Il Valore Del Presente pt1

Il giorno seguente si rivelò particolarmente tranquillo e soleggiato, ideale per rilassarsi stesi sul prato. I ragazzini del blocco C22 si erano seduti sotto l'ombra di un boschetto di palme poco lontano dalla cucina, come era stato detto a loro la sera prima, aspettando che i loro Tutori arrivassero.

Indossavano tutti degli abiti freschi e comodi che permettevano loro di muoversi con facilità, seguendo così il consiglio di Mille Volti.

Nell'attesa avevano deciso di giocare insieme a carte, Gab se le era portate dietro nel caso fossero servite per passare il tempo.

Paulo aveva insistito di provare a fare una partita di poker ma Fahed si era completamente rifiutato di giocarci. Lo riteneva un gioco vile dove si perdevano soldi e che creava dipendenza. Gabriele non sapeva se era vero o meno, ma non volendo escludere il marocchino dal gruppo decise che avrebbero dovuto trovare un altro gioco che avrebbe messo d'accordo tutti.

Dopo parecchie discussioni e proposte, alla fine decisero di fare una partita o due a Machiavelli, un gioco abbastanza simile a Ramino cui i ragazzini erano soliti fare ma un po' più complicato e lungo.

L'argentino lo conosceva abbastanza bene perciò non si lamentò troppo della scelta. Anche se lo riteneva un gioco per vecchi, in realtà si capiva che gli piaceva giocarci e si impegnò abbastanza nel cercare di battere i propri compagni.

Erano nel bel mezzo della loro prima partita quando finalmente arrivarono i loro Tutori.

«È strano vedervi seduti tranquilli in cerchio senza che vi ammazziate a vicenda.» commentò Khadeer una volta che li ebbe raggiunti.

«Oppure a combinare qualche guaio» aggiunse Andrea lanciando un'occhiata a Gab e a Nick, poi vide il motivo della loro tranquillità. «Ah! State giocando a Machiavelli! Gran bel gioco quello.» dichiarò annuendo con approvazione «Chi sta vincendo al momento?»

«Gabri, Adri o Paulo» rispose Nick concentrato. «Uno di loro tre. Scegli quello che ti ispira di più.»

Audrey si sedette accanto al suo allievo guardando curiosa le sue carte. «Machiavelli che bello!» esclamò gioviale «Come funziona?»

«Ehm...» fece l'australiano «Non l'ho ancora capito.»

Fahed sbuffò. «Nick, l'abbiamo spiegato una cosa come una ventina di volte!»

L'australiano scrollò le spalle. «Che ci posso fare io se è così complicato?»

«Se devo essere sincera, neppure io ho capito bene come si gioca.» ammise con voce sottile Yen.

Paulo si lasciò sfuggire un verso di scherno. «Ecco perché state giocando così da schifo, era da un pezzo che mi chiedevo se foste riuscito a comprendere qualcosa»

«E vabbè, è solo la terza che ci giocano.» li difese Adriana creando un altro tris rimanendo così con una sola carta.

Andrea batté forte le mani per richiamare l'attenzione degli allievi «Forza, mettete via quelle carte. Il vostro allenamento di oggi sta per iniziare.»

«Ma sto per chiudere la partita!» protestò Gabri guardando supplicante il suo Tutore, ma questo scosse impassibile la testa.

«Ah cioh! Sono cose che capitano. Ora metti via quelle carte e allargate il cerchio che dobbiamo sederci anche noi vecchiardi.» Mille Volti si mise fra Dri e Gab, soltanto dopo si accorse di aver lasciato il proprio allievo vicino a Nick. «Accidenti, Audrey potresti metterti in mezzo a Gabriele e a Nick, così evitiamo possibili pasticci da parte di quei due.»

Shui fece una smorfia mentre sedeva accanto a Yen. «Vecchiardo a chi? Ho ancora vent'anni io.»

«Ma che pasticci dovremmo mai combinare, io e Gabri assieme?» si lamentò Nick per essere stato separato dal suo compagno di sventura.

Mille Volti non gli rispose e aspettò che tutti prendessero parte al cerchio e che ci fosse il dovuto silenzio.

Una volta soddisfatto cominciò a parlare «Allora, fra non molto inizierete il vostro secondo anno qui a Villa Justice e questo significherà molti cambiamenti rispetto a come vi eravate abituati fino ad esso. A partire dai vostri allenamenti.»

«Quest'anno gli allenamenti andavano soprattutto a concentrarsi sul controllo delle vostre abilità e sullo scoprire quale stile di combattimento vi si addiceva di più» spiegò in breve Khadeer «Però adesso occorre andare più in profondità. D'ora in poi si procederà così» si posizionò meglio sul prato in modo da stare più comodo. «Con Navaìnica imparerete a destreggiarvi con l'arma che possedete. Con Vipère invece, oltre alla lotta, vi insegnerà a costruire trappole da usare contro il nemico mentre gli allenamenti sulle abilità subiranno un programma molto flessibile. Ci saranno delle volte in cui vi allenerete ancora individualmente e altre in cui sarete tutti insieme»

Beh, niente di troppo preoccupante. Per il momento.

Imparare a maneggiare al meglio la naginata era molto interessante, la parte che riguardava nel costruire trappole aveva entusiasmato Gabriele, il quale non vedeva l'ora di cominciare (anche se come insegnante avrebbe avuto Vipère), in più l'idea di allenarsi sulla sua abilità alcune volte con i suoi compagni non gli dispiaceva affatto.

Però dalle facce dei Tutori capì che i maggior cambiamenti dovevano ancora arrivare.

Infatti Mara incrociò le braccia al petto drizzando ancor di più la schiena iniziando poi a parlare «Gli allenamenti però saranno la meno.» disse la donna con voce dura «Da quest'anno riceverete le vostre prime missioni come Eroi. All'inizio saranno piuttosto semplici, vista la vostra inesperienza, e in più verrete accompagnati da noi Tutori per un anno o due. Proprio per questo motivo, almeno una volta al mese, vi faremo combattere tra di voi per abituarvi agli scontri tra Ultra e affinare le vostre capacità di ragionamento durante una battaglia.»

Okey, questa parte lo entusiasmava di meno.

Il messaggio sottointeso ero abbastanza chiaro a Gab. Da adesso si cominciava a fare sul serio.

Il tempo dei giochi e degli scherzi stava, col tempo, volgendo al termine.

Fra non molti anni sarebbero entrati far definitivamente parte degli Eroi. Sarebbero scesi in battaglia e avrebbero ucciso degli Oscuri, il nemico.

