie di luci iniziavano a illuminare le piante circostanti mentre degli uccelli, che i due orfani non avevano mai visto, cominciavano a far sentire la loro presenza coi loro versi striduli e gracchianti.
«In cosa consiste l'esame che Audrey e i suoi amici devono fare?» domandò Gab.
«Principalmente in prove sul combattimento e sul controllo delle abilità impostate sulla modalità di gioco più talvolta anche da una simulazione al computer ma dipende dai casi, quasi ogni anno è diverso. Ma adesso non ha senso preoccuparvene, vi mancano ancora quattro anni per quello.» fece Andrea con tono rilassato. «Altre domande?»
Di nuovo fu Gabriele a parlare. «Il nostro è l'unico tavolo con sei posti hai detto. Eppure ne ho visti due con sette posti o quasi tutti gli altri con meno di cinque persone al tavolo.»
Il Tutore mantenne il suo sorriso paterno ma stavolta dietro gli si leggeva la tristezza. «Quelli che hai visto con sette persone erano la moglie o marito con possibili figli. Invece, in quei altri tavoli che hai visto dove ci sono solo due o tre Ultra, i posti vuoti appartenevano a Eroi morti nei combattimenti contro i Neri. Di solito un'annata sopravvive in veste d'Eroe per massimo quasi tre o quattro anni, se si è fortunati, al completo. L'annata di Audrey è una delle poche eccezioni; il loro compagno europeo, Aivar, è morto in una missione in Europa dove hanno subito un'imboscata.» spiegò l'uomo «Poi ci sono coloro che hanno tradito gli Eroi e che sono passati dall'altra parte. Ecco perché mancano dei posti nei tavoli.»
I due bambini lo fissarono sbigottiti. Ciò che aveva detto il loro Tutore li preoccupò terribilmente. Se ciò era vero, significava che qualcuno tra loro sei sarebbe morto ucciso da giovanissimo. E chi sarebbe stato magari il primo? E l'ultimo? Avrebbe per sempre convissuto con la consapevolezza di essere l'unico superstite del suo anno?
Sempre con il ricordo dei suoi compagni morti.
«E del tuo anno? Siete rimasti soltanto in due?» domandò Gabriele avvicinandosi un poco, curioso.
Andrea scosse la testa. «No, Gabri. Quella donna che hai visto è mia moglie Ada. Io sono l'unico del mio Blocco ad essere ancora vivo.» mentre rispondeva guardava altrove cercando di non fissare negli occhi i due allievi, specialmente la bambina. Doveva aver già capito da tempo in cosa consisteva l'abilità dell'orfana, infatti quest'ultima stava guardando il Tutore con grande apprensione e tristezza, come se stesse vedendo e sentendo ciò che l'Eroe non voleva dire.
Questo però non fece che crescere ancor di più la curiosità nel bambino. «Ma non possono essere tutti morti. Magari qualcuno è passato dagli Oscuri.» insistette Gabriele. Non era possibile che Andrea avesse perso davvero tutti i suoi compagni. Doveva essere un dolore incredibile.
«Ora smettila Gab!» lo riprese duramente Dri dandogli una botta sulla base del collo, nel punto dove c'era la lettera della loro classe di appartenenza. «Non vedi che sta soffrendo?»
«No. Sono tutti morti.» mormorò Andrea con tono piatto guardando un punto a caso in alto, verso l'orizzonte. Scosse nuovamente la testa come per scacciare i cattivi ricordi. «Ora basta, non siamo qui per farci due chiacchere sulla vita da Eroe: cominciamo l'allenamento. Partiamo da te, Gabriele.»
Gab deglutì, consapevole che gliela avrebbe fatto pagare di tutte quelle domande inopportune. Forse doveva cominciare a tenere a bada la propria curiosità, ma solo forse.
E infatti non sbagliò.
Gli fece fare degli esercizi per riscaldare i muscoli particolarmente difficili, sentiva già le braccia fargli male
Il Tutore gli ordinò di diventare dei vari elementi che fino ad ora era riuscito a sbloccare (fuoco, acqua e ferro) per poi tornare normale.
