01. ⚔ Catturato ⚔
Il Prigioniero del Capitano
Capitolo 1 ⚔ Catturato ⚔
[Eren POV]
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"Per favore, che Dio ci salvi! Che Dio ci salvi tutti!"
Fu quella la prima cosa che udii quando mi svegliai. Quello che il mio cervello registrò successivamente fu il suono di un colpo di cannone e le urla. Guardai fuori la finestra e vidi case in fiamme, persone che fuggivano, uomini e donne che gridavano e depredavano ed un'unica nave pirata nera ancorata nel porto.
Loro erano tornati.
La nave non somigliava a nessun'altra, era completamente dipinta di nero ed una bandiera pirata svettava in alto. Mi avvicinai al tavolino accanto al mio letto ed accesi una candela. Mi chiesi dove fosse mio padre. Mio padre – Grisha Jaeger – era un Governatore inglese e sarebbe potuto essere un prezioso ostaggio per i pirati. Specialmente considerando che quella non era una banda pirata qualsiasi. Era la più crudele, vile e temuta ciurma di corsari che avesse mai solcato i sette mari. Vi era un'unica persona in questa città considerabile di un qualche valore per i pirati e quella persona era mio padre, Grisha Jaeger, a cui non è mai importato di me. Mia madre morì dopo avermi messo al mondo e lui mi incolpava per questo. Mi odiava così tanto che se mai capitava che ci incrociassimo, in casa, si comportava come se non esistessi o, se in collera, mi trascinava nel suo ufficio per picchiarmi.
In altre circostanze non mi sarebbe importato se fosse stato catturato o addirittura ucciso dai pirati, ma le circostanze non erano normali. Grisha era a conoscenza di segreti top secret, vitali per il Governo inglese, informazioni che avrebbero potuto mettere l'Inghilterra in ginocchio se in mani pirata.
Sfortunatamente, dovevo fare qualcosa. Non potevo permettere che venisse catturato. Afferrai la spada e lasciai la mia camera. Corsi giù per le scale e vidi tre domestiche gridare, tentando disperatamente di tenere chiusa la porta mentre i pirati cercavano di aprirsi un varco.
"Signorino!" Una di loro urlò quando mi vide. "Signorino, fugga! Deve andare via! Non potremo trattenerli a lungo! Sono qui per lei!"
Restai pietrificato per un secondo, metabolizzando la cosa. Perché i pirati volevano me? Io ero solo... Eren. Era mio padre quello importante. Guardai nuovamente in basso scorgendo il terrore negli occhi delle domestiche. Vidi anche la loro determinazione, fermamente intenzionate a mantenere chiusa quella porta il tempo necessario affinchè io riuscissi a fuggire.
D'improvviso, il rumore cessò. Le domestiche si guardarono l'un l'altra nervosamente ed io iniziai ad indietreggiare su per le scale.
"Capitano Levi, è qui!" Udii una voce gridare all'esterno.
"Fate saltare quella fottuta porta, allora." Disse una voce adirata e subito dopo questa esplose, staccandosi dai cardini, e cadde, schiacciando le tre donne sotto di essa.
Mi voltai ed iniziai a correre.
"Seguitelo!" Gridò la voce che ipotizzai fosse quella del Capitano. "Lo voglio vivo!"
Entrai nella mia camera tuffandomi sotto il letto. Strinsi la spada, pronto ad attaccare nel momento in cui la porta si fosse aperta. Intravidi degli stivali neri fare il loro ingresso, richiudendo la soglia dietro di loro.
"So che sei qui, moccioso." Disse la voce. Era lo stesso uomo del piano inferiore – il Capitano Levi. Il Capitano era conosciuto come il pirata più terribile al mondo. "A meno che tu non abbia fatto qualche stupidaggine come saltare dalla finestra, sei qui."
Nessuno di noi due si mosse. Il Capitano Levi non provò nemmeno a cercarmi – sapeva che prima o poi sarei dovuto uscire fuori. La sua sarebbe stata una perdita di tempo.
