D o d i c i
- Capitolo lungo -
Mark sbatté nervosamente il piede contro il tappeto morbido di casa Wang, tentando di contenere le lacrime che spingevano contro le palpebre.
Volevano uscire e scorrere lungo il suo viso, per sfogare almeno un po' della delusione che in quel momento stava provando.
Era davvero stanco di piangere e star male per qualcuno che in fondo, non lo meritava affatto.
Qualche minuto prima, quando aveva premuto il dito contro il campanello di casa di Jackson - stanco morto ma con il cuore a mille per quelle poche ore da passare insieme al ragazzo - si era sentito morire lentamente quando ad aprire la porta non era stato il volto che tanto si aspettava.
Ma quello di Jinyoung.
Era stato Jinyoung ad aprirgli la porta di casa Wang, con un sorriso imbarazzato e l'aria di un bambino beccato con le mani dentro il barattolo della marmellata.
Il suo barattolo di marmellata!
L'aveva fatto accomodare in soggiorno con l'aria di uno che non vedeva l'ora di andarsene da lì, e Mark l'avrebbe accompagnato volentieri alla porta, trascinandolo per i capelli.
«Desideri qualcosa da bere?» mormorò il ragazzo osservando il volto scuro di Mark, continuando a fissare la porta del soggiorno in attesa che Jackson finisse di farsi la doccia.
«No, ti ringrazio» rispose gentilmente l'americano, sforzandosi con tutto se stesso per non scoppiare a ridergli in faccia.
Si comportava proprio come uno di casa, e non poté evitare di chiedersi quanto tempo trascorresse in quell'abitazione.
Mark era andato in quella casa solo due volte, ed entrambe Jinyoung era lì.
Ingoiò con forza il magone che gli si era formato in gola, sentendo nuovamente la pungente sensazione delle lacrime.
Certo che passa molto tempo qui, fa sesso con Jackson.
Il mio Jackson!
«Ho sentito il campanello» disse la voce calda e roca di Jackson - sbucando all'ingresso della sala - e Mark si sentì inevitabilmente illanguidire.
Si odiò immensamente per la sensazione di calore e famigliarità che il solo vederlo riuscì a provocargli, ma purtroppo era più forte di lui.
Per quanto si sforzasse di opporre resistenza a quell'attrazione, lui era già irrimediabilmente legato a Jackson.
Indossava solo un paio di miseri pantaloni grigi della tuta - che calavano leggermente sui fianchi magri e forti - mentre il petto muscolo era nudo e lasciato alla loro vista.
I capelli scuri erano ancora bagnati, e calavano in ciuffi disordinati sugli occhi brillanti ed intensi.
I due ragazzi seduti nel soggiorno rimasero fermi per un istante - ipnotizzati da quella visione tanto sexy - per poi scattare in simultanea.
Mark si tirò su, sentendo l'impulso di tirare uno schiaffo a Jackson per la debolezza che gli faceva provare, e Jinyoung desideroso di fuggire il prima possibile da quella situazione tanto imbarazzante.
«È arrivato Mark, io posso anche tornarmene a casa adesso - disse recuperando la giacca precedentemente abbandonata in una delle poltrone - Ci sentiamo Jack» disse passando accanto al padrone di casa, donandogli un piccolo bacio sulla guancia, per poi scappare letteralmente verso l'ingresso.
Regnò il silenzio per un lungo istante.
«Ciao tesoro - esordì Jackson entrando in soggiorno, ignorando totalmente l'espressione delusa presente sul volto dell'americano - Hai dormito poco?» domandò accostandosi a lui, e sollevando una mano per accarezzargli la guancia.
Adorava toccare la pelle di Mark, il suo corpo veniva sempre cosparso da milioni di brividi.
Mark rimase immobile, studiando la meraviglia della loro pelle che si sfiorava.
