capitolo 2- Lasciatemi stare

Ed eccoci che iniziamo con la scuola o, per meglio dire, la tortura

Lui odiava la scuola. Lì avvenivano gran parte dei suoi incubi.

Prese il suo zaino e salutò suo padre con un affettuoso bacio sullo zigomo sinistro.
Si incammino mettendosi le cuffiette nelle orecchie isolandosi dal mondo intero.

Bad Blood di Taylor Swift era la canzone che stava ascoltando.
Niente di impegnativo, e soprattutto che gli dava la carica per mantenere internamente la forza per superare la giornata scolastica che lo stava aspettando.

Entrò a passo svelto nel cortile, passando accanto al gruppo di bulletti della scuola che se la prendevano sempre con lui.
Ovviamente i ragazzi non si fecero perdere l'occasione per infastidirlo. Uno gli fece li sgambetto e l'intera scuola iniziò a ridere.

Ridevano tutti di lui.

"Il nostro amatissimo Jeon" ghigno uno dei ragazzi.

Amatissimo proprio

Sbuffo roteando gli occhi. "Si?" Chiese, sperando che lo lasciassero stare per una volta, alzandosi da terra.
"Tieni la testa bassa e attento al tono, schifoso gay" lo minaccio il più grande del gruppo sollevandolo da terra per il colletto.

Jungkook non disse niente, rimase in silenzio.

Era combattuto.

Non sapeva se dover rispondere, togliendosi una soddisfazione ma rischiare che lo scassamento di palle persistesse oppure stare zitto e non sprecare fiato al vento, facendosi però passare per un debole.

Scelse la seconda, in fin dei conti a lui non importava ciò che gli altri pensavano di lui.
E poi non voleva perdere tempo e abbassarsi ai livelli di quegli ignoranti.

Riprese la sua cuffietta destra, caduta dell'orecchio a causa dello spintone.

Lo ignorò e se ne andò mettendo la musica al massimo.

Ovviamente la cosa non andò giù al gruppetto di delinquenti che subito lo aggredirono da dietro.

Nessuno fece niente.
Nessuno andò a chiamare i professori.
Nessuno si mise nel mezzo per bloccare i ragazzi dal prendere a pugni quel giovane che non aveva fatto niente di male per meritarsi ciò.

Se ne uscì dalla rissa grazie ad un ragazzo ossia Park Jimin, capitano della squadra di basket, ragazzo piu desiderato dalla scuola intera.
"Perdete veramente tempo per infastidire un esserino?" Disse il ragazzo con fare quasi annoiato.

Il ragazzo dai capelli scuri, che stava per tirare un pugno sul viso di Jungkook, si girò.
"E tu chi diamine sei per dirmi ciò??" Chiese innervosito.
"La tua coscienza a quanto pare. Stanno per arrivare dei professori a causa di tutto questo trambusto. Ti conviene lasciarlo se non vuoi una punizione" disse solamente il ragazzo facendo spallucce come se in realta non gli importasse.

Era proprio il contrario.

A differenza di Jungkook, Jimin lo conosceva bene.

Lo vedeva uscire ed entrare da scuola le mattine.
Ormai sapeva i suoi orari a mente.
Sapeva tante cose sul suo conto.

Non era uno stalker.
Non ne era ossessionato.
Era solo incuriosito dal modo di fare del corvino.

Gli era entrato nel cuore.

E, diciamocelo, non era che il corvino potesse passare inosservato facilmente.

La sua bellezza attirava lo sguardo su di sé, e anche parecchio.

E questo a Jimin dava un po fastidio.

Nel suo paese era conosciuto come quello da evitare, ma quando andava fuori città faceva conquiste.
Non che a questo potesse interessare in realtà.
L'amore non faceva per lui, o meglio non di sentiva all'altezza.
Lo vedeva come qualcosa di troppo bello e impossibile per lui che, a detta sua, rovinava tutto.
Voleva un amore come quello dei suoi genitori.
Si ricordava ancora come i giovani genitori si amassero, prima della morte della madre. Baci carezze e dolci parole, avvolte sussurrate per essere ascoltate esclusivamente dai due amanti.
Suo padre, anche dopo 11 anni dalla morte della sua amata, continuava ad amarla.
Il corvino ci aveva provato a farlo uscire con qualcuno. Ma dopo 108 fallimenti si arrese.

Sapeva che per lui fosse impossibile un amore simile.
Chi mai era così folle poterei innamorare di una persona simile? Uno che aveva ucciso, seppur involontariamente, la madre?? Nessuno, ecco chi, perciò neppure lo cercava.

Questo era il suo ragionamento.

Jimin invece era quasi convinto di averlo trovato.

Era bastato vedere in lontananza il corvino per farlo infatuare follemente di quest'ultimo.

Quando i bulli si allontanarono, Jimin si avvicinò al ragazzo e gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi.
"Pff" rifiutò il corvino alzandosi da solo. "Grazie ma ce la faccio anche da solo" disse alzando il sopracciglio a mo di sfida.
Recuperò il suo zaino e si diresse in classe.

Bell'inizio

Pensò Jimin sospirando entrando nella struttura.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top