Qualcuno dei suoi amici non ce l'avrebbe fatta.

In più la Guerra si stava facendo sempre più vicina.

Era nell'aria, ne parlavano i giornali, le poche radio che trovavano e le persone.

Non si poteva più ignorarla.

Diciamo che la cosa non lo elettrizzava per nulla e sapeva che valeva anche per i suoi compagni, ne vedeva l'agitazione persino sul viso di Paulo.

«Però sempre da quest'anno potete cominciare a pensare al vostro nome!» esclamò allegra Audrey alzando le mani al cielo.

«Nome? Quale nome?» chiese Yen accigliandosi.

«Quello che vi rappresenterà come Eroe.» a rispondere non fu nessuno dei Tutori ma, bensì, una voce che i ragazzini avevano sentito giusto la sera prima alla cerimonia mentre li chiamava uno ad uno perché ricevessero le loro armi.

Il voltò di Andrea si scurì non appena la udì e mantenne lo sguardo davanti a sé, verso il punto da cui la voce proveniva.

Tutti si voltarono nella sua direzione e videro Suprem Dragon, accompagnato da Viperè e Navaìnica, camminare verso di loro. Ormai era praticamente arrivato.

Si fermò a un metro dal cerchio che allievi e Tutori avevano formato e prese ad osservarli tutti attentamente.

Quel giorno indossava un completo da cowboy con tutte le sfumature di rosso, dal cremisi al color fuoco, solo i pantaloni erano nero carbone. Anche il cappello rosso indiano era quello tipico dei cowboy.

Gabriele si chiese come facesse a non soffrire il caldo vestito così.

Viperè invece portava un vestito verde squamoso aderente con una scollatura che lasciava poco spazio alla fantasia. L'unico che portava degli abiti comodi era Navaìnica che indossava soltanto dei pantaloni lunghi della tuta ed una canottiera da cui si intravedeva il petto ampio e muscoloso dell'uomo, entrambi i vestiti erano colorati di blu elettrico.

I due Maestri guardavano i ragazzini con aria seccata, molto evidentemente avrebbero voluto trovarsi altrove e non lì con quei marmocchi ai quali erano già costretti a far da insegnanti.

Supreme piegò le labbra in un sorrisetto abile. «A quanto vedo avete già cominciato ad illustrare ai nostri giovani allievi come verrà organizzata la loro educazione per l'anno che verrà.» disse mellifluo «Avete anche già esposto l'argomento delle missioni?»

«Gliene abbiamo parlato giusto qualche secondo fa.» gli rispose Khadeer, non sembrava né irritato né infastidito dalla presenza dei nuovi arrivati. Solo particolarmente stupito, così anche Audrey e Shui.

Solamente Mara e Andrea non avevano la faccia di chi fosse contento di vedere il capo degli Eroi assieme ai suoi sottoposti.

Per quanto riguardava i ragazzini, la maggior parte di essi stava cercando di trattenersi dall'emozione di trovarsi proprio lì, davanti a loro, il leggendario Suprem Dragon. L'Eroe di tantissime battaglie.

Innumerevoli quasi.

«No-Non ci aspettavamo il suo arrivo Signore.» balbettò Shui abbassando lo sguardo a terra sentendosi indegno di guardare in faccia quell'Eroe così incredibile, ci mancò poco che si prostasse davanti a lui. «A cosa dobbiamo l'onore?»

L'uomo si grattò appena la corta barba bionda continuando a guardare i ragazzini, infine il suo sguardo si posò su quello di Gabriele e lì si fermò.

Nonostante una delle regole lì alla Villa era di non guardare mai direttamente in faccia Supreme Dragon, il ragazzino volle mantenere il contatto visivo.

Voleva fargli capire che non aveva paura di lui e che sapeva chi era.

Ti ricordi di me? Ti ricordi come ci avevi chiamato, me ed i miei amici? Ti ricordi come hai trattato i nostri educatori.

Di come ci hai trattati?

Io non ti ho dimenticato, so chi sei.

Non mi piegherò mai a te, non ti temo.

Sentì a malapena il verso di scherno che l'Eroe gli fece, prima di rivolgersi nuovamente al gruppo. «State tranquilli, sono solo di passaggio. Volevo fare un breve saluto ai nostri giovani aspiranti Eroi.» disse Suprem Dragon abbozzò ad un sorriso amichevole ai ragazzini «I miei Generali mi hanno detto che avete delle capacità niente male. Alla loro maniera ovviamente.» ridacchiò lanciando delle occhiate divertite a Viperè e a Navaìnica. «Come modi certe volte possono fare un po' desiderare, ma sono dei bravi insegnanti e oltre che dei perfetti Generali Speciali.»

Viperè fece un breve inchino reverenziale. «Per lei solo il meglio, Signore.»

«Comunque sono venuto anche per informarvi di alcune cose che vi interesseranno particolarmente. Come i vostri Tutori vi hanno già informato, quest'anno comincerete le vostre prime missioni. Di norma in questo periodo ne affido solo quelle più indirizzate al servizio civile che altro, per darvi un'idea di come bisogna comportarsi, ma con la Guerra alle porte questo è un lusso che non credo possiate permettervi, specialmente voi che avete il Bambino Portatore di Pace.» il viso dell'Eroe perse completamente ogni traccia di ironia «Abbiamo bisogno di accelerare la vostra formazione fisica e psicologica per abituarvi ad affrontare l'inevitabile, perciò, a differenza di qualsiasi altro Blocco, abbiamo deciso di partire già con missioni a sfondo politico e di protezione.»

«Quindi vuoi mandarli subito in battaglia. È questo quello che stai dicendo.» Andrea guardava fisso in volto Supreme Dragon assottigliando lo sguardo.

Il capo degli Eroi gli rivolse un'occhiata distratta. «Noto con dispiacere che nonostante l'età, i tuoi comportamenti irrispettosi rimangono tutt'ora invariati.» lanciò poi un'occhiata a Gabriele «E i tuoi allievi non sono da meno. Vedi di tenerli a bada, Mille Volti. Dovresti sapere molto bene ormai quanto io non ami i gesti di ribellione.» si piegò appena raccogliendo da terra un bastoncino e prese a rigirarselo tra le dita. «I comportamenti ribelli hanno la fastidiosa tendenza di andare contro le norme sociali, d'infrangere le regole poste perché si potesse mantenere l'ordine nella società per il benessere di tutti. A non saper stare al suo posto. Comportamenti del genere non farebbero altro che spezzare il fragile equilibrio in cui noi tutti viviamo.» con una leggera pressione del dito l'uomo spezzò in due il bastoncino che aveva in mano.

