5. Прощай моя любовь*
Vi consiglio di prepararvi psicologicamente, perchè le reazioni a questo capitolo potrebbero essere tristezza, odio e istinto omicida nei miei confronti. Beh... cominciamo!
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"Un altro giro di Vodka ai ragazzi Dimitri, offro io!"
All'esclamazione di Nikolai seguì l'euforia dei suoi commilitoni che erano andati lì con lui a festeggiare il giorno di paga. Ovviamente tra questi vi era anche una persona che era qualcosa di più che un amico per il biondino: stiamo parlando del nostro Fyodor che se non fosse stato per la presenza del suo amato sarebbe stato ben lontano da quella banda di "Zotici cafoni casinari", come gli piaceva chiamarli, sia perchè non aveva mai amato le feste, sia perchè non aveva nulla da spartire con dei ragazzi sedicenni eterosessuali che non facevano altro che parlare di figa e sesso
Nikolai non ci mise molto a notare che il ragazzo non era a suo agio e si avvicinò a lui per parlargli "Ad occhio e croce non sei un amante dei bar..."
"Delle feste in generale in realtà" Ribattè Fyodor "Certo che sei veramente noioso cuccio-" non riuscì a completare la frase che il corvino gli tirò una gomitata nello stomaco facendolo piegare in due "Niente soprannomi, ci sono loro qui di fronte" disse indicando in parte a loro i ragazzi che stavano festeggiando "Loro? ma se sono così ubriachi che potrebbero limonarsi una colonna credendo che sia una bella sciura!
Effettivamente quei "quattro rimbambiti", che come avrete capito dai soprannomi non avevano esattamente la stima di Fyodor, erano lì che a mala pena si reggevano in piedi, figurarsi se si sarebbero accorti di un nomignolo. Ma per sicurezza, dato che vedeva le labbra del suo ragazzo un po' asciutte, alzò il bicchiere "RAGAZZI, UN BRINDISI A STALIN E ALLA MADRE RUSSIA" e quando tutti ebbero sollevato il bicchiere al cielo stampò un bacio sulla bocca del suo amato, facendogli arrossare le gote come mele mature
Fortunatamente il locale la sera era illuminato da lampade rosse, che oltre a dare un tocco di stile al locale teneva nascosta la reazione del ragazzo a quel gesto. Subito dopo Nikolai si alzò dicendo "Carissimi, io e Fyodor andiamo, che domani abbiamo il turno di prima mattina" e cominciando ad avviarsi non prima di aver appoggiato i soldi per i drink
Fuori dal locale Fyodor gli chiese "veramente avevi i soldi per pagare tutto quanto?" al che Nikolai si mise a ridere "Ma ti pare? Gli ho lasciato la mia parte e che per il resto si arrangino!" Fyodor stette muto "Che c'è?" "La stronzaggine è patologica o ci sei nato così?"
Il biondino gli tirò un pugnetto leggero sul braccio dicendo "La tua simpatia invece ti viene naturale o ti alleni per avercela"
"E' naturale. Piuttosto, cambiando discorso: ti dispiace se oggi mi fermo a dormire da te?"
"Certo che no tesoro, vieni pure quando vuoi" rispose Nikolai scompigliandogli i capelli, ignorante del fatto che c'era qualcuno che stava sentendo la loro conversazione
Si fecero una camminata nelle vie di Mosca fin quando non cominciò a farsi troppo freddo e poi di diressero verso la casa del biondo. Arrivati quest'ultimo prese le chiavi e aprì dicendo "Dopo di te amore mio"
Fyodor entrò chiudendo le tende del salotto, lasciando tuttavia un sottile spiraglio senza accorgersene. Successivamente prese Nikolai per il bavero della giacca e lo gettò sul divano mettendosi a cavalcioni sopra di lui
"He-Hey..." balbettò il biondo sorpreso dall'atteggiamento del suo ragazzo, non che gli dispiacesse, ovvio.
