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"E tu cosa ci fai qui?" Aur non riuscì a reprimere la sorpresa.
"Potrei chiederti la stessa cosa"
"Stavo inseguendo quell'anima" alzó una mano e indicó il puntino luminoso ormai lontano. Rakir non rispose subito poichè la sua attenzione fu catturata dal sacchetto viola che pendeva dalla cintura dell'angelo. In quel momento, la vera natura del demone prese possesso di lui e la rabbia lo accecó a tal punto da puntare la spada contro l'angelo. Quest'ultimo balzó elegantemente indietro grazie alle sue ali e fece apparire un arco dorato tra le mani. Puntó una freccia contro il demone mantendendo una postura regale, degna di un angelo.
"Perchè mi hai avvelenato?" Gli urló contro Rakir, non riuscendo a calmarsi.
"Avvelenato? Io non avvelenerei mai nessuno. Poi... Se proprio dovevo ucciderti avrei potuto farlo anche la prima volta che ci siamo incontrati, quando tu eri ferito e bloccato" Aur aveva un tono serio, sapeva che era inutile urlargli contro.
"Allora perché mi hai dato quel sacchetto?"
L'angelo non riuscì a trattenersi ed emise una leggera risata. Sfiló velocemente il sacchetto dalla cintura e lo fece dondolare tra le sue mani.
"È un amuleto che protegge dalle bestie infernali che ci sono qui. Questi odori infastidiscono gli animali e permettono a chi lo porta di proseguire indisturbato. Non dirmi che lo hai aperto?"
Rakir sembró calmarsi. Si sentiva un idiota eppure, pensadoci bene, non era stato attaccato da nulla. Si era avvelenato da solo.
"Chi tace acconsente" non voleva scoppiare a ridere, non poteva mostrarsi in quel modo davanti ad un nemico.
"Si... Ero incuriosito da quegli strani odori. Mi sento un idiota" si grattó la testa imbarazzato.
"Non ti preoccupare, è stata anche colpa mia. Non ti ho dato neanche una spiegazione" Aur cercó di sembrare meno duro addolcendo la sua voce: non amava essere costantemente severo.
"Perché mi hai dato quell'amuleto?"
"Mi facevi pena, non potevi volare e, di conseguenza, neanche uscire dal confine"
"E tu come hai fatto?"
"Hey, le mie ali funzionano ancora!" Aur battè le ali e le indicó divertito. Portó poi una mano sull'elmo per aggiustarlo, poichè il movimento delle ali lo aveva spostato
"Ho capito che non ti fidi di noi demoni, ma potresti anche toglierlo l'elmo qui"
L'angelo alzó di scatto la testa.
"È solo l'abitudine. Di solito il mio aspetto distrae e i miei soldati non si concentrano. Devo ancora capire se il problema è mio o loro"
Rakir rise a quelle parole, non riusciva ad immaginarsi un volto talmente perfetto da ammaliare anche gli uomini. Aur allora prese la cresta bianca e piumata dell'elmo e lo sfiló, scuotendo la testa per aggiustare i capelli. Il demone non potè fare a meno di spalancare gli occhi alla sua vista, si aspettava tutt'altro.
L'angelo che gli si parava davanti aveva dei capelli bruni molto scuri con delle ciocche illuminate rosse, questi erano abbastanza lunghi e gli ricadevano spettinati sugli occhi. Aveva dei lineamenti giovani e delicati e i suoi occhi erano di un blu molto particolare. Rakir lo fissó con insistenza, soffermandosi su quegli occhi che gli ricordavano il suo recente sogno. Dopo, cominció a sottileare mentalmente ogni loro differenza, concentrandosi sugli occhi e la pelle. Gli occhi di Rakir erano molto diversi da quelli di Aur: questi ultimi davano sicurezza e serenità mentre quelli del demone, neri come la pece, incutevano solo paura. La pelle dell'angelo era chiara, quasi brillante, quella del demone era grigia e con qualche macchia più scura causata dalle ceneri delle fiamme infernali.
Rakir abbassó la testa. Non riusciva a non vergognarsi del suo aspetto.
Aur si rese conto dell'imbarazzo del demone e si rimise l'elmo ridacchiando.
"Chissà perchè ma questa reazione me l'aspettavo"
Queste parole riscossero Rakir dai suoi pensieri che cominció a guardare stranito tutto quello che lo circondava, non riuscendo ad incrociare lo sguardo dell'angelo.
"Io... Io non volevo, giuro"
"Non ti preoccupare... A proposito, tu non dovevi rimanere a riposo?"
"Dovrei e non so neanche perché sono venuto"
"Sei strano demone. Sei molto quieto. È il tuo carattere o é soltanto una strategia?" Aur non potè fare a meno di mettersi nuovamente in guardia.
"Penso che sia il mio carattere. Sono così strano?"
"A beh non è normale per un demone. Sicuro di essere una creatura infernale?" L'angelo ridacchió leggermente incrociando le braccia con fare nervoso. Rakir si mise a sedere sull'erba fresca.
"Sfortunatamente si"
Aur non potè fare a meno di togliersi l'elmo e di guardare meglio il demone con gli occhi spalancati. La risposta lo spiazzó, così andó a sedersi accanto a lui continuando a scrutarlo con curiosità. Rakir cominció a sentirsi a disagio.
"Sei serio demone? Non mi piace tanto essere preso in giro"
"Sono serio. Certe volte vorrei solo andarmene dal mio mondo e scappare in luoghi migliori. Sinceramente anche la Terra andrebbe bene"
"Mi ripeti il tuo nome?"
