CAPITOLO 10 - Ho appuntamento con il signor Styles

Chloe

So di aver fatto un buon lavoro, eppure sono sempre nervosa quando arriva il momento di consegnare una traduzione. È per questo che sono sveglia un'ora prima che suoni la sveglia. Non riesco più a dormire, anche se sono andata a letto tardi per ricontrollare tutto il file.

Sblocco il cellulare per l'ennesima volta da quando ho aperto gli occhi, ma stavolta non è per controllare l'ora. Apro la conversazione di ieri sera, quella strana chat con Harry attorno a mezzanotte, e un sorriso spontaneo si fa strada sulle mie labbra rileggendo le sue parole. Non so perché abbia pensato a me a quell'ora, ma non posso negare che mi abbia fatto piacere. In fondo mi piacciono i nostri scambi, le sue piccole provocazioni tengono viva la conversazione. Con Harry tutto è brillante e stimolante, mai banale.

Forse potremmo essere amici. Forse lui potrebbe essere qualcuno che non mi tratta come una bambola di vetro. Forse è proprio la scossa di cui ho bisogno per tornare a vivere davvero.

Un rumore oltre la porta mi fa alzare lo sguardo. Spengo lo schermo del cellulare, lo poso sul comodino, mi infilo il maglione lasciato ai piedi del letto e vado a controllare. Sento dei passi giù per le scale e decido di scendere anch'io. Ma la persona che trovo in cucina a preparare il caffè non è mia sorella. È di spalle, indossa una canotta bianca e jeans. Braccia tatuate, capelli scuri e rasati. So di averlo già visto. E ho ragione: quando si volta e mi guarda, lo riconosco.

«Ciao, Chloe.» Sorride senza imbarazzo, con la brocca del caffè in mano. «Ti ho svegliata?» Mi stringo nel maglione a causa del freddo e lo guardo, perplessa. Come fa a stare in canottiera? E perché è in qui a preparare il caffè?

«No, ero già sveglia.» Con una calma disarmante, lui continua la sua preparazione come se fosse la cosa più normale del mondo. «Zayn? Che... che ci fai qui?»

«Stavo per dirti che sto preparando il caffè, ma sarebbe troppo banale.» Si appoggia ai mobili e incrocia le braccia, lasciandomi notare di nuovo i tatuaggi. «Tua sorella ha avuto un problema con la macchina ieri notte. Erano circa le due e l'auto si è fermata. Mi ha chiamato in aiuto. Poi, tra una cosa e l'altra, eccomi qua.» Sorride, completamente a suo agio, mentre io mi sento ancora un po' spaesata.

«Da quando vi conoscete?» chiedo, sorpresa che mia sorella non mi abbia detto nulla.

«Da ieri sera.» Il suo sorriso si allarga. È così rilassato che quasi mi mette a mio agio. Forse nota la mia espressione e aggiunge: «In realtà io e te non avremmo dovuto incontrarci. Avevo puntato la sveglia per andarmene prima che ti svegliassi, ma a quanto pare non ha funzionato.»

«Non c'è bisogno che vi nascondiate, non sono una bambina.» Mi avvicino per servirmi il caffè. Ne ho bisogno.

«Non è stata un'idea mia. Se fosse stato per me, starei ancora dormendo. Non mi faccio problemi.» Sorrido e ci sediamo a tavola. Lui sorseggia il caffè e la mia mente torna al messaggio di Harry.

«Harry mi ha detto che avete passato una bella serata.» Lo vedo aggrottare le sopracciglia.

«Quando te l'ha detto?» posa la tazza e mi guarda, curioso.

«Ieri sera, verso mezzanotte.»

Zayn ride. «Cavolo! L'ha fatto davvero?» commenta, divertito.

«Di cosa parli?» chiedo, ormai intrigata.

«Sei riuscita a creare una piccola crepa nel muro che si è costruito.»

Sorride soddisfatto. La mia curiosità cresce.

«Perché dici così?»

«No, Chloe, ho parlato fin troppo. Se Styles sapesse che sto parlando di lui con te, mi prenderebbe a calci fino a Timbuktu.»

