Capitolo 6

Mi sveglio la mattina e mi sento bene, mi sento felice.
Non sono un maniaco, sono felice perché mi ha baciato lui, più volte.

Mi alzo e mi accorgo che Vic ha lasciato qui la sua felpa.

Mi metto i jeans neri e la sua felpa.
Mi va giusta giusta.
Ha il suo odore e questo mi fa sorridere.

Vado a scuola, felice, con il sorriso stampato sulla faccia.

Il mio quaderno di matematica si riempie di cuoricini colorati con la penna e quando, durante lettere, il prof ci fa scrivere un tema sulla felicità descrivo come mi sento ora:

" Non é facile descrivere la felicità con una parola ma io ci proverò.
La felicità è il suo sorriso bianco o le sue guance che si colorano a ogni complimento o battutina.
La felicità è la sua innocenza e la sua semplicità.
La felicità è quella cosa che mi prende ogni volta che le sue labbra sfiorano le mie e la felicità è vederlo dormire vicino a me, come un angelo.
Ora che ci penso prof, la felicità sono i suoi occhi castani come i suoi capelli, la felicità ha un nome e un cognome che ora non dirò. "

Il prof mi ha guardato e mi ha fatto i complimenti.
Io ho sorriso e sono uscito dall'aula.

Per i corridoi mi scontro con qualcuno.
Con un corpo più basso di me e conosciuto.

- ehi, ti cercavo -

Perdo un battito.

- mi cercavi? -
- si, mi mancavi -

Scuote le spalle e io perdo un'altro battito.

- anche tu mi mancavi Vic -

E lui sorride e si avvicina a me e mi da un bacio sulla guancia e poi cambia direzione e mi bacia sulle labbra.

Ore del decesso: 10.37, motivazione: Vic Fuentes.

- perché non ce ne andiamo da questa stupida scuola? Te la firmo io la giustifica -

E mi prende per mano e scappiamo da tutti, da tutto.
Salgo sulla sua macchina e le note di 21 guns dei Green Day risuonano.
Rimango incantato dalla sua voce così chiara e cristallina.

Tamburella a ritmo della voce di Billie Joe.

La sua mano mi prende la mia e la stringe.

- come stai Kells? -
- bene, mi sono mancate le tue labbra e il tuo collo -

Gli tocco il piccolo succhiotto che gli ho lasciato il giorno prima.

- uh? Wow non sapevo di mancarti così tanto -

Arriviamo a un piccolo parco.
Ci sediamo sull'erba e ci stringiamo per il freddo, almeno io a Vic ho detto che avevo freddo ma la verità è che avevo solo bisogno di un suo abbraccio.

- sai, sta notte ho fatto un sogno -
- tutti sognano Kells -

Mi stringo ancora un po' a lui e la sua risata mi solletica il collo.

- ma io ho sognato te ed io -
- davvero? E cosa hai sognato -

Arrossisco al pensiero di cosa ho veramente sognato e scuoto la testa.

VIC POW

- Kells, allora mi dici cosa hai sognato? -
- non te lo dico Vic -

Arrossisce e io rido.
Gli passo un braccio oltre le spalle e lo stringo frizionando sulla sua spalla.

- piccolo, dimmelo -

L'ho chiamato piccolo, non me ne sono neanche accorto.
Vedo il suo sorriso piccolo e timido prima che incroci le braccia sul petto e metta un piccolo broncio.

- no, mi vergogno -

E allora gli prendo il mento con le dita e mi avvicino a lui.

Lo bacio con dolcezza e quando schiude le labbra io faccio lo stesso.
Mi stupisco quanto la sua bocca sia sottile e morbida come quella di una donna.

Appoggio una mano alla sua guancia e continuo a baciarlo.
Non una traccia di barba sulla sua pelle liscissima.

- mi dici cosa hai sognato? -
- mi hai chiamato piccolo -

Sembra sotto shock e l'unica cosa che mi viene da fare è baciarlo ancora.

Alla fine rinuncio e passo la mattina a punzecchiarlo e a baciarlo.

- si è fatto tardi, dobbiamo andare, e per la cronaca, quella è la mia felpa -

Arrossisce mentre sale in macchina.
Giudò fino a casa sua e lo lascio giù e poi mi avvio verso casa mia.

***

- e non è strano? -
- no Tony, baciarlo no -

I miei due migliori amici sono in camera mia mentre io gli spiego il rapporto che c'è tra me e Kellin.

- e avete già fatto altro? -
- Jaime, ti prego -

Scoppio a ridere.
Fortunatamente i miei amici hanno una mentalità aperta e non mi dicono niente.

- cosa? Ero solo curioso -

Sento il telefono vibrare.
È Kellin e dal suo messaggio sembra disperato.

- ragazzi, devo andare, se volete restare pure, però non fare casino che domani tornano i miei, ci sono delle birre in frigo -

Corro con la macchina fino a casa sua.
Le luci sono accese e io mi avvicino alla porta che è aperta.

Entro e sento delle grida.

- Lisa smettila di difenderlo, è un nullafacente, finocchio per giunta! -
- non chiamare così mio figlio bastardo che non sei altro -

Le grida vengono dal piano di sopra e io mi aggiro per il piano di sotto.
Come mi aspettavo lo trovo in bagno, rannicchiato in un angolino affianco al lavello.

- Kellin? -

Si sta dondolando avanti e indietro e ha la musica, i Bullet For My Valentine gli assordano le orecchie.

Mi accovaccio davanti a lui e gli asciugo una lacrima.
Lui mi guarda e si toglie le cuffie.

- che succede piccolo? -
- mia madre se ne è andata sta mattina e ora sta venendo a prendere le sue cose e mio padre non mi vuole, cos'ho di sbagliato? -

Lo guardo negli occhi.
Appoggia la testa al mio corpo e piange.

- tu non hai niente di sbagliato, tu sei un ragazzo stupendo -

Si sente una porta sbattere e poi la voce dell'uomo che grida qualcosa come:

- io non crescerò quel frocio -

E la porta sbatte ancora e lui piange di nuovo.

- Kellin vieni, alzati e andiamo su, okai? -

Annuisce e io gli porgo una mano.
Lui la prende e andiamo verso la sua camera da letto.

- Vic ho bisogno di erba o di alcool o di tutti e due -
- no piccolo, tu hai bisogno di qualcuno e ora ci sono io, e non ti lascerò mai -

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