Desiderava piangere, spaccare tutto, urlare a Jackson che non poteva giocare con i suoi sentimenti; Fargli credere che tra loro poteva esserci molto più di una semplice amicizia, per poi farsi trovare in casa con il ragazzo con cui faceva sesso.
Jackson sospirò non ricevendo risposta, e notando subito quanto teso fosse il corpo del suo Mark.
«Sei arrabbiato per la presenza di Jin?» mormorò a bassa voce, volendo mantenere intatta quella bolla di pace in cui ogni volta riuscivano a rinchiudersi.
Potevano essere circondati da decine di persone - come quella volta in piscina - oppure soli come in quel preciso istante, che finivano sempre ed irrimediabilmente per chiudersi dentro un'ampolla di vetro che faceva sparire chiunque.
Rimanevano solo loro due, i loro respiri e i loro sguardi.
«No.» rispose prontamente Mark, ricacciando indietro le lacrime.
Non avrebbe pianto, non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederlo piangere per la seconda volta.
Si era già reso fin troppo vulnerabile ai suoi occhi, due giorni prima, ma non sarebbe più successo.
«No?» domandò Jackson scettico, alzando un sopracciglio con fare dubbioso.
«No, non sono arrabbiato, perché mai dovrei esserlo? - domandò retoricamente, guardando ovunque fuorché negli occhi dell'altro - In fondo siamo amici, non sono affari miei chi ti scopi» concluse freddamente.
La sua testa stava per implodere, data l'entità immane di bugie che stava dicendo.
Erano tutte stronzate, era geloso marcio di lui.
Odiava sapere che Jinyoung conservava quel posticino tanto importante dentro il cuore di Jackson.
E probabilmente, anche nel suo letto...
Jackson fece un passo indietro - incredulo - tentando di capire se Mark fosse serio o meno.
Era serissimo.
«Amici? - domandò senza parole - Ma stai scherzando?» chiese osservando quel viso bellissimo, ma stranamente stanco e sfatto.
Jackson sapeva quanto Mark desiderasse passare tutta la domenica a letto - per riprendersi dall'intensa e devastante settimana scolastica - eppure il ragazzo aveva l'aria di uno che non aveva chiuso occhio neanche durante la notte.
Il suo viso era ricoperto di trucco - più trucco del necessario - che distruggeva i suoi bellissimi lineamenti naturali, senza inoltre il risultato sperato; Probabilmente Mark l'aveva fatto per nascondere le profonde occhiaie sotto gli occhi stanchi, che invece con la cipria sembravano quasi risaltare più di prima.
Mark incontrò i suoi occhi.
«Si amici, non capisco cosa ci sia di strano - rispose con tono duro, incapace di trattenere l'acidità - Ne abbiamo parlato due giorni fa in biblioteca».
Jackson sospirò colpito dall'evidente malumore del ragazzo che gli aveva rubato il cuore.
«Guardami Mark - disse chinandosi un poco su di lui - Jinyoung non ha dormito qui. Non abbiamo fatto niente, te lo giuro-» mormorò venendo subito interrotto dall'americano.
«Ti ho detto che non mi interessa» si ribellò Mark, con voce però molto più morbida.
Soltanto sentire le parole "Non ha dormito qui. Non abbiamo fatto niente" avevano distrutto il magone che gli si era formato al centro del petto.
Il dolore provato fino a qualche secondo prima, aveva iniziato a scivolare via lentamente, lasciando al suo posto una sensazione di sollievo totale.
Jackson ridacchiò.
«Puoi continuare a ripeterlo, ma so che non è vero - disse racchiudendo il volto di Mark tra le sue mani grandi e forti, congiungendo le loro fronti - Tra me e Jinyoung non c'è più niente da un po'» confesso tenendo volutamente gli occhi aperti, per potersi immergere in quelli liquidi di Mark, così vicino ai suoi.
«Ma lui ti ha baciato sulle labbra in biblioteca» sussurrò l'americano, risucchiando il labbro inferiore tra i denti.