Al rumore secco, la maggior parte dei ragazzini trasalì.

Soddisfatto dalla loro reazione, Suprem Dragon continuò a parlare. «Senza un equilibrio, senza l'ordine, si precipiterebbe nel caos, nella confusione più totale e nella violenza. Ci ritroveremo in un mondo dove sono i nostri istinti peggiori a dominare. E noi questo non lo vogliamo, vero Mille Volti?»

Le mani di Andrea si aprivano e si chiudevano ripetutamente nel tentativo di controllarsi, infine abbassò il capo sussurrando «No, non lo vogliamo.»

Suprem annuì sorridendo compiaciuto. «Risposta esatta! A quanto pare riusciamo ancora a capirci, vecchio mio.» si rimise in posizione perfettamente dritta. «Bene, il mio tempo qui è concluso. È stato un piacere poter discorrere tranquillamente con voi, buona giornata.» con passo fermo e spavaldo si voltò ritornando alla Villa assieme al suo seguito.

Il gruppetto lo guardò allontanarsi in silenzio, ancora scossi dal discorso dell'Eroe.

«È sempre così allegro quello?» fu Gabriele il primo a parlare, aveva ascoltato con grande attenzione quanto aveva detto Suprem Dragon e c'era qualcosa che non lo convinceva in mezzo a quelle parole.

Se il caos portava alla distruzione e alla violenza, allora secondo lui il troppo ordine soffocava ogni tipo di pensiero fuori dall'ordinario.

Ogni tipo di differenza.

Nono gli sembrava affatto una gran bella cosa.

«E non lo hai ancora visto a Capodanno, lì sì che sprizza di felicità da tutti i pori.» gli rispose cupo Mille Volti rialzando lo sguardo.

«Io davvero non capisco questo tuo astio nei suoi confronti, Andrea.» borbottò Khadeer «Suprem Dragon è un grandissimo Eroe, senza di lui il mondo sarebbe crollato a pezzi tra guerre e rivoluzioni. Se spesso ha questa nota così cupa è perché ha vissuto più di duecento anni.»

In effetti questo era vero, Suprem esiste da prima che nascessero gli Oscuri, alcuni dicevano che fosse stato un compagno di Blocco di Bulhuui (alias il Grande Traditore).

Ma com'era possibile ciò?

Se Gabri non si ricordava male, l'abilità di Suprem Dragon era quella di trasformarsi in un enorme drago rosso sputafuoco, in che modo tale abilità gli conferiva anche l'immortalità?

Cioè, con Adunbi e Bulhuui aveva senso (uno curava gli altri mentre l'altro guariva da tutte le ferite), ma con il capo degli Eroi per niente.

«Khadeer, sai che non è stato lui a fondare gli Eroi?» gli ricordò Andrea sollevando le sopracciglia.

«Sì sì, lo so. È stato uno dei primi Ultra, Proteo.» fece il Tutore di Fahed. «Ma Suprem è quello che ha portato avanti la sua idea, è il miglior Eroe che sia mai esistito. Questo lo devi ammettere.»

«Uhm-uhm» mugugnò Mille Volti senza più ascoltarlo veramente. «Lasciando perdere inutili discorsi come questo, possiamo passare alle cose importanti come ad esempio del motivo per cui adesso siamo qui.»

La curiosità si riaccese nell'animo di Gabri che volse tutta la sua attenzione al suo Tutore.

«Alla luce di quanto Suprem Dragon ci ha detto, sono ancora più convinto che la sfida che vi proporremo quest'oggi sarà veramente utile» parlava con voce chiara e concisa, la stessa che aveva ogni volta che faceva lezione ai ragazzini o quando doveva spiegare un esercizio alquanto difficile ad Adri o a Gabri. «Qual'è la cosa più importante in una missione? Dalla più semplice alla più pericolosa intendo»

Il primo ad alzare la mano fu Fahed «Non disubbidire agli ordini.»

Andrea fece una faccia poco convinta muovendo la mano orizzontalmente. «Sì, hai perfettamente ragione ma non è questo il fattore più importante.»

«Essere freschi e riposati, ma soprattutto essere perfettamente in salute?» azzardò Nguyen.

«Essere sempre positivi?» fu il turno di Nick alzando la mano saltellando sul posto da seduto.

Mille Volti scosse la testa. «Essere sempre positivi è importante ma-»

«Non morire?» bofonchiò Paulo annoiato.

Gabriele ridacchiò divertito mentre Dri scosse la testa sorridendo appena.

«Quello se riusciste ad evitarlo sarebbe una gran cosa.» commentò acida Mara, anche se sotto si riusciva vedere che aveva trovato simpatica la risposta.

Ora toccò a Gab nel cercare di dare una sua opinione «Analizzare attentamente la situazione e trovare il modo per completare la missione con successo limitando i danni il più possibile.» quasi tutti i Tutori, più Paulo, lo guardarono sorpresi dall'affermazione del giovane italiano, non aspettandosela affatto.

Di norma erano abituati a vederlo come un ragazzino problematico (cosa che in effetti era) dal carattere ribelle e con un talento naturale nel cacciarsi nei guai.

Non credevano che potesse dare una risposta così arguta e ragionata.

Gli altri suoi compagni di Blocco invece non ne parvero alquanto stupiti, col tempo avevano imparato che il loro amico non era così idiota come talvolta lasciava mostrare.

«Ammetto che questo aspetto è veramente importante per completare con successo una missione, la capacità di analizazzione e di ragionamento vi saranno sempre utili in battaglia per riuscire a sopravvivere» disse Andrea con uno strano tono di voce, come se vi fosse qualcosa a metterlo vagamente in tensione «ma la cosa che è di più vitale importanza in una qualsiasi missione è un'altra.»

Adri sollevò la mano richiamando l'attenzione del Tutore. «Lo spirito di squadra» esordì con estrema sicurezza.

L'uomo le sorrise soddisfatto «Esatto Adriana, lo spirito di squadra è essenziale.» affermò annuendo «Senza di esso rischiereste d'intralciarvi a vicenda creandovi confusione e fallendo con certezza. Saper collaborare con altre persone al di fuori di voi stessi può addirittura salvarvi la vita in alcune occasioni, poiché uno potrà essere potente quanto vuole ma si è sempre più forti quando si è in gruppo. Perciò sarà su questo che si incentrerà l'allenamento di oggi.» guardò il proprio orologio che portava al polso. «Allora, manca ancora un quarto d'ora alle undici quindi credo che dovreste riuscire a fare tutto in tempo.»

