Q u i n d i c i

Youngjae camminò lentamente verso il proprio armadietto, con un piccolo ed innocente sorriso dipinto sulle labbra.

Era stranamente più riposato del solito, e pronto ad affrontare quella nuova e sicuramente stancante settimana di lezioni.

Aveva fatto il possibile per ignorare la sua stupida coscienza, che continuava a ripetergli che, quella giornata iniziata in modo stranamente positivo, fosse dovuta a ciò che lo attendeva per quella serata: l’appuntamento con Jaebum.

«Qualcuno è di buon’umore» lo accolse la voce del suo migliore amico, che lo attendeva appoggiato al suo armadietto.

Youngjae sorrise in direzione di BamBam, studiando con disinvoltura i segni rossi che tempestavano il collo dell’amico.

Non aveva mai avuto l’occasione di fare o ricevere dei succhiotti, ma era piuttosto certo che ormai sarebbero dovuti essere meno infiammati.
Quelli erano chiaramente nuovi.

«E qualcuno si è chiaramente divertito, per la seconda volta» rispose spigliato, indicando i marchi che segnavano la pelle dell’amico.

BamBam si aprì in un enorme sorriso divertito, incrociando le braccia al petto ed osservando l’amico che apriva il proprio armadietto.
«Touché. E comunque è la terza volta» precisò facendogli un occhiolino.

Youngjae sorrise scuotendo la testa, sfilando dallo zaino il libro di Giapponese su cui aveva studiato la sera precedente, riponendolo con delicatezza nell’armadietto; Gli sarebbe senz’altro servito all’ultima ora.

«Jae, guarda» disse improvvisamente il thailandese, aggrappandosi al suo braccio con emozione, per poi indicargli con un dito l’ingresso dell’Istituto.

Youngjae si voltò, sentendo il sangue bloccarsi lentamente nel punto che BamBam stava stringendo con tanta foga, ma concentrandosi su ciò che aveva attirato l’attenzione del proprio migliore amico.

Il portone d’ingresso si era appena chiuso alle spalle di Jackson e Mark – uno palesemente a proprio agio, e l’altro terribilmente in imbarazzo - mentre chiacchieravano del più e del meno ignorando gli sguardi curiosi degli altri studenti.
Si bloccarono pochi passi più avanti dell’ingresso – per dividersi – e Jackson si chinò per premere un piccolo bacio sulla fronte di Mark.

«Mi sta per venire un infarto» disse BamBam saltellando eccitato come un bambino, osservando quella scena tanto tenera quanto insolita.

Gli studenti nel corridoio erano in fermento, anche se tentavano di non dare nell’occhio – con scarsi risultati – e quell’innocente bacetto dato sulla fronte, sarebbe diventato il nuovo argomento della settimana.

«Anche a me verrà un infarto, Jackson ormai è completamente fottuto per quel ragazzo».

Youngjae e BamBam sobbalzarono udendo quella voce esterna provenire dalle loro spalle.
Si voltarono, incontrando lo sguardo brillante e divertito di Yugyeom.

«Dannato stronzo, mi hai fatto spaventare!» lo sgridò bonariamente BamBam, illuminandosi non appena i suoi occhi incontrarono la figura del giocatore.
Youngjae trattenne un sorrisetto, notando la stessa luce anche negli occhi di Yugyeom.

Jackson chiaramente non era l’unico fottuto per un ragazzo, anche quei due promettevano bene.

«Almeno adesso sai cosa proviamo io e Mark quando fai le tue entrate ad effetto – sospirò Youngjae alzando gli occhi verso il cielo – Ora mi è chiaro il perché voi due andiate tanto d’accordo».

Si voltarono nuovamente verso “la coppietta” vedendoli ancora intenti a parlottare tra loro, mentre Jackson passava con delicatezza il pollice lungo la guancia di Mark.

«Guardate quanto è sfigato» disse Yugyeom scoppiando a ridere, sfottendo l’amico.
«Almeno il tuo amico, a differenza tua, sa come trattare un ragazzo» lo rimbrottò BamBam, dandogli una botta affettuosa sulla spalla; Era chiaro a tutti e tre che stesse solo scherzando.
Yugyeom infatti sorrise.

«Se vuoi, posso anche baciarti sulle labbra per salutarti all’ingresso» disse scherzando, posando le mani sui fianchi del thailandese ed accostandosi a lui, con l’intento – che fosse serio o meno – di posare la bocca su quella del ragazzo.

BamBam scoppiò a ridere.
«Stai lontano da me, maiale!» sbottò il ragazzo posando entrambe le mani sul volto del giocatore, per impedirgli di posare la bocca sulla sua.

Youngjae abbassò il volto verso il pavimento, trovandolo incredibilmente interessante.
Quella fu la prima volta, che provò del disagio – non verso le due coppiette che si scambiavano effusioni – ma verso se stesso.

Perché in quegli anni, lui non aveva mai sentito l’esigenza di provare quel tipo di sensazioni per un ragazzo?

Perché si accorgeva solo in quel momento, che sarebbe stato carino avere accanto qualcuno che lo facesse sentire bello e speciale?

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