Per un'istante Jackson tenne gli occhi puntati su quell'adorabile visione.
«E infatti era qui per discutere di questo. Non ho apprezzato quel bacio e gli ho chiesto di non farlo più - disse allungando un pollice per liberare il labbro di Mark dalla presa salda dei suoi denti - L'unico che sto aspettando di baciare, sei tu» confessò abbassando leggermente il tono di voce.
Non era da lui parlare con così tanta facilità dei propri sentimenti, ma con Mark gli veniva sempre naturale, come se il ragazzo avesse il potere di guardargli dentro e tirar fuori la parte migliore di lui.
Mark abbassò lo sguardo per evitare di arrossire, ma incollando così gli occhi sugli addominali definiti del giocatore.
Era ancora a torso nudo, ed era spettacolare il suo corpo!
«Andiamo a studiare?» domandò Mark, non sapendo bene come gestire quella situazione.
Il disagio era totalmente sparito, sostituito dalla classica calda sensazione di familiarità che provava ogni volta che si trovava insieme a Jackson.
Il cinese sorrise, allungando una mano verso quella di Mark, ed intrecciando le dita con le sue; Entrambi sospirarono per quel piacevole gesto.
Jackson non vedeva l'ora di poterlo prendere per mano anche a scuola, per i corridoi, e bearsi istante dopo istante della consapevolezza che Mark fosse suo.
Ma doveva aspettare.
«Sono solo le undici - disse il ragazzo dando una veloce occhiata all'orologio da muro, per poi arretrare trascinando con sé anche l'altro - Prima dobbiamo fare un'altra cosa» disse voltandosi per camminare davanti.
Guidò Mark al secondo piano - dov'era ubicata la zona notte - e sentì mille brividi attraversargli la spina dorsale.
Sarebbe stato complicato da spiegare a voce, ma vedere Mark camminare in quegli spazi per lui tanto intimi, era davvero una sensazione totalizzante.
Gli permetteva di immedesimarsi in un futuro - che lui sperava non fosse neanche troppo lontano - dove Mark, essendo il suo ragazzo, avrebbe invaso casa sua con la sua presenza e i suoi oggetti. I suoi vestiti nell'armadio...
Lo fece entrare lentamente dentro la propria camera da letto, e successivamente nel bagno personale della stanza.
Per poco Jackson non scoppiò a ridere osservando l'espressione confusa e buffissima sul volto di Mark.
«Vieni qui bellissimo» mormorò attirandolo a sé, circondandogli i fianchi con un braccio e sollevandolo da terra.
«Jackson- ma cosa...» balbettò Mark in imbarazzo, circondando il collo del cinese con le braccia - incapace di ignorare il petto nudo del giocatore contro il proprio, coperto solo da una misera felpa - e sentendo il proprio sedere toccare la superficie liscia della lavatrice.
Jackson l'aveva fatto sedere sull'elettrodomestico.
Il cinese ridacchiò.
«Rilassati» disse recuperando da un mobiletto, un barattolo di crema per il viso.
Mark lo osservò, curioso ed incantato, cercando di capirne le intenzioni.
Jackson immerse nel barattolino un piccolo batufolo di cotone, per poi allungarsi verso il volto dell'altro, e a quel punto Mark capì: voleva togliergli i quintali di trucco che si era messo in faccia.
Non aveva nessuna via di fuga, visto che il corpo massiccio di Jackson lo bloccava sopra la lavatrice, quindi semplicemente rimase immobile a lasciarsi struccare, consapevole del fatto che di lì a poco Jackson avrebbe visto il suo orribile viso segnato dalla stanchezza.
«Sappi che sotto tutta questa cipria, troverai un mostro» lo avvisò con un sorriso, mentre Jackson seguiva con lo sguardo il batufolo imbevuto di crema profumata che sfregava delicatamente contro il viso dell'altro.
Il cinese sorrise.
