All'ombra delle tombe.
Ore 3:00 a.m.
Nei pressi della stazione di Père La Chaise. Parigi.
Anno 2016, mattino del 13 gennaio.
Un'auto con due innamorati prosegue disinvolta nei pressi del cimitero, imbucando una strada sgombra e deserta.
-Sei sicuro che nessuno ci vedrà?
Chiede la ragazza tremante.
-Chi vuoi che entri nel cimitero?
Risponde il ragazzo coraggioso.
Nella loro auto aleggia di sottofondo uno scabroso pezzo hard rock, e mentre parcheggiano, la giovane ragazza in preda ad una implacabile ansia si guarda intorno, nel buio del piccolo vicolo a nord-est del centro della città.
-E se disturbassimo i morti? ... Non li voglio far incazzare.
-Georgette, sono morti. Per definizione non si possono svegliare, perché? ... Perché i morti sono morti.
-E allora che cazzo ci facciamo qui?
-Sul serio?! ... Sai chi riposa in pace traqueste mura? ... Jim Morrison! Un dio! Hai idea che qui giacciono le spoglie di un dio?
-Lo so bene, ma che intendi fare?
-... bhe ... fare roba sulla sua tomba ... Sarà epico!
-Cosa?! ... Ti sei pippato il cartongesso, per caso?!
-È una cosa unica! Non dobbiamo essere troppo puntigliosi solo ... pomiciare, ecco tutto.
Georgette guardò dinuovo fuori.
Sapeva delle numerose coppie che si erano addentrate nel cimitero di notte per rendere il loro carnale tributo all'artista, e non le spiaceva troppo l'idea di essere una di loro. Di sicuro avrebbe avuto modo di vantarsi per la vita, ma allo stesso tempo le si accapponava la pelle all'idea di pomiciare in mezzo ai cadaveri.
-Va bene. Ma sbrighiamoci.
Disse lei scendendo velocemente dalla macchina.
Il suo ragazzo la seguì chiudendo l'auto col telecomando.
Arrivarono al grosso cancello d'ingresso in rue du Repos, e sbirciando dalla fessura sulla porta videro che la luce della guardiola era spenta. Fortunatamente, un albero si ergeva proprio a pochi centimetri dal muro che recintava il campo santo. Questo permetteva, con un pò di agilità, di scavalcare senza troppi problemi.
-Perché le mura sono così alte?
Chiese la ragazza fissando il grosso muro che il suo ragazzo si preparava a scalare.
-Per contenere meglio chi ci sta dentro...
Una gracchiante risata del giovane riempì l'aria.
Georgette lo guardò con biasimo.
Il ragazzo appoggiò un piede sul tronco dell'albero, e l'altro sul muro, e con le mani si teneva in equilibrio appoggiandosi rispettivamente all'albero e al muro.
-Appena sono dall'altra parte ti apro la porta.
Disse alla giovane ragazza per poi iniziare la scalata.
Era molto umido e senza una buona presa rischiava di scivolare, ma la ridotta distanza tra il tronco ed il muro gli consentivano di scalare senza troppi problemi.
Molte volte era stato richiesto di tagliare quell'albero, ma la domanda era sempre la stessa: -A chi diavolo salterebbe mai in mente di irrompere in un cimitero nel cuore della notte?
A Georgette e al suo fidanzato, probabilmente - avrebbero dovuto rispondere.
-Louis! ... Sei arrivato?
Chiamò la tremante Georgette mentre Louis, il suo scalatore, spariva tra le foglie della chioma dell'albero.
-Sono sulla cima. Adesso cerco di scendere.
Rispose lui, accendendo la torcia del telefono con un gesto del pollice sullo schermo.
Illuminò la zona circostante, in cerca di un poggio per calarsi.
Sollevando lo sguardo sul cimitero, enorme, gigantesco, e spaventosamente buio, un nodo gli attanagliò la gola, quasi spingendolo a tornare giù. Ma non poteva tornare indietro, ne andava della sua reputazione; almeno metà dei suoi amici sapevano che era andato lì, e senza alcun dubbio il giorno dopo avrebbero voluto sapere i dettagli e i particolari della macabra serata.
