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Aur ritornó in Paradiso stanco ma illeso. Tutto attorno a lui era illuminato da fiaccole di fuoco blu che fluttueggiavano nell'aria per impedire che il buio prevalesse nel mondo degli angeli. Il buio significava male e il male non era contemplato del Paradiso. Aur ammiró tutto quello che lo circondava. Non si stancava mai di guardare le meraviglie di quel mondo, non poteva biansimare il demone. L'angelo aveva visto svariate volte l'Inferno a causa dei controlli al confine. Lo considerava un posto interessante, anche se era grottesco, ricco di insidie e che trasudava male da ogni singola pietra di cui tutto era composto.
Aur cominció a volare verso il palazzo militare. Un enorme edificio in marmo bianco, contornato da colonne bianche alte e snelle che supportavano un tetto riccamente decorato. Ad una prima vista, gli umani lo avrebbero scambiato per un tempio greco.
Appena il generale atterró, fu accolto da un suo soldato che gli prese tutte le armi. Era un angelo alle prime armi, piccolo e indifeso; un pó come molti soldati che Aur addestrava. Era questo uno dei motivi per cui gli piaceva fare il suo mestiere: gli piaceva essere generale e veder crescere i propri allievi forti e sani. In un certo senso era una figura paterna per molti di loro, ma nel Paradiso non esistevano quei tipi di legami. L'angelo entró nell'edificio e avanzó lungo il corridoio principale, affrescato con immagini raffiguranti i miti angelici e le guerre dei due mondi. D'un tratto, Aur fu bloccato da una leggera e delicata presa. Sapeva a chi apparteneva, così non si voltó neanche.
«Cosa c'è Aster?»
«Generale, il Rappresentante del nostro Signore la vuole vedere»
Aur si voltó di scatto verso l'altro angelo, notando una nota di preoccupazione nei suoi occhi azzurri.
«Hanno scoperto qualcosa?»
«No, sono stato molto cauto. Ho detto a tutti che lei era andato a riposare!»
«Ottimo! Dove mi aspetta?»
«Davanti alla fontana della piazza»
«Grazie Aster» le sue parole furono accompagnate dalla sua mano che scompigliava i capelli biondi del giovane soldato. Questo, come risposta, fece un inchino di rispetto e si allontanó trotterellando.
Aster era uno dei pochi angeli di cui Aur si fidava ciecamente. Era giovane, peró il generale dal primo momento che lo vide, capì subito che aveva qualcosa di speciale; non contando il fatto che era uno dei migliori nella lotta corpo a corpo. Ogni volta che Aur scappava nel bosco, Aster lo copriva e non chiedeva nulla in cambio. Un vero angelo.
Aur uscì di corsa e cominció a volare verso la piazza del Paradiso. Era un luogo molto ampio e semplice, adornato solo da quattro colonne poste all'estremitá della piazza e da una grande fontana centrale. Appena l'angelo intravide il Rappresentate, scese in picchiata, fermandosi a pochi metri di distanza. Si salutarono con un gesto del capo. Il Rappresentate era un uomo che dimostrava quarant'anni, alto, con pochi capelli e con occhi quasi bianchi. Nessuno conosceva il suo nome, non gli era permesso dirlo.
«Generale, da quanto tempo»
«Salve, cos'ha da dirmi?»
«Oh Aur perchè vuoi andare subito al sodo? Facciamo prima qualche chiacchera e poi parliamo! Sai quel soldato, Aster, è proprio un-» Il Rappresentate era sempre stato un uomo che non sopportava le formalità, le considerava inutili.
«Un bravo ragazzo lo so. Adesso, per favore, mi dica quel che deve»
«Impaziente il nostro generale eh? Va bene, ti racconteró, peró non qui» Conn un gesto della mano, i due furono teletrasportati in un giardino: il giardino delle rose eterne. Il Rappresentate, dopo un attimo di stupore, tornó stranamente serio.
«Aur, questo si prospetta un brutto secolo. Il Signore dice che accadrà qualcosa tra Paradiso e Inferno, e teme che sia una guerra. Ovviamente non possiamo dichiararla senza avere nessuna certezza, ma bisogna essere pronti. Per questo ti chiedo di tenerti sempre in allerta, di allenare molto i tuoi soldati e di non allontanarti» Il suo sguardo mutó impercettibilmente in qualcosa di più sinistro ma Aur non sembrò notarlo.
«Ma è quello che faccio sempre»
«Lo so ragazzo, ma ci servono più soldati. Noi possiamo dire di avere più reclute inesperte che soldati veri! Penso che tu sia il primo che se n'è reso conto» Il suo tono era pensieroso e il suo sguardo puntava in lontananza, lì dove il sole stava per sorgere.
«Ma siamo sicuri che sarà una guerra?»
«No Aur, ma quando gli angeli entrano in contatto con i demoni non succede mai nulla di buono»
Aur annuì e si avvió verso il cancello della serra. Appena lo toccó la mano del Rappresentante lo fermó.
«Aur prendila seriamente questa cosa. Se non mi credi leggi i libri a riguardo nella biblioteca centrale» Il Rappresentante lo guardó in modo strano e la sua voce sembró più roca.