Gabriele aggrottò le sopracciglia cominciando a preoccuparsi per il loro destino. «In tempo per cosa?» mosse velocemente le rotelle nel proprio cervello per cercare la soluzione da solo mettendo insieme i vari pezzi.

Avevano ordinato a loro di trovarsi nel boschetto a fianco alla cucina della Villa alle dieci, fra un'ora e un quarto ci sarebbe stato il pranzo e inoltre aveva notato un tendone militare molto grande che si trovava tra la cucina e dove finiva il boschetto.

Tra tutte le opzioni possibili gli venne in mente una che poteva associarsi perfettamente allo stile d'insegnamento di Mille Volti insieme a quanto aveva appena spiegato.

Spalancò gli occhi. «Oh cavolo, non vorrai...»

«Il vostro compito di oggi sarà quello di cucinarci per tutti un bel pranzetto.» esordì Andrea sfregandosi le mani con un'espressione ilare sul viso.

La reazione dei ragazzini fu immediata.

«Ma che razza di allenamento dovrebbe essere questo? Ci avrete preso per dei servi?» protestò animatamente Paulo.

«Eh?» esclamò Nick saltando in piedi «Ma io non so cucinare!»

«Non c'è nessun posto per cucinare qui!» fece notare Fahed.

«E non sappiamo neppure che cosa preparare!» ribatté Adriana, poi sollevò un sopracciglio continuando a guardare Mille Volti «A meno che voi non ce lo stiate per dire adesso.»

L'unica a cui la notizia non disturbava affatto era Nguyen.

E stavolta non perché stava dormendo.

L'uomo annuì divertito ma fu Khadeer a dare gli ultimi dettagli dell'impresa «Vi abbiamo procurato una cucina da campo, dentro troverete tutto l'occorrente base.» indicò il tendone che Gab aveva visto a pochi metri dalla cucina. «Dovrete preparare un piatto tipico del vostro paese a testa, quindi dovrete fare un totale di sei piatti. Se vi serve un ingrediente particolare dovete arrangiarvi da soli a procurarvelo.»

«Sono due le regole che dovrete assolutamente rispettare» disse Mara mostrando l'indice e il medio della mano. «Non potrete chiedere aiuto a nessuno e il pranzo dovrà essere pronto entro e non oltre le tre. Se supererete il limite di tempo anche soltanto di un secondo, resterete senza cibo sia oggi a cena che domani a pranzo. Sappiate poi che dovrete cucinare per dodici persone.» le labbra si piegarono in un ghigno beffardo. «Potete cominciare»

Nick abbassò il capo pensieroso. «Resteremo senza cibo a cena e domani a pranzo? Ma stasera è la vigilia e domani è Natale!» le ultime parole le disse a voce alta preoccupato.

Ma Mara continuò a sogghignare «Allora vi conviene muovervi.» lanciò un'occhiata all'orologio di Shui. «Il tempo passa. Tic, tac, tic, tac...»

«Forza, sarà meglio che ci sbrighiamo ragazzi. Non voglio rimanere a bocca asciutta.» dichiarò Gabriele alzandosi in piedi per incamminarsi verso il tendone. Dri fu la prima a seguirlo, presto lo imitarono anche gli altri.

Solo Paulo rimase fermo dov'era.

Gabri si voltò appena verso di lui «Paulo, vieni.»

Quello scosse la testa ostinato. «Neanche morto»

«Vuoi mangiare sì o no? Muoviti.» gli ordinò l'italiano, l'argentino rimaneva ancora fermo tenendo le braccia incrociate sul petto con un'espressione testarda. «Paulo...»

Alla fine il ragazzino si mise in piedi anche lui sbuffando «E va bene e va bene. Ho capito!» fece raggiungendoli «Tutto questo è un'idiozia.» lo si sentì borbottare a voce bassa.

«Mi piace vederti così entusiasta per questo lavoro di gruppo.» scherzò Gab voltandosi per riprendere a camminare.

Dandogli le spalle non poté vedere l'occhiataccia certa che Paulo deve avergli lanciato ma lo sentì perfettamente rispondere alla sua battuta «Ah guarda, sprizzo gioia da tutti i pori.»

L'immensa felicità di Paulo era così contagiosa tanto da far appassire i fiori attorno a loro.

Tutta quell'energia positiva sarebbe stata perfetta per quell'impresa così assurda.

~~•~~

Il tendone era grande quanto almeno la loro camera e color verde militare, dentro era stata sistemata una cucina smontabile da campo. I fornelli erano collegati con delle grosse bombole a gas e sopra di essi si trovavano diversi mestoli dalle varie forme assieme anche a degli strofinacci bianchi. Non vi era presente nessun lavello ma solo delle taniche d'acqua piene e bacinelle vuote.

Al centro erano posizionati tre tavoli di acciaio che si potevano smontare con facilità mentre in un angolo era stato sistemato un forno non tanto grande con accanto un cassetto pieno di piatti, posate e bicchieri.

Non era molto ma avrebbero dovuto farselo bastare comunque.

Adesso però dovevano capire che cosa fare.

«Bene, credo che sia meglio fare il punto della situazione...» bofonchiò Gabri, anche se in realtà se lo stava dicendo più a sé stesso che ai compagni.

«Il punto della situazione?» fece Paulo con sarcasmo «Dobbiamo cucinare per dodici persone dentro a questo schifo e se non finiamo in tempo non si mangia. Fine della storia, non mi sembra complicato.»

«Stavo parlando tra me e me» precisò il ragazzino, quando vide l'argentino che si stava per appoggiare al tavolo gli disse «Io non lo farei.»

«E perché?» fece l'altro sprezzante incurante dell'avvertimento. Il tavolo non resse il suo peso e cadde a terra assieme all'argentino con un gran fragore.

«Ecco il perché» mormorò Gabriele neutro, si voltò poi verso Yen «Tu sai cucinare vero? Sei stata l'unica che non avuto niente da dire prima, questo allenamento non sembra che ti dispiaccia molto.»

Lei fece un ampio sorriso contenta che qualcuno lo avesse notato e annuì energicamente «A casa ero io che cucinavo, mi è sempre piaciuto e me la cavo piuttosto bene.»

«Perfetto, tu sarai la chef del gruppo.» decise l'italiano un po' più sollevato, almeno poteva essere sicuro che qualche piatto sarebbe riuscito bene. Nel frattempo Adriana stava aiutando un Paulo dolorante e seccato a rialzarsi da terra.

«Qualcun altro se la cava bene ai fornelli abbastanza da non far venir tutti avvelenati per errore?» domandò l'italiano al resto dei suoi amici.