«Smettila... Sei bellissimo anche senza quintali di trucco, e sei bellissimo anche con le occhiaie... Sei bellissimo a prescindere da tutto, quindi piantala di dire cavolate» lo rimproverò bonariamente.
Jackson si soffermò ad osservare il risultato finale, sentendo un tuffo al cuore.
La carnagione di Mark era molto più scura di come appariva coperta dal trucco - incredibilmente bella ed insolita - mentre i lineamenti del viso risultavano molto più delicati ed infantili.
Era bellissimo insomma, e Jackson non poteva credere alla visione che aveva davanti.
«Smettila di fissarmi» si lamentò Mark dandogli un'affettuosa pacca sul petto nudo.
Gli piacevano quelle situazioni con Jackson - lo facevano sentire bello e speciale; Gli facevano pensare che in fondo, c'era una possibilità di curare il suo cuore devastato - ma allo stesso tempo, lo facevano sentire terribilmente esposto ... e innamorato.
«Aspettami qui» disse Jackson uscendo dal bagno personale, per entrare in camera sua.
Mark lo sentì armeggiare con quelle che sembravano le ante dell'armadio, per poi vederlo tornare con una grande maglia scura tra le mani.
«Togli la felpa e i pantaloni, e metti questa» disse semplicemente il cinese, posando l'indumento sulle gambe piegate dell'americano.
«Perché mi stai dando una tua maglia?» domandò Mark in imbarazzo, prendendola in mano e godendo del tessuto soffice.
Sentiva il profumo di Jackson irradiato da quell'indumento, e la sua testa iniziò a girare.
Jackson sorrise.
«Perché adesso io e te ci faremo due ore di ottimo sonno, per spazzare via questa stanchezza - E siccome la felpa e i jeans sono troppo scomodi, ho pensato di darti una mia maglietta» disse, sorridendogli maliziosamente.
Mark arrossì fino alla punta dei capelli, sentendo un fischio lungo e acuto dentro le orecchie.
Il suo cervello non poteva reggere a tutto quello.
«Come scusa?» domandò con espressione allibita; Il suo cuore stava battendo troppo velocemente.
L'idea di dormire con Jackson - tra le braccia di Jackson - era la cosa più eccitante ed imbarazzante che avesse mai vissuto; Ma la consapevolezza che Jackson stesse facendo tutto quello solo per fargli recuperare il sonno perso - preoccupandosi in modo così adorabile della sua salute - lo faceva emozionare più del lecito.
Jackson Wang era dolce ed attento ai dettagli, e Mark non ci aveva mai fatto caso.
«Dormiremo insieme Mark - ripeté nuovamente il cinese, dando un affettuoso buffetto sulla guancia arrossata di Mark - Cambiati piccolo» aggiunse poi, avviandosi verso l'uscita per lasciare a Mark un po' di privacy.
Jackson iniziò a rimbalzare pensieroso contro il materasso morbido, fissando l'anta dell'armadio ancora aperta.
Sentì la porta del bagno aprirsi con lentezza, e i suoi occhi si spostarono subito sulla figura ferma nella soglia, rimanendo incollati lì.
Il suo cuore prese a battere senza tregua, mentre il suo basso ventre dovette sottostare alle dolorose fitte di piacere provocate da quella visione incredibilmente adorabile ed eccitante.
Mark era appoggiato al battente della porta, con indosso quella che altro non era se non la sua maglia preferita; E Jackson sapeva già che non l'avrebbe mai più indossata o lavata, per fare in modo che vi rimasse incollato il profumo del ragazzo.
Era talmente grande da arrivargli a metà coscia, permettendo così a Jackson di ammirare quelle gambe lunghe, lisce e bianchissime; Era talmente grande da scendergli leggermente, lasciando nuda una spalla delicata.
Jackson rimase totalmente in silenzio, incapace di proferire parola, non notando quanto quello sguardo fisso stesse mettendo a disagio Mark, che pizzicava nervosamente il bordo della maglia.