Sorrido, sapendo che non dirà altro.

«E allora puoi raccontarmi come è andata con mia sorella.»

Sta per rispondere, ma dei passi sulle scale ci interrompono. Mia sorella appare, visibilmente imbarazzata.

«Ehi, Chloe... sei già sveglia?»

«Già.» La guardo mentre il suo sguardo oscilla tra me e Zayn. Lei arrossisce, ma io e Zayn ci sorridiamo.

«Pensavo dormissi ancora.»

«Tranquilla, Reb. Non devi spiegarmi nulla.» Finisco il caffè e mi alzo. «Io vado di sopra.»

Lascio la cucina, con un sorriso che condividiamo tutti e tre.

Nella mia stanza accendo la TV e cerco di passare il tempo. Dopo un minuto, sento bussare.

«Avanti.» Posso il telecomando. Mia sorella entra, esitante.

«Chloe, scusa per questa invasione...»

«Reb, è casa tua, e poi mi piace Zayn.»

Si siede accanto a me, sollevata.

«Ieri sera, la macchina si è fermata e non sapevo chi chiamare. Avevo il suo numero e l'ho chiamato. Mi ha aiutata e ho insistito per offrirgli qualcosa da bere. Poi... ci siamo baciati e...»

«Vi vedrete ancora?» chiedo. Spero di sì.

«Non lo so, Chloe, è solo la seconda volta che lo vedo.» Le sorrido, per farle capire che non ho alcuna intenzione di giudicarla.

«Dovresti tornare da lui, adesso.»

«D'accordo». Esita un istante, ma alla fine esce.

Non avrei mai immaginato un inizio di giornata così, ma devo ammettere che ha avuto i suoi risvolti positivi. La rivelazione di Zayn sulla piccola crepa nel muro di Harry ha acceso in me una curiosità inaspettata. Voglio scoprire a cosa si riferisse.

Alcune cose stanno cambiando. Lentamente, ma qualcosa si è mosso dentro di me. Un pensiero che mi fa sorridere, spontaneo e sincero. E, anche se accade di rado, quando quel sorriso arriva, illumina la mia anima spenta.

Oggi fa particolarmente freddo e sono grata che mamma abbia insistito perché mettessi in valigia il maglione color senape a collo alto. Mi stringo nella sciarpa mentre cammino verso l'ufficio di Harvey, pronta a consegnare il mio primo lavoro.

Halloween è alle porte. Zucche, ragnatele e fantasmi adornano le strade e le case, ma quest'anno non lo festeggerò. Non solo lui non sarà al mio fianco come negli anni passati, ma è anche il giorno del suo compleanno e il pensiero mi rattrista. Credo sia questo il motivo per cui mia sorella non ha decorato la casa con zucche o altro, un gesto che apprezzo profondamente.

Raggiungo gli uffici della Specter, dove mi attende colui che spero diventi il mio nuovo capo. Inspiro a fondo, stringendo il piccolo libro che ho tradotto, ed entro, dirigendomi con passo deciso verso la segretaria di Harvey.

«Buongiorno, sono Chloe Stewart, devo riconsegnare questo libro al signor Specter.» La donna dai capelli rossi mi accoglie con un sorriso.

«Harvey è nel suo ufficio, ti sta aspettando.» Il suo sorriso è rassicurante. Oltre ad essere indiscutibilmente bella, trasmette una gentilezza autentica.

«Grazie.» Ricambio il sorriso e mi volto verso l'ufficio indicato.

Busso e la voce di Harvey mi invita a entrare. Oggi indossa un completo nero, camicia scura senza cravatta. È un uomo molto affascinante.

«Buongiorno, Chloe» mi accoglie, osservando ogni mio movimento.

«Buongiorno, ecco il lavoro concluso.» Mi siedo davanti alla scrivania, posando il lavoro e la chiavetta contenente il file sul tavolo.

Harvey inclina leggermente la testa, il sorriso sempre presente. Inserisce la chiavetta inizia a scorrere le pagine con attenzione. Non cambia espressione mentre legge qua e là, e io sono in ansia come mai prima d'ora per una traduzione. So di avere bisogno di questo lavoro per tenere a bada i pensieri negativi.

