Capitolo 6: Da un altro punto di vista

Punto di vista di Jungkook


*Un mese prima*

" Signor Jeon..."

Mi chiama il dottore. Io non voglio rispondere.

"Signor Jeon, si sieda per piacere."

Il dottore mi fa segno di sedermi.

"Senta, l'impatto è stato molto forte..."

Il dottore mi sta guardando dritto negli occhi. So già quello che mi sta per dire ma non voglio credergli.

"C'erano pochissime probabilità..."

Continua lui. 

"I suoi genitori..."

No. E' impossibile.

"Non ce l'hanno fatta."

****

Sono le tre di notte, non riesco a chiudere occhio. Appena mi addormento rivedo l'incidente, la macchina che ci viene addosso, il rumore dell'impatto, e la cosa peggiore, i corpi senza vita dei miei genitori. 

Quando sorge il sole sono ancora nel letto, nella stessa posizione di quando mi ci sono steso il pomeriggio stesso dopo essere tornato dall'ospedale. Indosso ancora i vestiti di ieri, non ho mangiato nulla però non ho fame. Quindi rimango qui, steso e immobile. Mio padre mi ha tolto l'unica cosa a cui tenevo: mia madre. Io e mio padre non abbiamo mai avuto un buon rapporto, era sempre fuori per lavoro e quando tornava era sempre ubriaco. Quindi, l'unica persona che teneva a me veramente era mia madre, una donna bellissima, occhi nocciola, capelli neri e brillanti, era sempre sorridente anche quando dentro era triste e mi tirava sempre su il morale. Ora mio padre me l'ha portata via e io non so più cosa fare: perché dovrei continuare a vivere quando sono solo contro tutti? Perché dovrei continuare a combattere per vivere quando non ne ho più un motivo? Perché dovrei fare finta di stare bene quando invece è totalmente il contrario? Ho già la risposta a queste domande: Non continuerò a vivere. Non combatterò più. Non fingerò più. Quindi, non ho più motivo di esistere. 

I giorni passano veloci, mangio poco e niente, non dormo da chissà quanto, mi alzo solo per andare in bagno. Sono dimagrito molto, ora mi si vedono le ossa e faccio fatica a stare in piedi. Senza accorgermene è già passato un mese.

****

Sono steso nel letto, come al solito in realtà, quando ad un certo punto sento suonare il campanello. Cerco dei vestiti puliti e larghi per non fare vedere le mie ossa sporgenti, mi sciacquo la faccia. Quando apro la porta davanti a me c'è una ragazza, ha i capelli neri mossi, mi sta sorridendo e scuote la mano per salutarmi.

"Emm, c-ciao, io sono Eunjoo, sono la tua n-nuova vicina, piacere..."

E' così impacciata, è la prima persona che vedo da quel giorno, oltre ovviamente a quelli della consegna a domicilio.

"Ehi ciao, piacere mio, io sono Jungkook..."

Rispondo nel modo più gentile. La ragazza mi sta guardando, non dice più niente.

"Emm... tutto bene? "

Le chiedo, visto che il tutto stava diventando abbastanza imbarazzante.

"Ah oddio scusami, è che... non mi aspettavo che il mio nuovo vicino fosse un r-ragazzo come te..."

Risponde la ragazza. Cosa intende con la frase "uno come me"?

"Come me? "

Le chiedo un po' infastidito.

"No... non intendevo quello, scusami... comunque ho il fuoco acceso in cucina, è meglio che vada a controllare prima che si incendi la mia nuova casa!"

La peggior scusa del mondo. 

"Ah ok, si forse è meglio che vai... allora... ci vediamo Eunjoo..."

Cerco di sembrare il più tranquillo possibile anche se nascondere il mio imbarazzo è molto difficile. 

"Ci vediamo Jungkook."

Eunjoo mi saluta sorridendo. Ricambio il saluto e chiudo la porta.