Jackson uscì dal proprio stato di trance, prendendo un respiro profondo e passandosi una mano sul viso stanco.
«Sei bellissimo piccolo, sarà davvero complicato tenere le mani al loro posto» sussurrò accennando un piccolo sorriso rassicurante, venendo subito ricambiato dall'americano.
Se nel corridoio - quando stava accompagnando Mark verso il bagno - si era immerso nelle fantasie di un Mark che gironzolava per casa sua, quella visione alimentava in modo irrecuperabile quei sogni ad occhi aperti.
«Vieni qui, forza» disse Jackson tentando di scappare da quelle fantasie che l'avrebbero ucciso, spostando le coperte e tamburellando contro il materasso.
Mark lo raggiunse lentamente, stupendosi di non sentire il minimo imbarazzo dentro il suo corpo. Era come se tutto quello fosse per loro normale.
Una routine di coppia, che però in realtà ancora non avevano.
Jackson si stese al suo fianco, racchiudendo entrambi sotto le coperte calde.
«Non ti sentire a disagio con me» mormorò notando il modo in cui Mark si era abbandonato contro il cuscino.
Era talmente stanco che nel giro di qualche secondo i suoi occhi iniziarono a sfarfallare per l'esigenza di abbandonarsi tra le braccia di Morfeo.
Mark sorrise in risposta a quelle parole, notando un'ombra di timore dentro gli occhi grandi ed intensi del cinese.
L'idea che Mark potesse sentirsi in imbarazzo - o a disagio - con lui, doveva chiaramente preoccuparlo.
«Non mi sento a disagio - il che è strano - quando sono con te è sempre tutto incredibilmente familiare» mormorò l'americano azzardandosi a sollevare la mano per accarezzare con lentezza il volto di Jackson, ora incredibilmente vicino.
Il cinese si era accostato poco a poco alla sua figura, circondandogli i fianchi con un braccio robusto, facendo così collidere il proprio petto.
«Mi fa piacere sentirtelo dire» rispose il cinese, abbandonando un poco il volto contro la mano morbida di Mark, che lo stava accarezzando con incredibile dolcezza.
Jackson sentì le gambe lunghe e nude di Mark contro le sue - coperte dai pantaloni della tuta - e il desiderio di allungare le mani per accarezzarle, divenne quasi incontenibile.
«Sei bellissimo» ripeté per quella che doveva essere la millesima volta, sapendo che se solo Mark glielo avesse permesso, glielo avrebbe ripetuto fino all'ultimo respiro.
L'americano sorrise, apprezzando il complimento ma troppo stanco per rispondere.
Jackson parve capirlo, perché se lo strinse maggiormente addosso, lasciando che Mark premesse la guancia contro il suo petto nudo.
«Dormi amore» mormorò Jackson contro la sua fronte, lasciandovi un piccolo bacio.
Mark si addormentò immediatamente, circondato da quel profumo che tanto adorava, sentendo sempre la stessa frase ripetersi in loop nella sua testa: Jackson mi ha chiamato amore.
ꕥ
Non appena Mark aprì gli occhi - ancora molto stanco, ma senz'altro più riposato di un paio d'ore prima - la prima cosa che ebbe l'opportunità di vedere, fu il volto addormentato di Jackson.
C'era qualcosa di estremamente magico nel guardare il volto pittoresco del ragazzo, totalmente perso nell'incoscienza del sonno - qualcosa di talmente magico che Mark rimase incantato, con il cuore impazzito e i polmoni privi di fiato.
Voglio svegliarmi così ogni mattina, pensò catturando il labbro inferiore con i denti.
Il braccio robusto di Jackson era ancora posato intorno ai suoi fianchi, stringendolo in un dolce abbraccio che permetteva a Mark di capire quanto realmente il cinese lo desiderasse lì, tra le sue braccia.
