Tanatos e Lucifer
Alle porte dell'inferno, nei pressi dell'ingresso della città dolente, tra la polvere nera ed i fumi sulfurei sedeva un tale in attesa dell'ignoto.
Come pochissimi, egli aveva l'onore di poter varcare i confine di Dite a suo piacimento, ma quella notte, invece di vagare per il bosco vicino, decise di restare nei pressi del cancello, seduto s'un masso rovente a mirare le stelle in attesa di neanche lui sapeva cosa.
Mentre lui osservava la costellazione di Orione, perfettamente visibile quella notte, immaginava cosa stesse accadendo dall'altro lato del mondo: malgrado la dannazione eterna, erano tutti ben informati circa l'esterno, e mentre quell'uomo si dilettava a fissare le immaginarie figure simboliche create dalla volta notturna, nel mondo correva l'anno domini duemilasedici.
Mentre i suoi occhi scrutavano curiosi il blu intenso quasi nero della notte, nella sua mente si creavano le immagini più nefaste e caotiche di una visione allora molto frequente: dalle parti della Siria, un palazzo stava crollando a causa di un missile, e per due famiglie che dormivano profondamente non ci fu neanche il tempo di realizzare che il tetto stava cedendo e che in pochi secondi i loro corpi e quel poco che restava dei loro beni sarebbe stato schiacciato e sepolto dalle macerie.
Non poco lontano, precisamente in Grecia, una donna stava scavando tra i rifiuti di un fast food, lottando con i ratti che la superavano in numero, esperienza e abilità. Improvvisamente, le tante parole degli scienziati e dei filosofi circa la superiorità del genere umano persero qualsiasi possibile significato, perché su ogni pensiero, idea o ragionamento era scavalcato da uno straziante senso di fame, ancor più atroce se pensava che avrebbe dovuto trovare qualcosa di commestibile anche per i suoi due figli.
Poco lontano da lì, verso la penisola italica, l'umanità sfoggiava il peggio di sé. A sud la terra non ricordava più la prosperità dei campi o la fertilità di un tempo: salivano miasmi pestilenziali che riempivano l'aria, le acque si trasformavano in melma, dando vita a fiumi velenosi. Malattie mortali stavano lapidando il paese intero, e la gente era vittima di una specie di maleficio che gli impediva di agire e ribellarsi.
Sempre lì, nel piccolo stato che copriva una parte di quel paese, il mondo letteralmente si sfaldava.
Quell'uomo stava ancora fissando le stelle, seduto s'una roccia in mezzo al silenzio, ma i suoi occhi vedevano ben altro: la corruzione di quella nazione straripava e si diffondeva come un morbo tra quelle mura, e tutto avveniva nel tacito consenso degli uomini, senza che nessuno agisse per fermarli, senza che nessuno si infervorasse per ogni singola menzogna che era uscita dalla bocca di quei luridi esseri.
Ignavi, accidiosi, lussuriosi, golosi, avidi, invidiosi ... tutti erano presenti nei palazzi sontuosi del V....
Perché quella notte non si era troppo allontanato dalle porte dell'inferno? Avrebbe potuto uscire, come sempre, e tornare quando gli avrebbe fatto comodo. Eppure quella notte c'era qualcosa di diverso, qualcosa che gli risultava difficile da sopportare: ad ogni suo passo poteva sentire il cuore di un bambino in africa che si fermava, ad ogni suo gesto sentiva il vento che soffiava nelle città annientate dalla guerra, ad ogni suo respiro sentiva le grida delle folle infuocate dalla disperazione, e in ogni suo pensiero percepiva tutto il male del mondo. Si sentiva esausto, incapace di sopportare oltre quello strazio, ma non c'era rimedio a tanta pieta ... quello era il suo compito solenne e non poteva sottrarsi.
Sentì dei passi che si avvicinavano in lontananza, pesanti e lenti, molto familiari: stava ancora lì, seduto su quel cumulo di cenere, e nella quiete che lo circondava nel suo corpo scorreva il veleno di ogni singola calunnia o ingiustizia commessa nel mondo. Bastava che mettesse piede fuori dagli inferi per sentirle una ad una, dalle strilla dei bambini che vedevano fiamme e desolazione alle urla degli uomini che vedevano la loro vita sgretolarsi sotto le regole di governi incapaci e avvoltoi.
Un forte puzzo di zolfo gli penetrò le nari, nauseante per i più ma lui non era troppo estraneo agli odori pungenti: lui adorava l'odore della terra appena scavata, quella profonda e umida dove le larve e i vermi gradiscono rifugiarsi, quella fredda e muschiata dove i corpi trovano riposo. E mentre traeva giovamento dal ricordo di una fossa appena scavata, alle sue spalle i passi che si stavano avvicinando si fermarono, e una voce grave e fredda si rivolse all'osservatore del cielo: - Una notte tersa, ottima per guardare le stelle. Orione è quasi giunto all'orizzonte, presto sarà possibile vedere il Cigno.
L'altro rispose: -In questa pace notturna, aimé, non trovo pace per questo mondo ... Mi aspetta ancora tanto lavoro ...
Il nuovo giunto gli sorrise con un ghigno e parlò:
-Stai cercando ristoro alla mia porta? Sei sempre il benvenuto, ben lo sai! ... Ma posso io dissipare i tuoi affanni con un semplice fiele o del buon assenzio? ... Dimmi, compare, chiedi e tutto ti sarà dato.
- Lucifero se avessi un'anima tutta mia, da dover custodire lontano dalle grinfie del sottoscritto, me ne guarderei bene dall'usare te come confessore ...
