Trust me

"La parte difficile non è
dimenticare il passato.
La parte difficile è dimenticare il
futuro che avevi immaginato."
"Non cerco le risposte che tanto
non le trovo,  le domande sono troppe
e si confondono tra loro"

BEKAH
Si dice che prima di morire rivivi la tua vita in un flash. Bekah cadeva, cadeva e soffocava, ma non vedeva niente. Non un momento di infanzia o un viso caro. Forse fu questo che le fece superare il panico dell'acqua fonda o l'idea di venir sbranata dalla piovra gigante. Iniziò ad agitarsi, muovendo gli arti a caso, pregando dio che l'acqua più in superfice si muovesse un po' troppo e mettendo in allerta qualcuno.
Non successe niente per momenti interminabili, poi l'ossigeno cominciò a
mancarle e la vista si annebbiò in fretta. Probabilmente stava perdendo i sensi, e intanto il panico la assaliva più forte di prima. Sentì vagamente dell'acqua muoversi, e poi un braccio la strinse per
la vita. Pure le allucinazioni, fanculo. Poi Bekah svenne.

*Cinque minuti prima*

Okay marmocchi, è venuta l'ora della verità. Non ho intenzione di rovinarmi la reputazione. Bekah si ripeteva questo mentre appoggiava la bacchetta e si stringeva nella felpa rossa. Quel giorno si era alzato un po' di vento, e il cielo iniziava a diventare grigio. L'estate stava cedendo velocemente il passo all'autunno. In meno di una settimana aveva già piovuto due volte, e la ragazza sperava che quel giorno non diluviasse.
Insomma, già aveva accettato di fare una cosa assurda e potenzialmente mortale, se poi si fosse intromesso pure il meteo si sarebbe dovuta bollare come
sfigata a vita.
Si, in poche parole si era già pentita di aver accettato la sfida. Non la vedeva come Alexus, che appena le aveva rivelato il fatto aveva iniziato a fare i salti di gioia. Della serie: finalmente Bekah la pavida faceva qualcosa di interessante e spericolato. Wow. Ogni tanto si chiedeva dove l'aveva raccattata un'amica così.
Cercò di liberare la mente mentre appoggiava il primo piede sulla passerella. Sapeva che se avesse iniziata a pensare troppo avrebbe sbagliato qualcosa, cadendo rovinosamente in acqua.
Facendo lentamente i primi passi Bekah vide che era davvero facile. Iniziò a camminare più velocemente, tenendosi in equilibrio aprendo le braccia. Probabilmente da riva sembrava una stupida. In effetti si sentiva un pinguino ubriaco. Un po' prima della metà della passerella si fermò per riprendere fiato e per guardarsi indietro. Allibita osservò i ragazzi del quinto che si allontanavano ridendo e parlottando fra loro. Era senza parole. Probabilmente si aspettavano che cadessi, pensò mentre riprendeva a camminare, non è successo, quindi sono diventata noiosa.
Marmocchi perfidi. A volte la superficialità di certe persone la stupiva. Certo, è ovvio che la gente si vuole divertire, e non sopporta la noia, ma insomma, poteva succederle qualsiasi cosa!
Avrebbe voluto prenderli a schiaffi, o fargli una sfuriata epica, ma non era proprio il tipo. Avrebbe ignorato la cosa, mostrandosi superiore, in fondo si era assunta le sue responsabilità, no? Le finì una scarpa in acqua. Male, ora doveva stare più attenta a non scivolare. Doveva concentrarsi!
Mai detta cosa più stupida. Con un brutto rumore di bagnato scivolò, tentando di tenersi alla passerella in legno. Più facile a dirsi che a farsi, perché era diventata molto scivolosa, troppo: le mani non riuscivano ad aggrapparsi a niente e continuavano a staccarsi. In preda al panico Bekah si agitava, cercando di rimanere su.
Ma perse definitivamente la presa, e l'acqua si chiuse su di lei.