Non l'aveva lasciato andare neanche per un istante, stringendoselo addosso in cerca del maggior contatto possibile.
Il volto era incredibilmente rilassato e tranquillo, con le ciglia lunghe e scure che formavano delle delicate ombre sugli zigomi arrossati dal sonno, mentre le labbra carnose erano leggermente dischiuse.
Mark si sentì quasi morire per quanta bellezza potesse essere contenuta in un singolo ragazzo.
Era decisamente troppo.
Non voleva svegliarlo, non lo voleva davvero, ma era impossibile resistere al bisogno di toccarlo.
Accarezzò con delicatezza l'avambraccio che gli circondava i fianchi, risalendo poi sul bicipite muscoloso e sulla spalla.
Era incredibilmente caldo e liscio, e Mark si sentì invadere dal desiderio.
Era circa un anno che non aveva un rapporto sessuale con un ragazzo, e quell'esigenza iniziava a farsi sentire alla pari dei sentimenti che provava per il cinese.
Jackson si lasciò scappare un grosso sospiro, prima di svegliarsi ed aprire gli occhi.
Mark poté quasi specchiarsi negli occhi grandi e lucidi di sonno di Jackson, potendo vedere un Mark differente da quello che era sbarcato in Corea un anno prima.
Vedeva riflesso un Mark stanco ma felice, ancora distrutto ma pronto a ricucire con pazienza tutti gli squarci che il suo ex ragazzo aveva fatto dentro il suo essere, dentro la sua anima.
Jackson era il motivo principale per cui era disposto a combattere, il motivo per cui voleva essere un ragazzo migliore.
Non voleva riflettere su di lui le paure e le paranoie che l'avevano accompagnato durante la sua relazione precedente; Voleva godersi quella cosa - qualsiasi cosa fosse - che stava nascendo con Jackson, e voleva che anche il ragazzo potesse godersela a pieno.
«È incredibilmente rassicurante aprire gli occhi appena sveglio, e vedere il tuo viso» confessò improvvisamente Jackson, con voce calda e roca, facendo rizzare i peli delle braccia di Mark.
Il suo cuore prese a battere a mille, e la sua testa a vorticare.
Jackson doveva davvero smetterla di dire quelle cose tanto dolci e carine; Doveva capire che Mark era solo un essere umano - un essere umano ferito ed in cerca d'amore - e lui lo stava viziando fin troppo.
Non riuscì a trattenere un singhiozzo.
Jackson si tirò leggermente su, notando gli occhi di Mark riempirsi di lacrime che iniziarono a scorrere lungo le sue guance.
Si fece prendere subito dal panico.
Non gli sembrava di aver detto nulla che potesse aver scatenato quella reazione, ma sapeva quanto Mark fosse delicato - e chiaramente traumatizzato dalla sua precedente relazione - e il terrore di averlo ferito lo lasciò senza fiato.
«Amore mi dispiace, ho detto qualcosa che-» non riuscì più a completare la frase.
Mark aveva posato la bocca sulla sua.
Entrambi tremarono contro le labbra dell'altro, non potendo credere al fatto che finalmente avevano distrutto quell'enorme muro che li divideva.
Si stavano baciando.
Jackson sospirò contro le labbra calde e carnose dell'altro, sentendo il sapore dolce di Mark invadergli la bocca.
Lasciò che il bacio rimanesse su un piano delicato e dolce, facendo in modo che fosse Mark a guidare il gioco - non voleva che il suo amore e la sua passione lo portassero a fare qualcosa che potesse spaventare Mark.
L'americano si strinse maggiormente a quel petto nudo e caldo, non credendo di poter riprovare quella sensazione; La sensazione di appartenere nuovamente a qualcuno.
Mosse con dolcezza la bocca contro quella di Jackson, lasciando che la camera da letto si riempisse dei sospiri e degli schiocchi delle loro labbra, iniziando a conoscere il sapore forte e deciso di Jackson.
