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«Aster le tue...»
«Non importa! Sono venuto per altro adesso»
«Parla allora»
«Non c'è bisogno che tu me lo dica. Adesso rispondi, perchè sei scappato?»
Aur gli rivolse uno sguardo rabbioso. Si alzó e andò davanti all'altro.
«Non sono cose che ti riguardano»
«Ma se lo hai detto anche tu che sei innamorato! Ti sei occupato tanto di me, lascia che faccia qualcosa no?»
«Negativo e non ho mai detto di essere innamorato»
«Non esplicitamente» Aster gli rivolse un piccolo sorriso nella vaga speranza di farlo calmare. Il suo intento riuscì di poco, poichè Aur non riusciva a calmarsi completamente.
«Aur io voglio vederti felice e con quel demone lo sei! Sprizzavi felicità da tutti i pori quando vi vidi la prima volta insieme; e così sei restato per un pó. Non dirmi che sei così cieco da non essertene accorto» Aur rimase spiazzato da quelle parole. Le lacrime ricominciarono a scendere ma non si curò di fermarle. In effetti era davvero felice ma non credeva di non poterli rivivere più.
«Me ne sono accorto, mi sono affezionato troppo ma adesso bisogna che mi allontani. Hai visto quello che sta succedendo per colpa di questa cosa»
«Tu non le segui mai le regole e quando lo fai? Quando è il momento di infrangerle seriamente. Niente ti vieta di amare, io non lo faccio e non devi permetterlo neanche ad altri»
«Io lo faccio per il tuo bene»
Aster mutó espressione, passando dalla serenità alla rabbia. Mise le mani sul petto dell'altro e con forza lo spinse, facendolo cadere pesantemente a terra. L'altro angelo lo guardó stupido, portandosi una mano sulla schiena.
«Il mio bene un corno Aur! Io non sono più un bambino e mi stai convincendo del fatto che saresti una persona libera e migliore senza me. So cavarmela benissimo da solo»
«Eppure quella volta davanti al Rappresentante potevi rischiare»
«E chi se ne importa. Io sono un'anima di un umano morto quindi non potrei morire una seconda volta, o mi sbaglio?»
«Tu no»
«Quindi pensa un pó a te stesso! Non scappare da tutto a causa mia. Forse pensi che se non mi dai attenzioni potrei prendere cattive strade o essere triste? Ti sbagli. Se lo fai per trovare la tua di felicità allora questo può rendermi solo felice»
Aur si asciugò le ultime lacrime fuoriuscite dai suoi occhi per poi alzarsi, rimanendo sempre leggermente distante da Aster.
«Sei cresciuto troppo...»
«Aur se non ritorni da Rakir giuro che ti ci porto trascinandoti per un orecchio!» Le parole suscitarono una spontanea e fragorosa risata da parte di Aur. Non si capacitava ancora di quanto e come fosse cresciuta la piccola anima che aveva preso in custodia.
Aster era una delle sue gioie, ma ce n'era un'altra oltre il confine che forse lo aspettava.
Improvvisamente un fruscio bloccó la risata dell'angelo maggiore. In pochi secondi dai folti cespugli uscì un anziano angelo, il Rappresentante. Questo li guardó per un pó da lontano per poi cominciare a camminare verso di loro con un'aria vagamente altezzosa che si accentuava a causa del suo sguardo tagliente e dei suoi pochi capelli sempre in ordine. Aur lo osservó per poco finchè con uno scatto non si paró davanti ad Aster brandendo la propria spada. Quel gesto fece bloccare l'angelo anziano a pochi metri dagli altri due.
«Prima infrangi il regolamento e poi mi punti la spada contro. Sei la vergogna di tutti angeli»
«È venuto qui per mettere zizzania? Complimenti Rappresentante, degno di un angelo»
«Sta zitto, non sono venuto qui per mettere zizzania. Volevo solo assicurarmi che fossi morto o, perlomeno, che fossi abbastanza lontano dal Paradiso. Hai intralciato molti dei miei progetti sai?»