Il tetto della guardiola sembrava abbastanza vicino da raggiungere, sarebbe bastato un buon balzo. Sedendosi con le gambe verso l'interno del muro e slanciando le braccia in avanti fece per lanciarsi, ma il muschio sulla pietra lo fece scivolare, e per poco non finì giù; il muro era alto pressappoco cinque metri, forse sei, e se si fosse ferito la situazione sarebbe potuta precipitare ... e lui con essa. Fortuatamente, con una prontezza a lui inspiegabile, riuscì ad aggrapparsi di nuovo al muro, restando appeso sul bordo.
Con dei gesti lenti cercò di spostarsi verso il tetto della guardiola, e con un salto cercò di raggiungerlo. Nel saltare, con suo palese scontento, Louis si era strappato la maglietta dei Nirvana che stava indossando: il sangue iniziò a borbottargli nelle vene.
Si precipitò al portone per aprire a Georgette, mentre non riusciva a non pensare alla maglietta strappata.
-Perché ci hai messo tanto? Ero in pensiero.
-Stavo cadendo, Georgette, un pò di comprensione! Ho anche strappato la maglietta!
-Ora pensi alla maglietta? Forza troviamo Morrison.
Lasciarono la porta aperta, socchiudendola per non dare nell'occhio, e si avvicinarono alla mappa per trovare la tomba giusta.
Il cimitero era immenso, e ci erano seppilliti innumerevoli personaggi illustri: personaggi come Oscar Wilde, Honoré de Balzac, Eugéne Delacroix e lo stesso Jim Morrison.
Un pungente odore di terra umida e fiori appassiti li circondava, e gli penetrava le narici fino al punto di confonderli: dei lampioni illuminavano con poca luce i passaggi tra le tombe e nelle ombre mischiate alla nebbia le fantasie più orrende prendevano forma.
I due ragazzi iniziarono ad incamminarsi quando il buio dello stradone principale parve inghiottirli, precipitandoli nel buio dei sepolcri.
Il silenzio era profondo e costante, tanto che le foglie facenvano un gran fracasso quando venivano mosse dal vento, e il batter d'ali dei corvi echeggiava tutt'intorno.
Georgette si guardava freneticamente intorno, con i brividi lungo la schiena e preda dell'idea che qualcuno la osservasse.
Louis invece teneva il cellurare serrato nella mano per illumiare il cammino, ma in compenso non diceva una parola.
-Quanto manca? ... Sono tesissima ... Ma chi è tanto suonato da riuscire a fare sesso qui dentro? ... Io a stento riesco a respirare.
-Ma cosa vuoi che ci sia? I fantasmi? Vediamo se rispondono ... Ei! Buona sera! C'è qualcuno?!
-Zitto! Che diavolo urli ... Ci potrebbero sentire.
-Chi ci sente, Georgette?
-Non lo so ... ma non voglio disturbare nessuno. Magari ti faccio una foto col cellurare e basta, perché di pomiciare non mi va proprio. Questa è un'idea di merda.
-Tanta gente l'ha fatto! Se vuoi ti cerco l'articolo su internet.
-Ma perché a Jim Morrison dovrebbe far piacere che la gente scopi sulla sua tomba?!
-Perché è rock, cazzo! È rock allo stato puro!
Georgette si lasciò quasi convincere.
-... bhe, infondo. Forse una volta lì l'emozione mi aiuterà.
Presero a salire una collina, circondati da lapidi e mausolei.
Giunti in cima, una discreta tomba sormontata di fiori, baci e lettere si ergeva, piccola ed umile, dietro una cappella anonima.
Louis accelerò il passo, avvicinandosi con incredulità.
Georgette sorrise ma continuava a proseguire a passo lento.
Dietro gli steli di rose appassite spuntava l'iscrizione "James Douglas Morrison 1943-1971". Ai piedi della lapide una montagnadi mazzi floreali, lettere e fotografie copriva quasi completamente il sepolcro. Nel buio era impossibile distinguere quanti ne fossero.