«Sono gli unici che sai usare, vero?» osservò Andrea girandogli attorno osservandolo attentamente. Gabri si sentiva a disagio per tutta quell'attenzione. Specialmente perché in quel momento si ritrovava senza vestiti, se li era tolti prima di rilasciare l'energia del suo corpo mutandolo in un fuocherello più tranquillo rispetto ai precedenti due.
Gabriele si guardò una mano muovendone le dita come se fossero qualcosa di misterioso e di ultraterreno. «In realtà no... sento che posso usare moltissimi altri elementi. Devo solo scoprire come funzionano.» mormorò intanto che rifletteva sulla propria abilità. In realtà non sapeva ancora esattamente come questa funzionasse realmente, ma sentiva dentro di sé che lui poteva diventare qualsiasi cosa voleva.
Poteva fare qualsiasi cosa voleva.
Doveva solo immaginare di essere quell'elemento. Sentirsi quell'elemento.
Guardò il terreno su cui poggiava i propri piedi nudi.
Era ancora freddo e un po' duro, ma pieno di vita e percepiva in esso l'energia scorrergli attraverso. Resistente ma allo stesso tempo friabile in alcuni punti.
Chiuse gli occhi concentrandosi. Che caratteristica aveva la terra? Era forte e resistente, ideale per la difesa. Donava vita e nutriva gli esseri viventi, proprio come una madre. Una madre affettuosa ma misteriosa, chissà quali tesori e segreti taceva dentro di sé.
Era un elemento molto particolare.
Mentre pensava a questo sentiva il suo corpo cambiare e quando riaprì gli occhi vide era fatto interamente di terra. Diverse sfumature di marrone con ciuffi d'erba qua e là assieme a qualche sassolino.
La cosa più incredibile era che sentiva che poteva aumentarne la durezza a piacimento.
Adriana lo guardava a bocca aperta, stupefatta ma allo stesso tempo orgogliosa di lui. «Uao, bravo Gab! È incredibile!»
L'Eroe invece sorrideva allegro. «Questa è veramente un'ottima abilità. Ti permette di adattarti a qualsiasi situazione, davvero molto utile.» commentò tutto arzillo «Dimmi, puoi diventare anche di diamante?»
Gab ci provò, ma senza successo. Scosse la testolina corvina «No, non ho mai visto un diamante. Non ho idea di come sia fatto veramente.» rispose «Lo stesso per tutti gli altri elementi più complicati o composti. Li devo conoscere prima.»
Andrea annuì serio «Non credo che sarà un grosso problema, sei non sbaglio se un grande appassionato di scienze. Questo facilita di un bel po' il nostro compito.» mormorò fissando il terreno sottostante pensieroso, poi alzò lo sguardo verso il bambino «Per il momento il tuo primo esercizio è riuscire a diventare velocemente tutti gli elementi che sai usare, più tardi cominceremo a imparare a controllarli.» ordinò infine l'insegnante «Dovrò dire al laboratorio di commissionarti una tuta apposta per te. Non puoi bruciare tutti i tuoi vestiti continuamente.» gli fece l'occhiolino.
Gabriele lo guardò poco convinto, ma poi ubbidì seppur con certa riluttanza.
Scoprì che passare da una forma all'altra non era per niente immediato, al contrario di com'era invece quando doveva assumerne soltanto una.
Fu deciso che l'esercizio sarebbe terminato solo se fosse riuscito a cambiare elemento almeno una sessantina di volte ognuno in due minuti.
Cosa per nulla facile.
Mentre guardava l'orfano completamente concentrato nel suo esercizio, Andrea battè le mani per poi fregarsele tra loro. «Bene, ora veniamo a te burdela.» fece infine rivolto alla bambina.
«Adriana» lo corresse lei tentando di nascondere il proprio nervosismo. L'uomo per tutta risposta le sorrise soltanto.
«Ora sono io a porti delle domande.» iniziò sedendosi. La invitò a fare lo stesso. «Parliamo della tua abilità. Hai detto che sei in grado di vedere l'anima delle persone, spiegami allora cosa vedi.»