Fahed alzò timidamente la mano «Ecco io non sono molto bravo. Quel poco che so è stato grazie a mia sorella, però so fare il cous-cous

«È un piatto tipico del tu paese?» domandò Gabriele a brucia pelo.

«Beh, sì...»

«Aggiudicato, faremo quello per il Marocco.»

«Come primo, spero.» commentò acido Paulo, a quanto pareva il dolore causato dalla caduta non doveva aver per niente danneggiato le maniere brusche del ragazzino.

Nguyen e Fahed lo guardarono male. L'argentino sembrò un po' spaesato dalle loro occhiatacce. «Perché mi guardate così? che ho detto?» chiese confuso «Insomma. Lo sanno tutti che la carne argentina è tra le più buone. Quindi come secondo faremo quello.»

Dri stava ancora esaminando la cucina ma non si perdeva una parola di quanto i suoi compagni stavano dicendo «E sai come cucinarla?»

Paulo ridacchiò «Ma certo! Era l'unica cosa che cucinava mio padre, di solito per i pasti ci pensa la servitù. Si divertiva a cuocerla e mi ha insegnato come si fa.»

«Bene, abbiamo il primo e il secondo» ragionò Yen prendendo da cassetto una padella. «Per l'antipasto propongo gli involtini alla vietnamita. Non sono difficili da fare perciò non ci dovremo impiegare troppo tempo. Però mi serviranno gli ingredienti, ovvio.»

«Una cosa per volta» l'assicurò Gabriele cercando di non perdere il filo del ragionamento. «Quindi per l'antipasto abbiamo il Vietnam, per primo il cous-cous del Marocco e per secondo la carne argentina» ad ogni piatto che elencava ne teneva il conto con le dita della mano sinistra. «Assieme alla carne io aggiungerei anche la pizza. È un piatto tipico italiano; è buona, abbastanza semplice da fare e c'è pure il forno che la può cuocere perciò credo che possiamo riuscire a prepararla. E così siamo arrivati a quattro pietanze, ce ne mancano ancora due.» si girò in direzione di Adriana a Nick «Mancate solo voi, io vi consiglierei di proporre il dolce così abbiamo un pasto completo.»

Dri incrociò le braccia al petto pensierosa. «Che ne dici delle fritole? Sono semplici, veloci da fare e anche buone.»

Gab le sorrise con un misto di affetto sincero e astuzia, mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni. «Approvate! Se non sbaglio le avevamo fatte una volta per natale» la ragazzina annuì ricambiando il sorriso.

«A me invece non dispiacerebbe poter mangiare ancora una volta la pavlova. È buonissima!» disse Nick con l'acquolina in bocca «È un dolce tipico australiano. È una specie di meringa gigante.»

E con questo erano arrivati a sei pietanze, erano al completo.

Adesso bisognava passare alla fase successiva: procurarsi gli ingredienti.

«Bene. Ecco quel che faremo» iniziò l'orfano avvicinandosi di più ai suoi compagni. «Adesso ognuno di noi dovrà scrivere su un foglio gli ingredienti dei piatti scelti e poi-»

«Ma io non so fare la pavlova!» esclamò Nick.

Nel gruppo calò il silenzio e tutti presero a fissare il loro compagno.

«Si può sapere allora perché l'hai proposto?» sbottò Paulo visibilmente seccato, borbottò poi qualcosa che suonava molto come "Idiota" prima continuare a riprenderlo «Perfetto. Ora abbiamo un piatto del quale sappiamo solo il nome. Ottimo lavoro piccoletto!»

«Ehi! Non è colpa mia! Io non ho mai cucinato, dovevo occuparmi del bestiame. Alla cucina ci pensava mia nonna!» si giustificò lui mettendo più distanza possibile dall'argentino. «Ah, quant'erano buoni i piatti che preparava...» sospirò nostalgico.

«Io non lo prenderei troppo come un problema, d'altronde sia io che Dri, anche se conosciamo gli ingredienti dei nostri piatti, non siamo certi sulla loro lavorazione.» affermò Gabri in difesa di Nick «Non abbiamo mai veramente cucinato fino ad adesso.»

«Però Paulo ha ragione» mormorò Fahed grattandosi il mento. «Abbiamo un piatto ignoto.»

«Non possiamo, che so, non portarlo?» propose Paulo «In fondo abbiamo un pranzo già abbastanza ricco.»

Adri scosse la testa. «No, dobbiamo preparare un piatto per ognuno di noi. Khadeer l'ha specificato, ricordi?»

Paulo non rispose e si limitò a guardare torvo Nick.

«Ragazzi, io senza una ricetta non posso fare molto per dei cibi che non conosco.» Nguyen aveva già cominciato a tirare fuori pentole, pentolini ed il resto delle padelle mettendole tutte su uno dei tre tavoli. «E questa... pavlova è tra essi.»

«Tranquilli, ho un'idea di come potremmo fare» sul viso di Gabriele comparì un sorrisetto scaltro mentre continuava a tenere le mani in tasca. «D'altronde dobbiamo solo trovare le informazioni che ci servono per mettere a punto le ricette, no?»

«Che cosa vuoi dire Gabri?» domandò Fahed inclinando di poco il capo, il ragazzino continuò a sorridere in maniera enigmatica.

Adriana accennò anche lei ad un lieve sorriso perspicace, intuendo le intenzioni del suo amico. «Intende che io potrei cercare nell'anima di qualche cuoco il ricordo delle ricette che ci servono» dalla faccia del suo migliore amico capì che ci aveva preso.

«Detto così è un tantino inquietante» bofonchiò Paulo

«Quindi è deciso» decretò Gab «Nick, tu dovrai portare Dri senza farti scoprire in cucina, da lì poi lei raccoglierà le informazioni sulle ricette. Quando loro avranno fatto, toccherà a te, Fahed, ad andare in cucina con Nick a prelevare gli ingredienti che ci servono.»

Il marocchino fece una smorfia di disapprovazione. «Ma non sarebbe rubare?»

«Khadeer ci ha detto che con gli ingredienti ci saremmo dovuti arrangiare e, a meno che tu non voglia recarti in mercato a comprare gli alimenti con soldi che non abbiamo, non vedo altre soluzioni che questa. Quindi vedi tu cosa vuoi fare.»

Fahed sbuffò amaramente. «Okey ho capito. Va bene» però non sembrava molto convinto.

Intanto Adriana si rivolse a Nguyen «Intanto te, se devi far bollire qualcosa o altro, è meglio che parti subito a fare, così non rischi di accavallare i vari piatti.»