-O mio dio ... O mio dio! Lui è qui! ... Cristo santo, lui ... lui è qui sotto, a un metro e mezzo da noi!
-Cazzo, ci pensi? Jim Morrison è qui, davanti a noi. E siamo soli ...
....
Louis si guardò intorno e una volta appurato che non ci fosse nessuno si avvicinò alla sua pulzella, cercando di trascinarla in atti affettuosi. Ma la ragazza non sembrava della stessa intenzione.
-Louis te l'ho detto, non mi va qui.
-Ma piccola quando ci capiterà di nuovo questa occasione? Mi stavo facendo ammazzare per questo ... Neanche un assaggino?
Disse lui facendo gli occhi dolci.
La ragazza non seppe resistere.
-E va bene ... ma senza esagerare.
Si avvicinarono alla lapide e con il cellulare si scattarono una foto che li ritraeva accanto al sepolcro dell'icona rock.
Cercando di lasciar andare i freni inibitori, i due giovani si avvinghiarono l'una all'altro, sempre più convinti di andare fino al sodo. Louis abbracciava Georgette mentre lei lo avvolgeva con le gambe, e il ragazzo interpretò quel gesto come una sorta di permesso ad andare oltre.
La ragazza si sedette sulla lapide, per rendere le manovre più semplici, e si concentrò sul collo del suo amato, che era intento a trafficare con i suoi indumenti.
Georgette si lasciò sfuggire qualche leggero gemito, completamente rilassata, ma quando guardò oltre le spalle di Louis, all'ombra di una tomba, il respiro le si bloccò in un istante e la libido si dissolse del tutto.
-Oddio ... Louis, Louis!
Bruscamente se lo staccò di dosso e fece per farlo girare, malgrado il ragazzo avesse i calzoni sbottonati.
-Cosa?! ... Che succede?
Completamente stravolto, Louis cercò di intravedere qualcosa o qualcuno ma, mentre si reggeva i pantaloni in modo imbarazzante, si rigirò verso Georgette che fissava un punto davanti a loro e con uno sbuffo le disse: -Cristo santo, non c'è nessuno...
Lei tese la mano verso il punto che stava fissando, e con voce bassissima gli disse: -... c'è un uomo lì dietro ... sta nascosto dietro la cappella ... ci sta fissando ...
Louis riprese il cellulare per fare luce, e avvicinandosi cautamente puntò la torcia dove aveva indicato Georgette.
Per poco non gli cascarono i pantaloni quando sentì una morsa allo stomaco.
Un uomo li stava osservando, immobile e canuto, da dietro la cappella. Non riuscivano a distinguere il volto, perciò Louis cercò di farsi sentire, nella speranza che quegli se ne andasse.
-Ei! Chi sei? Chiamo la polizia se non ti levi dalle palle, chiaro?
...
Il tale non si mosse.
Louis si avvicinò di più: riuscì a distinguere degli occhiali da sole sul volto dell'uomo e che indossava un completo nero, che lo nascondeva nell'ombra.
-Ma che cazz... Ho detto che te ne devi andare! Mi hai sentito?
L'uomo non si mosse, ma sollevò il capo e fece per avanzare.
Louis per poco non cadde col sedere per colpa del pantalone calato improvvisamente.
-...La polizia? ... Dite tutti la stessa cosa ... In verità, sarei io che dovrei chiamarla ...
Una voce metallica e roca, come di un vecchio ultra centenario.
Georgette si portò le mani sulla bocca, preda all'imbarazzo.
L'uomo uscì da dietro l'ombra e si mostrò nella sua integrità.
-Lei è il custode?
Domandò Louis.
-E tu ... sei nudo, ragazzo?
Chiese l'uomo in riferimento alle braghe calate di Louis, che se le raccolse in un secondo con gesti goffi.