****

E' il giorno dopo e decido di uscire a fare una passeggiata, le gambe mi reggono a mala pena ma mi costringo a camminare. Sto fuori per poco più di dieci minuti perché mi è già venuto il fiatone. Quando torno in casa davanti alla mia porta c'è Eunjoo. Addosso ha solo l'accappatoio, sta tremando dal freddo, d'altronde è inverno. Mi chiede di farle un favore, vuole usare le mia doccia perché la sua non va più, quindi la faccio entrare. Mentre Eunjoo fa la doccia vengo sopraffatto da un improvviso senso di solitudine. Inizio a tremare, ho la fronte bagnata dal sudore, è bollente, non riesco a reggermi più in piedi. Allora, preso dal panico esco di casa e mi siedo appena fuori dalla mia porta, cerco di fare dei respiri profondi e pian piano sento il mio cuore che rallenta il suo battito. Ad un certo punto sento Eunjoo che mi chiama, ma non ce la faccio ad alzarmi, sto ancora tremando. Sento di nuovo chiamare il mio nome.

Appena mi riprendo entro in casa, della ragazza non c'è nessuna traccia. Sento dei rumori in camera mia e corro a vedere. Eunjoo ha in mano la scatola. In quella scatola avevo buttato tutti i ricordi che avevo dei miei genitori. La ragazza tiene in mano una foto. Mi ricordo quel momento, io e mia madre avevamo chiesto ad uno straniero di farci una foto, lei cercò di parlargli in inglese ma era totalmente impedita, alla fine penso che lui abbia capito grazie ai gesti che faceva lei con le mani... che bei ricordi.

"Rimettila a posto!"

Le urlo. Quello è un ricordo molto importante per me.

Lei si prende paura, cerca di giustificarsi ma sono troppo arrabbiato e non la voglio ascoltare, alla fine se la mando via.

****

E' passato un giorno e mi sento in colpa per come ho urlato contro Eunjoo, quindi decido di invitarla fuori a cena, farà bene ad entrambi un po' di aria fresca, credo. Quindi, scrivo un biglietto e le lo attacco alla porta.

E' finalmente ora di andare al ristorante. Sento la sua porta che si apre. Velocemente mi preparo e scendo pure io. Sono quasi arrivato quando:

"Jungkook! "

Sento chiamare il mio nome da dietro, mi giro e vedo Joon. Joon è un mio vecchio compagno di scuola,  ci siamo sempre odiati a vicenda.

"Ehi Joon"

Rispondo io abbastanza scocciato, ero in ritardo per la cena.

" Da quant'è che non ti vedo! "

"Eh si, senti Joon, sono un po' in ritardo, ho un appuntamento con una ragazza, potremmo incontrarci un'altra volta? "

"Ma no, la ragazza può aspettare. "

" No Joon, ora devo andare, non mi importa nient'altro "

Ribatto io, gli giro le spalle e continuo per la mia strada.

Joon tutt'ad un tratto mi afferra per la spalla e mi gira verso di lui con una gran forza. Ora la sua faccia non è più amichevole, anzi, è totalmente il contrario. 

" E' meglio che ora tu venga con me, non pensi Jungkook? "

"Joon, che ti prende?! Sei forse impazzito!? "

Gli urlo il faccia. Sta per tirarmi un pugno però riesco a schivarlo. Sarò pure debole ma le tecniche di Taekwondo non me le sono dimenticate. Gli sferro un pugno dritto nel naso, Joon cade a terra. Senza aspettare che si rialzasse mi metto a correre verso il ristorante. Sono a pochi metri quando vedo Eunjoo che corre girata in dietro. Quel bastardo di Joon ha mandato uno dei suoi a vendicarsi del pugno che gli ho dato. Eunjoo non si accorge di me e mi viene esattamente contro facendo cadere entrambi a terra. Noto che il ragazzo sta correndo verso di noi quindi mi alzo in piedi, appoggio in corpo di Eunjoo al muro e aspetto che il ragazzo si faccia avanti.

Si capisce immediatamente che questo ha più esperienza nel combattere, al contrario di Joon. Mi sferra un brutto pugno nell'occhio facendomi cadere nuovamente per terra. Appena rialzato, gli sferro una sfilza di pugni nel pancia e lo faccio svenire. Prendo in braccio Eunjoo, ancora priva di sensi, e mi dirigo velocemente verso casa.

****

Dopo che Eunjoo si è svegliata, ha voluto delle spiegazioni, io mi vergognavo così tanto, è tutta colpa mia. Il senso di colpa e il dolore lancinante che provavo all'occhio mi fanno venire un attacco di panico, davanti ad Eunjoo.

Da quel momento non ricordo più nulla. Ora siamo qui, lei è davanti all'armadio di camera mia e io sono steso nel letto. Decido che le voglio raccontare la verità.

"Eunjoo... io..."

" Devo dirti una cosa... "

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