~12~
Ho creato un capitolo dedicato ad Aster e Aur. È come uno "speciale" che spiega delle cose e penso che ne faró un altro... Se volete. Fatemi sapere cose ne pensate e... Buona lettura.
Ps: sopra c'è un'immagine che dovrebbe rappresentare Aster, giusto per completare ~(•_•~)
Il Rappresentante era seduto alla sua scrivania guardando la giovane anima che si trovava davanti. Era un bambino di circa sei anni, morto in un incidente. Un'anima pura ed innocente che in quel momento era segnata da una grande paura. Le anime non avevano un corpo ma quel bambino era un'eccezione, per questo doveva essere il Rappresentante a decidere della sua sorte.
«Come ti chiami?»
Il bambino accennó delle parole ma scosse la testa, segno che non lo ricordava. L'angelo si massaggiò le tempie, guadandolo pensieroso finchè non furono interrotti da qualcuno che bussava con forza alla porta. Senza ottenere il permesso il giovane angelo entró, piegandosi subito dopo, mettendo le mani sulle ginocchia e cercando di recuperare fiato.
«Aur sei il solito, che ci fai qui?»
L'angelo alzò di scatto la testa, avvicinandosi al piccolo bambino tremante.
«Sono venuto per lui. Affidatelo a me»
«Come pregi? Non sei del rango giusto per avere qualcuno in affidamento. Poi come sei venuto a sapere di lui?»
«Le voci circolano nell'accademia. Rappresentate io diventeró generale tra meno di un anno, non può dirmi nulla, lo puó considerare come un allenamento»
Aur mise una mano tra i capelli dorati del bambino e questo di risposta si appigliò alla sua tunica, guardandolo supplicante con i suoi occhioni azzurri.
«Non è così facile Aur, gli devi dare un nome, lo devi allenare e devesuperare la cerimonia delle ali; sempre se ci arriverà. È una sfida ardua»
«Non faró solo questo, gli darò anche il dovuto affetto»
«Sei giovane lo sai? Perchè vuoi farti carico di questa cosa?»
«Lei conosce benissimo il mio passato, a causa mia sono morte tante persone. Adesso ho la possibilità di riscattarmi»
«Aur, non è un gioco. Ti rendi conto che c'è di mezzo una vita umana?»
Aur non rispose ma si limitó a sostenere lo sguardo del Rappresentante con determinazione, finchè non fece segno con la mano che potevano andare. Aur prese per mano la giovane anima e corse via dallo studio ma, prima che chiudesse la porta, l'angelo anziano parló.
«Aur ti ricordo che è umano. Gli umani provano emozioni non proprio pure e sarà difficile farlo adattare ai nostri. Potrebbe non farcela»
«Parla come se non mi conoscesse»
L'angelo gli lanció una veloce occhiata infastidita prima di richiudere la porta e uscire dall'edificio.
Arrivati nel grande spazio verde che circondava il palazzo, entrambi si accorsero del buio che stava lentamente avvolgendo tutto il Paradiso. L'anima si aggrappó ai morbidi pantaloni dell'uniforme dell'angelo e quest'ultimo gli indicó le varie torce che si stavano creando nell'aria.
«Vedi, non devi avere paura. In questo mondo, finchè ci saranno quei fuochi, sarai sempre al sicuro dalle tenebre» Allora si inginocchiò davanti al bambino, che intanto aveva gli occhi pieni di lacrime.
«G-grazie signore...»
«Signore suona così vecchio... Chiamami Aur, okay? Il tuo nome qual è ?» Il bambino scosse la testa asciugando le lacrime che gli erano sfuggite.
«Un nome... Hai bisogno di un nome» Aur si guardó attorno e alzó la testa verso il cielo. Aguzzó lo sguardo e vide, oltre i fuochi e le tenebre, delle luci che splendevano come fari i mezzo al mare.
«Stelle... Astr... Aster! Ti piace questo nome? Aster, come i più bei astri che ci sono nel cielo del Paradiso»
Gli occhi del bambino si illuminarono e gli saltó al collo. L'angelo non potè fare a meno di ridacchiare per quell'azione. Dopo averlo preso bene tra le braccia, lo guardó negli occhi.
«Aster sarai un angelo perfetto e ti prometto anzi, sono sicuro che qui starai benissimo»
[...]
Aster paró un colpo dopo l'altro. Riusciva a mala pena a tener testa al proprio capo. Parava ogni colpo, cercando di colpirlo a sua volta ma fallendo miseramente. Aur era dotato di grandi ali e non si faceva scrupoli nell'usarle, anche se era sleale in un combattimento contro un avversario già svantaggiato in partenza. L'angelo gli diceva che era l'unico modo per imparare ad usare al meglio la spada e il corpo, visto che anche lui si era allenato in quel modo. Ad Aster non piaceva combattere, ma sapeva che era l'unico metodo per diventare angelo e, di conseguenza, restare accanto ad Aur.