Il ragazzo però non poté fare a meno di notare che il tale indossava degli occhiali con lenti completamente oscurate, e le mani, avvolte da guanti pregiati, si sorreggevano elegantemente s'un bastone da passeggio. Il volto del tale, pallido e scavato, mostrava la stupefacente magrezza, tanto da evidenziare i tratti delle ossa facciali e del cranio. Le guance gli rientravano scavando la faccia, e per quanto potesse sembrare fragile non pareva barcollare o ansimare. Era solo magro come uno scheletro, e le due lenti nere che gli coprivano gli occhi rendevano la sua immagine ancor più singolare e macabra.
-Perché porta gli occhiali in piena notte?
Domandò Louis, ma Georgette gli colpì il braccio.
-Louis, può essere non vedente. Che domande fai?
L'uomo, magro in modo sorprendente e con i capelli grigi lunghi fino alle spalle, rispose con un ghigno incurvando un lato delle labbra: -Perché la luce mi acceca. Sono molti anni che vivo in un posto dove la luce è pressoché ... assente.
-Infatti ora non c'è la luce.
Insistette il ragazzo.
L'Uomo volse lo sguardo coperto dalle lenti verso uno dei lampioni che illuminava il cammino, che irradiava una fioca luce gialla, e poi tornò a guardare i due ragazzi.
-Sono ... estremamente sensibile ... Ma voi ... che ci fate qui?
-Noi siamo ... venuti a...
-Profanare la tomba di Morrison ... ho indovinato?
Il tale stava fermo ad osservarli, poggiato sul suo elegante bastone.
-No signore, noi volevamo solo ... ma non si preoccupi, ce ne andiamo subito.
Louis afferrò la mano di Georgette e fece per andarsene, ma l'uomo li fermò.
-No, signore. Non posso lasciarvi a girovagare nel cimitero da soli ...
Louis ridacchiò per sdrammatizzare: -Perché? Cosa può succederci? Sappiamo la strada di ritorno... non la disturberemo più...
La mano scheletrica dell'uomo si sollevò lentamente dal bastone e tendendo il dito indice lo mosse con piccoli scatti a destra e sinistra, in segno di negazione: -Non potete uscire da soli ...
La voce dell'uomo era diventata un sibilo serpentino e si fece più fredda.
I due ragazzi fecero per indietreggiare, incapaci di capire cosa il tale volesse dire, quando l'uomo chiamò una persona con voce calma.
-Signora Le Blanc ...
Si sentirono poco lontani dei passetti lenti che calpestavano la ghiaia tra le tombe, e si avvicinavano con lentezza da un punto indecifrabile.
Una anziana signora, piccolina e curva, comparve improvvisamente da dietro una lapide.
-Buona sera.
Disse la vecchietta con voce gracchiante, che avvicinandosi guardò i due ragazzi con i suoi grandi occhi azzurro ghiaccio spalancati in modo innaturale.
Teneva impresso sul viso rugoso e scavato un sorriso che le infossava ancor di più le labbra sottili.
Georgette tremava a guardarla.
-Buona sera signora. Scusate il disturbo ma i ragazzi ci stavano lasciando. Potete scortarli al cancello?
La vecchietta li fissava in modo maniacale, scrutando dei loro corpi dei dettagli invisibili.
-Davvero? ... Ma se hanno fatto tanto per venire qui ... perché non restano? ...
-No, signora Le Blanc. I ragazzi devono andare.
-No, avanti ... solo altri cinque minuti ...
La donna fece per agguantare la mano di Georgette ma la voce dell'uomo la fermò.
-Signora Le Blanc ... I signori devono uscire di qui, subito.
La donna, con aria amareggiata, li invitò a seguirla mentre si apprestava a discendere il viale principale immerso nel buio.
Louis e Georgette fecero per andare dietro la signora, ma quando si voltarono per salutare l'uomo, quegli era sparito senza lasciare traccia, e la nebbia iniziava ad avanzare verso di loro. Il gracchiare di un corvo li fece sussultare e cercando di intravedere la vecchietta si mossero per seguirla.
La signora non si volse a dir loro neanche una parola, anzi camminava abbastanza svelta per essere così gracilina.