Aur lo guardó con aria interrogativa, non capendo il perché di quelle parole.
«Cosa vai farneticando?»
«La magia puó fare molte cose, cancellare la mente delle persone è una di quelle. Per questo esistono le collane dei ricordi, per farci ricordare le cose più importanti» L'anziano li osservó assottigliando lo sguardo mentre in una mano comparì una lancia dorata e scintillante. Aur non si mosse dalla propria posizione ma Aster, che intanto aveva ascoltato tutto, estrasse la propria arma con molte difficoltà. Non avendo più le ali gli costava molto dolore anche solo toccare qualcosa di angelico.
«Non trovi affascinante il fatto che senza ricordi un angelo può morire? È così che io volevo ucciderti ma da quando hai contrato quel demone ho cambiato idea. Non puoi sparire così facilmente»
«Adesso vuole uccidermi? Ma non voleva usarmi per vincere la guerra?»
«Aur sai che la guerra non scoppierà con la presenza di un angelo oscuro? O no, tu non sai tutta la storia. Loro sono molto potenti poiché hanno la forza di entrambi i mondi. In una guerra il Paradiso vincerà sempre avendo un angelo oscuro ma se c'è qualcuno che eguaglia la sua forza allora quell'angelo non parteciperà alla guerra. Voglio solo usare quel demone che conosci di cui non ricordo il nome. Tu sei l'intralcio quindi non servi, o meglio, non tutto. Sai quando un angelo oscuro muore, per rimpiazzarlo c'è bisogno di un angelo e un demone. Trai le tue conclusioni»
«Che discorsi sono questi? E tu saresti un Rappresentante del nostro signore? Il traditore sei tu!»
Il Rappresentante gli puntò la lancia contro e la sua punta cominció a brillare.
«Un pó ritardato il nostro ex generale»
«Moderi le parole oppure le usi contro di lei» Aster aveva trovato il coraggio di parlare ma questo fu represso quasi subito dalla mano di Aur poggiato sulle sue labbra. La voce di quest'ultimo si ridusse ad un sussurro.
«Ti prego non fare così. Puó essere che ti risparmierà. Io sono ormai condannato» Il giovane soldato annuì, capendo la situazione ma la sua paura non scompariva ed era per questo che stava sopportando ancora il bruciore del contatto con la scintillante lama angelica.
«Non ricordi cosa è successo Aur, vero? Che divertimento ci sarebbe senza quei ricordi!?» Un sadico sorriso comparve sulla bocca del Rappresentate e dalla sua lancia partì un'accecante sfera di luce che colpì gli altri due angeli con due intenti diversi: voleva addormentare Aster e far ritornare la memoria ad Aur. Quest'ultimo riuscì a reggersi in piedi ma dovette appoggiarsi ad un albero a causa del capogiro dovuto allo scorrere rapido nella sua mente di immagini familiari.

L'angelo biondo correva velocemente tra gli edifici del Paradiso cercando di non far cadere il fratellino ferito sulle sue spalle, protetto dalle possenti ali bianche. Il loro mondo sembrava vuoto ma era riempito dai versi terrificanti della creatura demoniaca che li stava inseguendo.
Il piccolo angelo sulle spalle dell'altro reprimeva gemiti di dolore a causa della ferita alla gamba inflittagli dall'inseguitore. Ad essere ferito doveva essere il maggiore ma il piccolo si era messo tra di loro, non volendo vederlo soffrire. Il biondo continuó la sua corsa fino ad una piccola porta sul retro della biblioteca angelica; in pochi sapevano della sua esistenza.
Appena si fu assicurato di essere solo, poggió il proprio fratellino sulla soglia, mettendogli una mano tra i capelli castani fino ad accarezzargli il volto.