"Non ho tutta la notte. Più a lungo mi farai aspettare, più saranno le vite innocenti che i miei uomini prenderanno." La sua risata era fredda e priva di emozioni. "Siamo qui per te, e te soltanto. Tutti coloro che sono stati uccisi stanotte – il loro sangue scorre sulle tue mani."
Serrai gli occhi per ricacciare indietro le lacrime. Potevo ancora sentire le loro urla fuori dalla mia finestra. Sospirai, segnando il mio destino, e scivolai fuori dal mio nascondiglio. Il Capitano non provò ad attaccarmi fino a quando non fui in piedi dinanzi a lui.
Sguainò la spada, ed io potei guardarlo bene per la prima volta.
Lo fissai, stupito. L'uomo era basso. Più basso di quanto mi aspettassi fosse il Capitano degli uomini più crudeli che esistessero. Rimase fermo mentre osservavo il suo aspetto. I suoi capelli corvini ricadevano morbidi sui suoi occhi argentati. Mi fissò, inespressivo, aspettando che fossi io a fare la prima mossa.
"Hai intenzione di fissarmi tutta la notte, o di combattere per la tua libertà?" Chiese duramente. Sollevai la mia spada incontrando i suoi occhi. Sogghignò ed io colpii per primo. Le nostre spade si scontrarono ed io fui disarmato all'istante. Mi diede un calcio nello stomaco e caddi al suolo con un gemito. Mi afferrò i capelli, sollevandomi quel tanto per incontrare i suoi occhi. "Non è stato poi così difficile, non trovi?"
Sputai del sangue sul suo viso e lui mi lasciò cadere. Sollevai lo sguardo il tempo necessario per vedere il suo stivale avvicinarsi alla mia testa e poi –
Oscurità.
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Mi risvegliai con le braccia legate ad un palo alle mie spalle. Il mio cervello si sforzava di pensare ed aprii lentamente gli occhi. Capii immediatamente di essere su una nave – e già immaginavo quale fosse. Esaminai la stanza e vidi il Capitano Levi in un angolo, a fissarmi.
Si allontanò dal muro sul quale era poggiato e camminò verso di me, fermandosi a pochi centimetri dalla mia persona.
"Benvenuto a bordo della Wings of Freedom." Disse inginocchiandosi così da guardarmi negli occhi. "Ti dimostrerai molto utile. Comportati bene, ed il tuo soggiorno qui sarà tollerabile. Comportati male e desidererai di non essere mai nato."
Restai in silenzio, terrorizzato. Avevo sentito molte storie sul Capitano Levi. Sembrava che avesse ucciso il suo predecessore, prendendone il posto all'età di diciassette anni. Era un assassino privo di scrupoli. Non aveva alcun senso di rimorso o pietà. Prendeva ciò che voleva ed uccideva chiunque intralciasse il suo cammino. La gente diceva che se avvistavi la sua nave sarebbe stato meglio pregare Dio per la sua misericordia, perché presto ti saresti trovato al suo cospetto.
La Wings of Freedom non lasciava superstiti.
Ma io ero vivo. Ciò voleva dire che per qualche motivo gli ero necessario. Qualcuno bussò alla porta e Levi andò ad aprirla. Una donna dai capelli biondo rame era sull'uscio.
"Il Governatore Jaeger ha risposto al vostro messaggio, Heichou." Disse, porgendogli una lettera.
"Che cos'ha detto?" Chiese Levi aprendola.
La donna sospirò. "Ha detto: Uccidetelo."
Levi distolse lo sguardo dal foglio. "Cosa?"
"Ha detto di fare pure ed ucciderlo." Ripetè la donna.
"Ma è suo figlio –" Levi sembrava sorpreso dalla mancanza d'interesse da parte del mio genitore per la mia sorte. Risi, me l'aspettavo. A quanto sembrava Levi aveva cercato di usarmi come moneta di scambio contro mio padre.
