08. ⚔ E' UNA TRAPPOLA! ⚔
Il Prigioniero del Capitano
Capitolo 8 ⚔ E' UNA TRAPPOLA! ⚔
[POV in Terza Persona]
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Mikasa fu svegliata da Annie che le disse semplicemente: "Siamo arrivati."
La corvina si diresse sul ponte principale, dove ognuno si stava preparando allo scontro. Mikasa osservò il molo e trovò la nave che stava cercando. Era lì, all'apparenza incustodita in tutta la sua diabolica bellezza – la Wings of Freedom.
Trovava quel nome alquanto irritante: le sembrava troppo bello per una nave così orribile. Mikasa si chiese dove fossero il Capitano Ackerman ed il suo equipaggio.
"Sembra vuota." Commentò Annie di fianco al suo Capitano. "Suppongo che i pirati siano da qualche parte ad ubriacarsi."
Mikasa annuì. "Credi che lascerebbero Eren a bordo?"
Annie scrollò le spalle. "Se è vivo, è possibile. La abbordiamo?"
"Sì. Raduna gli uomini."
Annie fece un cenno d'assenso e si allontanò per riunire la maggior parte dell'equipaggio. Rivolse un'occhiata alla nave nemica ancora una volta e vide un luccichio metallico riflettere la luna, proveniente da uno degli oblò inferiori della Wings of Freedom. Annuì al segnale e questo sparì. Alzò lo sguardo e scorse il suo corvo, Noir, appollaiato sul punto di vedetta. Un chiaro segno che solo lei era in grado di interpretare: avevano ricevuto il suo messaggio e la trappola era tesa.
Annie raggruppò Sasha, Connie, Ymir, Christa, Armin, Jean, Marco ed alcuni altri uomini. Mikasa impartì ordini a coloro che rimanevano indietro ed a coloro che invece sarebbero scesi con lei. Velocemente, si avvicinarono alla Wings of Freedom.
Avevano calato la bandiera Inglese in modo da evitare ulteriori problemi – dopo tutto, era un porto pirata quello – ma chiunque avrebbe facilmente capito chi fossero dalle uniformi e dall'atteggiamento.
"Strano come non ci sia nemmeno un singolo uomo..." Commentò Armin mentre Ymir si arrampicava su una corda per abbassare il ponte d'imbarco.
"I pirati tendono ad essere imprudenti ed arroganti." Soffiò Mikasa. "La cosa non mi sorprende."
"Non questi pirati..." Disse Armin salendo a bordo della nave con gli altri al seguito. "Questi sono intelligenti."
"Ti preoccupi troppo." Annie alzò lo sguardo sul punto di vedetta e vide Reiner nascosto in cima. Sogghignò, mantenendosi nelle retrovie del gruppo. "Dovremmo cercare Eren nei ponti inferiori, Capitano."
Mikasa annuì al consiglio del suo secondo in comando. "Sì, Armin, Annie, verrete con me. Gli altri restino qui e ci coprano le spalle. Cercate di scoprire dove sono andati tutti."
Mikasa, Armin ed Annie si diressero alle celle. Una volta di sotto udirono il suono di catene che cozzavano contro il pavimento e Mikasa iniziò a correre. Il suono proveniva dall'ultima cella.
"Eren?" Ansimò fermandosi di fronte la grata di ferro. Annie la scassinò velocemente e Mikasa si precipitò verso la sagoma scura. Si fermò ad un centimetro di distanza e portò la mano alla propria spada.
Quella figura era troppo bassa, per essere quella di Eren.
Prima che potesse attaccare qualcosa la colpì alla testa e lei udì Armin urlare una parola, prima di svenire: "Annie!"
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[Levi POV]
Patetico. Mi aspettavo di meglio dai soldati Inglesi.
Trascinai il corpo incosciente del Capitano Mikasa sul ponte principale con Annie che strattonava un biondino, subito dietro di me. In coperta nel frattempo la mia ciurma aveva fatto come ordinato, e tutti coloro che facevano parte del gruppetto di Mikasa erano stati disarmati e legati. Il resto del mio equipaggio stava abbordando la loro nave, uccidendo tutti i presenti. Lasciai la ragazza di fronte a quelli che erano i superstiti della sua squadra. Ne avevamo lasciati solo sette in vita.
"Nome?" Chiesi al primo ragazzo della fila di prigionieri.
"Jean." Sputò velenoso.
