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Aur ritornó in camera sua e vi rimase per un'intera giornata, fregandosene dei suoi soldati. Era scosso dall'immagine che aveva visto sul libro, non poteva e non voleva crederci. Riuscì a portare anche dei libri con sé sulla storia angelica ma non dicevano nulla. L'angelo li aveva già studiati in passato ma decise di rileggerli per assicurarsi che non gli fosse sfuggito nulla. Le immagini nei libri del Paradiso non erano messe senza un senso logico, dovevano essere strettamente collegate a quel che il libro raccontava. Questa era solo una delle tante regole imposte dal Rappresentante e che Aur non era mai riuscito a comprendere fino in fondo.
Passarono le ore e, verso pranzo, qualcuno bussó alla porta del comandante. L'angelo riconobbe subito la voce di Aster e lo mandó via, dicendogli che si sentiva poco bene. Sapeva che era una scusa poco convincente poichè uno del suo rango era immune a molte cose. Nonostante ció, la voce del soldato assunse un tono preoccupato; ci credeva. Pensava che il suo generale avesse bisogno solo di un riposo meritato e, in cuor suo, sperava che quel demone che aveva incontrato non gli avesse fatto nulla. Allora, non ottenendo una risposta da Aur, si allontanó amaramente.
Il generale non faceva altro che continuare a sfogliare tutti quei libri, soffermandosi sulle guerre più importanti; specialmente l'ultima. Questa fu la più cruenta guerra tra angeli e demoni e, a causa di questa, fu eretto il confine. L'angelo fece ricadere i propri pensieri su quel demone che aveva incontrato pochi giorni prima, Rakir. Aveva un qualcosa che Aur voleva e quel qualcosa non si incastonava bene del male. Ripensó alla promessa di andare a trovarlo il più presto possibile, in effetti voleva davvero vederlo. La sua vicenda era troppo simile a quella che era disegnata nel libro. L'angelo valutó la possibiltà che Rakir avesse atteso troppo e che avesse lasciato perdere tutto. Fu quello a far sobbalzare il generale. Si alzó dal letto e raccolse in fretta tutti i libri, mettendoli in una bisaccia. In seguito prese la sua spada e voló via dalla finestra, guardandosi attorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno. Il volo verso la radura duró poco, poichè le ali dell'angelo erano sospinte da un vento abbastanza favorevole. Appena arrivó, notó Rakir seduto vicino ad un albero, con la testa che gli pendeva di lato e gli occhi socchiusi. L'angelo atterró lentamente, cercando di non fare troppo rumore. Nonostante le accortezze, il demone balzó in piedi, spaventato, e puntó la sua spada contro il generale angelico. Questo ridacchió e lo salutó con la mano. A quel punto Rakir abbassó la spada e si avvicinó all'altro.
"Da quanto tempo sei qui?"
"Due giorni"
Il demone aveva aspettato due giorni esatti per incontrare l'angelo. L'ansia lo stava divorando al punto che stava impazzendo. Non aveva fatto altro che farsi domande e osservare il cielo del Paradiso, sperando nell'arrivo dell'angelo. Non si era lasciato sopraffare dal sonno.
"Mi dispiace"
"Non è colpa tua Aur. Sono io l'idiota che si è appostato qui senza chiudere mai gli occhi"
"Si puó dire che la colpa sia di entrambi" Aur rise piano e guardó Rakir. Aveva lo sguardo perso nel cielo pieno di stelle che aveva davanti a sé nel cielo. D'un tratto alzó un braccio e indicó una parte di blu senza precisare.
"Come mai da voi ci sono così tante stelle?"
Il viso di Aur si illuminó a quella domanda. Andó a sedersi su una roccia, seguito dal demone.
"Vedi Rakir, ogni stella che tu vedi in cielo equivale ad un anima, indipendentemente dal fatto che essa sia nella parte angelica o in quella infernale. Que-"
"E come mai nella parte angelica ce ne sono di più, nonostante la maggior parte delle anime va all'Inferno?" Rakir in certi casi sembrava un bambino, non riusciva a tenere a freno la propria curiosità.
"Hey demone ci stavo arrivando! Ogni stella ha una propria luminosità, quelle buone sono particolarmente brillanti mentre quelle dannate hanno una luce pari a quella di una lampadina umana ormai scarica. Non so se sono stato chiaro" L'angelo si rivolse al demone per integrarlo nella storia e questo rispose annuendo.
"Nel Paradiso sembra che ce ne siano di più ma, in realtà, sono poche e quelle stelle riescono a brillare quanto una scia di stelle normali, cioè quelle del mondo umano. All'Inferno non le vedi, ma in realtà ce ne sono tantissime, solo che non possono brillare. È un destino triste non trovi?"
"Assolutamente sì. Quindi il tuo cielo è formato soltanto dagli eroi angelici"
"E da coloro che hanno rispettato in tutta la loro vita, o in buona parte, giusti valori"
"E se moriró io?" Rakir voleva saperne sempre di più, anche lui sarebbe dovuto diventare un angelo; almeno sperava.