La donna annuì. "Non gli importa."
Levi guardò nella mia direzione e dovette scorgere l'amarezza, la disperazione, e la sconfitta nei miei occhi perché la sua espressione si addolcì vagamente. Si voltò e fece un cenno d'assenso alla donna, chiudendo la porta. "Ti ringrazio, Petra. Comunica agli uomini di salpare, verso casa."
Petra posò la mano sulla porta, impedendole di chiudersi. "Cosa ha intenzione di farne del ragazzo?"
"Me ne occuperò come ritengo più opportuno." Rispose Levi chiudendo la porta. Aspettò che i passi di Petra non fossero più udibili prima di allontanarsi da essa. Mi fissò ed io abbassai lo sguardo sulle assi del pavimento.
"Faccia in fretta." Sbottai. "So che ama infliggere sofferenza e tutto il resto ma per favore, se devo morire in modo cruento il minimo che lei possa fare è mostrarmi un minimo di generosità."
Levi si avvicinò a me, sguainando la sua lama. Si inginocchiò di fronte a me. Potevo sentire il suo respiro caldo al mio orecchio e chiusi gli occhi, attendendo la fine.
"Amo la sofferenza..." asserì Levi. "Questo è il motivo per cui ti lascerò vivere."
La lama tagliò le corde che mi tenevano prigioniero al palo e lui mi afferrò il braccio, issandomi in piedi.
"Per ora."
Venni trascinato fuori dalla stanza su fino al ponte superiore. Si diresse verso gli alloggi del Capitano. Fui spinto rudemente all'interno e scaraventato su un letto. La porta si richiuse e Levi si avvicinò ad un tavolino lì di fianco estraendone una daga, riponendola poi nella sua cintura. Mi tirai a sedere e lui mi spinse di nuovo giù, sovrastandomi.
Cosa stava facendo? Perché mi trovavo su un letto... no. Non l'avrebbe fatto, non è così? Fissai i suoi gelidi occhi grigi senza trovarvi alcuna emozione. Aveva intenzione di violentarmi?
Stavo per chiederglielo quando si avvicinò nuovamente alla porta, aprendola.
"Ricordi cosa ti ho detto riguardo il comportarti bene?" Chiese. Io annuii. "Non lasciare questa camera." Ordinò uscendo dalla stanza, chiudendola a chiave alle sue spalle.
Grato del fatto che fossi nel torto riguardo le sue intenzioni, mi sedetti ed esaminai il luogo. Decisi di non cercare armi, dal momento in cui Levi aveva reso chiaro il fatto che non sarei scappato così presto. Senza contare il fatto che mi trovavo su una nave, anche se fossi riuscito a sfuggirgli non avevo alcun posto in cui andare.
Notai che il letto si trovava al centro dell'ambiente, con uno scrittoio contro la parete destra ed una libreria contro quella sinistra. Lessi la targa sullo scrittoio, recitava: Capitano Levi Ackerman.
Mi avvicinai allo scrittoio e vidi mappe, fogli e pezzi d'oro. Trovai un bozzetto che ritraeva il mio volto ed un altro del Re con diversi buchi, come se fosse stato appeso al muro ed usato come bersaglio per dei coltelli. E probabilmente era così.
Mi ritrovai a chiedermi per quanto sarebbe stato via. Non avrei dovuto desiderare che il mio rapitore tornasse presto, ma ero solo ed annoiato. Almeno Levi mi intratteneva e non mi aveva fatto del male... ancora.
Sospirai e mi distesi sul letto. Il cuscino aveva il suo odore. Mi addormentai sulle lenzuola sperando si svegliarmi prima che il Capitano tornasse.
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[Levi POV]
Camminai sul ponte dove Erwin aspettava al timone col mio secondo in comando, Hanji. Mi diressi verso di loro.