SIRIUS

Sirius, dopo mezz'ora di punizione, dovette ammettere che la vita senza magia faceva proprio schifo. E James, che di solito era quello ottimista, non riusciva a fare a meno di essere d'accordo con lui. La McGranitt aveva sequestrato le bacchette ad entrambi, e gliele restituiva durante le lezioni: era ancora parecchio arrabbiata per lo scherzo, anche perché accadeva sempre più spesso che i ragazzini del primo anno la indicassero per poi iniziare a ridacchiare. Senza parlare poi del fatto che non poteva guardare in faccia il professore di Pozioni senza arrossire... Fatto sta che Sirius e James rimasero senza magia, inoltre furono costretti a rimanere al castello mentre tutti
erano ad Hogsmade.
- Dovreste approfittarne per studiare, e non per stare stravaccati sul divano tutto il giorno pensando al fatto che siete senza magia! - aveva detto Remus prima di uscire dal dormitorio con un sorrisetto, per poi chiudersi in fretta la porta alle spalle per non essere colpito da due cuscinate.
Sirius stava fissando il fuoco del caminetto con aria assente, quando il ritratto si spalancò e Marlene fece capolino dalla porta, seguita a ruota da Mary. Marlene incrociò le braccia sotto il seno e iniziò a guardare in cagnesco Sirius, il quale  capì all'istante che sarebbe stato meglio restarsene in camera.
Marlene assunse un cipiglio scocciato e disse:
- Si può sapere perché non potevi aspettare fino a domani per farti punire? Oggi c'era l'uscita ad Hogsmade! E avevi promesso di portarmi a fare un giro. -
Sirius la guardò per qualche secondo, senza sapere cosa dire, poi si alzò di malavoglia dal divano e mise un braccio sulle spalle di Marlene che arrossì all'istante.
- Andiamo, non l'ho fatto certo apposta! Chi poteva immaginare che la McGranitt si sarebbe arrabbiata così tanto! -
- Sirius non prendermi in giro! L'avete umiliata davanti a tutta la scuola, cosa pensavi? Che avrebbe riso?! - riprese la ragazza con meno enfasi, dovuta alla vicinanza con il ragazzo che era a pochi soffi dal suo viso.Sirius guardò Mary supplicandola con lo sguardo di aiutarlo, ma ottenne in cambio solo un sorriso divertito.
- Ascoltami, ti prometto che appena possibile andremo ad Hogsmade insieme, okay? Te l'avevo promesso. -
Marlene lo guardò per qualche secondo, poi annuì, anche se non sembrava convinta.
- Okay... Ci vediamo in giro- poi, raccogliendo tutto il suo coraggio, si sporse in avanti e baciò Sirius sulle labbra: durò un secondo appena, poi lei si staccò e si diresse verso l'uscita della Sala Comune. Sirius rimase allibito, poi si riscosse e tornò alla sua postazione sul divano.
Mary si sedette accanto a lui, guardandolo in modo strano.
- Vedi di non farle del male, Black -
- Sai che non lo farei mai. - rispose lui con un sorrisetto.
- Al contrario, ti conosco abbastanza da sapere che la farai soffrire.. Sei incorreggibile, Black - ribatté lei scuotendo la testa; poi si alzò e seguì Marlene in corridoio.
Sirius la guardò scomparire dietro il ritratto, chiedendosi se effettivamente non avesse ragione.