"Per te non è un problema se continuo, vero?" chiese il corvino, accarezzando delicatamente il petto dell'altro
"C-certo che no" rispose Nikolai, muovendo anche lui le mani sul corpo dell'altro. Lentamente i loro volti si avvicinarono l'uno all'altro finchè le loro labbra non finirono per collidere in un bacio passionale nel quale entrambi cercavano di prendere il sopravvento [ok... forse scrivere alle 23 non mi fa bene]
Lentamente iniziarono a togliersi gli abiti a vicenda fino a rimanere con i torsi nudi a contatto mentre ancora si stavano baciando. Lentamente Fyodor si staccò da quel contatto così piacevole e iniziò a scendere, accarezzando con le labbra il petto dell'altro fino ad arrivare al basso ventre. Delicatamente gli tastò il pacco, notando con piacere che lì sotto qualcosa si era svegliato
"T-Ti prego Fyodor... continua" Il corvino sentendo queste parole sorrise compiaciuto e gli slacciò la cerniera dei pantaloni per dargli un po' di sollievo.
{Time skip tattico perchè oggi non ho voglia di descrivere un fellatio}
"Čeka! Aprite immediatamente!" sbraitò qualcuno dall'esterno dell'edificio
I due ragazzi si guardarono terrorizzati. Sapevano perfettamente che quando qualcuno viene visitato dalle forze dell'ordine la sua sorte è una sola: venire sbattuti in un gulag e iniziare a prendere seriamente la santa messa
Continuavano a bussare con insistenza. Si sbrigarono ad andare ad aprire, era meglio aggrapparsi a quella flebile possibilità di ottenere la punizione minore assecondando le autorità. Prima di girare la maniglia, Nikolai prese le mani di Fyodor dicendogli "Ascoltami Dos, qualunque cosa succeda sappi che io ti amo, e che ti amerò fino alla fine dei miei giorni, capito?" Appena l'altro annuì gli lasciò un ultimo bacio sulle labbra prima di andare ad aprire.
Girò il pomello e subito venne omaggiato con la canna di una pistola puntata alla fronte da un uomo con un distintivo raffigurante un martello e una falce davanti a una spada, che gli disse in tono secco "mani in alto Mudak **". I due giovani alzarono le mani e l'agente entrò, chiedendo a un'altra persona rimasta all' esterno "sono loro?" ottenendo una risposta da una voce che i due ragazzi avevano già sentito da qualche parte "esattamente agente, sono loro i due bastardi"
L'uomo misterioso si palesò: capelli viola e bianchi, lungo cappotto bianco, occhi grigi come una bufera in estate [figa, paio Petrarca sotto acidi] "Sigma Kotov..." sibilò Nikolai tra i denti. Era uno di quei casi in cui se gli sguardi uccidessero, il soggetto in questione avrebbe fatto una strage
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Btw, il cognome di Sigma l'ho preso a caso tra una lista di cognomi russi, dato che il caro signor autore non ce l'ha dato (ignoriamo che il nome Sigma mi pare fosse esso stesso uno pseudonimo, semplicemente non avevo voglia di inventarmi un nuovo nome)
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"Esattamente, ho interrotto qualcosa di importante per caso?" Chiese il bicolore con un ghigno compiaciuto sul volto. Il biondo gli si lanciò addosso al grido di "lurido infame!", venendo però fermato dall'agente che lo colpì alla tempia con il calcio della pistola appena gli ebbe messo le mani al collo, mettendolo al tappeto. Sigma si rialzò subito dopo, aggiustandosi il cappotto e farfugliando qualcosa prima di rivolgersi all'agente "la lascio al suo lavoro agente" girando i tacchi e andandosene
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Trascorsero cinque giorni nella fredda cella di una prigione fino al giorno del loro processo. La sentenza era scontata: reclusione nei gulag con deportazione immediata. Fyodor provò a chiedere il ritiro delle accuse per potersi prendere cura di sua madre, ma ottenne come unica risposta un "avrebbe dovuto pensarci prima di commettere un reato così grave" pronunciato con tono piatto dal giudice. E la sera eccoli lì, di fronte ai vagoni della morte, pochi minuti alla partenza e le guardie che schiacciavano i deportati dentro quegli orrendi blocchi di legno e acciaio
Erano le cinque in punto quando quel treno cigolante cominciò a muoversi, facendo cadere diversi dei deportati a terra. La scena durante il viaggio era orrenda: nel vagone si vedevano vecchi ridotti quaso a scheletri, madri con bambini, donne e uomini di colore; Nessuno dei due aveva ragionato mai su quali orrori potesse celare il reggime che tanto ammiravano, che mirava a dare cibo e lavoro a tutti i cittadini, ma che nonostanteil suo bel volto non era molto meglio del nazismo di Hitler. Fyodor era seduto al lato del vagone con le lacrime agli occhi mentre Nikolai gli accarezzava i capelli, dicendogli che sarebbe andato tutto bene
Ad un tratto il biondo gli prese il volto tra le mani, appoggiando la sua fronte a quella dell'altro, dicendogli "ascoltami Fyodor, so che hai paura, ma voglio che tu ti faccia forza. Quando usciremo, incontriamoci nella piazza principale di Stalingrado, da lì potremo partire per l'Italia e potremo finalmente vivere insieme "
Fyodor annuì stringendosi di più a lui; a Nikolai si stava spezzando il cuore vedendo il suo amato in quello stato, ma sapeva che il corvino era un ragazzo forte, sapeva che poteva farcela... ce l'avrebbe fatta... vero?