"Lo ha ucciso?" Domandò Erwin. Osservai le acque che ci circondavano. Avevamo issato la bandiera pirata dato che una nave Inglese avrebbe potuto identificarci a vista – con o senza bandiera.
"No." Dissi semplicemente.
Erwin si voltò verso di me. "Perché? A suo padre non interessa di lui. Non è più utile."
"Potrebbe diventarlo." Replicai.
"In che modo?"
Sogghignai. "Immagina la faccia di suo padre se un giorno il figlio pirata tornasse per ucciderlo."
Erwin mi fissò con gli occhi spalancati. "E' inquietante."
Hanji ridacchiò. "E' geniale! Trasformalo in uno di noi!"
Erwin si voltò per tenere saldo il timone. "Siete sicuro che non vi siano altre ragioni per cui lo tiene in vita?"
Lo fulminai con lo sguardo. "No." Sbottai allontanandomi da loro per dirigermi verso la mia cabina. "Avvisatemi se succede qualcosa."
"Ay, Capitano!" Urlò Hanji in risposta.
Sbloccai la porta della mia cabina e trovai Jaeger addormentato sul mio letto. Alzai gli occhi e mi sedetti allo scrittoio, ordinando i fogli. Trovai il disegno raffigurante il ragazzo e lo accartocciai, gettandolo dall'oblò dritto in mare. Riposi il resto dei documenti negli appositi cassetti ed il ritratto del Re sotto lo scrittoio. Aprii la lettera che Grisha aveva spedito tramite il mio messaggero e la rilessi.
Cara Feccia,
Avete fatto un errore prendendo mio figlio. Se credete che vi darò informazioni segrete solo per trarlo in salvo – siete gravemente nel torto. Eren Jaeger è una disgrazia. Uccidetelo.
Bruciate all'inferno, Governatore Grisha Jaeger.
Sospirai e misi giù la lettera. Ero stato sciocco nel credere che un uomo al potere avesse a cuore suo figlio. Eppure ero ancora sorpreso dell'assoluta mancanza persino di un minino di preoccupazione. Mi aveva detto di uccidere il ragazzo. Era fuori di testa e mi ritrovai a chiedermi se avesse fatto del male a Jaeger.
Sollevai lo sguardo trovandolo ancora addormentato sul letto e mi alzai in piedi. Non potevo permettere una cosa simile – soprattutto con Erwin che sospettava qualcosa. Non mi importava un fico secco del ragazzo ma se avessi mostrato un minimo di benevolenza chiunque avrebbe pensato che ne fossi innamorato.
Il fatto che Erwin fosse a conoscenza delle mie preferenze sessuali non aiutava affatto. Era costantemente preoccupato che avrei rovinato il mio titolo e la reputazione della nave, innamorandomi di un altro uomo. Mi aveva detto che sarebbe stato meglio tenere i miei sentimenti per me. Ed era esattamente ciò che avevo fatto.
Non mi ero mai impegnato con nessuno, non ci avevo mai pensato, non mi ero nemmeno concesso la considerazione che avrei potuto stare con qualcuno, un domani. Avevo accettato che sarei stato solo fino al giorno in cui mi avrebbero appeso alla forca Inglese.
Ero il Capitano Levi. Io non provavo nulla e non amavo.
Calciai il moccioso giù dal letto e si svegliò con un grido.
"Cosa ti ha fatto credere di poter dormire nel mio letto, Jaeger?" Sbottai. Lui indietreggiò col terrore negli occhi.
"Mi dispiace, Le-" si fermò appena prima di pronunciare il mio nome. "Mi sono appena addormentato. E' stato un incidente."
Annuii. "Mi chiamerai Capitano oppure Heichou, se preferisci, e dormirai sul pavimento." Gli diedi un calcio e mi avvicinai per sistemare le lenzuola che aveva messo in disordine.
"Il pavimento?" Chiese tirandosi lentamente a sedere. "Qui?"
"Dove altro vorresti dormire?"