"Bene, sei ubbidiente." Gli diedi un calcio nello stomaco. "Forse vivrai un altro po'."
"CHE DIAVOLO, ANNIE?!" Una ragazza dai capelli castani ed il viso pieno di lentiggini urlò dal fondo della fila. Reiner e Bertold si avvicinarono, porgendo ad Annie il suo cappello da Capitano.
Reiner sogghignò guardando i prigionieri. "Bentornata, Capitano Leonhart."
"Capitano?" Una ragazza bassa dai capelli biondi fissò Annie, incredula. "Tu – tu sei una pirata?"
Annie fece un sorriso compiaciuto. "Un Capitano pirata, Christa. Mai trascurare il titolo di un uomo."
"Tu non sei un uomo." Borbottò quello di nome Jean.
"Non importa, vale comunque." Sbottò Annie avvicinandosi a Mikasa. "La prendo io adesso, come d'accordo."
Annuii e le feci un gesto incurante con la mano. Afferrò Mikasa, legandole le braccia dietro la schiena e le caviglie, issandosela poi in spalla.
"Tu, traditrice di merda." Ringhiò la lentigginosa quando Annie la oltrepassò. Quest'ultima semplicemente scese dalla nave, dirigendosi verso la locanda dove alloggiavo.
"Bene, il tuo nome adesso." Chiesi al ragazzo accanto a Jean. Sembrava molto più innocente degli altri, coi suoi capelli castani e le lentiggini.
"M-Marco." Balbettò. Mi mossi davanti alla fila, posizionandomi di fronte una ragazza dal colore di capelli indistinguibile, non riuscivo a capire se fossero rossi o castani.
"Sasha." Mi disse.
"Perché-"
Mi voltai per vedere chi avesse parlato, era il biondo che avevo colpito poco prima. Lentamente si tirò su a sedere per guardarmi, e continuò a parlare. "Perché chiede quali siano i nostri nomi? Ci ucciderete tutti comunque, non è così? Che importanza hanno?"
Lo fissai duramente. "Più a lungo rimandi la fine, più speranzose e spaventate sono le vittime." Spiegai con indifferenza. "Voi morirete -" Estrassi la mia spada, trapassando il fianco di Marco. Jean ed il ragazzo urlarono, mentre gli altri fissavano il tutto sotto shock. Marco iniziò a tremare, tentando di muovere le braccia per liberarsi dalle corde e coprirsi la ferita per fermare il sangue.
"Ma non saprete quando." Terminai, tirando fuori un pezzo di stoffa per ripulire la lama.
"Capitano." Si intromise Erwin. "Dov'è Eren?"
"Eren?" Il biondo scattò. "Eren è vivo?"
"E' alla locanda. Legato al letto." Dissi ad Erwin, maledicendomi subito dopo per non aver davvero legato il ragazzo. Se avesse saputo che Mikasa ed il suo equipaggio si trovavano lì sarebbe sicuramente corso da loro – e per loro si sarebbe battuto. Mi chiesi se conoscesse almeno uno di quegli idioti.
"Occupati di Lentiggini, Hanji." Ordinai ed Hanji si chinò per pulire e bendare la ferita di Marco. Sarebbe morto comunque... Prima o poi. Ma lentamente e dolorosamente. Esattamente come sarebbe piaciuto ad uno spietato Capitano pirata. "E qual'è il tuo nome?"
"Eren è il mio migliore amico." Disse con sicurezza. "Mi chiamo Armin."
Non gradivo affatto il suo atteggiamento. Non gli era permesso di avere alcuna fiducia e disinvoltura, in mia presenza.
"E quanto dolore causerei ad Eren..." Dissi estraendo nuovamente la mia spada. "Se collezionassi per lui la testa del suo migliore amico?"
Gli occhi di Armin si spalancarono mentre indietreggiava. "M-molto dolore."
Annuii, sentendo poi il debole pianto di Jean. Mi voltai nella sua direzione e lo vidi proteso verso il corpo di Marco. "Resisti, ti prego." Diceva all'altro. "Per favore non lasciarmi, ti amo."
Perciò erano una coppia. Ero quasi tentato di sentirmi in colpa. Naturalmente, ignorai la tentazione.
"Capitano, che ne facciamo di loro?" Chiese Erwin.
Ci pensai un momento per poi sorridere diabolicamente. "Li porteremo con noi in mare aperto per poi appenderli, uno ad uno, all'albero maestro. Poi getteremo i loro cadaveri nell'oceano, per sempre dimenticati."