La ragazzina afferrò da un barattolo di latta un mestolo di legno e lo fece roteare abilmente tra le dita, gesto che le risultava ancora impossibile con qualsiasi tipo di arma. «Mi metto subito all'opera!» prese una delle pentole tra le più grandi posandola a terra per riempirla d'acqua usando la tanica più vicina che aveva.

«Paulo, te invece potresti cominciare a prendere della legna. Per cuocere la tua carne ci vuole del fuoco vivo, giusto?» fece l'orfano a Paulo,

«No, non sbagli» confermò l'argentino «Ma te invece che farai? Hai dato ordini a tutti ma non hai detto che cosa farai tu.»

«Io verrò ad aiutarti a preparare la carne» gli rispose l'italiano osservando attentamente l'ambiente circostante. «Prima però voglio migliorare alcune cose qui.»

~~•~~

Paulo aveva già formato una specie di capannina utilizzando dei rami non molto grossi all'interno di un cerchio di sassi quando Gabriele lo raggiunse.

Accanto a sé l'argentino aveva formato una grossa pila di rami abbastanza robusti da utilizzare successivamente. «Alla buon'ora, ce ne hai messo di tempo. Cos'e? Hai trovato traffico per venire qui?»

«C'è stato un problema all'impianto idraulico accanto alla strada che ha creato una fila di macchine di circa un'ora.» gli rispose a tono l'italiano chinandosi ad osservare il lavoro del compagno, stava facendo degli strani cerchi arrotolando della carta da giornale per poi infilarli dentro la capannina di legno.

Paulo sollevò un sopracciglio. «Impianto idraulico?»

«Le taniche d'acqua sono troppo pesanti per Yen, ci metterebbe troppo tempo soltanto a riempire una pentola, perciò ho deciso di facilitarle il compito.» spiegò con tranquillità Gabri senza sollevare lo sguardo dal lavoro dell'altro.

«Era questo che volevi migliorare in quel buco di cucina?» domandò il ragazzino più robusto.

«Quello e le condizioni del forno, gli ho anche aggiunto il timer. Inoltre ho costruito una piccola frusta nel caso serva per il dolce di Nick e ho migliorato il collegamento delle bombole a gas ai fornelli. Era un po' difettoso.» elencò il piccoletto con disinvoltura.

L'argentino lo guardò per qualche secondo «Sei un tipetto particolare.»

Gab scrollò le spalle senza prestargli troppa attenzione. «Che stai facendo con quel giornale?»

Paulo si rigirò tra le mani l'ultimo cerchio di giornale che aveva creato prima di metterlo assieme agli due già fatti. «Sono delle "pagnotte". Servono ad attizzare il fuoco finché la legna non prende.»

«Forte» fu l'unico commento del ragazzino più gracile.

Quando l'argentino si ritenne soddisfatto del proprio lavoro si alzò da terra e fece segno all'altro verso la piccola capannina di legna. «A te l'onore»

Anche Gabri si alzò e il suo corpo s'infiammò immediatamente tutto, portò la mano sinistra al centro del petto convogliando la quantità giusta di calore sulla punta dell'indice e del medio.

Chiuse gli occhi per ottenere una maggior concentrazione.

Aveva osservato Ghaith usare quella tecnica un sacco di volte, sia nei combattimenti che anche ad uso comune quando voleva accendere una lanterna o altro.

"Il problema del fuoco è che è vivo rendendolo così più difficile da controllare. Perciò non devi mai tentennare quando lo usi perché altrimenti può prendere il sopravvento e portare distruzione, per questo è importante saper calibrare la quantità giusta di calore che vuoi utilizzare. Devi stare molto attento, se ne usi troppo brucia e basta, ma se non è abbastanza questo non attecchisce"; gli aveva spiegato una sera, qualche mese prima, il ragazzo dopo che questo aveva notato Gabriele guardarlo durante un allenamento un po' inusuale (tipo accendere delle candele sparse per la stanza lanciando delle piccole fiammate).

«Possibilmente prima che faccia notte, grazie.» lo spronò nel suo solito modo brusco e ironico Paulo.

Gab si limitò ad aprire un solo occhio guardandolo male.

L'argentino fischiò con ironia. «Fino ad ora non avevo non mi era mai capitato di ricevere un'occhiataccia da una fiammella. Ora posso dire di aver visto tutto.»

Ignorandolo, con uno scatto Gabri spostò il proprio corpo in avanti col braccio teso verso la capannina. Dalle sue dita fuoriuscì una fiammata non troppo potente e breve che però colpì esattamente al centro della costruzione di legna, nel punto in cui si trovavano le "pagnotte" di giornale.

Queste subito presero fuoco ed i legnetti sopra cominciarono presto a bruciare.

Mentre le fiamme aumentavano man mano, Gabriele tornò normale ammirando il fuocherello a cui aveva appena dato vita.

«Ti va bene questo come fuoco per la tua carne?»

Paulo esaminò scettico il loro piccolo falò. «Uhm... sì può andare. Non c'è male» commentò prima di abbassarsi per controllare che il fuoco avesse attecchito bene.

«Posso anche colorarlo di blu se è di suo gradimento. Oppure viola.» disse Gab sedendosi a terra restando a guardare le fiamme che lambivano i pezzi di legno.

L'argentino lo imitò raccogliendo da terra un ramo lungo e sottile, rispetto a quelli che aveva messo nella propria catasta. «Nah, rosso mi va bene» rispose con indifferenza «E poi il fuoco blu non esiste.»

Si sbagliava, eccome se esisteva.

Solo che c'era bisogno di maggior calore per crearlo dato che, come fuoco, era molto più caldo rispetto ad uno rosso e bruciava di più.

Né Gab e né Ghaith hanno mai provato ad aumentare d'intensità le proprie fiamme per timore di non riuscire più a controllarle.

Decise però di non dirlo a Paulo, non gli avrebbe creduto ridendogli in faccia.

«Che si fa ora?» domandò Gabriele tamburellando le dita sulle sue gambe.

«Badiamo al fuoco in modo che non si spenga e aspettiamo che arrivi la carne da cuocere.» rispose Paulo smuovendo qualche legnetto col suo bastone.

Il problema era che Gabri stava già cominciando ad annoiarsi e aveva bisogno di muoversi.

Per passare il tempo alzò lo sguardo verso il cielo ammirandone le poche nuvole presenti cercando di trovare in esse delle forme originali.

Alzò la mano indicandone una «Quella nuvola lì sembra un ornitorinco vestito da pirata.»

«Ma se non sai neanche come sia fatto un ornitorinco!» brontolò Paulo.

