Act 10 Remember ( seconda parte)

Targoviste, Romania 1917

Stavo tornando a casa con la busta in cartone della spesa in mano , percorrendo le stradine della mia città Targoviste , un municipio della Romania , capoluogo del distretto di Dâmbovița nella regione storica della Muntenia.
Si potevano scorgere sui marciapiedi  tanti bambini seduti senza scarpe coi piedi coperti di terra , vestiti di soli stracci , che simboleggiava quanto la povertà e la carestia troneggiava sulla nostra terra .
La mia situazione non era delle migliori , vivevo da sola con mia madre e mia sorella più grande di me in una catapecchia , che stava ancora in piedi non si sa come .
Mio padre era partito al fronte, contro gli imperi Centrali sui Carpazi da un anno ormai.
Da allora era mia madre a occuparsi del piccolo orto risiedente nel nostro piccolo cortile , la cui i pochi e miseri raccolti ci permettevano di andare avanti con gran fatica.
Mentre camminavo  scorsi sulla destra della via che stavo percorrendo  un negozio dolciario , mi avvicinai a una vetrina per osservare le prelibatezze esposte , fino a buttare l'occhio su una tavoletta di cioccolata, il mio dolce preferito .
Solo una volta all'anno mi era concesso mangiarne una , come regalo per il  mio compleanno , i miei genitori erano soliti  a cercare di estrarre qualche soldo dal ricavato delle vendite di ortaggi di nostra produzione non riservato a uso familiare , per permettersi almeno una volta all'anno di regalare qualcosa ,anche se misero a me e mia sorella Anne.

Arrivai a casa , aprii la porta con cautela  come al solito per paura  che mi  cadesse sopra .

" Sei tornata Octavia finalmente , è quasi pronto a tavola " Disse mia madre accogliendomi con un sorriso mentre era intenta a cucinare .

" Oggi zuppa di cavolo , non abbiamo nient'altro da mettere dentro " Disse girandosi dalla mia parte , mentre ero intenta a sedermi sul tavolo , dove mi aspettava già accomodata mia sorella maggiore.

" Se solo il raccolto andasse meglio. " farfugliò tra se e se , mentre guardava il pentolone.

" Non devi preoccuparti madre, la zuppa andrà benissimo " Risposi , cercando di sollevarle il morale.

" Ciao Octavia" Disse Anne .
Mia sorella mi era molto simile d'aspetto  , aveva gli occhi blu uguali ai miei ereditati da nostro padre e i suoi capelli richiamanti il color oro , più scuri dei miei, che rimanevano biondo chiaro , corti legati con un codino laterale.

" Ti piacciono i miei capelli ?  Ho conosciuto per strada una ragazza della mia stessa età , si chiama Li-Ming Yang , è cinese e mi ha creato quest' acconciatura." Disse sorridente Anne, mentre mostrava con gran entusiasmo i suoi capelli raccolti in due sotto specie di palline .
" Si chiamano Odango , ed è un acconciatura molto usata in Cina ha detto " . Aggiunse.

Nonostante lei avesse quattordici anni e io nove , non andavamo a scuola , anche se i nostri genitori avrebbero tanto voluto darci un istruzione , ma i soldi guadagnati non lo permettevano .
Anche se veniva un nostro zio da Dâmbovița che ci dava qualche lezione privata gratuita come favoritismo familiare , una volta alla settimana.

" Mi ha insegnato anche a lavorare uno strano materiale , guarda ho creato due orecchini una con la A per me e una con la O per te " Aggiunse mentre mi porgeva uno di quei orecchini fatti a mano.

" Grazie Anne !" Risposi entusiasta.
Feci per mettermi l' orecchino nel lobo , ma disgraziatamente mi cadde a terra.
" Caspita si è rotto" Urlai dispiaciuta.
Anne lo raccolse e lo guardò.
" Non c'è modo di aggiustarlo" prese il suo orecchino con incisa la sua iniziale e me lo mise tra le mani.
" Tieni prendi il mio Octavia"
Me lo misi contenta sull' orecchio sinistro .

Ci sedemmo tutte e tre a mangiare , quando Anne disse.
" Quando torna nostro padre? "
Lei era molto legata a lui fin dalla nascita , e non sopportava l'idea che fosse partito in guerra , perche per lei doveva stare a casa a prendersi cura della famiglia e non partecipare a quella stupida guerra ,che a parer suo non c'entrava nulla.

"Appena finisce la guerra" Cercò di tranquillizzare nostra madre.

Cercai di cambiare discorso .
"Anne, perchè dopo pranzo non mi insegni qualche  altra nota sul  pianoforte? "

Forse era legata così tanto a lui , perchè da piccola la teneva nel suo grembo e le insegnava pian piano a suonarlo .

Dopo pranzo come deciso ci eravamo sedute davanti al pianoforte a suonare qualche nota , mi piaceva usarlo , ma sopratutto mi piaceva stare con lei , oltre mia madre , Anne era tutto quello che avevo.