Gli ostaggi mi guardarono in preda al terrore e feci cenno affinchè venissero portati giù nelle celle.
"Preparate la nave." Ordinai ad Erwin. "Salperemo alle prime luci. Vado a prendere Jaeger."
Lasciai la nave dirigendomi verso la locanda, chiedendomi se fosse giusto dire ad Eren dei nuovi prigionieri. Decisi che una sua scenata sarebbe stata davvero seccante. Avrei taciuto, per il momento.
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[POV in Terza Persona]
Mikasa iniziò a ridestarsi ed aprì gli occhi, scoprendo di essere legata ad una sedia. Sollevò lo sguardo e vide Annie, calma, di fronte a sé.
Fissò trucemente il suo secondo in comando. "Che diavolo è successo, Annie?"
"Sono il Capitano Leonhart per te, Mikasa." Disse la bionda. "Ti ho tramortito e trascinato il tuo corpo in questa merdosa locanda per calmarti e spiegarti tutto, prima di reclamare la tua vita."
Mikasa la fissò sorpresa. "Hai intenzione di uccidermi?"
Annie rise. "No, certo che no. Sei mia amica, Mikasa, ed ho visto del potenziale in te. Ho odiato tradire la tua fiducia ma ti porterò con me al servizio della mia nave."
"Come pirata?" Immaginò Mikasa.
"Sì."
"Mi rifiuto." Asserì freddamente la ragazza. "Preferirei morire piuttosto che diventare della feccia traditrice."
"Eren non è stato così titubante." Fece spallucce l'altra, ma vide Mikasa abboccare all'esca.
Eren.
"Di che diavolo stai parlando?" Scattò la corvina.
"Eren Jaeger serve di propria volontà il Capitano Levi Ackerman." Spiegò Annie compiaciuta. "Sinceramente non sarei sorpresa se quei due stessero scopando, al momento."
Mikasa strattonò le corde. "MENTI!" Gridò. "Eren non diventerebbe MAI UNO DI VOI!" La addolorò sputare parole così orrende a quella che, appena il giorno prima, era la sua più intima e fidata amica.
"Non sto mentendo." Disse la bionda avvicinandosi al letto "Giuro che non ti mentirò mai più, Mikasa."
"Stronza." Scattò quella. "Uccidimi e falla finita."
"No."
"Perché no?"
"Non posso."
"Che vuol dire non puoi?" Sbottò Mikasa. "Uccidere dovrebbe essere semplice per un Capitano pirata quale sei."
"Lo è." Ammise Annie. "Ma non posso uccidere te, Mikasa."
Mikasa fissò l'altra donna, senza comprendere. "Perché?"
"Perché tengo a te." Disse Annie, portandosi di fronte la ragazza. "Sono un'idiota doppiogiochista che ha finito per innamorarsi della ragazza che doveva tradire. Proprio come in quelle storie patetiche che leggevamo di notte, in mare, quando non riuscivamo a dormire."
Gli occhi di Mikasa si spalancarono, mentre cercava di indietreggiare maggiormente sulla sedia.
Annie le sfiorò la guancia, facendola sussultare. "Ho fatto ciò che ho fatto per la mia nave ed il mio equipaggio ma... Non volevo perderti."
"Toglimi le mani di dosso." Ringhiò Mikasa ed Annie si ritrasse quietamente.
"Non ti forzerò a fare nulla." Disse Annie con tono triste. "Ma spero che troverai, nel tuo cuore, il modo di perdonarmi."
Mikasa chiuse gli occhi nel tentativo di calmarsi. Non riusciva a pensare lucidamente in quello stato di agitazione. Una volta che il suo respiro si fu rallentato, li riaprii per guardare Annie. Era stata catturata. Non poteva fare nulla, al momento, solo resistere fino a quando non sarebbe fuggita.
"Voglio vedere Eren." Disse Mikasa tristemente. Ancora non riusciva a credere che Eren stesse assecondando i voleri di un pirata. Specialmente di un pirata che apparteneva alla stessa nave che aveva ucciso sua madre.
Che non lo sappia? Pensò Mikasa. Lei non glielo aveva mai detto, credendo che lo avesse fatto quel bastardo di Grisha. Ma se non fosse stato così?
"Questa decisione spetta al Capitano Levi, sono spiacente. Glielo chiederò, comunque." Annie annuì lasciando la stanza. "Bertold, sorvegliala." Ordinò e l'uomo alto entrò nella camera per controllare Mikasa.