Dri lanciò un breve occhiata a Gab, i primi due minuti erano già passati ma lui era soltanto riuscito a cambiare sei volte. «Beh, ecco... vedo tutti i ricordi che contiene, i pensieri e ne percepisco l'emozioni, sentimenti che la persona ha provato in quel momento e che prova ora. Riesco a vedere le sue paure, desideri, le sue vere intenzioni. È questo ciò che succede quando uso la mia abilità su qualcuno.» cominciò a spiegare, mentre parlava si torceva nervosamente le mani. «Ho notato che certe volte il mio umore condiziona anche sui ricordi che fa riemergere mentre guardo un'anima. È come se ogni persona fosse un libro che solo io riesco a leggere.» dichiarò infine.
Gabriele intanto si era fermato ad ascoltarla. I minuti passavano a rapidi ma lui preferiva stare a sentire la propria migliore amica, curioso di scoprire come funzionasse l'abilità di questa. «Che frase filosofica!» commentò sogghignando sagacemente. <<Però è molto bella>> aggiunse subito dopo con un sorriso più sincero.
«Tu non dovevi fare degli esercizi?» lo ribeccò Andrea sollevando un sopracciglio.
Il bimbo alzò le mani. «Ehi! Volevo conoscere anch'io come funziona l'abilità di Dri, dopotutto è amica mia»
Il Tutore continuava a guardarlo severo con le braccia incrociate. «A quanto sei arrivato?»
«Dodici» ammise schietto Gab.
L'uomo sbuffò «Continuerai il tuo esercizio più tardi. Adesso vediamo d'insegnarvi a controllare le vostre abilità, così evitiamo che facciate del male agli altri e a voi stessi.» decise infine «Forza, mettetevi qui davanti a me e... che c'è Gabriele?»
Gabri abbassò la mano alzata precedentemente. «Ci potrai almeno dire come fai a conoscere l'Educatore Shakoma?»
Adri annuì, in accordo con il suo amico. «Ieri avevi promesso che ce l'avresti detto dopo. Adesso è abbastanza "dopo"?»
L'Eroe sospirò passandosi una mano tra i capelli «È stato il mio insegnante, illegale, di arti marziali. Tutto quello che so sulle arti marziali me lo insegnò lui.»
Adriana lo guardò stupita, a Gabri invece sembro diffidente. «Shakoma sa combattere come un ninja? Seh, cert-» Dri lo zittì con un piccolo coppino sul collo. «Ahi!»
Andrea gli lanciò un breve sguardo di fuoco prima di continuare. «Lo conobbi alla tua età durante una veloce missione in Giappone, mi salvò da un ladro che mi aveva colto di sorpresa. Ammaliato dai suoi movimenti con i quali aveva sconfitto il criminale lo implorai di venire con me a Villa Justice per insegnarmi tutto. Ce ne volle parecchio prima che riuscissi a convincerlo ad accettare, a suo dire non voleva mettersi ancor di più nei guai. Dall'altra parte però aveva ormai perso tutto, per lui non aveva più senso restare in Giappone perciò alla fine mi seguì qui in America.» raccontò «Cominciò a insegnare le arti marziali a me e col tempo si unirono anche i miei compagni di squadra. Per non farsi beccare dagli altri Eroi si fingeva un servo della Villa, ce ne sono così tanti qui dentro. Ma poi uno del mio anno si vide costretto a denunciare tutto al capo degli Eroi e il Sensei fu cacciato via. A quell'epoca avevo vent'anni e già molti miei compagni erano morti. Successivamente scoprii che era stato spedito in un paese piuttosto povero, ma non avrei mai pensato all'Italia.»
I due bambini si scambiarono un'occhiata incredula. Davvero Shakoma era stato l'insegnante di un Eroe? E poi non un Eroe a caso ma, bensì di uno come Mille Volti.
Accidenti se Mirco e gli altri l'avessero saputo...
Ora, come un fulmine a ciel sereno, Gabriele comprendeva il perché il vecchio Educatore non amava assistere ai loro giochi "Eroi vs Oscuri".
Più di una volta Dri gli aveva detto di aver visto Shakoma che guardava gli orfani sui dodici anni con un'espressione improvvisamente triste.
Era perché stava pensando ai suoi ex allievi di molti anni fa.
Andrea si rialzò da terra senza preavviso. «Finiamola con le chiacchere e vediamo d'iniziare!» l'angolo sinistro del labbro si piegò in un ghigno divertito «C'è molto lavoro da fare.»
