C e n t o v e n t i q u a t t r o
- Capitolo lungo –
Questo è per me un capitolo davvero molto importante.
Nessun amore dev’essere più forte dell’amore che provate per voi stessi.
TheyIdiot
~۵~
Dannazione, ci sarà pure qualcosa che non sa fare, pensò Mark con gli occhi incollati al libro.
Dopo due ore di economia passate gomito a gomito con Jackson, Mark stentava a credere che il cinese potesse seriamente essere tanto bravo.
Si erano seduti in un tavolo appartato, in un angolo nascosto e buio della biblioteca, in modo da non perdere mai la concentrazione; O meglio, quella era stata la spiegazione che Jackson gli aveva fornito per quel posto tanto nascosto.
Il cinese era rimasto serio e concentrato sul loro lavoro, sforzandosi di semplificare i concetti più complessi in modo che Mark potesse comprenderli senza troppa fatica.
Era veramente bravissimo.
Sicuramente non sa baciare – pensò facendo scivolare gli occhi sulla bocca carnosa di Jackson, che gli stava spiegando l’ennesimo concetto – O magari fa schifo a letto.
«Non mi stai più prestando attenzione» disse la voce calda e roca di Jackson, attirando subito l'attenzione di Mark.
Se solo sapessi quanta attenzione ti sto prestando.
Sulle labbra del cinese era disegnato un dolce sorriso; Non sembrava arrabbiato o infastidito per la poca attenzione dell'americano.
Sembrava quasi divertito.
Mark scosse il capo.
«Mi dispiace tanto, ero sovrapensiero - sussurrò mortificato, chianando il capo - Potresti essere a casa tua in questo momento, e invece sei qui a sprecare il tuo pomeriggio con me, ed io neanche ti ascolto» continuò.
Jackson sorrise piantando un gomito sul tavolo e reggendosi la testa con una mano.
Mark probabilmente non sapeva che il cinese preferiva di gran lunga passare il pomeriggio in quell'umida e buia biblioteca, in sua compagnia, piuttosto che stare a casa da solo.
«Non preoccuparti Mark, sei stato bravo e attento per due ore - disse chiudendo il libro - Non ci speravo» ridacchiò.
Mark sporse il labbro, fingendosi ferito da quelle parole.
«Ehi, io sono un ottimo studente - si difese - Solo che dopo il trasferimento ho avuto alcuni problemi con-» Jackson lo interruppe.
«Stavo solo scherzando piccolo, so che sei un ottimo studente» disse sporgendosi verso di lui e sorridendo.
Rimasero in silenzio per qualche istante.
Gli occhi di Jackson puntati sul viso arrossato di Mark, e gli occhi di quest'ultimo puntati contro il piano di legno del tavolo.
In quel momento, che non erano più concentrati sul loro lavoro, Mark non riuscì a frenare l'imbarazzo e l'evidente interesse che provava verso l'altro.
Quel pomeriggio Jackson si era presentato con un paio di jeans attillati, e una camicia bianca sbottonata fin quasi allo stomaco.
Quando Mark era arrivato nel parcheggio della biblioteca, trovando Jackson appoggiato accanto all'ingresso, era quasi stramazzato al suolo per quella splendida visione.
«Perchè mi fissi?» domandò l'americano passandosi una mano sulla guancia, sperando di far sparire il rossore.
Era quasi certo di essere arrossito.
Jackson sorrise.
Amava avere quel tipo di potere su Mark.
«Stavo per chiederti di uscire, per la millesima volta» disse sollevando le sopracciglia.
Mark ridacchiò scuotendo la testa.
«Allora fallo».
«Mark Tuan, ti andrebbe di-».
«Jack!» tuonò una voce a pochi passi da loro, attirandoli bruscamente fuori dalla loro bolla di privacy.
Jinyoung stava camminando verso di loro, con lo zaino in spalla ed un libro scolastico in mano.
«Ehi Jin» lo salutò il cinese, voltandosi verso di lui e accennando un sorriso.