Annie si diresse all'ingresso e vide Levi entrare nella locanda. "Capitano." Lo chiamò.
"Che cosa vuoi adesso?" Ringhiò l'altro.
"Mikasa vorrebbe vedere Eren un'ultima volta." Spiegò Annie. Non gli aveva confessato di non avere alcuna intenzione di uccidere Mikasa. Levi non avrebbe mai approvato tale debolezza nei confronti del nemico... Ma ancora una volta lui aveva risparmiato la vita di Eren Jaeger per ragioni che nessuno sembrava comprendere.
"Non può. Lui non deve sapere cosa abbiamo fatto." Disse Levi spingendo via Annie. "Andrebbe fuori di testa e non sono dell'umore adatto per sopportarlo."
"Quindi avete intenzione di uccidere i suoi amici senza che lo sappia e gli dica addio?" Domandò la ragazza, seguendolo.
"Esatto. Mai sentito dire che l'ignoranza è una benedizione? Intendo permettere ad Eren di continuare ad usufruirne, per quanto concerne il problema." Levi sembrava arrabbiato, ma il suo tono parve addolcirsi nel pronunciare il nome di Eren. Annie si trovò a chiedersi se, anche lui, stava facendo i conti con lo stesso sentimento che provava lei. L'amore per il proprio nemico.
"L'ignoranza non è una benedizione." Ribattè la ragazza, afferrando il braccio di Levi impedendogli di proseguire. "Non durerà per sempre, e vi odierà a morte se scoprirà poi ciò che non gli avete concesso di sapere ora."
Lui si liberò dalla sua stretta. "Perché dovrebbe importarmi se mi odia?"
Annie prese un respiro profondo, decidendo di osare. "Perché tenete a lui."
Levi la fissò con lo sguardo di ghiaccio che lo contraddistingueva. "Prego?"
"Tenete a lui." Ripetè la bionda. Attinse coraggio dalla sua reazione indecifrabile. "Nello stesso modo in cui ho imparato a tenere a Mikasa."
Annie non lo aveva mai confessato a nessun altro, oltre ai suoi due migliori amici e secondi in comando – Reiner e Bertold. Ammetterlo davanti al Capitano Levi sembrava una cosa sciocca da fare – avrebbe potuto rovinarla – ma sentì anche che era la cosa giusta da fare.
"Io non tengo ad Eren." Disse Levi senza alcuna emozione. "E Mikasa non lo vedrà mai più. Ti suggerisco di lasciar perdere perché non cambierò mai idea. Va a scoparti la tua prigioniera. La nostra alleanza è ancora valida, ma non voglio vederti nei paraggi per almeno un mese."
Annie annuì rabbiosamente e strinse i pugni. Tornò verso la propria camera per comunicare a Mikasa la brutta notizia. Il Capitano Levi era un uomo freddo e rude. La maggior parte delle persone credeva che non provasse assolutamente nulla. Annie sapeva che era una menzogna, ma faceva un ottimo lavoro nel soddisfare le congetture su di lui.
Entrò nella stanza e fece un cenno a Bertold. Si avvicinò a Mikasa che la fissava con astio. Nonostante quella rabbia però, Annie potè scorgere un briciolo di speranza in quegli occhi. Speranza che stava per distruggere.
Fottuto Capitano Levi e fottuto il suo bisogno di ferire chiunque lo circondasse.
"Ebbene?" Chiese Mikasa.
"Il Capitano Ackerman si è opposto." Disse pacatamente Annie. "Ha detto di no, piuttosto duramente anche. Mi dispiace Mikasa, forse in futuro li incontreremo ancora e sarà meglio predisposto."
"Già, forse... In futuro..." Mikasa sembrava distrutta, sconfitta. Qualsiasi pirata avrebbe goduto nel vedere un ufficiale Inglese a pezzi e senza speranza, ma non Annie. Lei desiderava che Mikasa fosse felice.
Eppure non poteva lasciarla andare. Aveva una reputazione da mantenere. Ogni Capitano pirata ne aveva una, e perderla avrebbe costato loro la vita.
Perciò ognuno di loro, senza esclusione, dovevano fingere di essere freddi ed incapaci di amare.
Erano predoni, ladri, stupratori, assassini e nonostante il fatto che quasi nessuno rispecchiasse quella descrizione, per vivere dovevano fingersi come tali.
Ecco ciò in cui Levi era bravo. Ecco ciò che Annie doveva fare.
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