~~•~~
I due bambini arrivarono alla mensa che erano sfiniti e non sapevano se sarebbero riusciti a resistere anche all'allenamento del pomeriggio.
Sotto la supervisione di Andrea, Gabriele aveva utilizzato la sua forma fuoco per vedere quale tecniche era in grado di usare attualmente con quell'elemento. Aveva scoperto di poter poterlo controllare, seppur attualmente l'unica cosa che riusciva a produrre erano solo piccole colonne di fuoco che lanciava dalle braccia, e di poter soffiare delle piccole fiamme dalla bocca che lo facevano assomigliare ad un piccolo drago ma interamente fatto di fuoco. E pure ancora piuttosto scarso.
Con l'acqua invece comprese di essere in grado di utilizzare i liquidi attorno a sé in modo da poter aumentare di dimensione e congelarla se lo voleva ma al momento non andò più in là di così. Per quel giorno il Tutore si era limitato a fargli usare soltanto quei due elementi.
Adriana invece per il suo allenamento dovette usare la sua abilità sull'Eroe, offertosi come cavia, con l'obiettivo di cercare di essere il più discreta possibile. Andrea sosteneva che in certe situazioni l'abilità della bambina era perfetta anche in missioni sotto copertura, dato che poteva recuperare informazioni preziose dai ricordi e sensazioni delle persone.
Riuscire a controllare le proprie abilità non era stato per nulla facile. Richiedeva parecchia concentrazione ed esercizio mentale.
L'ora di pranzo giunse come un miracolo per i due orfani, finalmente potevano riposarsi. Nonostante la pausa intermedia che aveva concesso a loro Andrea, dove l'uomo aveva offerto a loro dei biscotti che aveva preso precedentemente, Gab e Dri entrarono nella mensa che erano semplicemente stremati.
Il caldo poi non aveva aiutato per nulla.
«Com'è stato il vostro primo giorno d'allenamento?» domandò Nick ai propri compagni intanto che addentava una bistecca con voracità «A me Audrey mi ha fatto correre un sacco di volte sulla pista atletica. Inizialmente ci mettevo troppa velocità, poi sono riuscito a limitare un minimo l'energia che sprecavo nella corsa.»
«Ho dormito» rispose Yen portandosi alla bocca una cucchiaiata di riso.
Fahed la guardò senza capire. «Dormito?»
«La tua abilità è quella di controllare i sogni altrui, se non sbaglio.» provò a ricordare Adriana.
Gab osservò attentamente la bambina. «Puoi usarla solo quando dormi? Avrebbe senso in effetti»
Nguyen annuì «Sì, ma è difficile orientarsi in quel labirinto di sogni. Mi sarò persa un centinaio di volte, fortuna che molti erano già svegli quando ho iniziato l'allenamento» spiegò «A voi invece com'è andata?»
Gabri fissò il proprio bicchiere ricolmo d'acqua. «Ho scoperto di essere una pessima imitazione di un drago sputafuoco e che posso creare mulinelli abbastanza grandi da far affondare una barchetta di noce. Per il resto è stato piuttosto stancante»
«Già, è veramente difficile controllare le proprie abilità.» borbottò Adri mentre girava la forchetta tra gli spaghetti col pomodoro con espressione stanca. «È come se una parte di te cercasse di prendere il sopravvento.»
«O un'animale selvatico che ti implora di lasciarlo libero e di sfogarsi» aggiunse Gab senza distogliere lo sguardo dal bicchiere intanto che lo muoveva leggermente osservandone i movimenti dell'acqua al suo interno.
«Non sono d'accordo con te» disse invece Fahed «O almeno per me non funziona così. Piuttosto non riesco ad usarlo a comando, almeno voi ci riuscite»
«Non fempre» lo corresse Nick con la bocca piena di cibo.
Paulo lo guardò schifato «Almeno cerca di mangiare per bene, razza di zotico.»
«E te invece?» fece Gabriele alzando il viso e rivolgendo un'occhiata di sfida all'argentino. «Ti sei allenato anche tu o hai passato tutta la giornata a criticare persone caso?»
«Gab...» lo rimproverò Adriana.
«Ma incomincia sempre lui!» protestò il bambino.