Adorava Jin; Erano amici da tanto tempo e spesso si erano fatti "compagnia" a vicenda, ma quando si trattava di Mark, odiava essere interrotto.
«Ciao anche a te Mark - disse il ragazzo una volta raggiunto il loro tavolo - State studiando?» chiede posando una mano sulla spalla di Jackson, affondando in modo possessivo le dita nella camicia bianca del cinese.
Gli occhi di Mark scivolarono in quel punto e rimasero incollati lì.
Se solo avesse potuto, avrebbe mozzato via la mano a Jinyoung.
Jackson si mosse a disagio, notando lo sguardo di Mark.
«Emh si, stiamo facendo economia - mormorò - Ci siamo presi una piccola pausa, ma adesso riiniziamo» continuò voltandosi verso Jin e lanciandogli uno sguardo chiaro e conciso.
Sparisci Jin!
Jinyoung abbassò il capo, nascondendo un sorriso.
Messaggio ricevuto.
«Bene, allora vi lascio al vostro studio – disse, accecandoli con un sorriso brillante e solare – Ciao tesoro» aggiunse, posando con eleganza una mano sul tavolo per poi chinarsi sul cinese.
Premette le labbra contro le sue, donandogli un semplice bacio a fior di labbra.
Mark rimase immobile ad osservare la scena che si stava consumando a pochi centimetri di distanza da lui, sentendo un principio di nausea salirgli fin dentro il cervello.
Era rimasto totalmente inorridito.
Jinyoung si separò lentamente dalla bocca di Jackson con un rumoroso schiocco, facendosi scappare una risatina divertita, come quella di un bambino beccato con le mani dentro il barattolo della marmellata.
Ma che diavolo hai da ridere? Urlò mentalmente Mark, abbassando il viso verso la copertina del libro chiuso.
Aveva appena baciato Jackson Wang, il minimo sarebbe stato svenire dopo un avvenimento tanto epico; Certamente non ridere.
Jackson – dal canto suo – rimase totalmente pietrificato ed inorridito per quel gesto tanto dolce quanto fuori luogo.
Loro non erano una coppia, quello era stato deciso fin dall’inizio di quella sorta di “amicizia”; Quindi, che senso aveva baciarlo in pubblico?
Che senso aveva baciarlo con tanta noncurante davanti a Mark?
«Noi due ci sentiamo più tardi – continuò Jinyoung facendo un piccolo occhiolino in direzione del cinese, camminando a ritroso verso l’uscita – Ciao Mark» aggiunse scuotendo una mano in direzione dell’americano, per poi uscire dalla biblioteca.
Un silenzio impacciato ed imbarazzante avvolse i due ragazzi, che continuavano a fissare il punto in cui l’altro era sparito.
Mark respirò profondamente, sentendo i polmoni bruciare.
Un forte dolore gli aveva attanagliato il centro del petto, facendogli riempire gli occhi di lacrime.
Non posso permetterlo.
Non lo permetterò più a nessuno.
Si alzò di scatto, facendo stridere la sedia contro il pavimento; Doveva andar via di lì, prima che tutto il suo dolore divenisse troppo evidente per essere nascosto.
«Direi che per oggi possiamo concludere così, sono stanco» disse semplicemente.
Jackson sollevò lo sguardo giusto in tempo per vedere Mark infilare con foga il libro dentro lo zaino, per poi darsi letteralmente alla fuga.
«No aspetta» lo richiamò Jackson alzandosi di scatto e raggiungendolo in poche veloci falcate.
In quei giorni avevano fatto notevoli passi in avanti nel loro “rapporto” – se così poteva essere definito – e Jackson non avrebbe permesso ad uno stupido bacio senza alcun significato, di rovinare tutto.
Gli strinse una mano intorno al polso delicato, attirandolo contro il proprio petto.
Lo zaino dell'americano scivolò lungo la sua spalla, cadendo al suolo.
Mark si trovò – così come il giorno precedente – ad un soffio dal viso di Jackson; Talmente vicino che sarebbe bastato arricciare un poco le labbra per sfiorare quelle del cinese.