Si separarono lentamente, posando l'uno la fronte contro quella dell'altro, respirando affannosamente; Non tanto per il bacio - che comunque era rimasto delicato - ma più che altro per le emozioni che li avevano portati a rimanere senza respiro.
Jackson aprì li occhi, passando il palmo contro la guancia del ragazzo, per asciugare le lacrime che l'avevano solcato.
Solo in quel momento riuscì a capire che altro non erano se non lacrime di felicità.
I suoi occhi erano talmente lucidi e pieni di gioia e amore, che Jackson si ripromise di proteggerlo da qualsiasi possibile dolore.
Voleva che Mark avesse sempre quella bellissima espressione sul viso.
«Ti amo Mark» sussurrò con un filo di voce, guardandolo dritto negli occhi senza la minima esitazione.
Sperava che quelle parole non avrebbero spaventato il ragazzo, ma sentiva la necessità di far capire a Mark quanto facesse sul serio con lui.
Quando si parlava di Mark non c'era Jinyoung o nessun altro che contasse.
Esisteva solo lui.
Mark sussultò leggermente, sentendo l'emozione nella voce di Jackson, che vacillò leggermente così come il suo cuore.
Jackson lo amava.
Non esisteva altra consapevolezza più bella.
L'americano sorrise in modo dolce, posando una mano sulla guancia di Jackson, per poi sporgersi a posargli un altro piccolo bacio sulle labbra.
«Ti amo anch'io» rispose, sentendosi cospargere di brividi.
Jackson giurò di non aver mai provato in vita sua una sensazione tanto forte ed intensa, e per un istante temette di scoppiare a piangere contro le labbra di Mark.
Gli sembrava ancora di vivere il primo giorno che Mark aveva superato l'ingresso del loro liceo.
Camminava a testa alta, portandosi dietro l'aria di uno che non vuole perdere alcun tempo a legare con qualcuno.
Jackson era rimasto immobile contro il proprio armadietto, cosparso di brividi e con un solo pensiero per la testa: dev'essere mio.
Un anno prima, quel "dev'essere mio" si riduceva nella testa di Jackson ad una singola e misera scopata; Era stato il tempo a portare con sé i sentimenti.
«Dimmelo di nuovo» biascicò ricambiando lentamente tutti i piccoli baci a stampo che Mark gli stava posando sulle labbra.
Mark sorrise.
«Ti amo Jackson Wang» sussurrò nuovamente, mordendo con dolcezza il labbro dell'altro.
Jackson sorrise maliziosamente, facendo scendere leggermente la mano e fidandosi ad accarezzare la gamba liscia di Mark.
La sua pelle era splendida.
«Dobbiamo assolutamente discutere di una cosa importante, io e te» disse improvvisamente il cinese, mettendo in allarme Mark.
Stava andando tutto bene, di cosa dovevano discutere?
Jackson sorrise, passando un dito contro la guancia di Mark, seguendo una linea immaginaria che solo lui poteva vedere.
«Mark Tuan, ti va di uscire con me domani sera?» domandò, ricordando tutte le volte che Mark gli aveva risposto malamente a quell'invito.
Dannazione, si erano appena confessato di amarsi a vicenda, un appuntamento se lo meritava.
Mark sospirò, sentendo le dita di Jackson che disegnavano scarabocchi immaginari contro la sua pelle.
Ma sorrise per le sue parole.
«Si Jackson Wang, mi piacerebbe uscire con te» dispose finalmente, dopo un anno di rifiuti, ricongiungendo le labbra con quelle di un felicissimo Jackson.
ꕥ
Finalmente ce l'ho fatta con questo ennesimo parto.
Non so se è uscito bene, non so se vi piacerà, ma sono ben 4k parole di capitolo quindi abbiate pietà di me.
Spero di non star scadendo troppo nel romanticismo ma con Jackson e Mark è impossibile...
Inoltre di chiedo immensamente scusa per l'orario
TheyIdiot
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