Dopo un viaggio che sembrò durare ore, ma che avrebbero desiderato non giungesse mai alla meta, arrivarono al campo di reclusione. Era il 5 dicembre del 1941, ore 21:35, gli ultimi istanti di libertà prima di scontare una pena di 5 anni ai lavori forzati... cinque anni che avevano entrambi paura di non riuscire a superare. Alla vista delle mura di filo spinato del gulag attraverso la finestrella sbarrata del treno, Fyodor si avvicinò a Nikolai e gli disse "Niko... nel caso non ce la facessi a tornare da te alla fine di questa storia, voglio che tu sia forte. Voglio che tu resista e continui la tua vita con la stessa allegria ed energia che mi hanno fatto innamorare di te" Il biondo annuì, dando all'altro un ultimo bacio prima che gli agenti aprissero la porta del vagone.
Passarono quattro anni, e venne il 25 marzo. Il giorno in cui venne annunciata la nascita di Gesù alla santa vergine, ma nel quale a Nikolai sarebbe arrivata la notizia peggiore della sua vita. Quel giorno i prigionieri dovevano lavorare all'espansione del campo verso ovest, circa cinquecento persone erano lì a scavare nei punti in cui sarebbero stati piantati i pali per tendere il nuovo filo spinato mentre le guardie li tenevano sott'occhio con i fucili puntati nel caso qualcuno avesse tentato di scappare. Molti erano ormai poco più che scheletri, facevano fatica a reggersi in piedi e tra questi c'era anche Fyodor, ormai con la faccia scavata dalla fame e dalla stanchezza, con delle occhiaie ormai più grandi degli occhi stessi. Nikolai lo osservava ogni giorno, lo vedeva peggiorare e sperava con tutto il cuore che quel giorno non fosse l'ultimo in cui l'avrebbe visto.
Lavoravano ormai da sette ore, senza alcuna pausa e senza poter bere anche solo un goccio d'acqua, quando il biondo sentì un tonfo poco lontano da sè. Guardò alla sua sinistra e vide Fyodor a terra, svenuto... o forse peggio. Corse verso di lui gridando il suo nome, ma prima di potersi avvicinare una guardia lo colpì in testa con il calcio del fucile, mettendolo al tappeto. L'ultima cosa che riuscì a vedere fu Fyodor che veniva trascinato da due uomini verso l'interno della struttura, e riuscì solo a sussurrare un "addio... Dos" prima di vedere solo il vuoto più totale. In quel buio assoluto solo una cosa gli occupava la mente: aveva perso per sempre colui che amava, aveva perso il suo Fyodor e non l'avrebbe più rivisto...
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Ed eccoci qui! Vi avevo mai promesso un bel finale? No! Il prossimo e ultimo capitolo sarà anche peggio? Probabile! Dico solo che potreste odiarmi ancora di più.
Enniente, spero che il calitolo vi sia piaciuto, scusate se ci ho messo tipo millemila anni a scrivere questo capitolo, vi voglio bene quindi per favore non uccidetemi e addio, torno a studiare le leggi di Ohm, adieu!
P.s. 1750 parole... wow, meglio del solito
traduzioni:
*addio, amore mio
**stronzo
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