Dopo altri colpi, Aster colse il momento giusto per prendergli con decisione un polso e buttarlo a terra. Poco dopo il giovane spalancó gli occhi per la paura di avergli fatto male e si inginocchiò accanto a lui, toccandogli una spalla.
«Stai bene?»
«Diciamo che ho abbassato fin troppo la guardia... O forse sei tu che stai migliorando» Aur guardó il giovane da steso con uno strano sorrisetto sul volto. Il suo sguardo era pieno di orgoglio e ad un certo punto scattó in piedi, battendo pesantemente la propria mano sulla schiena di Aster.
«Se lo dici tu è un onore, però devo migliorare tantissimo»
«Aster questo miglioramento lo vedremo a breve, quando avrai le ali» Aster all'inizio annuì, non capendo le ultime parole. Quando realizzó il loro significato un'espressione di pura felicità si manifestò sul suo volto insieme ad un infantile sorriso. Cominció a balbettare, non riuscendo a mettere assieme insieme delle parole per comporre una frase di senso compiuto.
«Il problema è che diventerai un angelo migliore di me, ma possiamo sorvolare su questo»
«Saró un angelo... come te?» Aur lo guardó perplesso, grattandosi la testa, prima di rispondergli.
«Non proprio... Le tue ali non saranno permanenti ma potrebbero sparire se farai trasparire determinati sentimenti umani. Ti consiglio di non fare cavolate, per riavere le ali soffrirai» Aster lo guardó terrorizzato all'inizio ma decise di sdrammatizzare ridacchiando.
«Meno male che non sei nella mia situazione, con quel linguaggio avresti dei problemi già dall'inizio»
«Di questo passo non avrei più le ali» Aur rise e prese il ragazzo sotto braccio, conducendolo dal Rappresentante.
[...]
«Aur! Aur! Generale!»Aster tremava come una foglia, seduto sulla fredda erba del confine, con le mani tra i capelli. Si guardava attorno urlando il nome del generale ma ad un certo punto le lacrime coprirono i suoi occhi. Man mano che scendevano, le sue ali diventavano sempre più diafane e sentiva dolore ovunque.
Aster si raggomitolò su se stesso, cercando inutilmente di calmarsi. Era entrato nel confine infrangendo le regole solo per la sua stupida curiosità. Aveva visto delle anime avventurarsi in quel posto e voleva sapere cosa ci fosse. Sapeva che si sarebbe cacciato nei guai ma, per una volta da quando era nel Paradiso, voleva far prevalere quel briciolo di umanità che non intendeva abbandonare.
D'un tratto riuscì a percepire dei rumori molto lontani. Il giovane mezzo angelo continuó ad urlare ma la sua voce si abbassava sempre di più. Chiuse gli occhi, ma due braccia lo presero di peso, allora li riaprì. Davanti ad Aster c'era il suo nuovo generale. Sembrava triste e, con grande sorpresa del giovane, non c'era alcuna traccia di rabbia o rimprovero nei fondali marini che aveva come occhi.
Aster si voltò verso Aur, buttandosi su di lui e bagnando la sua casacca con le lacrime. Il generale non parló, ma si limitó ad accarezzargli la testa notando amaramente l'assenza delle ali.
«È tutta colpa mia, dovevo controllarti di più»
«No! Mi hai aiutato e sono io che non ho saputo ricambiare facendo qualcosa di buono. Io non sono un angelo, e non lo saró mai» Le sue parole erano accompagnate da forti singhiozzi che non accennavano ad attenuarsi. Si sentiva in colpa, il suo generale non lo avrebbe guardato con gli stessi occhi, lo sentiva.
Aur si portó vicino al suo orecchio, guardandosi attorno per assicurarsi che fossero soli.
«Aster, gli angeli non sono così perfetti come credi. Possono fare delle cose che superano la cattiveria dei demoni poichè seguono una logica precisa, basata sulle regole. Ne infrangi una? Sei fregato»
«Saró punito quindi»
«No, perché non mi sono mai adeguato alla massa. Potevi fare di peggio invece hai solo voluto soddisfare una curiosità, e questo sinceramente mi piace. Aster io non ho alcuna intenzione di punirti, ma le tue ali sono sparite e per non destare sospetti bisogna farle ritornare; servirà una buona dose di dolore. Solo questo mi fa star male»
Il giovane sembró calmarsi e le lacrime smisero di uscire dai suoi occhi blu, in quel momento scuri a causa del dolore. Era stanco, ma non si sarebbe potuto riposare finchè non gli fossero uscite le ali. Non poteva governare la loro "ricrescita" poiché avveniva tutto automaticamente.
«È un dolore meritato, il mio. Devo pur essere punito per aver infranto le regole»
«Nella tua condizione ti conviene seguirle ma ragiona sempre con la bella testolina che ti ritrovi. Per le punizioni non ti preoccupare. D'ora in poi ti proteggeró molto di più e in futuro non patirai dolore, che sia minore o maggiore di questo che stai per provare. È una promessa Aster, e io mantengo sempre le promesse»
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