L'angelo fu quasi spaventato da quella voce ma si limitò ad annuiere spalancando le porte del cancello e facendosi investire da un fascio di luce che lo riportó nella sua camera. Nessuno poteva sapere dove si trovasse il giardino delle rose eterne, era un luogo sacro e nessuno senza permesso poteva entrarci. Aur si andó a sedere sul davanzale della finestra e cominció a guardare l'ambiente che circondava l'edificio, soffermandosi sul confine. I suoi pensieri furono occupati da quel giovane demone, Rakir, desideroso di cambiare e di realizzarsi. Odiava illudere le persone, infondere false speranze, non erano cose che si addicevano né agli angeli né alla personalità del generale. Quel demone non voleva accenare a togliersi dalla sua mente.
I suoi pensieri furono interrotti da qualcuno che bussó la porta. L'angelo non rispose peró questa si aprì ed Aster entró nella stanza. Aveva un'espressione imbarazzata e preoccupata allo stesso tempo. Aur, con un gesto della mano, gli fece intendere che poteva avvicinarsi; così il soldato cominció a camminare con passi incerti verso la finestra.
«Come mai tutta questa insicurezza?»
«Non volevo disturbarla, è solo che pensavo che volesse qualcosa» La sua voce era particolarmente tremolante e Aur non potè fare a meno di ridacchiare.
«Suvvia Aster, so che vuoi sapere cosa è successo con il Rappresentante» Il soldato a quel punto sorrise, grattandosi imbarazzato la testa.
«Te lo diró, visto che sei uno dei pochi angeli di cui mi fido. Il Rappresentante mi ha detto, in poche parole, che forse ci sarà una nuova guerra»
«Come facciamo? Siamo impreparati e qui ci sono solo soldati di livello basso!»
«Lo so lo so. Il vostro compito sarà sorvegliare tutto il nostro mondo»
«E... Il vostro?»
«Allenarvi molto»
"Signore, posso fare una domanda?»
«Parla»
«Cosa fa nel confine? Insomma ci passa tanto tempo in questo periodo! Non mi dica che è in missione per spiare i demoni!» Aster assunse il tono di un bambino curioso e Aur non potè fare a meno di scompigliargli i capelli divertito.
«Nulla che riguarda il mio lavoro. È un passatempo» Aur sapeva mentire, ma gli riuscì difficile in quel momento.
«Prima o poi me la dirà la verità?»
«Quando sarà tempo»
«Ma come!?»
Il generale balzó davanti a lui e lo prese per le spalle, conducendolo alla porta. Prima di chiuderla gli prese la testa facendolo voltare.
«Centra un demone»
Aur non diede il tempo al soldato di replicare, poichè chiuse subito la porta. Aster, dall'altra parte, era rimasto sorpreso dalle parole dell'altro angelo. Non aveva mai avuto a che fare direttamente con quella razza e aveva paura per l'incolumità del suo generale. Era il suo unico punto d'appoggio e non poteva permettersi di perdelo. L'unica cosa che poteva fare era agire direttamente.

Aur girava attorno alla biblioteca da venti minuti buoni. Voleva scendere verso l'entrata ma aveva paura di essere visto da qualcuno; molti lo conoscevano e sapevano che il suo rapporto con i libri sulla storia dei mondi non era mai stato buono. Ovviamente per diventare quello che era aveva studiato e lavorato sodo, dando anche i risultati sperati.
Improvvisamente l'angelo si ricordó di una porta sul retro, dove si rifugiava sempre da giovane. Voló in picchiata verso la piccola porta in legno scuro e l'aprì facilmente. A quanto pareva nessuno si era mai curato di quell'entrata. I cardini erano allentati e il legno pieno di graffi e polvere. Aur percorse il piccolo corridoio polveroso con difficoltà, a causa delle sue ali, e si ritrovó davanti ad un'alta libreria colma di volumi dalle copertine variopinte. L'angelo si rialzó da terra e cominció a volare tra gli scaffali, trovando solo roba inutile che aveva già studiato. La maggior parte parlavano delle guerre tra demoni e angeli, del loro patto di pace, del confine... Insomma cose che un generale doveva sapere. Tastó ogni volume, come se in quel modo avesse potuto capire quale sarebbe stato il libro giusto. Aur guardó verso il basso e vide un carrellino anch'esso pieno di libri. Scese verso questo e controlló ogni angolo e ogni singolo libro.
Nulla. Calció il carrello verso il muro con violenza e questo si schiantó, riversando tutti i libri che conteneva sul pavimento. Aur si guardó attorno nella speranza di non aver attirato nessuno ma, in quel momento, la sua attenzione fu catturata da un libro completamente nero. Nera era la copertina, nere erano le pagine e la scrittura era grigio scuro. Era quasi incomprensibile riuscire a capirlo, così cominció a sfogliarlo, fermandosi su una precisa pagina. Su quella c'era un'illustrazione: vi era un demone che puntava la propria spada contro il suo esercito. Il suo volto era coperto da un elmo, quindi non poteva riconoscerlo. Aur passó alla pagina successiva dove c'era un'altra immagine: lo stesso demone di prima senza le proprie ali; al posto loro vi erano due ali possenti, nere e piumate. Si trovava vicino ad un umano che aveva tra le mani una spada angelica e si guardavano sereni. Aur chiuse il libro di scatto e lo buttó tra la montagna di libri accatastati sul pavimento. L'ultima immagine lo aveva scosso particolarmente, non voleva più saperne di quel libro. Poteva essere una coincidenza ma l'angelo non credeva a quelle cose. Quel ragazzo accanto al demone dell'immagine era lui.

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