"Credevo avrei dormito nelle celle..." Disse cautamente.
"Non posso tenerti d'occhio se sei laggiù, qui posso controllarti, ed assicurarmi che tu non faccia nulla di stupido." Risposi.
Rimase seduto per un momento prima di alzarsi e guardarmi. Ringhiai alla nostra differenza d'altezza.
"Capitano... cosa intende farne di me?" Chiese sfacciatamente.
Mi voltai a guardarlo. Lo scrutai dalla testa ai piedi osservando il suo aspetto. Non vi avevo prestato troppa attenzione prima di quel momento. Notai la disordinata capigliatura castana e gli occhi verdi che sembravano color miele alla luce. Era bellissimo.
Respinsi il pensiero immediatamente.
"Diventerai parte del mio equipaggio." Gli dissi avvicinandomi al mio guardaroba. "Oppure morirai."
Mi fissò. "Non ha intenzione di torturarmi?"
"Quello dipende da quanto bene ti comporterai." Risposi e gettai una maglia sul mio letto. "Spogliati." Ordinai.
Eren indietreggiò contro il muro. "C-cosa?"
"Mi hai sentito." Sbottai. "Spogliati. Non puoi girare sulla mia nave con quegli abiti. L'equipaggio non ha bisogno di ulteriori incentivi per infilzarti."
Eren annuii lentamente, togliendosi il cappotto lungo e poi la camicia. Diedi una sbirciata, per motivi puramente professionali – controllando la sua corporatura – e vidi che era alquanto muscoloso, non abbastanza da notarlo immediatamente ma quanto bastava da renderlo un buon avversario. Raggiunsi la mia maglia, lanciandogliela, mentre si toglieva i pantaloni restando solo con gli indumenti intimi.
Indossò velocemente la maglietta mentre scavavo nel guardaroba alla ricerca di un paio di calzoni.
"Può sbrigarsi?" Chiese Eren ma sussultò non appena si rese conto di quanto fosse sembrato sgarbato. Sogghignai allontanandomi dall'armadio.
"Se hai questo atteggiamento allora non ti darò nessun pantalone." Dissi semplicemente, chiudendo le ante. Mi sedetti sul mio letto e lanciai un cuscino sul viso scioccato di Eren. Lo afferrò coprendosi le parti basse. "Per l'amor di Dio, è per la tua testa." Lo rimbeccai.
Lo poggiò sul pavimento stendendosi sullo stomaco, cercando di tirare giù la maglietta per coprirsi il sedere.
"Potrei avere dei pantaloni per favore?" Mi chiese dal pavimento. Spensi la candela e mi distesi.
"No."
Sentii Eren sospirare e chiusi gli occhi.
"Le piace vedermi così?" Chiese piano.
"No, piccola merda, non sono gay." Sbottai, anche se lo ero ma non gliel'avrei di certo detto. Non potevo dirlo proprio a nessuno.
"Oh."
Oh? Che razza di risposta era? Voleva che fossi gay?
Sospirai. "Mettiti a dormire, Jaeger. Ti darò dei pantaloni domattina. Sii grato che la tua punizione non sia stata più severa."
"Mi ha catturato contro la mia volontà." Disse Eren. "Come punizione dovrebbe essere abbastanza."
"Oh si, scusa per averti allontanato dal tuo schifoso padre a cui non fotte un cazzo di te. Sono sicuro che la tua vita fosse molto meglio prima di questo." Sputai sarcastico.
Lo sentii inspirare forte dal pavimento. "Speri solo che io non soffra il mal di mare."
"Sentiti male sulla mia nave e ti lancio fuoribordo." Lo avvisai. "Fatti. Una cazzo. Di dormita."
Dopo alcuni minuti di silenzio, finalmente sentii Eren respirare lentamente. Sospirai sapendo che non sarei stato in grado di dormire molto e rimasi lì disteso, ascoltando l'ondeggiare della nave.
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