"Se riuscirai a diventare un vero angelo forse sì, se rimarrai demone sarai destinato a diventare una di quelle stelline senza luce che dominano costantemente il tuo cielo. So che sembra una cosa un pó cattiva detta così, ma è la verità caro Rakir. Sinceramente, penso tu diventerai una stella molto, molto luminosa"
"Allora tu diventerai due volte più luminoso di me" Il demone continuó a fissare ancora quella striscia di blu che tanto adorava per poi alternare la sua attenzione tra il cielo e gli occhi dell'angelo. Aur lo guardó per un pó in silenzio, quasi imbarazzato, finchè non decise di buttare su di Rakir la sua borsa piena di libri; per smorzare la situazione. Questo lo scosse dai suoi pensieri e mandó un'occhiataccia all'angelo che, nel frattempo, se la stava ridendo sotto i baffi.
"A che serve questa roba?"
Aur balzó davanti al demone e si mise in ginocchio.
"Mai sentito parlare di studio?"
"Mi prendi in giro?"
Rakir rivolse all'angelo uno sguardo sconvolto e Aur non potè fare a meno di abbandonarsi in una fragorosa risata.
"Seriamente, devo studiare?"
"Almeno leggili! Come puoi entrare nel mio mondo senza sapere nulla?"
Il demone rimase in silenzio e Aur cominció a sentirsi a disagio.
"E poi? Cosa dovrei fare per diventare angelo?"
"Beh... Non lo so. Devo studiare anche io"
Aur capì che era sconvolto così decise di allontanarsi. Doveva pur dirglielo che non ne aveva la minima idea di come cambiarlo ma aveva capito che era stato troppo diretto. Rakir, dal canto suo, era sconvolto per l'enorme mole di libri che doveva leggere, ma aveva sospettato sin dall'inizio che Aur non era molto sicuro. A lui peró non importava, gli bastava il fatto che qualcuno pensasse a lui, indipendentemente dal fatto che questo fosse un angelo. Il demone sorrise e risentì la stretta al cuore.
"Allora ci dovremo impegnare entrambi"
Aur, sentendo la risposta, tiró un sospiro di sollievo e ricambió il sorriso.
"Rakir, ti aiuteró come meglio posso. Te lo prometto. Mi impegneró per farti diventare un perfetto angelo e per ridarti la felicità"
L'angelo balzó in piedi e una collana gli uscì dalla tunica. Rakir fu attirato subito da quello strano oggetto, e nessuno poteva biasimarlo. Questa era composta da varie perle e i loro colori cambiavano continuamente, mescolandosi tra di loro. Sembravano formare delle immagini. Aur notó lo sguardo del demone e si affrettó a rimettere la collana sotto la tunica.
"Cos'è quella?"
"Nulla, finchè sei demone non posso dirtelo"
L'angelo diede una risposta fredda. Odiava parlare del ciondolo, avrebbe dovuto dare troppe spiegazioni.
"Perchè adesso fai così?"
"Non sono cose che ti riguardano demone!"
La voce dell'angelo si alzó improvvisamente e, quando se ne accorse, si tappó la bocca con una mano e si voltó da un'altra parte, per calmarsi. Fece dei lunghi respiri, odiava quando accadeva, non riusciva a calmarsi e sapeva di sembrare tutto fuorché un angelo. Rakir, preoccupato, si alzó, e gli mise una mano sulla spalla. L'angelo, a quel contatto, sobbalzó e si allontanó di poco.
"Stai bene?"
"Sì, adesso sto bene. Scusa per averti urlato contro. Certe volte non so trattenermi. Non è un comportamento degno di un angelo"
"Hey a tutti capita! È impossibile non urlare mai, poi avrai le tue ragioni. Non faró più domande su quella collana visto che per te è un argomento delicato"
"Prima o poi te ne parleró, lo prometto"
"Sai che fai troppe promesse?"
"Non mi interessa, le manterró. In un modo o nell'altro lo faró"
"Il problema è tuo no?"
Il demone ridacchió. Stava cominciando a capire meglio il carattere di quell'angelo, sempre se così si poteva definire.
Aur guardó i libri riversi sull'erba e li indicó.
"Prendili! Se si sporcano qualcuno potrebbe farsi delle domande visto che li ho presi di nascosto"
"Aspetta... Cosa?! Hai rubato?"
"Li ho solo... Presi in prestito"
A quelle parole non potè fare a meno di sorridere; quell'angelo non era normale, ormai era chiaro. Rakir fece come voleva e andó a raccoglierli, mettendosi la borsa di pelle chiara in spalla.
"Trova un buon posto dove nasconderli eh!"
"Altrimenti mi faranno delle domande, io parleró di te, qualcuno verrà a lamentarsi in Paradiso e scoppierà una guerra. Giusto?"
"Giusto, hai capito bene. Adesso devo proprio andare"
"Di già?"
Aur non ebbe il tempo di rispondere, poichè i cespugli cominciarono a muoversi. Le due creature presero le proprie armi finchè dal buio del bosco non uscì un angelo.
"Come hai fatto a trovarmi Aster?"
"È stato difficile infatti. La prego ritorni alla base, vogliono fare dei controlli!" Aster era visibilmente spaventato ma quel sentimento aumentó quando vide il demone al fianco del suo generale. Il soldato angelico non ne aveva mai visto uno da vicino e non ci aveva mai tenuto.
"È lui il demone di cui parlavo" Disse Aur indicando il demone.
"P-piacere di conoscerla" Rakir non disse nulla, si limitó a salutarlo con un cenno del capo. Aur si avvió verso il proprio soldato e, prima di entrare nel buio, si voltó verso il demone.
"Guarda che la prossima volta ti interrogo!"
Allora i due angeli corsero via nel fitto bosco sotto lo sguardo esasperato di Rakir.
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