Dopo un attento esame, solleva lo sguardo e prende una cartellina blu alla sua sinistra, facendola scivolare verso di me.

«Che cos'è?» chiedo, iniziando a sfogliare il contenuto.

«Non male come primo giorno.» Sollevo lo sguardo verso di lui, catturata dal suo meraviglioso sorriso, poi torno a guardare i fogli e mi rendo conto che sono il mio contratto di assunzione.

«Grazie, davvero. Non la deluderò, signor Specter.»

Non riesco a descrivere come mi sento in questo momento, ma so che le cose stanno migliorando. Sto cercando di mantenere la promessa fatta a Kurt e Hazel, perché non voglio più essere guardata con pietà. Voglio tornare a ridere con loro e far sì che possano contare su di me, proprio come so che posso fare io con loro. Stasera devo assolutamente chiamarli.

Per la prima volta dopo mesi, sento un'espressione di felicità sul mio volto. Più tardi, insieme a Cheryl, la sua segretaria, siamo andati a pranzo in un bar vicino. La compagnia è stata piacevole, ma quando il mio telefono ha squillato, mi sono scusata e mi sono allontanata per rispondere.

«Pronto?» Non riconosco il numero sul display.

«Parlo con Chloe Stewart?» Una voce femminile che mi è sconosciuta.

«Sono io, chi parla?»

«Salve, sono Claire Sanders, la chiamo da parte del dottor Styles.» Per un attimo mi confondo, perché mia sorella Rebekah lavora come segretaria di un Styles, ma questa voce non è la sua.

«Mi dica.»E se fosse la segretaria di suo padre?

«Devo fissare un appuntamento con lei. Quando è disponibile?»

«Un appuntamento?»

Il dottor Styles mi ha chiesto di convocarla, ma non ha specificato il motivo.»

Magari vuole ringraziarmi per il lavoro, o forse il contrario. In ogni caso, sento di volerci andare, curiosa di capire perché vuole incontrarmi.

«Non ho problemi di orari, proponga pure un giorno.» Sento il rumore delle pagine mentre sta consultando l'agenda.

«Oggi pomeriggio, verso tardi, va bene?»

«Va benissimo.» La saluto e torno al tavolo.

Finiamo di pranzare e mi concedo il resto della giornata libera. Decido di fare una passeggiata, non voglio chiudermi in casa. Posso iniziare a lavorare domani, oggi voglio solo godermi questo momento.

Mi avvio verso il piccolo parco in fondo alla strada. Nonostante il freddo, voglio sedermi su una panchina e chiamare Hazel per condividere con lei la notizia.

Sorrido mentre il telefono squilla.

Hazel mi chiama per dirmi che questo weekend lei e Kurt verranno a trovarmi. Non riesco a trattenere le lacrime di felicità e le confesso che sono felice di sapere che non mi lasceranno sola in questo periodo. Hazel mi propone di fare insieme la torta al cioccolato e il pensiero di stare con loro mi riempie di gioia. Mi racconta che l'idea di venire è stata idi Kurt: non vedo l'ora che arrivi il fine settimana. Al termine della chiamata, il sorriso che mi lascia sul volto è quello che solo lei sa farmi venire.

***

Ormai conosco a memoria il tragitto per arrivare alla HS Financial Services. Non so cosa aspettarmi da questo incontro. Non credo vogliano assumermi, dato che hanno già una traduttrice, né che mi stiano chiamando per i complimenti dopo l'incontro con il signor Hernandez.

La receptionist, con il suo sorriso falso, mi accoglie all'ingresso. Mi dice dove andare e mi consegna il pass. Arrivata all'ottantasettesimo piano, mi dirigo alla scrivania di Claire Sanders, una donna affascinante che con un sorriso mi invita a entrare nell'ufficio del dottor Styles. Quando entro, mi ritrovo davanti un uomo giovane, ben vestito, con gli stessi occhi verdi di Harry. Mi confonde, perché pensavo che avrei visto il padre di Harry.

