D i c i a s e t t e

«Ciao Youngjae» rispose il giocatore, con voce roca e profonda, facendo scorrere mille brividi lungo la schiena di Youngjae.

Era la prima volta in vita sua che riusciva ad avvertire un simile calore crescente al centro del petto, che si espandeva velocemente per tutto il corpo avvolgendolo in un piacevole tepore.

Aprì con lentezza il suo armadietto, nel tentativo di distrarsi da quegli occhi di petrolio che sembravano perforargli anche l’anima.

Jaebum lo guardava in un modo totalmente nuovo – come mai nessuno prima aveva fatto – e lui si sentiva incredibilmente debole sotto quelle attenzioni, proprio perché erano le prime mai ricevute.

«Ti ringrazio per la chiamata di ieri sera» disse improvvisamente Youngjae, per far cessare quel silenzio imbarazzante che si stava creando tra loro.

Jaebum sobbalzò.

Era talmente concentrato nell’ammirare il più piccolo che – con gesti lenti e delicati – sistemava i libri nell’armadietto, da non essersi preparato alla possibilità che Youngjae gli rivolgesse la parola.

Il minore sorrise per la reazione del maggiore, continuando: «Solitamente la sera ho il vizio di mettermi a studiare, e se non ho niente da studiare mi porto avanti con il programma prima ancora che i docenti l’abbiano spiegato – mormorò, sentendosi quasi penoso alle sue stesse orecchie – I miei genitori qualche anno fa mi hanno addirittura portato da uno psicologo perché non riuscivano a spiegarsi questo mio bisogno “patologico” di studiare, quasi in modo ossessivo. In certi momenti non c’è realmente niente che riesca a tenermi lontano da un libro» disse chiudendo lo sportello del suo armadietto, guardando dritto verso gli occhi di Jaebum.

«Se ti sto raccontando questa cosa, non è per farti capire quanto posso arrivare ad essere strano – sussurrò ridacchiando e ottenendo uno splendido sorriso da parte di Jaebum – Ma te lo sto dicendo perché ieri sera ho abbandonato il mio amato studio pur di parlare al telefono con te» sussurro.

Il giocatore sentì per un istante le orecchie fischiare in modo intenso, mentre il cuore batteva forte e deciso contro la sua cassa toracica.
Potevano sembrare parole senza un particolare nesso logico, ma non era così.

Quella frase alle orecchie di Jaebum, prese un significato importantissimo e l’esigenza di baciare Youngjae divenne quasi insopportabile da tenere a bada.

Youngjae avrebbe potuto ignorare la sua chiamata per proseguire in pace la sua routine di studio serale, ma aveva scelto di abbandonare i libri perché desiderava parlare con lui, sentire la sua voce.
Questo per Jaebum era più di quanto si sarebbe aspettato.

Allungò una mano in un improvviso impeto di tenerezza, tracciando una linea immaginaria con il pollice lungo la guancia soffice, così come aveva fatto in quel bagno.
Era liscia e morbida come se la ricordava.
Gli occhi di Youngjae apparivano così grandi, limpidi e vicini ai suoi.

«Se ti serve per staccare un po', posso chiamarti anche ogni sera – mormorò accennando un piccolo sorriso affettuoso – Per me è stato incredibilmente rilassante sentire la tua voce come ultima cosa prima di andare a dormire» sussurrò.

Youngjae sorrise in modo imbarazzato, sentendo lo stomaco pieno di farfalle e trovando davvero piacevole il calore della mano di Jaebum sul viso.
Era rassicurante.

«Mi piace questo programma, suona bene» rispose il più piccolo allontanandosi un poco da Jaebum non appena i suoi occhi incontrarono quelli di Mark – fermo insieme a BamBam alla fine del corridoio.

Anche Jaebum si voltò di conseguenza – notando lo sguardo di Youngjae concentrato su qualcuno alle sue spalle – per poi riportare gli occhi sul minore con un sorriso divertito.
«Non gli hai ancora detto niente della nostra uscita, vero?» domandò.

Youngjae fece spallucce, continuando a lasciare occhiate ai volti curiosi del suoi amici.
Era sicuro del fatto che stessero per esplodere dalla curiosità, e se ancora non si erano avvicinati a loro, era solo per non disturbarli.

«In realtà non l’ho ancora fatto – desideravo parlar loro dell’appuntamento alla conclusione di quest’ultimo – ma ormai sarò costretto a farlo adesso, altrimenti mi tortureranno per costringermi sputar fuori il rospo» ridacchiò incontrando lo sguardo divertito del giocatore.

«Allora io tolgo il disturbo, in modo che possano torturarti senza testimoni» sussurrò facendogli un occhiolino complice.
«Ehi!» rispose Youngjae dandogli una piccola botta al braccio, aprendosi in un sorriso giocoso.

Erano carini quei momenti tra loro, stavano iniziando a sentirsi a loro agio l’uno con l’altro e Youngjae pregò che tutto tra loro andasse bene.

Aveva il terrore di affezionarsi a lui come ad un amico, e di non riuscire a vederlo come un potenziale ragazzo. Jaebum probabilmente avrebbe preso le distanze per farsi passare la cotta, e Youngjae avrebbe sofferto per la sua assenza.

Scosse la testa per non pensarci.
Non erano neanche andati al loro primo appuntamento, non era il momento per pensare già ai lati negativi.

«Appena torno a casa ti mando un messaggio con il mio indirizzo» disse semplicemente Youngjae, lasciando ricadere mollemente la mano lungo il fianco e accennando un sorriso.

Jaebum rimase ad osservarlo in silenzio, per un istante.

Anche se era stato solo per una frazione di secondo, Jaebum aveva notato quel velo di tristezza che era sceso sugli occhi di solito luminosi di Youngjae.

Aveva passato talmente tanto tempo ad osservarlo per i corridoi, o ad ammirarlo mentre studiava in biblioteca, che era certo di poter interpretare qualsiasi suo cambiamento d’espressione.

Sperò che quella momentanea tristezza non fosse dovuta a lui, e accennò un sorriso in risposta, facendo finta di nulla.
«Va benissimo Youngjae – rispose facendo un passo indietro - A stasera».

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top