V e n t i q u a t t r o

Il suono forte e ovattato di un colpo di tosse esplose nella stanza, distruggendo il silenzio che aleggiava nella casa.
Youngjae tirò pesantemente su con il naso, lasciandosi ricadere stremato sui numerosi cuscini colorati, che sua madre aveva sistemato per farlo stare più comodo.

Aveva raffreddore e febbre alta, come ricompensa per aver baciato Jaebum sotto la pioggia scrosciante, come il peggior cliché di una commedia romantica.

Se ne pentiva? Forse.
L’avrebbe fatto nuovamente? Assolutamente sì.

I ricordi della serata precedente erano l’unica cosa che gli offriva un minimo di serenità in quella terribile giornata, passata sotto le coperte a sudare per la febbre troppo alta.
Il suo corpo era debole e dolorante.

Aveva trovato una chiamata persa da parte di Mark, ma non lo aveva contattato nuovamente; gli voleva bene, ma in quel momento non aveva davvero voglia di stare al telefono.
Dei passi leggeri e aggraziati attirarono la sua attenzione.

«Eccomi qui» canticchiò la voce sottile e allegra di sua madre, mentre entrava in camera sua con una tazza piena di tea fumante tra le mani.
Nonostante sua madre fosse una donna incredibilmente giovane - era rimasta incinta di lui quando aveva solo vent'anni - possedeva un senso materno incredibilmente spiccato, e quest'ultimo sembrava aumentare a dismisura quando Youngjae era malato.

La donna posò la tazza colorata sopra il comodino - che affiancava il letto di suo figlio - per poi sedersi al suo capezzale.
Al ragazzo bastò un solo sguardo - mentre la donna gli accarezzava i capelli sudati sulla fronte - per incuriosirsi.

«Cosa devi dirmi?» domandò Youngjae osservando i bellissimi lineamenti del volto di sua madre, corrugando le sopracciglia e lasciando che una piccola ruga carina si formasse al centro della sua fronte.

Aveva un bellissimo rapporto con lei - forse dovuto proprio alla poca differenza d'età che c'era tra loro; oltre ad essere un genitore, era anche la sua principale sostenitrice e consigliera.
La sua migliore amica.

La donna portò gli occhi dentro quelli di Youngjae - identici ai suoi - ed abbozzò un sorriso di finta innocenza.

«Cosa ti fa pensare che io debba dirti qualcosa tesoro?» chiese lisciandosi con le piccole mani i lunghi capelli neri e lisci.
Suo figlio era davvero troppo sveglio ed intelligente - proprio come suo padre - riusciva sempre a leggerla come uno dei libri che tanto amava.

Youngjae si lasciò scappare una risatina, seguita subito da un doloroso colpo di tosse.
«La tua espressione, e la risposta che mi hai dato poco fa - sussurrò il ragazzo mettendosi meglio a sedere - Anche se provi a nascondermi qualcosa, non ti riesce mai bene; Dimmelo».

La donna si lasciò andare ad una risata melodiosa e squillante, osservando suo figlio con sguardo brillante e malizioso.
Youngjae osservò quel comportamento per qualche istante, quasi analizzando le varie reazioni di quel viso, per poi capire.
Il suo cuore iniziò a battere a mille.

«Tu sai!» la accusò con voce roca, sollevandosi di scatto e puntandole un dito contro.

𖥸

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