N o v e

Youngjae attraversò l’ultimo tratto del corridoio principale con particolare lentezza, incapace di trattenere lo stupido sorriso che gli piegava le labbra.

Finalmente aveva scoperto chi gli avesse regalato il libro, dopo giorni pieni di dubbi e domande: Era Jaebum. Era sempre stato Jaebum.

Ancora stentava a credere che un ragazzo come Jaebum – così popolare e desiderato da tutti – potesse essersi preso una sbandata per uno come lui.

Youngjae era invisibile per chiunque, proprio per la sua tendenza ad interessarsi più allo studio che ai rapporti umani.

Gli unici che conoscevano bene il suo nome erano i docenti, che lo adoravano per il suo impegno e la sua dedizione negli studi, ma di certo non gli altri studenti.

Lui era come un’ombra per i corridoi, un’ombra che tutti erano abituati a vedere ma a cui nessuno effettivamente dava troppa importanza.

Aprì il portone d’ingresso, uscendo nel parcheggio e respirando l’aria fresca. Finalmente sarebbe tornato a casa sua.
Aveva bisogno di pensare, ma soprattutto aveva bisogno di parlare con BamBam e Mark.

Incontrò subito lo sguardo dei suoi amici – in compagnia di Yugyeom e Jackson - che lo osservarono in silenzio mentre scendeva i gradini.

«Bhe, immagino sia giunto il momento di andare» disse semplicemente Mark, non staccando gli occhi dal volto sorridente di Youngjae.
Era troppo sorridente; Non che fosse una cosa negativa.

Jackson districò a mala voglia le braccia - strette intorno al corpo di Mark – facendo un passo indietro, verso Yugyeom.

«Noi due ci vediamo domani» disse il cinese sorridendo in direzione dell’americano, soprattutto all’espressione sconvolta dell’altro.

Mark sgranò gli occhi.

«Domani?!» chiese mandando giù il groppo che gli si era formato in gola.
«Si, alle undici a casa mia. Sii puntuale» disse semplicemente.

Mark chiuse per un istante gli occhi, consapevole del fatto che la sua tanto desiderata domenica di sonno fosse appena andata in fumo.

Non poteva crederci.

«Dannazione» biascicò a voce bassa, per non farsi sentire dal cinese, mentre si accostava alla vettura del thailandese per poter salire.

BamBam lo guardò storto.

«Vuoi tornare a casa con me? – chiese confuso – Ma lì c’è la tua auto» disse innocentemente, indicando la macchina parcheggiata davanti alla sua.

Mark gli lanciò uno sguardo di fuoco.

«Sta’ zitto e sali in auto!» gli rispose con i denti stretti, nella speranza che ne Yugyeom ne Jackson avessero fatto caso a quello scambio di battute.

Il thailandese - confuso più che mai - seguì il consiglio dell’amico, accomodandosi nel posto di guida.

Tutti e tre si chiusero dentro l’auto del thailandese, mentre il silenzio regnava nell’abitacolo, alternato solo dai loro respiri pesanti.
Tutti e tre avevano parecchio su cui riflettere.

Mark fu il primo a spezzare quel silenzio teso, impaziente di parlare con Youngjae per poter poi tornare a casa.

«Tu e Jaebum avete parlato?» chiese abbozzando un piccolo sorriso, non riuscendo a trattenere la curiosità.
Youngjae arrossì, abbassando lo sguardo verso le sue mani unite in grembo.
Quella di per sé era già una risposta.

BamBam strabuzzò gli occhi.
«Cosa?! – chiese subito, sedendosi di lato per poter guardare entrambi gli amici – Ma perché io non so mai niente?» sbottò.
Mark sospirò.

«Neanche io lo sapevo, ma ho fatto due più due – specificò – Purtroppo il tuo ultimo neurone non è sopravvissuto all’ora di succhiotti con Yugyeom, ma non temere, ti vogliamo bene nonostante la tua stupidità!».

Youngjae scoppiò a ridere, incapace di trattenersi, mentre BamBam dedicava un lungo sguardo offeso in direzione dell’americano.
«Certo che oggi ti sei svegliato proprio stronzo» lo accusò.
Mark fece spallucce.

«Ho fame, la mia abituale ora del pranzo è passata già da un po'; E in aggiunta ho appena scoperto che domani non potrò dormire come previsto, dato che il mio tutor ha deciso di piazzare una lezione proprio di domenica mattina» concluse con tono sempre più alto e arrabbiato.

Quando aveva sonno e fame era davvero intrattabile.

BamBam ridacchiò posando un gomito contro il sedile, dedicando all’amico un occhiolino malizioso.
«Guarda il lato positivo – disse – Sarete tu e lui a casa sua, completamente soli, e avrai l’opportunità di baciarlo come mi hai promesso prima» disse.

Mark arrossì ricordando le sue stesse parole.
«Ehi, io stavo solo scherzando!» si difese sentendo un calore anomalo inondargli il petto.

La sola idea di posare la bocca sopra quella carnosa e seducente di Jackson…

«È stato Jaebum a regalarmi il libro» mormorò Youngjae di punto in bianco, sentendosi arrossire per le sue stesse parole.

Aveva avuto la conferma dallo stesso Jaebum, ma improvvisamente – dirlo a voce alta, in presenza dei suoi amici – lo rendeva così incredibilmente reale.
Jaebum era innamorato di lui.
Lo era davvero.

Mark si portò una mano alle labbra, senza sapere cosa dire, mentre il thailandese si lasciò sfuggire un enorme sorriso luminoso, come solo un migliore amico felice potrebbe fare.

«Te l’ha detto lui?» domandò Mark, una volta recuperata la voce.
Youngjae annuì lentamente, raccontando agli amici ciò che era successo in quel bagno.


«Oddio, ha detto che ti ama» esclamò emozionato Mark in conclusione del racconto, saltellando contro il sedile dell’auto, incapace di trattenersi.
Youngjae annuì, nascondendo il viso dietro le proprie mani.

«Gli ho proposto di uscire - per frequentarci - in modo da conoscerlo meglio e magari, ricambiare i suoi sentimenti».

BamBam scoppiò a ridere.
«Che stronzata assurda – mormorò abbandonando il capo contro il sedile – Ti ha già conquistato nel momento esatto in cui ha acquistato il tuo libro preferito» disse facendo sospirare il proprio migliore amico.

Probabilmente aveva ragione.



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