«Aur adesso devi promettermi che non ti muoverai da qui»
«No! Io non voglio che ti succeda nulla. Poi tu sei il futuro Rappresentante non deve succederti nulla» Gli occhi blu del piccolo Aur si riempirono di lacrime ma cercó in tutti i modi di impedire la loro fuoriuscita.
«A me importa che tu stia bene. Questa creatura vuole uccidere me, quindi se stai buono qui dovresti essere al sicuro»
«Mikael ma tu sei un cherubino! La luce stellare non farà niente ad un demone»
L'angelo biondo di nome Mikael si alzó, prendendo velocemente la spada che si illuminó diventando blu. Dopodiché si allontanò di poco dalla piccola porticina che nascondeva il fratello.
«Torneró tra poco, tu aspettami, le stelle ti guarderanno sempre» Aur non ebbe neanche il tempo di replicare che l'altro se n'era già andato. Non riusciva a muoversi, era paralizzato dal dolore e dalla paura. Avrebbe voluto aiutare il fratello ma sapeva si essere solo debole e inutile al contrario dell'altro. L'angelo si rannicchiò in un angolo lì vicino tremando come una foglia scossa dal vento. Sentiva urla, suoni di armi che si scontravano e versi grotteschi che aumentarono solo la sua paura. Un tonfo fu quello che si distinse meglio tra tutti quei rumori. Istintivamente cominció a correre in quella direzione, ignorando la ferita, finchè non si ritrovó davanti ad un uomo molto alto.
Aur, per vederlo meglio, fece qualche passo all'indietro inciampando su un ramo per poi cadere rovinosamente a terra. L'uomo davanti al quale si trovava era indubbiamente alto, segnato da qualche ruga e con radi capelli grigi. I suoi occhi erano spaventosi e Aur pensava che fossero capaci di tagliarlo a fettine.
Il piccolo angelo alzó di poco lo sguardo, vedendo il corpo di Mikael fluttare sopra la testa dell'uomo.
«Dimmi piccolo, è lui il futuro Rappresentante del Paradiso?» Aur non seppe fare altro che annuire.
«Sbagliato, lo è il sottoscritto. Ormai il vecchio Mikael non è più in grado di... Poter svolgere quella carica» Con uno schiocco di dita dell'uomo il corpo del cherubino si tramutó in polvere bianca e sottile. L'uomo alzó lo sguardo leggermente sorpreso, poichè non erano quelle le sue intenzioni, ma si limitò ad alzare le spalle.
Aur alzó una mano verso di lui, cominciando a balbettare ad occhi spalancati. Non poteva credere a quell'orribile spettacolo a cui aveva tristemente assistito. Il piccolo angelo restó immobile, non aveva più forza ne per disperarsi ne per fare nulla al suo nemico. Le lacrime cominciarono lentamente a scendere, una dopo l'altra, bagnando le sue guancie arrosate a causa dello sforzo.
«Tu devi essere il fratellino, gli somigli molto. Con te sarò buono e ti risparmieró ma sfortunatamente dovró cancellarti la memoria. Non ti preoccupare, sarà indolore ma non puoi certo ricordarti che io, il nuovo Rappresentante, ho ucciso il diretto successore a questa carica per avere il controllo di questo mondo; non credi? Ovviamente anche tu farai la stessa fine prima o poi ma questo dettaglio potevo anche ometterlo» L'uomo fece un altro ghigno malefico e si piegò fino a raggiungere la fronte del bambino con un dito. L'altro non mosse un muscolo, voleva solo svegliarsi da quell'incubo che pensava di vivere.
«Ho fatto delle ricerche anche su di te e so che sei anche tu un cherubino. Ti metteró nell'esercito e quasi mi dispiace per quello che hai visto e che tu possa dimenticare cosa sei... Ma chi vogliamo prendere in giro?» Fece una fragorosa ed inquietante risata che si propagò in tutto l'ambiente. Dopodiché diede una piccola scossa al piccolo Aur e lo fece cadere tra le braccia oscure del sonno che gli avrebbero strappato i suoi più importanti ricordi.

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