«E tu non devi continuare!» sbottò l'orfana, poi si voltò verso Paulo «Anche per te è stato sfiancante il tuo allenamento?» gli chiese cercando di essere amichevole.
Il ragazzino ghignò arrogantemente. «Questi non sono affari tuoi, Omèga.»
Gabriele fu molto bravo. Non reagì saltandogli addosso, non alzò le mani, non gridò, non diede inizio a nessuna rissa.
Non era nel suo stile.
Perciò si limitò a fissare truce l'argentino dicendogli «Ci scusi tanto se abbiamo infilato il nostro indegno naso nei suoi reali affari, una persona di alto rango come lei non può permettersi di unirsi nelle inutili chiacchere di noi sempliciotti.» per una volta non venne ripreso dalla sua migliore amica.
«Hai detto bene» disse soddisfatto Paulo «Dovresti parlarmi così molto più spesso, piccoletto»
L'italiano distolse lo sguardo dall'altro. «Presta più attenzione alle tue cose, un giorno potresti trovarci spiacevoli sorprese.» lo avvisò portandosi il bicchiere alle labbra.
Poi, a rendere ancor più piacevole il pranzo, si aggiunse anche l'arrivo del ragazzino dell'altro giorno, Elliot.
Manteneva sempre la sua aria spavalda con un a lieve sfumatura di arroganza mentre camminava in direzione tavolo del Blocco C22.
«Ehi Paulo!» lo salutò l'inglese raggiungendolo seguito dal suo gruppetto «Oggi si fa serata! Ti unisci a noi o...» diede una breve occhiata schifata a quasi tutti coloro che si trovavano al tavolo del Blocco C22 «Guarda che non sei costretto a restare in questo tavolo, puoi venire al nostro.»
Il bambino osservò i propri compagni, Gab vide un'ombra di dubbio oscurargli per qualche secondo gli occhi. Subito si voltò verso Dri.
L'aveva visto anche lei?
La concentrazione di Adriana era rivolta verso il proprio piatto di pasta, ma Gab sapeva che in realtà stava tenendo d'occhio la situazione.
«Fa lo stesso.» rispose Paulo «Tanto è solo per i pasti e qualche ora al pomeriggio, si possono sopportare.»
Elliot si sistemò meglio i capelli. «Certo che è incredibile; persino gli Omèga possono diventare degli Ultra, i tempi stanno proprio cambiando.» si voltò verso Dri «Ehi Omèga! Avete davvero il simbolo della lettera sul collo oppure è una leggenda metropolitana? Hai fatto il controllo delle pulci e dei pidocchi prima di venire qui?» poi rise, seguito dai suoi compagni e da Paulo. Chissà cosa ci trovavano di così divertente.
Gabri al contrario sapeva perfettamente perché ridacchiava.
«Perché ridi tu?» chiese bruscamente un ragazzino dalla pelle color caramello e un lieve accenno di barba sulle guance e sul mento.
«Non è buffo?» fece Gabriele con un sorriso furbo mostrandosi apparentemente tranquillo. Per quanto gli piacerebbe insultare pesantemente in dialetto quel gruppetto di idioti, la faccia che avrebbe sicuramente fatto Elliot fra non molto sarebbe stata di gran lunga ben più soddisfacente. «Tu disprezzi noi Omèga, ma guarda caso questi due Omèga sono coloro di cui parla questa fantomatica profezia, coloro che porteranno la pace. Che ironia è la vita non è vero?»
Un silenzio imbarazzante scese sul gruppetto, non sapendo più cosa rispondere.
Gab 1 – Elliot 0
L'inglese storse la bocca in una smorfia scocciata. «Ti sei giocato bene la tua mano, lo devo ammettere» disse con un sibilo che lasciava ben intendere la sua irritazione. «Ma su una cosa ti sei sbagliato. La Profezia parla soltanto di un Bambino Portatore di Pace e credo che ormai sappiamo tutti chi è, o sbaglio?» si voltò dandogli le spalle e fece segno ai suoi amici di imitarlo. «La mia offerta non sarà sempre valida, sappilo. Ti conviene scegliere fin da subito da che parte stare.»
«Io ho già scelto.» rispose con sicurezza Gabriele senza distogliere gli occhi dal ragazzino.