«Prego, siediti.» Jordan Styles, seduto dietro una grande scrivania, mi invita a prendere posto. «Ti starai chiedendo chi sono e perché ti ho fatto chiamare.»

«Infatti.» Cerco di sembrare tranquilla, ma quest'ufficio elegante e l'uomo che ho davanti, con l'aria divertita, mi mettono un po' a disagio. Sembra una persona importante, un pezzo grosso della società.

«Mi chiamo Jordan Styles, sono il fratello di Harry.» Ora che lo guardo meglio, noto che hanno gli stessi bellissimi occhi verdi di Harry. Un pensiero fugace mi attraversa la mente: Harry ha davvero degli occhi bellissimi. «So che hai fatto da interprete in un incontro con un cliente importante di Harry e che è andato tutto a meraviglia.» Sorride, continuando a giocherellare con una penna tra le mani.

«Sono contenta che sia andato bene, ma non credo che mi abbia fatta chiamare solo per i complimenti.» Il suo sorriso, la sua calma, mi spiazzano. Non so davvero cosa aspettarmi.

«Hai ragione.» Si alza dalla sedia, sembra quasi una poltrona, e viene a sedersi accanto a me. È molto affascinante, elegante in un completo semplice ma impeccabile. «Oltre a essere vice presidente, mi occupo del personale. Come saprai, Linda, la nostra traduttrice, ha dei problemi e non tornerà per un po'. Questo mi porta ad avere bisogno di una sostituta.» Mi guarda, sperando in una risposta. «E ti chiedo se saresti disponibile a ricoprire temporaneamente quel ruolo.»

Mi sorride speranzoso, chinandosi leggermente verso di me, mentre i suoi occhi verdi continuano a ricordarmi quelli di Harry.

«Signor Styles...»

«Jordan» mi corregge, invitandomi a dargli del tu.

«Jordan» ripeto, facendo comparire un sorriso sulle labbra. «Ti ringrazio davvero per la proposta, ma ho appena firmato un contratto con una casa editrice proprio oggi.» Il suo sorriso si affievolisce mentre riflette, ma proprio in quel momento qualcuno entra all'improvviso.

«Perché non puoi mai bussare quando entri qui?» Jordan parla senza neppure guardare chi sia entrato, e quando mi giro, non mi sorprende affatto vedere chi sia.

«Chloe?» Harry non si rivolge a suo fratello, ma mi guarda intensamente. «Che ci fai qui?» Si avvicina, lasciando la porta aperta dietro di sé.

«Le ho appena chiesto se volesse lavorare con noi per sostituire Linda.» I due si scambiano uno sguardo che non riesco a decifrare.

«Quindi lavorerai qui?» mi chiede Harry, senza smettere di guardarmi.

«No, Harry, ho già un altro lavoro, ho firmato oggi.» Harry guarda di nuovo suo fratello, come se riuscissero a comunicare senza parole.

«E se ti chiedessi di fare consulenza esterna ogni tanto?» Jordan si alza, si mette alle spalle della sedia, appoggiandosi allo schienale in attesa di una mia risposta.

«Cosa intendi con "consulenza esterna"?»

«Per esempio, se si trattasse di qualcosa come quello che hai già fatto con il cliente di Harry? Sarebbero solo poche ore, niente impegni vincolanti e noi avremmo una valida interprete a disposizione quando necessario.» Penso un attimo, valutando l'idea. Forse potrei accettare. Sarebbe un impegno, ma in questo momento ho bisogno di restare occupata, di non pensare troppo.

«Direi che si può fare.» I fratelli Styles si scambiano di nuovo uno sguardo, poi Jordan si concentra su di me.

«Posso far preparare il contratto allora?» La sua proposta è diretta e mi colpisce che Harry non aggiunga nulla.

«Sì.» Mi alzo, allungo la mano verso di lui e la sua stretta è sicura. Non posso fare a meno di sorridergli.

Non so se ho fatto la scelta giusta, ma so una cosa: avrò poco tempo per riflettere e in questo periodo è proprio quello che mi serve.

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