"Rakir"
Ci furono svariati minuti di silenzio. Aur lo guardava, cercando di capire tutte le sue potenzialità. Ne aveva parecchie e sentiva una strana forza provenire da lui. L'angelo non poteva farsi scappare un'occasione del genere, così pensó ad un metodo estremo.
Aur balzó in piedi prendendo la spada e puntandola alla gola del demone. Quest'ultimo non reagì poichè non se l'aspettava una mossa del genere.
"Alzati Rakir e fammi vedere quello che sai fare. Non sono ammesse ferite mortali e se mi tocchi vinci"
"Almeno mi dici perchè dovremo combattere?"
"No"
"Se la metti così..."
Rakir si alzó e prese la sua spada con due mani e fece un salto per sferrare un colpo iniziale dall'alto. L'angelo non ebbe il tempo di schivare, così bloccó la spada dell'avversario con la propria spada celeste. I successivi colpi del demone furono schivati con grande grazia e semplicità. Aur atterró su un albero e Rakir lo guardó dal basso con il fiatone; doveva capire come riuscire a prenderlo ma la sua mente era vuota. Agì d'istinto. Conficcó la spada nel terreno e, con un balzo, raggiunse il ramo su cui era appoggiato l'angelo e lo spezzó con i suoi artigli. L'angelo riuscì a volare appena in tempo ma non percepì il secondo colpo del demone. Dopo pochi secondi si ritrovó a terra con un'ala sanguinante. L'angelo fece una smorfia di dolore ma cercó subito di reprimerla chiudendo gli occhi.
"Mi spiace, non volevo ferirti" Rakir si sentiva particolarmente in colpa.
"Non è niente, passerà" era chiaro che cercava di mantenere una voce normale.
"Molto bravo, sei riuscito a ferirmi all'attacatura dell'ala con un singolo colpo. Io mi chiedo se..."
"Cosa?"
"Hai mai sentito parlare di angeli oscuri?"
"Ne so molto poco. So che sono demoni pentiti, ma nient'altro"
"Non sono solo pentiti. Ma demoni che non riescono a sopportare il male, in linea generale"
"Okay e allora?"
"Non ti conosco bene ma ti voglio nel mio esercito!"
L'angelo sorrise ma Rakir spalancó gli occhi, sorpreso da quell'insolita richiesta. Lui ne sapeva qualcosa di questi 'scambi', ma non ci aveva mai pensato seriamente.
"Sono stato troppo diretto?" Il tono preoccupato dell'angelo ricatturó l'attenzione del demone.
"Abbastanza, non so cosa rispondere. Insomma io ti conosco da poco, sei un angelo, e non posso prendere subito una decisione che potrebbe cambiarmi la vita... Non credi?"
"Lo so Rakir, me ne rendo conto. Peró sprechi le tue capacità qui. Nel Paradiso avrai una vita migliore! Saró io a convertirti, istruirti e proteggerti"
"Sei abbastanza precipitoso"
"E tu stai sulla difensiva più di me! Anche per questo mi piaci" Aur si muoveva continuamente, la situazione lo innervosiva e lo eccitava allo stesso tempo.
"Perchè io?"
"Rakir tu sei forte e diverso da tutti i demoni che ho incontrato nella mia vita. Vedo che non ti piacciono i valori della tua popolazione, assumine altri! Impara quelli angelici e scommetto che vivrai molto meglio"
Rakir non sapeva che fare. Quella situazione lo intimoriva parecchio ma una parte di sè continuava a ripetere che non c'era nulla di male a provare, finchè non avesse rischiato la propria vita. Aur lo fissava dritto negli occhi, come per infodergli sicurezza e Rakir cominció a ridacchiare.
"Se mi converto allora saró costretto a tradire il mondo che mi ha visto nascere..."
"Posso capire se non vuoi accettare, forse hai ragione, sono stato troppo pr-"
"Accetto angelo. Come ultimo atto demoniaco tradiró l'Inferno!"
Aur cominció a ridere, procurandosi un'occhiattaccia da parte del demone che subito si smorzó, lascando un tenero sorriso provocatogli dall'altro.
"Scusa, sei proprio un demone! Peró ti voglio lo stesso tra le fila dei miei soldati"
"Tu la fai così facile... Ma gli altri soldati non mi accetteranno mai! Il mio sangue sará sempre demoniaco" il demone non era molto fiducioso. Non era sicuro di quel che stava facendo, si sarebbe sicuramente messo nei guai.
L'angelo si aprì in un ampio e tenero sorriso che ammalió per un attimo il demone. Dopodichè rimise l'elmo e si voltó, cominciando a camminare verso l'oscurità del bosco. Rakir si riscosse dai suoi pensieri e lo vide andar via, così scattó verso di lui e lo afferró per un braccio, bloccandolo.
"Cosa c'è adesso?" La voce di Aur assunse un tono spazientito.
"Hai avuto una mia conferma, e adesso?"
"Adesso dovrai aspettare demone. Non so quando faró ritorno, ho pur sempre delle responsabilità in Paradiso. Comunque penso che tra qualche giorno potremo vederci"
"Posso sapere a cosa andró incontro?" La stretta del demone attorno al braccio di Aur si fece involontariamente più forte e strappó un leggero gemito da parte dell'angelo. Di conseguenza questo strappó il braccio dalla sua morsa e riprese le distanze.
"No perché non so neanche io cosa dovró fare"
A quel punto si inchinó e, prima che Rakir potesse dire qualsiasi cosa, aprì le ali e prese il volo. Appena fu abbastanza lontano cominció ad urlare.
"Demone cerca di fidarti del tuo futuro generale!"
Rakir riuscì a stento ad ascolarlo. In fondo non gli dispiaceva dar corda a quell'angelo, ma i dubbi ricominciarono. Dopo tutto lui era destinato ad importanti responsabilità.
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