«Invece sì! Ha il corpo di un castoro, le zampe palmate e il becco blu simile a quello di un'anatra.» ribattè il ragazzino «Ho visto una sua foto in un libro, è buffissimo» mormorò sdraiandosi sull'erba soffice «Ho deciso, un giorno mi prenderò un ornitorinco da compagnia.»

L'argentino scosse la testa «Tu sei tutto strano.»

Gabri continuò a fissare il cielo «Tranquillo, non sei il primo e non sarai l'unico a pensarla così.» gli disse con tranquillità. «Dri alcune volte dice che io mi trovo su una lunghezza d'onda tutta mia, ma che questa è una mia caratteristica che adora. Questa invece assomiglia tanto ad un orso che sta ballando la samba» riprese a giocare

«Ma dove lo vedi un orso che balla?» protestò Paulo aguzzando la vista.

«Lì, quella con una specie di braccio!»

«Assomiglia di più ad un pesce»

«Non è un pesce, è un orso. Ecco, ora sembra un drago»

Paulo aggrottò la fronte «Ma come fa a passare da un orso ad un drago? E poi è sempre un pesce.»

Gabriele accennò ad un piccolo sorriso beffardo «Questo perché tu hai la stessa fantasia di un computer. Apri la mente verso nuovi orizzonti.»

Di colpo, senza alcun preavviso, Paulo si irrigidì abbassando lo sguardo.

Gab gli diede una breve occhiata accigliandosi un poco. Siccome l'improvviso mutismo da parte dell'argentino non accennava a terminare, si tirò su a sedere «E adesso che ho detto da averti offeso?»

«Niente, non hai detto nulla» lo rassicurò quello con voce fiebile. Nonostante fosse stato poco più di un sussurro, Gabri capì che il compagno di Blocco stava cercando di trattenere dal mettersi a piangere di fronte a lui.

L'orfano prese a spostare l'attenzione altrove senza sapere cosa dire o fare. Con Dri non aveva nessun problema, quando era lei ad essere triste o turbata, sapeva perfettamente di cosa aveva bisogno.

Con tutti gli altri che non erano lei invece non ne aveva idea, diventava molto più impacciato e arrossiva per via dell'imbarazzo che provava.

Quella volta non fu da meno.

Specialmente perché si trattava di Paulo, con i quale entrambi passavano il tempo a punzecchiarsi a vicenda con battutine sarcastiche.

Prese a sfregarsi ripetutamente le mani nel terreno, a torcere la canotta della divisa e a giocherellare con la targhetta della collana per il nervosismo.

Il tutto senza un ordine preciso rimanendo completamente in silenzio.

Si sentiva così dannatamente stupido nel non riuscire a far qualcosa.

Era chiaro che Paulo stesse soffrendo qualche ricordo spiacevole, ma non sapeva che fare.

Un abbraccio consolatorio? L'avrebbe rispedito in Europa con un solo pugno ben caricato.

Dirgli qualcosa? Ma che cavolo di cosa?

Perché non c'era Dri per situazioni come quella? Lei avrebbe certamente saputo come fare.

Alla fine Paulo tirò su la testa passandosi il palmo delle mani sugli occhi asciugandoseli. «Accidenti a queste libellule. Sono così fastidiose.» disse dando la colpa a loro del perché le sue pupille stessero lacrimando.

A sentire quella frase, il disagio che stava provando fino a quel momento Gabri sparì, lasciando il posto al suo solito carattere.

«Libellule. Davvero? Non ci sono neanche a Barbados, le libellule.» gli fece notare infatti lasciandosi sfuggire un verso di scherno. «Tra tutte le scuse che c'erano per nascondere il fatto che ti stavi per mettere a piangere, proprio le libellule dovevi usare? Potevi dire che ti era andato un po' di fumo negli occhi, abbiamo praticamente un falò di fronte noi.»

«Mi è andato del fumo negli occhi» si corresse allora l'argentino.

Gabri abbozzò un sorriso «Ci hai provato, ma hai fallito miseramente.» si portò le ginocchia al petto appoggiandoci sopra le braccia e lasciando penzolare le mani nel vuoto. «Su sputa il rospo, tanto vale che ne parli così ti liberi dal peso» gli consigliò «Cos'è che fa lacrimare un tipo così robusto, forte e macho come te?»

Paulo finalmente alzò il viso squadrando l'italiano, aveva gli occhi leggermente rossi dal pianto. «Cioè, fammi capire... questo è il tuo modo di consolare la gente?»

Il ragazzino aggrottò la fronte pensieroso «Suppongo di sì, non sono abituato a farlo con persone al di fuori di Dri e...» Ceci avrebbe voluto dire ma l'altro però non poteva conoscere la loro amica dell'Orfanotrofio «Un'altra mia amica. Perciò sto un po' improvvisando.»

«Cosa c'è che non va in te?» brontolò rassegnato l'argentino.

«Me lo chiedo spesso anch'io.» fece Gab «Ora parla. Te l'ho detto mesi fa: "Se un peso lo si porta in due risulterà sempre più leggero che da soli". Ricordi?»

L'altro sospirò tornando a fissare le fiamme aggiungendo qualche pezzo di legno per sostituire quelli già completamente bruciati, ci mise un po' prima di riprendere a parlare «Non so se tu ne sei a conoscenza, ma tutte le famiglie del mondo, eccetto forse quelle tedesche, devono avere per forza almeno due bambini...»

«Tre se si paga profumatamente.» completò Gabriele con tono improvvisamente serio. «Ho vissuto gran parte della mia vita in un Orfanotrofio, non hai idea di quanti bambini di troppo o illegali ci siano lì dentro. Sappiamo tutti come funzionano le leggi che riguardano le famiglie ed i bambini, sappiamo perfettamente in quali circostanze noi possiamo venire addottati. Quindi puoi pure saltare la spiegazione e partire col racconto su tuo fratello o sorella e di come é morto. O morta.»

Nel sentirgli pronunciare quella sua ultima frase, Paulo si irrigidì appena sgranando gli occhi totalmente scioccato e fissò l'italiano come se fosse una creatura di un altro mondo. «Cosa... come...» farfugliò fallendo nel tentativo di dare alla frase un senso compiuto.

«Stavi citando la legge che riguarda i fratelli nelle famiglie perciò é ovvio che volevi parlarmi del tuo o tua, mentre il tono che stai usando adesso e dal dolore che si riconosce nella tua voce fa supporre che possa essergli, o esserle, accaduto qualcosa di molto brutto. Molto probabilmente é morto. O morta.» spiegò Gab, con estrema scioltezza, i propri ragionamento come se stesse soltanto raccontando una storiella dalla trama piuttosto semplice. Tornò quindi a girarsi verso l'argentino con le iridi color del miele che brillavano curiose «Allora, era un fratello o sorella?»