A un tratto arrivò nostra madre vicino a noi a parlarci.
" Il raccolto sta andando a male , non avremo ortaggi a sufficenza per l' inverno , ma potremmo procurarci dei soldi per comperare  una mucca così da avere latte e formaggi  se vendessi il pianoforte .

Anne si alzò bruscamente infuriata.
" Non se ne parla madre!  Nostro padre me l'ha lasciato come regalo quando è partito , e non me ne separerò mai " .

" Non Abbiamo 
di che mangiare , non possediamo più  niente , possiano solo precurarci dei soldi vendendolo " Controbattè .

Dopo di che Anne  scappò in camera sua.

Ero fuori in giardino , che ripensavo alla lite del pomeriggio , quando mi tornò in mente la tavoletta di cioccolato vista sulla vetrina , e mi venne una voglia matta di addentarne una.
Era quasi regolarmente che sognavo di poterne avere una , a casa non si faceva che mangiare zuppa di cavolo da mesi ormai .
D' improvviso mi accorsi che coperto dalla terra vi era  una banconota di cinque Lei sepolta sulla terra.
La presi felice  e corsi dentro casa.

" Madre ho trovato una banconota da cinque Lei che fortuna " Gridai entusiasta.
" Che fortuna , allora per cena posso comprare qualcosa all'emporio , e per stasera siamo a posto " Rispose.

" No , io voglio comprarmi la tavola di cioccolata che ho visto in negozio stamattina " Risposi arrabbiata.

" Non dire sciochezze , con quei soldi faremo la spesa e ci mangeremo in tre , quella cioccolata costa il tanto di una cena per tre persone " Ribattè.

Per una volta volebo ribellarmi , volevo pensare a me e togliermi quel desiderio di comprarne una, così scappai via in direzione del negozio , nonostante i continui richiami di mia madre.

                         *****

Stavo ritornando a casa mentre mordevo pian piano la tavoletta per potermela gustare , quando scorsi delle persone radunate davanti a una casa crollata , era la mia.
Feci cadere la barretta e mi precipitai davanti al luogo dove era avvenuto il crollo.

Delle persone fecero per tenermi alla larga , ma alcuni presenti riferirono che ero la figlia facendomi passare .

" La donna non c'è l' ha fatta "
" Sapevo che sarebbe crollata prima o poi"
" Non sono riusciti a toglierla dalle macerie in tempo"

Queste erano le voci dei presenti che bisbigligliavano fra loro.

Lo sapevo che la casa non avrebbe ceduto , ma mia madre continuava ad insistere che questa era casa nostra , nonostante la proposta di mio zio di trasferirsi tutti e tre a casa sua.

Vidi il corpo senza vita di mia madre tirata fuiri dalle macerie , mi acasciai ad essa e piansi disperatamente da farmi male il petto .
Se solo  l' avessi ascoltata, se fossi rimasta qui avrei potuto salvarla .
Non ho neanche avuto il tempo di salutarla o chiederle scusa per non averle obbedito .

Continuai a piangere finchè non mi resi conto che Anne non era stata tirata fuori dalle macerie.

Forse non erano riusciti ancora a trovarla.

" Dov'è mia sorella ? " Chiesi con gli occhi lucidi.

" Mi spiace ma in questa casa abbiamo trovato solo tua madre , come si chiama ? " Chiese un uomo.

"Anne Adamesţeanu " Risposi .

Tutti si guardarono smarriti.
" Quì non abbiamo trovato nessun altro" Dissero.

"Mi spiace ma questa Anne Adamesţeanu non l' ho mai sentita" Disse un uomo.

Insistetti per alcuni minuti , ma tutti i presenti confermavano di non conoscere Anne, sicuri che fosse una mia amica immaginaria .
Mi avevano sicuramente preso per matta.
  Nessuno , neanche uno conosceva Anne.
Sembrava che nelle loro menti non fosse mai esistita.
Per qualche strana ragione tutti si erano dimenticate di lei. Tutti   tranne me.

Cercai per ore e ore tra le macerie , ma era come se tutto quello  appartenente ad Anne era sparito .
Mi toccai il lobo. Tutto tranne il suo orecchino .
Dopo qualche ora venirono  un gruppo di suore a prelevarmi dal luogo del crollo , in quanto ero diventata orfana di madre , e mio padre , chissà se l 'avrei più rivisto .

Mi presero con loro per portarmi all'orfanotrofio , me ne andai con la certezza che Anne era scomparsa , e non mi importava se tutti credevano che ero pazza  e che per qualche strano motivo nessuno si ricordava di lei , ma ero certa che lei era reale non  un sogno , e ovunque  fosse  c'era e sarebbe venuta da me.

* Aspettavo da tanto scrivere questa parte a voi è piaciuta ? :)*

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