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Un altro urlo risuonó in quel bosco. Aur era steso a terra, agonizzante, bagnato dall'acqua buttatagli da angeli incappucciati. Tutta la sua pelle bruciava come se fosse a contatto con dell'ardente fuoco e non riusciva a muoversi; anche il più piccolo movimento equivaleva ad una pesante fitta. Sulla sua pelle risiedevano ancora le tracce del demone e questo, combinato al nascente affetto verso Rakir, avevano peggiorato la situazione. In quantità elevate, l'acqua santa poteva essere pericolosa anche per un angelo e le probabilità di morire si alzavano quando quest'ultimo era macchiato di un qualcunque peccato, anche lieve.
Aur era rivolto con il volto verso l'alto, ma non riusciva a scorgere nulla, la sua vista si appannava minuto dopo minuto. All'inizio aveva combattuto anche qyando i mascherati gli avevano buttato la prima fiala sulle ali. Ricordava di averne ferito uno, di essersi fatto mille domande e di aver perso. Era stato debole ma voleva guadagnare tempo, sperando che il demone fosse scappato mettendosi in salvo.
Gli occhi dell'angelo, seppur offuscati, riuscirono a scorgere due ombre nere che, man mano, si facevano sempre più grandi. Aur, con uno sforzo che non gli costó poco, allungò una mano in alto, verso un'ombra, per poi sentirsela stringere con forza subito dopo.
Rakir vide l'angelo sotto si sè. Era provato da un grande dolore. Mentre il demone gli stringeva la mano, le sue pupille si assottigliarono sempre di più. Era furioso con se stesso per non essere riuscito a proteggere l'unico che credeva in lui. Cadon, dall'alto, guardó con occhi sgranati il fratello che era inginocchiato accanto all'angelo.
«Rak, che stai facendo?»
Non ebbe risposta. Rakir preferiva sentire il bruciore della pelle bagnata di acqua santa dell'angelo piuttosto che dare una spiegazione alle sue azioni. Strinse la mano di Aur e questo smise si contorcersi.
«Aur mi senti?»
L'angelo annuì lievemente con la testa, non riuscendo a parlare. Il demone maggiore atterró accanto all'altro generale, fissando prima lui e poi il fratello.
«Rakir come fai a conoscerlo?»
«Ha importanza?! Adesso dobbiamo fare qualcosa!»
Cadon guardó Aur serio, per poi fare un sorrisetto.
«Generale, mi avevi promesso che solo io ti avrei potuto dare la morte! Spostati Rak, ci penso io» Il maggiore diede uno sguardo sicuro al fratello, prima di prendere in braccio l'angelo, facendo varie smorfie di dolore a causa del bruciore di quel contatto.
Dopodiché, con molta difficoltà, superarono il confine, facendo ritorno alla base infernale. Cadon portó l'angelo nella stessa infermieria dove era stato curato il minore, per poi avvicinarsi a quest'ultimo.
«Non so cosa tu abbia a che fare con lui ma adesso stagli accanto, devo chiamare una persona. Non fargli chiudere gli occhi, potrebbe essere fatale»
«Non potrei mai farlo morire» Rakir rivolse uno sguardo sicuro al fratello che lo ricambió con uno più perplesso. Dopodiché i demoni si separarono e Rakir ritornó da Aur, sedendosi accanto a lui e facendo attenzione a non toccarlo con le ali.
Il respiro dell'angelo era molto irregolare e annaspava per prendere aria. Nonostante ciò, cercava di guardare il demone davanti a sè. Un piccolo sorriso gli crebbe in volto quando lo vide.
«Stai... Bene?»
A quelle parole Rakir sobbalzó, buttandosi a terra, inginocchiato davanti a lui cercando di guardarlo meglio.
«Certo che sto bene, tu mi hai salvato!»
«Tuo fratello, è il capo dell'esercito infernale» Aur era consapevole del fatto che dovesse rimanere attivo, per questo cercava di parlare anche se gli costava molta fatica.
«È un problema?»
«Mi ucciderà» Fece un lieve sorriso, portando la propria mano su quella dell'altro.
«Ho pur sempre toccato il suo fratellino»
«Sai quanto può importarsene di me»
«No Rakir, non fare così. Lo conosco e so... Che ti vuole bene» La sua voce fu improvvisamente interrotta da un martellare continuo alla testa. Rakir balzó in piedi, passandogli una mano fra i capelli e cercando di voltargli la testa verso di lui.