Elliot sbuffò seccato e se ne andò assieme al suo seguito.
Non appena furono abbastanza lontani, Gab afferrò il proprio telecomando e digitò veloce l'ordine. «Ho bisogno della cioccolata»
«Non ti calmerà» lo avvisò Nick «Fidati, ci ho provato anch'io una volta» Gabri però lo ignorò. Non voleva calmarsi, voleva solo distrarsi mentre gustava dell'ottima e morbida cioccolata.
Cominciava già a detestare il fatto che tutti lo consideravano quel Bambino, ma sapeva che avrebbe dovuto farci l'abitudine se voleva riuscire a sopravvivere lì dentro.
Sentì la mano di Adriana stringere la sua e cominciò a rilassarsi poco a poco.
Neppure a lei non piaceva tutte quelle pressioni per via della Profezia che le incombeva sulle spalle, ma non potevano farci niente.
Meglio ingoiare e buttare giù il boccone per non rischiare d'impazzirci sopra.
Quando la tensione lentamente scivolò via, i bambini ripresero a scherzare tra di loro fatta eccezione di Paulo che continuò a mangiare lanciando qualche volta un commento sarcastico dei suoi, spesso a danno di Nick.
Terminato il pasto si diressero tutti insieme verso la palestra 23, quella i tappetini per i combattimenti corpo a corpo ed una lunga asse orizzontale larga abbastanza per farci stare soltanto un piede.
Sembrava una palestra normalissima di quelle che si può vedere sulle riviste o in alcune scuole un po' più specializzate.
Vipère li stava già aspettando mentre leggeva un libriccino con un titolo indecifrabile seduta si un sgabellino. Quel giorno indossava soltanto una canottiera bianca molto scollata ed un paio di pantacalze nere in pelle, tutto rigorosamente attillato.
A quanto sembrava però non aveva rinunciato ai suoi tacchi vertiginosi. Gabri si chiese se ci dormisse pure con quelli.
Non appena li vide la donna storse il naso dal disgusto e mise via il libro alzandosi in piedi. «Alla buon'ora, finalmente siete arrivati.» fu il suo commento aspro «Ce ne avete messo di tempo. Non azzardatevi a tardare mai più di un solo minuto.» li avvisò con un'espressione dura e infastidita sul volto. «Ora voglio che facciate dieci giri attorno lungo il perimetro della palestra, poi venti flessioni e dieci addominali. Non voglio sentire nessuna lamentela, intesi?»
Gli Ultra annuirono ed ubbidirono e cominciarono ad eseguire il primo esercizio ordinato.
Per Nick fu parecchio difficile, dato che ancora non sapeva controllare bene la sua abilità dovette provarci una ventina di volta prima di riuscire a tenere un passo poco più veloce dei suoi compagni.
Con le flessioni e gli addominali non andò invece così male, a parte Yen e Fahed, gli altri riuscirono a farli tutti quasi correttamente. Una volta che ebbero terminato, Vipère li fece mettere in riga di fronte a sé fissandoli torva. «In questo corso sappiate che, almeno per il momento, è vietato l'uso delle abilità. Perché per essere Eroi non basta soltanto saper controllare le proprie abilità o usare con maestria le armi.» iniziò a parlare con la sua solita voce melliflua, sembrava quasi che li stesse deridendo. «E per quanto possiate avere delle abilità incredibili queste risulteranno nulle se non sapete un minimo combattere. Schiatterete al primo vero combattimento se non possedete degli ottimi riflessi, se non sarete abbastanza veloci ad attaccare o a difendervi. Se non saprete muovervi bene rischiate di spezzarvi l'osso del collo nell'eseguire una pessima capriola in aria.» camminava avanti e indietro facendo risuonare il rumore dei tacchi in tutta la palestra. «Toglietevi le maglie. Tutti.» ordinò infine bruscamente con un sibilo.
I bambini titubanti ubbidirono, Gab se la tolse con lentezza tenendo gli occhi fissi sulla donna cercando di capire che intenzione avesse.
L'Eroe esaminò attentamente la corporatura dei nuovi arrivati borbottando qualcosa come "troppo magro" "troppo grosso" "forse un giorno potrebbe migliorare" oppure "Qui non ci siamo".