«Quel bacio non significa niente per me» mormorò subito Jackson, beandosi della vicinanza con Mark.
L’americano aveva un viso splendido, e Jackson si era sentito perso per quei lineamenti delicati fin dal primo istante.
Trovarselo così vicino da poter quasi scorgere il riflesso del proprio viso dentro i suoi occhi brillanti, era incredibilmente piacevole.
Sciolse lentamente la mano che aveva stretto intorno al polso di Mark, guidando quella piccola dell’altro a circondargli il collo.
Le loro fronti si sfiorarono e Mark si lasciò sfuggire un sospiro.
Era così incredibilmente bello sentire la presenza di Jackson così vicina a lui.
Era incredibilmente rassicurante.
Jackson dovette far affidamento su tutta la sua forza di volontà per non gettarsi su quelle labbra, prendendosi quello che desiderava da mesi.
«Jackson …» mormorò Mark, sentendo la mano grande e forte del cinese circondare uno dei suoi fianchi, portando l’americano a premersi contro di lui.
«Per me, quel bacio, non significa niente» continuò - mormorando lentamente parola per parola - sollevando un poco il viso in modo da premere le labbra contro la fronte di Mark.
Quello era sempre stato per Mark un gesto incredibilmente dolce ed intimo – molto più di una nottata di sesso – e gli attribuiva due significati molto profondi: amore e protezione.
Si chiese se anche Jackson gli attribuisse quel tipo di sentimento.
Non riuscì più a trattenersi e scoppiò a piangere, affondando il viso contro la spalla di Jackson, circondandogli il collo con entrambe le braccia e lasciandosi cullare da quel corpo tanto sconosciuto quanto famigliare.
Il profumo di Jackson lo avvolse come una coperta, insieme alle sue braccia che circondarono il suo corpo tremante.
«Non mi interessa chi baci – biascicò Mark con la bocca premuta contro la camicia bianca dell’altro – Dovresti proprio frequentarti con Jinyoung, se ti rende felice» farfugliò sentendo la nausea salire.
Non voleva che Jackson frequentasse Jinyoung.
Non voleva che Jackson frequentasse nessuno.
Jackson sorrise udendo quelle parole, accarezzando dolcemente la schiena tremolante del ragazzo tra le sue braccia.
«Quindi stai piangendo perché non ti interessa?» domandò ridacchiando, allontanando leggermente Mark dal suo petto, in modo da poterlo guardare negli occhi.
Erano incredibilmente limpidi e brillanti, dopo il pianto, e Jackson non poté trattenersi dal chinarsi sul suo viso.
Posò la bocca sulla sua guancia, asciugando quel punto umido dalle lacrime salate.
Voleva renderlo felice; Voleva vederlo sorridere sempre, in quel suo modo tanto timido e dolce.
«Dimmi cosa c’è che ti blocca – lo pregò, mormorando contro la sua pelle umida e arrossata - L’unica cosa che desidero è renderti felice Mark, viziarti, quindi dimmi perché ti viene così difficile ammettere di provare qualcosa per me» mormorò allontanandosi un poco da lui.
Le loro fronti entrarono in contatto e così i loro nasi.
Jackson sorrise, muovendo un poco la testa e facendo in modo che le punte dei loro nasi strusciassero tra loro, in un affettuoso bacio all’eschimese.
Mark ridacchiò divertito, stringendo di conseguenza gli occhi e lasciandosi sfuggire un’altra lacrima, che il cinese raccolse prontamente con il pollice.
Mark prese un respiro profondo.
«Per te è così facile Jackson, ma per me non lo è per niente – mormorò – Non posso permettermi un altro cuore spezzato».
Jackson si irrigidì a quelle parole.
A chiunque quella semplice frase sarebbe parsa leggera e priva di significato, ma non per lui.
«Un altro cuore spezzato? – domandò posandogli una mano sotto il mento, in modo da sollevare il viso di Mark – Quindi sto pagando le conseguenze delle azioni di un ragazzo venuto prima di me?» domandò, sentendo una rabbia cieca salire.