Lucifero, il principe delle tenebre, scoppiò in una risata graffiante ed isterica, mettendo in mostra i denti affilati come rasoi che avrebbero tranciato una corazza con un solo morso, ed avvicinandosi al cancello di Dite si rivolse al diffidente compare: -Il mio è un semplice invito a svagarti prima di riprendere il tuo viaggio ... Lo so di cosa hai bisogno ... So cosa vuoi, compare ... E io posso dartelo ...
Sentiva gli occhi di Lucifero puntati sulla sua persona come un serpente che puntava la preda, una preda che non poteva lasciarsi scappare.
-Grazie delle tue premurose attenzioni, ne terrò conto in futuro ... Per adesso, torna a riposare ... Il cuore che ti porti in tasca pulsa ancora, e probabilmente vorrai gustartelo fresco.
Lucifero cacciò dalla tasca del suo abito logoro un grosso cuore grondante di sangue, che osservò con gola e desiderio di affondarvi le fauci con violenza selvaggia: -È solo la riscossione di una scommessa. Come puoi immaginare, ho vinto.
Leccò con la lingua appuntita il purpureo e pulsante trofeo, affondandola in una cavità dalla quale uscivano deboli fiotti rossi, nella speranza di scatenare l'invidia del compare che non gli diede soddisfazione.
-So bene che tu adori barare, Lucifero, e ogni occasione è buona per te per ingannare il prossimo. Chissà di chi dovrò raccogliere i resti, alle volte credo che ... anzi, sono sicuro che hai una sorta di orgasmo sadico nel rendermi il lavoro difficile.
Si sollevò lentamente dal masso dove stava seduto per poter riprendere il cammino.
- Ci puoi scommettere la falce, amico mio ... Credimi, in buona fede, te l'ho resto molto ... divertente ... Al nostro prossimo incontro, Tanatos.
E Lucifero scomparve nell'ombra nera oltre il cancello dell'Inferno.
Sospirando e afferrando una lunga falce che giaceva ai suoi piedi, Tanatos si mise in piedi per riprendere il suo cammino: improvvisamente un odore allettante e gustoso gli portò l'acquolina in bocca e una fame accecante si scatenò nel suo essere. Si coprì il capo col cappuccio e si incamminò per il sentiero che portava al cuore della foresta.
L'odore diventava sempre più forte e penetrante, e più avanzava più la sua fame si faceva sentire, come se non fosse stata soddisfatta per secoli.
L'odore fu accompagnato da voci confuse in lontananza, ansiose e preoccupate, che erano intente a discutere su come uscire dalla foresta il prima possibile; Tanatos rimase immobile tra gli alberi ad ascoltare.
I due uomini che stavano discutendo erano a piedi nel mezzo della foresta, persi e affaticati, e si incolpavano reciprocamente su come fossero finiti i quella triste situazione: -Questa è l'ultima volta che seguo una tua idea.
Uno dei due parlò, poi l'altro replicò: -Dovevo sparire dalla strada, sennò quelli mi ammazzavano!
-Ce l'avevano con te, perché hai seperduto anche me? Hai distrutto la macchina per scappare da due ubriaconi! E ci siamo anche persi ...
-Senti mi dispiace ... Non ci sono indicazioni stradali nel bosco. Appena usciremo da qui cercheremo di telefonare qualcuno.
Appena tornarono nel silenzio, uno dei due si guardò intorno: -Hai notato ... che silenzio?
L'altro annuì:-Mette i brividi ... Ti fa sentire solo al mondo.
Di colpo si fermarono, immobilizzati da un forte senso di disagio: una grossa ombra si nascondeva tra gli alberi. Poteva essere frutto della loro immaginazione, ma infondo -pensarono- che ci faceva un uomo nel mezzo del bosco in piena notte?
- Ei! Chi è là? ...
- Forse sa la strada ...
- Ma che diamine ci fa qui?
- Che ne so, chiediamo solo le informazioni e andiamo via ... e poi siamo in due, possiamo accopparlo ... è solo un vecchio.
L'ombra si avvicinò in pochi secondi, e con una sorta di ringhio si parò davanti ai due malcapitati:
- Il vecchio ha fame ... e voi siete carne fresca.
Con uno scatto del braccio, la falce di Tanatos conficcò la lama nel mento di uno dei due uomini, che si vide spuntare dalla bocca la punta metallica ricoperta di sangue.
A fiotti sentì il caldo fluido riempirgli la gola, soffocandolo, mentre il suo compagno era già fuggito urlando di terrore.
Staccando l'arma dalla bocca del tale, con un gesto energico la falce volò a mezz'aria fino a conficcarsi nella nuca del fuggitivo, squartandogli la schiena.
Tanatos gli si avvicinò per recuperare l'arma, e con gusto e frenesia leccò la lama affilata imbrattata di sangue venoso.
Intanto l'altro tale giaceva al suolo con la mascella dilaniata e con la bocca piena di sangue, tanto che stava quasi annegando.
Tanatos si avvicinò lentamente alla sua preda che cercava inutilmente di allontanarlo.
Sorrise e afferrando il manico della falce con due mani sussurrò, prima di farla cadere sul cranio di quello sfortunato: -Credimi ragazzo ... non è niente di personale ... tra qualche minuto questa fame la sentirai anche tu.
Nella foresta ripiombò il silenzio.
- Il solito fortunato ... Maledetto sfacciato ... Se c'è un cuore che azzannerei volentieri, sarebbe proprio il suo ...
Disse Lucifero rabbioso, conficcando le unghie nel cuore che aveva appena conquistato, stringendolo tra le sue grinfie finché non smise di battere.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top