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Doveva seriamente consigliargli un altro locale, per darsi appuntamento. Quel posto pulcioso aveva l'alcol più scadente che avesse mai bevuto.

«Ehi, Hannes, quando ti decidi a servire un liquore decente?»

Il proprietario, dietro al bancone, sbuffò a quella rimostranza, lucidando imperterrito un grosso boccale di birra.

«Ti ho dato il migliore della casa» disse, continuando il proprio lavoro.

«Lo sarebbe se fosse ciò che ti ho chiesto: un Macallan. Questo cos'è? McDonald's?» obiettò l'uomo, sollevando lo spesso bicchiere tenendolo dal bordo.

«Saresti in grado di lamentarti anche dello champagne.»

«E tu di servire il tuo piscio spacciandolo come tale! Cristo, sei incorreggibile...» esalò infine, tracannando il liquido ambrato in un unico sorso e sbattendo, con un moto di stizza, lo spesso cristallo sulla superficie graffiata del bancone.

Levi odiava quel posto, e non solo per il pessimo servizio: gli ricordava quanto la sua vita fosse cambiata negli ultimi anni, e non era certo che lo avesse fatto in meglio. Non rimpiangeva la decisione di lasciare l'agenzia – mai stato il tipo che amava crogiolarsi nell'autocommiserazione – tuttavia arrivare a fine mese, complice lo scarso curriculum nonostante le numerose competenze, diventava sempre più difficile. Ben pochi richiedevano le sue prestazioni, ma non aveva alcuna intenzione di calare il prezzo: farlo avrebbe sminuito le sue capacità e, se c'era una cosa in cui ancora credeva fermamente, era il fatto di essere il migliore sul campo – anche se nessuno sapeva quale questo fosse.

Si accese una sigaretta, infischiandosene dell'occhiata accusatoria di Hannes. Quel posto era già una bettola, un po' di fumo non avrebbe fatto poi gran differenza all'immagine già trasandata del locale.

Non batté ciglio nell'udire il fruscio dello sgabello accanto che veniva spostato, né si voltò verso il cliente giunto ad occuparlo. Sapeva perfettamente chi avrebbe trovato, vestito nel suo elegante abito di sartoria e con la capigliatura impeccabilmente pettinata; avrebbe riconosciuto l'odore nauseabondo della sua colonia tra mille.

Alcune cose cambiano, constatò con amarezza pensando a sé stesso, altre invece no.

«Ti ricordavo più alto» fu il commento al suo fianco.

«Tu invece sei il solito stronzo. Perché mi hai fatto venire qui?»

Erwin gli sorrise con un'espressione serafica dipinta in volto, la quale mal si addiceva all'inferno che si lasciava alle spalle con preoccupante puntualità. Se il Diavolo aveva sembianze simili alle sue, di sicuro si spiegavano molte cose.

«Siamo amici, Levi» rispose, facendo cenno ad Hannes di versargli il solito. «È buon costume scambiare quattro chiacchiere, di tanto in tanto, non trovi?»

«Io e te non siamo proprio un cazzo. Se è questo ciò che avevi da dirmi, ho di meglio da fare.»

Levi si alzò, soffiando via l'ultima boccata e lasciando che il mozzicone si spegnesse nel poco alcol rimasto sul fondo del bicchiere. Fece strisciare rumorosamente la seduta sul pavimento sporco, dandogli le spalle in procinto di andarsene. La voce dell'altro, invece, lo bloccò sul posto.

«Cosa? Spulciare annunci sul giornale? È un pezzo che tiri su solo brevi incarichi e poco altro. Immagino che scovare tresche matrimoniali non sia esattamente di tuo gradimento.»

«Allora? Sei venuto a girare il dito nella piaga?»

«Voglio aiutarti.»

«Ah!» esclamò Levi, genuinamente divertito da quell'affermazione. Infilò le mani nelle tasche, giocherellando con un filo di cotone al suo interno fino a spezzarlo. «Tu che aiuti me! La fine del mondo dev'essere vicina: non fai niente per niente, Erwin, mai

L'uomo si portò il bicchiere di scotch alle labbra, saggiandolo con estrema calma. Il tono accusatorio dell'altro non lo aveva scalfito; dopotutto, diceva il vero.

«Touché. Fa sempre comodo poter riscuotere un favore, soprattutto se quello in debito sei tu.»

«Tch! Sei rimasto la solita carogna...»

«Vuoi sapere cosa ho da offrirti o preferisci rinchiuderti di nuovo in quel buco che chiami appartamento?»

Gli occhi di Levi, nonostante si trovasse in piedi, erano alla stessa altezza di quelli di Erwin che lo osservava comodamente seduto e senza apparente rancore, a differenza del suo ex collega.

«Sputa il rospo, non ho tutto il giorno.»

«Ho un lavoro che fa al caso tuo: a lungo termine, che mette in risalto le tue abilità e, soprattutto, ben retribuito.»

A quel punto, anche se di malavoglia, Levi tornò al proprio posto.

«Di che si tratta?» Si lasciò cadere sullo sgabello con un sospiro stanco, consapevole di star vendendo la propria anima a Satana in persona.

«Hai mai pensato di fare la guardia del corpo?»

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