Odiava l'idea che qualcuno prima di lui potesse aver avuto la fortuna di amare ed essere amato da Mark; E ancora di più odiava la sensazione che quello stronzo fortunato potesse aver sprecato quell'occasione unica che lui tanto bramava, finendo pure col ferire Mark.
«Non so cos’abbia fatto questo ragazzo, ma io non sono quel che pensi che io sia» disse con voce spezzata, ma pur sempre dolce come il miele – come ogni volta che si trovava a parlare con Mark.
«Pensi che per me ogni ragazzo sia uguale ad un altro – mormorò – Che tu per me sia uguale ad un qualsiasi altro ragazzo, ma non è così».
Mark sollevò gli occhi verso il bellissimo viso di Jackson, allungando una mano verso di esso.
La posò quasi con reverenza sulla sua guancia liscia, sfiorando con le dita la pelle morbida e la mascella forte e delicata.
Ammirò come Jackson si abbandonò a quelle carezze, strusciando lui stesso il viso contro la sua mano.
Jackson era troppo – semplicemente troppo – per essere vero.
«Te lo dirò una volta sola Jackson, e voglio che tu capisca, ok?» domandò, sentendo il proprio cuore fermarsi per qualche istante, per poi tornare a pompare sangue.
Il volto di Jackson era ancora abbandonato contro la sua mano, ma gli occhi di cioccolato erano puntati dentro i suoi, attenti e seri.
Annuì.
«Quando vivevo a Los Angeles ho permesso ad un ragazzo di spezzarmi non solo il cuore, ma tutto ciò che era possibile spezzare; Mi ha spezzato il cuore, l’anima, e anche qualche osso – confessò, leggendo la consapevolezza che man mano si dipingeva dentro gli occhi di Jackson – Mi ha ridotto ad un misero oggetto senza futuro, vita o interessi; Qualsiasi cosa io facessi nel corso delle mie giornate, era semplicemente un riflesso dei suoi desideri, di ciò che lui voleva che io facessi e-» un piccolo singhiozzò gli mozzò a metà le parole, facendolo tremare leggermente.
«Mark-».
«No aspetta, fammi finire ti prego – lo supplicò Mark – Se mi blocco ora, non riuscirò più a proseguire».
Prese un profondo respiro.
Jackson era la prima persona in assoluto a sentire quella storia, e Mark si sentì cullato dal conforto di averlo accanto.
Non aveva mai raccontato a nessuno quella storia - neanche a Youngjae - per il timore di leggere la pietà nei loro occhi; Ma negli occhi di Jackson leggeva solo puro interesse nei confronti della sua vita.
«Gli ho permesso di ridurmi ad un semplice oggetto, ad un'ombra e non posso permetterti di farmi tornare ad essere una misera copia di me stesso, Jackson – sussurrò – Quello che sento per te è talmente forte da farmi paura; Talmente forte che se solo mi lasciassi trasportare da questo sentimento, ti permetterei di fare qualsiasi cosa con me, e questo non va bene – biascicò sentendo gli occhi riempirsi nuovamente di lacrime – Non voglio più sentirmi debole o usato».
Jackson era rimasto immobile, non sapendo come ribattere a quelle parole.
Per mesi si era convinto del fatto che Mark lo rifiutasse solo perché non lo ritenesse alla sua altezza, non sapendo che in realtà – sotto quella scorza di finta noncuranza – si nascondevano delle ferite ancora sanguinanti che faticavano a guarire.
Lui voleva Mark, lo voleva seriamente; Voleva stringerlo, proteggerlo e guarirgli tutte le ferite che qualcun altro aveva provocato.
Voleva vederlo sorridere, con quel sorriso unico che riusciva sempre a fargli battere forte il cuore.
Si accostò a lui, respirando a pieni polmoni il profumo buonissimo che il corpo di Mark emanava.
Jackson si sentiva drogato e stordito da quella fragranza, e per una piccola frazione di secondo, si domandò come sarebbe stato dormire con Mark tra le braccia; Passare la notte con il naso affondato tra i suoi capelli morbidi, a respirare quell’odore tanto buono e familiare.