Arrivati al cancello, la donna si fermò puntando con la mano sottile ed ossuta la strada da seguire. Guardava i due ragazzi con gli occhi spalancati, come fremente di qualcosa che le era impossibile controllare. Teneva lo sguardo inchiodato sul pavimento, sempre con le palpebre spalancate e il folle sorriso cucito sulla bocca invisibile.
Louis prese la mano di Georgette e fece per andarsene ma le chiavi della macchina caddero dalla tasca del ragazzo, e lei con uno scatto tornò indietro per riprenderle.
La signora Le Blanc, con le mani serrate sulla bocca, con uno scatto piombò sulle chiavi e cercò di riprendere la mano di Georgette, che non fu capace di retrarsi in tempo.
La anziana donna le guardò il palmo come se la ragazza vi tenesse un diamante o qualcosa di prezioso, ma con estremo tremore le poggiò con cura l'oggetto raccolto e la lasciò andare, ripetendo con fil di voce: -Devono andare via ..... loro devono andare via .... andare via .... andare via ...
E ripetendo quelle parole se ne andò, sparendo nella nebbia che avanzava sempre più.
Georgette indietreggiò con lentezza mentre sentiva l'anziana boffonchiare follemente, ma quando sentì la mano di Louis afferrare la sua, entrambi iniziarono a correre fino all'uscita del cimitero.
...
La signora Le Blanc era tornata sulla cima della collina, mentre sospirava ancora quelle parole, folle e concentrata.
-Se ne faccia una ragione, madame. Queste sono le regole ...
Disse il tale, mentre la vedeva tornare.
-Erano così pieni di vita ... così saporiti ... Perché mi hai svegliato se non potevo neanche assaggiargli un dito?!
La vecchietta si indispettì, guardando l'uomo con disprezzo, ma lii non vi badò.
-Perché questo non è il mio cimitero, lo sapete ... E poi così vi potete redimere ... un giorno mi ringrazierete.
-Redimermi di che? ... Tu, spaventa passeri!
La voce della vecchia divenne quasi uno strido.
Improvvisamente tutti i corvi lì attorno spiccarono in volo, esplodendo in un caotico gracchiare confuso e assordante.
-Lo so che avete sempre fame, signora Le Blanc ... è quello che succede a chi ha compiuto atti di cannibalismo in passato ...
La donna si pietrificò, contorcendo il suo volto in un'espressione di pura agonia e lanciando grida con la forza di centinaia di diavoli.
L'uomo restava impassibile a guardare il cielo notturno: le luci artificiali della città non gli permettevano di ammirare le stelle.
La signora Le Blanc stava raggomitolata su se stessa e sembrava cadere a pezzi, come una carta nelle fiamme.
L'uomo le si avvicinò, poggiandole una mano sulla spalla:
-Guardatemi, madame.
La donna, ormai sul punto del decadimento totale, volse gli occhi all'uomo che ora la guardava.
Dietro quelle lenti nere si nascondevano due buchi profondi come l'abisso, ancora cicatrizzati e lievemente sanguinanti.
-Dove una volta c'eranoi miei occhi, madame, adesso ci sono due fosse. Questo è per aver abusato della vista, per aver visto oltre l'umana comprensione ... è la legge del contrappasso ...
La donna tornò serena, e con la mano rugosa sfiorò le orbite cave.
-Quale condanna è questa? Cosa hai mai potuto vedere perché ti strappassero gli occhi?
-L'anima, madame. Io vedo l'anima degli uomini.
La donna si incurvò pef fuggire lo sguardo nero dell'uomo, ma lui la invitò a guardarlo ancora: -Non temete. Non vi giudicherò ... Non sono io che posso permettermi di giudicare il prossimo ... Il vostro segreto è al sicuro con me ...
L'uomo le prese la mano e la strinse tra le sue.
-Abbiate pace, Claudette.
Chinando il capo si volse e si diresse verso il fitto bosco immerso nella nebbia per poi sparire.
La signora Le Blanc era ancora lì, che lo guardava sparire.
Chi fosse quel tale non ne aveva idea, ma era la prima volta dopo duecento trent'anni che qualcuno pronunciava il suo nome: ormai lo aveva quasi dimenticato.
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