Prologo: Sirius e Regulus Black

SIRIUS

La mattina del 25 luglio 1975 in casa Potter aleggiava uno strano ed insolito silenzio. Sirius non aveva aperto bocca dalla sera prima, il che era decisamente preoccupante.
Seduti al tavolo della colazione, l'unico rumore fu quello del barattolo della marmellata sbattuto indelicatamente sul tavolo.
Charlus e Dorea cercavano in tutti i modi di fare conversazione, mentre James era indeciso su come comportarsi in presenza dell'amico.
Sirius questo lo capiva dalle occhiate penetranti che James gli rivolgeva di tanto in tanto, quando erano soli e il silenzio imbarazzante diventava davvero tremendo.
Dopotutto Sirius avrebbe dovuto essere.. Felice? Sollevato? Aveva finalmente fatto ciò che programmava da anni, aveva trovato il coraggio di chiudersi definitivamente la porta di Grimmauld Place alle spalle, giurandosi di non rimetterci piede.
E sapeva di comportarsi da idiota, nonostante la dolcezza con la quale i Potter lo avevano accolto: gli avevano dato un tetto, da mangiare, ma soprattutto il conforto di cui aveva bisogno.
E per i primi tempi era stato tutto ciò che Sirius aveva sempre sognato: lui e James giocavano a Quidditch in giardino tutto il giorno ed era come essere tornati ad Hogwarts in anticipo, ridevano, scherzavano, facevano commenti sulle ragazze più fighe del loro anno. Poi a fine giornata Dorea li chiamava dentro per la cena e serviva sempre una porzione extra a Sirius, con la scusa che lo trovava troppo magro. Due ore dopo, James si stava ancora lamentando.
La mattina del quarto giorno però era arrivato un gufo dalle penne completamente nere che aveva svolazzato per aria qualche secondo prima di lasciar cadere una lettera in grembo a Sirius, seduto sul divano.
Sirius aveva aperto la lettera che recitava così:

Sirius,
In seguito al tuo indecoroso comportamento, e alle tue gesta che non hanno mostrato minimamente rispetto per la nostra casata, io, Orion, e tutti i rappresentanti della casata, abbiamo deciso all'unanimità la tua espulsione dalla famiglia Black.
D'ora in avanti il tuo cognome non potrà essere associato alla nostra nobile casata, anzi ti invitiamo a cambiarlo non appena raggiungerai la maggiore età. In questa famiglia non c'è posto per i ribelli, per i reietti o per i traditori, di conseguenza non c'è posto per te.
Ci teniamo a informarti che tra due giorni io stessa cancellerò il tuo nome dall'arazzo e da allora non farai più parte della nostra famiglia.
E ricorda, il sangue è tutto; senza di esso, non siamo nulla.
Toujours pur.
Walburga Black.

P.S. Ti informiamo in oltre che Regulus Black, nostro erede, è stato promesso in sposa alla giovane Rebekah Fitzherbert, pertanto di invitiamo a considerarla un membro della nostra famiglia e di conseguenza a tenertici lontano. Una lettera di congratulazioni o di risposta a questa, non sarà ben gradita. Addio.

Sirius aveva fissato la lettera a bocca aperta, nonostante sapesse benissimo le conseguenze della sua fuga.
Lo avrebbero cancellato. Ripudiato. Eliminato.
Per loro, lui era morto.
E da lì, nonostante i tentativi di James, Sirius si era chiuso nel suo silenzio.
Il giorno dopo, a colazione, Charlus e Dorea chiacchieravano amabilmente del lavoro del signor Potter e spettegolavano dei suoi colleghi.
James invece, si limitava a imburrarsi la sua fetta di pane, rispettando l'ostinato silenzio dell'amico.
Sirius sospirò. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito. Boccheggiò ancora per qualche secondo, poi se ne uscì con un:
-Mi passi la marmellata?-
Silenzio. Tutti si voltarono verso di lui.
James scoppiò in una risata fragorosa:
- Altri 5 minuti di questo silenzio e la marmellata ti arrivava in testa, Padfoot!-
Sembrò che in casa fosse tornata la vita.
I Potter ricominciarono a parlare animatamente, coinvolgendo anche i ragazzi nella conversazione:
- Vi ho mai raccontato della prima volta in cui siamo usciti insieme io e tua madre? - chiese Charlus.
James sprofondò nella sedia ed emise un gemito.
- No! Ti prego! -
Sirius sorrise perfido e si finse tutto interessato:
- Ti prego, Charlus, raccontalo! Non ho mai sentito questa storia!-
Il signor Potter sorrise, gli occhi che gli brillavano, e iniziò a raccontare:
- Verso la fine del quinto anno, mi ero perdutamente innamorato di Dorea - e le lanciò un'occhiata - ma lei continuava a rifiutare i miei inviti, trattandomi molto male, se posso dirlo!
- Non è assolutamente vero! Tu eri assillante, me lo chiedevi di continuo! Anche nei momenti meno appropriati! Io mi limitavo a declinare l'offerta educatamente.-
- È uno scherzo, per caso? Mi hai affatturato più di una volta!-
Sirius a questo punto si stava rotolando per terra dalle risate, mentre James aveva raggiunto un colorito rosso peperone.
- Ti suona familiare, Prongs?-
I Potter li guardarono senza capire, al che James sibilò fra i denti:
- Sta zitto.-
- "Oh, Evans, ti prego esci con me?" -
James lo afferrò per un braccio e lo trascinò fuori dalla cucina di peso,mentre Sirius continuava a ridere e a pensare.
Pensare alla nuova famiglia che lo aveva accolto.
Loro non mi vogliono? Bene, perché io sono stanco di essere un Black. Io NON VOGLIO essere un Black
James lo scaraventò sul letto e gli mise un ginocchio sul petto.
- Cosa pensavi di fare? Raccontare i dettagli della mia vita ai miei genitori? Ma sei fuori?!-
Sirius rise ancora più forte e riuscì a togliersi l'amico di dosso.
Poi si alzò in piedi ed urlò a pieni polmoni:
- James è innamorato della Evans! James è innamorato della.. -
James gli coprì la bocca con la mano e lo incenerì con lo sguardo.
Sirius continuò a ridacchiare mentre James borbottava:
- E che ne é stato di "fratelli per sempre"?-
Sirius divenne improvvisamente serio.
James lo guardò temendo di aver toccato un tasto dolente: Sirius invece sembrava solo calmo; il suo sguardo era deciso mentre lo fissava intensamente.
- È una promessa. - disse con decisione. James annuì piano e mormorò:
- Fratelli.-