«Non posso prometterti di essere perfetto – di non ferirti mai – anche perché probabilmente non crederesti ad una delle mie parole; Ma potresti provare ad essermi amico» propose storcendo un poco il naso.
La parola “amicizia” quando pensava a Mark, gli causava un fastidio incontenibile.
Lui non voleva essere solo un amico per Mark.
L'americano sorrise dolcemente, mordendosi un labbro.
«Vuoi essermi amico?» chiese arcuando un sopracciglio.
Sembrava divertito dall'espressione disperata di Jackson, come se capisse o sapesse quanto poco il cinese desiderasse essergli solo amico.
«Ti prendi gioco di me babe?» domandò il più alto, passando un pollice sulla sua guancia, in una piccola coccola.
Mark sollevò un poco le spalle.
«Diciamo di si» ridacchiò l'americano.
Jackson rise, continuando ad accarezzare il viso delicato dell'altro.
Era splendido.
«Essendo mio amico avresti modo di frequentarmi, e conoscermi meglio - sussurrò guardando la sua bellissima bocca - E magari, quando inizierai a sapere chi è veramente "Jackson Wang", ti fiderai a frequentarmi come qualcosa di più».
Rimasero entrambi in silenzio, guardandosi negli occhi.
Si stavano chiaramente dicendo che prima o poi sarebbero stati insieme.
Mark si sentì fremere alla sola idea.
«Mi sembra un buon programma» mormorò Mark accarezzando le spalle di Jackson.
«Anche a me».
L'americano fece un passo indietro, e poi due, tentando di mettere spazio tra sé e Jackson.
«Ora però devo andare veramente» disse con un sorriso, passando al fianco di Jackson per raggiungere il tavolo dove avevano studiato.
Nella foga di scappare, si era dimenticato di infilare dello zaino l'astuccio.
Jackson respirò a pieni polmoni.
«Ci vediamo domattina a scuola?» chiese Jackson, posando le mani indietro contro il tavolo, guardando il viso sorridente di Mark.
La camicia bianca di Jackson, slacciata quasi fino a metà, si allargò leggermente mostrando una buona porzione del petto liscio e pallido.
Mark si sforzò con tutto se stesso per non incollare gli occhi su quella pelle dall'aspetto morbido.
Avrebbe voluto passarci la lingua.
Si schiaffeggiò mentalmente.
Amici! Erano amici adesso.
«Si, ci vediamo domani - mormorò camminando all'indietro, senza staccare gli occhi dell'altro - Ciao Jackson» disse infine, sorridendogli dolcemente e voltandosi.
Doveva allontanarsi da lui.
Aveva bisogno di stare un po' da solo con se stesso.
Jackson osservò Mark che si allontanava lentamente dalla biblioteca, sentendo un principio di vertigini colpirlo.
Aveva mentito.
Aveva mentito ai suoi amici e a se stesso per tanto, troppo tempo; Principalmente per la vergogna di ammettere ciò che realmente provava.
Lui era innamorato di Mark.
Era disposto a ferire e distruggere se stesso pur di rendere felice l’altro, e con il tempo avrebbe fatto capire all’americano che era lui ciò che gli serviva per lenire le ferite che ancora bruciavano e sanguinavano.
Lo amava, e in un modo o nell’altro – a costo di essere un semplice amico per mesi a mesi – Mark sarebbe stato suo.
Il telefono vibrò dentro la sua tasca, facendolo sobbalzare per lo spavento.
Yugyeom aveva scritto nel gruppo che condividevano con Jaebum.
Stasera sono solo a casa, fate i bravi migliori amici e venite a farmi compagnia.
Serata sushi e film.
Non accetto un no come risposta: devo raccontarvi una cosa.
17:19✓✓
Jackson sgranò gli occhi.
“Devo raccontarvi una cosa”.
Quelle parole non promettevano mai niente di buono.
~۵~
Vi piace la nuova copertina?
TheyIdiot
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