JAMES

James, dopo il quinto lamento annoiato di Sirius, aveva deciso di uscire e andare a farsi un giro per il parco, tanto per fare qualcosa. Era veramente frustrante non poter usare la magia, senza parlare del fatto che aveva visto Lily mano nella mano con un Tassorosso del settimo anno.
Camminare l'aveva sempre aiutato a schiarirsi le idee, ma soprattutto a scacciare i brutti pensieri.
Una volta arrivato nei pressi del Lago Nero, qualcosa attirò il suo sguardo: un gruppo di ragazzini stavano parlottando furiosamente guardando qualcosa al centro del lago. James camminò dubbiosamente verso di loro: non c'era nessuno nel parco a quell'ora perché la maggior parte degli studenti era a Hogsmade, l'altra metà era probabilmente nel castello in quanto il tempo prometteva pioggia.
-Cosa state facendo? -
I ragazzini si voltarono all'unisono e lo osservarono sospettosi: quando notarono il distintivo da Prefetto, spalancarono gli occhi. Uno di loro, si fece avanti e disse piano:
-Facevamo un giro per il parco, non c'è molto da fare oggi. -poi tutto il gruppetto si affrettò a dileguarsi, camminando in fretta verso il castello.
James si strinse nelle spalle e si sedette sull'erba, la schiena appoggiata sul tronco solido di una quercia. Lasciò correre lo sguardo sulla superficie dell'acqua increspata dal vento e illuminata dal pallido sole autunnale. ardo fu catturato da qualcosa di insolito che stonava con la bellezza naturale del paesaggio: una specie di passerella molto stretta che attraversava il Lago da me parte a parte.
Strano pensò. Non l'aveva mai vista prima. Si alzò, corrugando la fronte e strizzò gli occhi: vide qualcosa di indistinto verso la metà della passerella, qualcosa che si muoveva.
Corse lungo il perimetro del lago per vedere meglio, in quanto anche con gli occhiali la sua vista non era delle migliori.
Arrivò in corrispondenza dell'inizio della passerella di legno e si sporse sull'acqua: una persona si muoveva lentamente a metà del percorso.
James sorrise: ecco spiegato il mistero del gruppo di ragazzini. Fece per andarsene quando con la coda dell'occhio vide la figura scivolare sul legno umido per poi aggrapparsi alla passerella cercando disperatamente di non cadere in acqua.
Il ragazzo fece per sfoderare la bacchetta, ma imprecò quando realizzò di non averla. Nel frattempo la figura, la ragazza, era caduta nell'acqua scura del lago e non accennava a riemergere. James decise rapidamente cosa fare:  prese un bel respiro e iniziò a percorrere la passerella con passo tremante.
Il legno era bagnato e scivoloso, il che rendeva difficile mantenersi in equilibrio.
James valutò se tornare indietro e avvertire qualcuno, ma si accorse di non avere il tempo: la ragazza sarebbe potuta annegare.
Procedette a passo più veloce possibile, sforzandosi di guardare dritto davanti a sé, le braccia aperte per tenersi in equilibrio.
Quando fu all'incirca a 40 m dalla riva si maledisse per il suo stupido coraggio da Grifondoro.
Stupido, stupido! Io e le mie idee! Cosa pensavo di fare?!
Nonostante questo, non si diede per vinto e prese una drastica decisione: per arrivare in tempo non gli restava che nuotare.
Si tuffò nell'acqua gelida senza pensarci, anche se dovette trattenere un grido quando il freddo lo colpì all'improvviso. Sforzandosi di ignorare la sua coscienza che gli urlava di tornare indietro, iniziò a nuotare velocemente, il fiato corto.
Arrivato a circa metà della striscia di legno, si guardò intorno cercando di individuare il punto nel quale era caduta la ragazza: un movimento d'acqua attirò il suo sguardo.
Si immerse nell'acqua torbida ed aprì gli occhi che iniziarono subito a bruciargli.
Lei era qualche metro sotto di lui, apparentemente svenuta, il viso pallido e la bocca spalancata.
Nuotò verso il basso e, quando la raggiunse, la afferrò per la vita; il peso in più rese complicata la risalita in superficie, infatti James aveva a disposizione la forza di un braccio solo. Scalciò freneticamente con i piedi, la mano libera che cercava di dare la spinta verso l'alto.
Accadde in un istante: l'aria gli entrò nei polmoni come una benedizione e James si lasciò andare in un sospiro di sollievo; riuscì ad appoggiare la ragazza sulla passerella, poi si issò anche lui, facendo leva sulle braccia.
Una volta sopra, cercò di scuotere la ragazza, nella speranza che si rianimasse. Si piegò sul suo corpo, accostando l'orecchio al petto e sentì il battito debole ma regolare.
Cercò di ricordare le nozioni che gli aveva insegnato suo padre Charles anni prima e iniziò a premere con le mani sul petto. Dopo un po', la ragazza aprì gli occhi e sputò l'acqua, boccheggiando in cerca d'aria. Aveva lo sguardo spaventato, in preda al panico e di guardò attorno incredula. James le sorrise sollevato:
-Cavolo! Mi hai fatto prendere un'accidente! - poi tornò serio e aggiunse -dobbiamo raggiungere la riva, ma io sono senza magia, perciò dovremo percorrere questa specie di passerella, credi di farcela? -
La ragazza annuì, sforzandosi di assumere un'aria spavalda; con l'aiuto del ragazzo si tirò in piedi e si aggrappò a lui.
James deglutì e le prese le mani:  erano uno di fronte all'altro, entrambi bagnati fradici, mano nella mano.
Il Grifondoro fece un passo all'indietro con il piede sinistro mentre la ragazza ne faceva uno in avanti con il destro. Poi il contrario.
Pian piano, acquistarono il ritmo e accelerarono il passo; James cercava di rassicurarla con uno sguardo sicuro, ma era lui stesso abbastanza nervoso.
Destro, sinistro, destro, sinistro.
Ormai erano a metà del percorso, ma nessuno dei due aveva intenzione di distrarsi, tanta era la paura di ricadere in acqua.
Destro, sinistro, destro, sinistro.
James continuò a camminare all'indietro, stringendo la presa sulle mani di lei, finché con il piede sentì una superficie solida e compatta: la riva. Con un balzo furono sulla terra ferma ed entrambi si lasciarono a cadere a terra stremati, un po' per la stanchezza, un po' per lo stress.
La ragazza lo guardò con un misto di riconoscenza e vergogna, mentre cercava di riprendere fiato.
James cercò di sorriderle rassicurante, ma non poté fare altro che emettere un mugolio di sorpresa quando lei gli si lanciò addosso, iniziando a singhiozzare sulla sua spalla.
-shh, è tutto okay. Siamo a riva, ci siamo riusciti. - la afferrò per le spalle e la guardò negli occhi:
-Non so neanche come ti chiami.-
-Rebekah.. Devi scusarmi...io non so cosa mi sia preso, quei ragazzi mi avevano sfidato e i-io come una stupida ho accettato. -
James la guardò stupito, soprattutto dopo aver osservato i colori della sua divisa.
-Per Merlino, una Corvonero con un po' di coraggio! E io che pensavo che per voi non ci fosse speranza!-
Lei gli sorrise timidamente, poi si riscosse e si alzò in piedi.
-Grazie mille.. Io non so cosa avrei fatto, mi hai salvato la vita.-
Lui alzò le mani, arrossendo:
-ehi, stupidi istinti suicidi da Grifondoro, nient'altro-
Bekah rise divertita, poi lo abbracciò. James restò fermo, imbarazzato, cercando di trovare qualcosa da dire, ma non fece in tempo perché lei si sciolse dall'abbraccio quasi subito, un'espressione seria sul suo volto. Guardava qualcosa alle spalle del ragazzo: James si voltò e seguì lo sguardo di Rebekah per vedere che cosa, o meglio chi, stesse guardando.
A pochi metri da loro, lo sguardo serio e l'espressione basita, c'era Regulus.

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