REGULUS

Regulus aveva dovuto fingere per quasi una settimana di non aver mai avuto un fratello e già non ce la faceva più. Ma come faceva sua madre a far finta di niente? Praticamente non aveva battuto ciglio. Era rimasta la solita Walburga, austera e impassibile.
Uno schiocco improvviso fece voltare Regulus verso la porta. Era solo l'elfo domestico.
-La padrona Walburga vuole il padroncino nella stanza dell'arazzo. Dice che è importante-
-Vado subito. Grazie, Kreacher-
L'elfo si piegò fino a toccare il pavimento con la grande testa, in una specie di goffo inchino, e si smaterializzò.
Fa che non sia ciò che penso, si ripeteva il ragazzo mentre scendeva le scale.
Ci mise un attimo a raggiungere la madre. Si fermò sulla porta per osservarla: aveva un lungo vestito nero, la bacchetta alla mano e la schiena leggermente curva. Con le dita stava toccando la piccola miniatura di Sirius sulla parete. Sembrava quasi in lutto.
Alla parete di fronte era appoggiato suo padre, che gli fece cenno di entrare.
Sua madre gli si avvicinò con aria seria.
-Tutto in questa famiglia ha un ordine, come ben sai. E Sirius lo ha incrinato, buttando tutti noi in un grande imbarazzo. Tutto questo è assolutamente inaccettabile. Abbiamo deciso di ripudiarlo. Regulus, d'ora in poi tu sarai l'unico erede dei Black-
Il ragazzo si sentì schiacciare sotto gli sguardi dei suoi genitori. Abbassò gli occhi e annuì piano.
Rimase a fissarsi le lucide scarpe nere mentre sentiva lo sfrigolio del fuoco sull'arazzo.
All'improvviso si sentì uno strano rumore pervadere la stanza. Regulus si guardò intorno alla ricerca della sua origine. Incrociò lo sguardo di suo padre, che spostò gli occhi su Walburga. La donna aveva la testa buttata all'indietro e rideva. Regulus fece un passo indietro rendendosi conto di non aver mai visto sua madre ridere. Corse fuori dalla stanza, fregandosi delle buone maniere. Non ce la faceva più a stare lì dentro.
Su per le scale schivò agilmente sua cugina Narcissa e si chiuse la porta di camera sua alle spalle.
Si sdraiò sul pavimento con il cuore che gli batteva forte in gola. Forse sua madre non era rimasta poi così impossibile alla fuga di suo fratello.
Un colpo leggero alla porta lo fece trasalire.
-Sono io, Cissy. So che non è il momento, ma penso che dovresti leggere una cosa-
Un foglio passò da sotto la porta con un fruscio leggero.
Regulus si alzò lentamente e afferrò la lettera.
-E Regulus? Se devi parlare con qualcuno io sono qui. Questa è pur sempre una famiglia-
Il ragazzo fece girare la chiave nella toppa e si appoggiò alla porta per sentire i passi di sua cugina allontanarsi.
Si rigirò il foglio tra le mani per un momento, indeciso se leggerlo oppure no. Alla fine, però, Narcissa aveva detto che era importante.
Riconobbe la calligrafia di suo padre. Erano solo poche righe. Lo informava di un ricevimento dell'ultimo minuto con i Fitzherbert, in onore del fidanzamento suo e della loro unica figlia.
Con uno scatto violento tirò un pugno al muro. La sua famiglia non aveva neanche la decenza di informarlo di persona.
Si prese la testa tra le mani, incurante dell dolore alle nocche, e si fece scivolare contro la porta. Le lacrime gli si accumularono negli occhi.
Cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto quello? Possibile che Sirius avesse ragione? Era dalla parte sbagliata?
No, quella era la sua famiglia. Era suo fratello a sbagliare.
Si alzò, asciugandosi le lacrime e si posizionò davanti allo specchio.
Si stirò la camicia con le mani e si passò una mano tra i capelli per ravvivarli.
Sarebbe andato avanti comunque. Nonostante suo fratello non ci fosse più. Avrebbe affrontato tutto da solo. Non aveva bisogno di Sirius.

Ciao, gente!
Questa è la prima storia che pubblico su Wattpad e sono parecchio emozionata (più che altro nervosa). Fatemi sapere cosa ne pensate, sono ansiosa di migliorare!
Alla prossima,
Gio

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