«Fratello...» rispose Paulo ancora un po' spaesato da quei ragionamenti assurdi e al tempo stesso incredibilmente semplici appena esposti da parte del ragazzino. «Era più grande di me. Io... lo adoravo. Era il mio mito, sempre allegro e sorridente» prese a descrivere, Gabri non osò interromperlo più. «Adorava i videogiochi, ne era veramente fissato e ha trasmesso questa passione anche a me. Ma il gioco che amava più in assoluto era sdraiarsi sull'erba del nostro giardino e dare una forma alle nuvole; vinceva chi trovava le forme più strane, l'unico gioco in cui non sono mai riuscito a batterlo. Aveva molta più fantasia di me. "Apri la mente Pau, non essere sempre così cinico" mi ripeteva sempre.» sulla guancia dell'argentino scese una grossa lacrima che veloce si asciugò. «Avrei dovuto esserci io in quel maledetto aereo. Dovevo esserci io con mia madre quel giorno.» prese dalla sua catasta un ramo molto grosso e lo spezzò come uno stuzzicadenti dalla rabbia. «Aveva un'importante cerimonia di presentazione e voleva portare me per fare più colpo, ma io mi ero ammalato alcuni giorni prima perciò non potevo più andare. In un giorno solo ho perso entrambi.»

La vita ha una strana ironia; fu il pensiero di Gab. Per una cosa che inizialmente appariva sfortunata, in realtà aveva salvato la vita a Paulo.

«La Peste Rossa ha preso mia mamma quando io avevo ancora quattro anni. Non so chi sia mio padre e quella che dovrebbe essere la famiglia della mamma mi ha ripudiato. Per questo mi hanno mandato all'orfanotrofio, non avevano altro posto dove mettermi se non quello.» decise di condividere anche lui un pezzo della sua sofferenza, mentre parlava si toccò il segno che gli avevano impresso dietro il collo appena era arrivato all'orfanotrofio. Ora sapeva che cosa rappresentava. «Ogni anno che passa il mio ricordo di lei si affievolisce sempre di più. La targhetta che ho al collo è la mia unica chiave per ricongiungermi con quello che mi ha lasciato, ma non posso usarla ancora.» se la tirò fuori da sotto la canottiera per mostrargliela. «So come ci si sente a perdere qualcuno, comprendo il tuo dolore.»

Paulo annuì lentamente, anche lui capiva. «Sai perché per me le nuvole sono sempre a forma di pesce?»

«Era il suo animale preferito?» azzardò Gabriele.

«Il pesce palla, per l'esattezza.» precisò l'argentino «Di aspetto è piuttosto buffo, specialmente quando si gonfia. Però per chi lo vuole mangiare deve stare attento che sia stato lavorato bene perché altrimenti c'è il rischio di morire avvelenati.»

Gabri cominciò a sorridere con una leggera sfumatura divertita «Quindi il significato sarebbe che anche gli esseri viventi più buffi possono essere letali?»

«A quanto pare...» mormorò Paulo riacquistando un po' più di allegria «Non l'avevo mai vista in questo modo.»

«Sono molte le cose che non vedi in più modi» lo riprese ridacchiando l'italiano. «Ad esempio ti vuoi ostinare a non vedere i tuoi compagni di Blocco come le persone più divertenti e simpatiche del pianeta.»

«Ora non esageriamo» Paulo lo spintonò appena sbilanciandolo da un lato «Non siete puoi tutto questo divertimento.»

Gabri recuperò l'equilibrio rimettendosi esattamente com'era prima. «Questo perché non vuoi stare troppo con noi, altrimenti non la penseresti così.»

«Pensare che cosa?» chiese una vocina stridula e ancora infantile.

Entrambi si voltarono e videro Nick che camminava verso di loro tenendo a fatica una pila di scatoloni in polistirolo abbastanza alta da bloccargli la visuale. «Potreste darmi una mano? Sono pesanti!»

I due ragazzini andarono ad aiutare l'australiano prima che potesse far cadere tutto salvando così la carne.

«Oh grazie» mormorò Nick poggiando le mani sulle ginocchia piegandosi un poco per riprendere fiato «Per poco non mi facevo beccare. Sei proprio sicuro che ne serva così tanta Gabri?»

«Se i dati che Paulo mi ha fornito erano corretti, allora sì. Ne serve così tanta» confermò Gabriele «Ho anche messo in conto il fatto che ci sono altri cinque piatti oltre a questo, altrimenti dovevi vedere quanta ce ne doveva essere»

Accanto a loro udirono Paulo sghignazzare «Se per te questa è tanta non hai mai visto le cene all'asado che mio padre cucinava ogni sei mesi, bastavano a sfamare un esercito.»

«Ehi! Guarda che neppure noi con il "barbecue in famiglia" scherzavamo con la quantità di cibo!» ribattè Nick accennando un sorriso divertito. «Vi conviene darvi una mossa a cuocerle, là al tendone hanno iniziato da un pezzo a cucinare. Yen è incontenibile, scatta da un fornello all'alto e urla ordini a non finire. Mi ha persino minacciato con un mestolo dicendo che io e Fahed dovevamo sbrigarci con il recupero degli ingredienti.»

Gab diede un'occhiata al tendone. Povera Dri, sperò tanto che sarebbe riuscita a sopravvivere a quella furia.

Paulo si portò le braccia al petto «Uh che paura proprio.»

Nick si voltò a guardarlo con un'espressione fin troppo seria per lui. «Non sto scherzando! Se non fate in tempo a cuocere la carne questa è la volta buona che vi fa fuori a colpi di mestolo.» si rimise addosso gli occhialini preparandosi a correre nuovamente «È stato bello conoscervi!» e sparì via a razzo verso la cucina.

L'argentino lanciò un'occhiata a Gabri. «Dovevi proprio affidare a lei il comando?»

L'orfano alzò le spalle «È l'unica tra noi a saperne di cucina, ho pensato che sarebbe stato meglio così.»

«Bah!» brontolò l'altro «Muoviamoci, abbiamo del lavoro da fare e non ho intenzione di essere preso a mestolate. Quindi muoviti!»

Gab lo fissò truce «Non sono mica il tuo servo.»

«Ma non sai nulla di come si cuoce la carne all'asado, perciò stai zitto e impara dal maestro» esordì Paulo portandosi una mano al petto per darsi importanza.

«Sei un pessimo insegnante Paulo, sappilo.»  

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