Li fece rivestire nuovamente per poi dividerli a coppie, sfruttando il fatto che fossero un numero pari e ordinò a loro di combattere come se si trovassero di fronte ad una rissa.
Gabriele, che ebbe la sfortuna di trovarsi in coppia con Paulo, non si era mai trovato in una rissa. Non aveva il fisico adatto, l'avrebbero spazzato via in pochi secondi. Di solito cercava di cavarsela con stratagemmi per salvarsi la pelle con l'utilizzo di risposte argute in maniera da ottenere il favore del pubblico.
Oppure le evitava proprio e lasciava che fosse Adriana ristabilire la pace tra i due litiganti, cosa che le riusciva molto bene.
Gab si intrometteva soltanto se vedeva un proprio amico o qualsiasi altro deriso. In vita sua non aveva mai dato neanche uno schiaffo ad un bambino e non ci teneva cominciare proprio ora.
Paulo invece sembrava non farsi troppi problemi a cercare di colpirlo con uno dei suoi pericolosi pugni con un ghigno felice sul volto.
L'orfano era particolarmente attento a non farsi beccare vista l'abilità dell'altro, non aveva voglia di fracassarsi le ossa. Perciò si limitava a evitare i colpi dell'avversario, un po' come faceva durante le lotte alle olimpiadi nell'orfanotrofio.
Sperò solo di avere dei buoni riflessi che gli permettessero di cavarsela fino a quando Vipère non avesse detto che potevano smettere.
Nel frattempo però gli venne una piccola idea e cominciò a indietreggiare verso la parete più vicina. Intanto Paulo stava cominciando a seccarsi del fatto che non riusciva mai a colpire quel fastidioso moscerino davanti a sé e quando la schiena di Gabri toccò la parete sorrise soddisfatto.
«Ti sei messo in trappola!» esclamò contento caricando il gancio destro. L'italiano riuscì ad abbassarsi in tempo mentre il pugno dell'altro si incastrava nel muro.
Svelto, il bambino gli scivolò tra le gambe e corse verso un rettangolo in legno grande quanto un terzo della palestra pieni di quadrati all'interno appeso al soffitto. Senza indugio vi saltò sopra per poi arrampicarsi fino ad arrivare in cima, lontano dal proprio avversario che nel frattempo era arrivato ai piedi del rettangolo e cercava di salirci anche lui senza successo.
Quando fallì per la quinta volta, Paulo alzò il viso verso Gab fissandolo furente. «Torna giù, codardo! Ti fai grosso soltanto quando puoi usare la tua abilità?»
«Mi dispiace, sto troppo bene qui sopra!» gli gridò in risposta l'orfano «E poi, prima impara a controllare la tua di abilità. Dopo io scenderò» l'altro continuò a protestare ma Gab prese ad osservare come se la stessero cavando gli altri.
Di certo non ci stavano mettendo la stessa grinta di Paulo, Fahed provava a colpire fiaccamente l'australiano mentre Nick evitava facilmente i pugni dell'avversario saltellando da un punto all'altro.
Dri e Yen non sapevano per niente cosa fare, i pugni che provavano a tirarsi l'un l'altra colpivano solamente l'aria ma almeno la prima aveva i movimenti un po' più fluidi.
Vipère passava da una coppia all'altra osservando come si muovevano i ragazzini, esaminandoli con estrema attenzione.
«Okey, credo che possa bastare» esclamò alla fine, tutti si fermarono sollevati. «Fate abbastanza schifo. Fortuna che ci sarò io ad insegnarvi, altrimenti...» scosse la testa guardandoli nauseati «Comunque sono riuscita a farmi un'idea su quale può essere il vostro stile di combattimenti migliore per ciascuno di voi.» alzò il viso rivolta verso Gabriele «Ehi tu! Puoi scendere ora» ancora un po' diffidente il bimbo scese con calma dalla spalliera per poi raggiungere i propri compagni già in fila.
L'Eroe lo guardava severa. «Bene, ora che ci siete tutti posso insegnarvi almeno le basi per un combattimento corpo a corpo» un sorrisetto perfido prese forma sul suo viso. «Preparatevi a sputare sangue, mocciosi»
Decisamente non era una frase molto incoraggiante.
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