«Non chiudere gli occhi, okay? Non mi importa se lui mi vuole bene ma non voglio che muoia proprio tu. Adesso, sinceramente, non riesco a capire il perchè ma una cosa la so di sicuro: il mio secondo ricordo importante riguarda te»
L'angelo cercó di seguire tutte le sue parole. Continuava a tenere la mano di Rakir mentre manteneva un accennato sorriso.
«Proprio questo... Non me lo sarei aspettato. Ma io non moriró, è sicuro; non per così poco. Non sono debole«
D'un tratto dalla porta entrarono due figure: la prima era Cadon mentre l'altra, con grande stupore da parte di Rakir, si rivelò essere Lucifero. Quest'ultimo appena vide l'angelo fece una faccia disgustata ma quando guardó i due demoni cambió espressione, passando dal disgusto alla noia.
«Rakir spostati, lascia fare al tuo re»Lucifero si avvió verso Aur e Rakir, scettico, ritornó vicino al fratello. Il re guardó l'angelo per un pó prima di parlargli.
«Mi senti?»
«Sì signore» Aur decise di parlare con rispetto, in effetti era il minimo.
«Con cosa ti hanno colpito?»
«Acqua santa»
«Generale, esca di qui»
Cadon fece per parlare ma bastó uno sguardo del proprio re per farlo ammutolire. Guardó Rakir con rancore e uscì, chiudendo rumorosamente la porta.
Il demone decise di avvicinarsi ai due ma un gesto di Lucifero lo fece fermare. Questo mise un dito sulla fronte dell'angelo pronunciando parole incomprensibili alle orecchie degli altri due presenti. Man mano le macchie scure che Aur aveva sul corpo sparirono e il suo viso ritornó sereno. Il re, finito il suo rituale, si allontanó di pochi passi e fu raggiunto da Rakir. Il demone peró si avvicinó ancora di più all'angelo, finchè non gli sfiorò la mano con gli artigli.
«Sta bene?» Si rivolse a Lucifero.
«Puoi chiederlo anche a me» Aur fece un sorrisetto e, aggrappandosi al braccio del demone, si fece leva per mettersi a sedere sul letto.
«Angelo, dovresti stare a riposo»
«Ci penseró, adesso abbiamo problemi più gravi»
«Aur chi ti ha attaccato?» Rakir cercó di reprimere il rancore che provava verso gli aggressori dell'angelo.
«Angeli incappucciati. Peró il loro obiettivo non ero io...» Aur guardó prima Rakir e poi Lucifero.
«Angelo stai dicendo che qualcuno voleva attentare alla vita di un demone?»
«Precisamente quella di Rakir, secondo me volevano lui. Io sono stato solo ferito ma potevano anche uccidermi»
«La situazione è grave e contorta, il Signore lo diceva»
«Perché mai un angelo dovrebbe uccidere proprio me?»
Aur si alzó si scatto, trovandosi proprio davanti al demone.
«Chissà perché Rakir...» L'angelo strinse la propria collana sospirando.
«Rakir tu non sai tante cose, come te del resto angelo»
«E non può dirci nulla giusto?»
«Esattamente angelo. Ma dovete stare attenti, non posso sempre proteggervi»
«Devo tornare nel Paradiso...»
Aur si fece largo tra i due avvicinandosi alla finestra ma fu bloccato per le spalle da Rakir.
«Dove vorresti andare?! Ti hanno appena fatto un'imboscata!»
Lucifero guardó i due ma qualcosa risuonó nella sua testa: una voce a lui familiare. Non voleva lasciarli soli ma si ritrovó costretto a schioccare le dita per teletrasportarsi nel proprio castello.
Quando Aur notó la mancanza di Lucifero, si liberò da Rakir con uno strattone.
«Fai come il tuo re e dileguati»
«Perchè fai così adesso?»
«Perchè? Volevano ucciderti Rakir, lo vuoi capire? Io non posso permetterlo, devo scoprire cosa sta accadendo» Aur sentì le lacrime che gli bagnavano gli occhi ma riuscì velocemente a ricacciarle indietro.
«Perchè non puoi farmi semplicemente uccidere? Non avresti più problemi»
«Non mi importa dei problemi. Non voglio che tu muoia perchè... Non lo so. Ma non puoi farlo, non per causa mia»
«Perchè non fai l'angelo e dici qualcosa di vero?» Aur a quel punto scattó e, con un pugno al petto, buttó a terra il demone. Questo lo guardó sorpreso, quasi spaventato, portandosi una mano sul punto in cui era stato colpito. Aur lo guardó dall'alto, con i capelli che gli ricadevano davanti agli occhi e un'espressione afflitta.
«Non immagini quello che mi stai facendo»
A quel punto l'angelo balzó fuori dalla finestra e voló via, seguito dalle parole di Rakir che venivano disperse nel vento.
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