Parte 3

Lubov camminava con passo sicuro per le strade buie della città, molto animate anche se era già notte.

Si era recato diverse volte in biblioteca per passare del tempo con Hanna, fingere di leggere mentre in realtà la osservava, in attesa di trovare un buon argomento di conversazione.

Il più delle volte era stata lei a parlargli per prima e sembrava apprezzare la sua compagnia.

Qualche volta Einrich si univa a loro, così tutti e tre si ritrovavano a parlare dei più svariati argomenti. Anche se Lubov non aveva una conoscenza vasta del mondo umano, aveva scoperto di riuscire a destreggiarsi in quei discorsi.

Ovviamente non dimenticava di evocare di tanto in tanto il demone accompagnatore, tra le mura domestiche, per chiedergli consigli e farsi aggiornare sulle azioni della strega.

A quanto gli aveva riferito, la strega tuttovedente si era limitata, in quei giorni, ad ascoltare i problemi del popolo e aiutarli a risolverli, il tutto stando comodamente seduta sul suo trono.

Era passata così una settimana.

Hanna lo aveva invitato a bere qualcosa quella sera, insieme al suo gruppo di amici, segno che era già riuscito ad entrare nelle sue grazie.

Raggiunse il locale che lei le aveva nominato ed entrò, guardandosi intorno spaesato.

Le luci erano soffuse e il posto era arredato con colori prevalentemente scuri. Tutt'intorno a lui, le persone bevevano, ballavano e si scambiavano effusioni.

Si domandò dove diavolo fosse capitato.

Aveva già visto dei posti simili attraverso gli specchi, ma essere lì in prima persona era tutta un'altra storia. Sentiva la musica ad alto volume logorargli i timpani, cosa che gli fece pensare che il rumore del traffico, troppo forte per i suoi gusti, fosse una sciocchezza.

Lo sguardo gli cadde su un tavolo, poco più in là rispetto a dove si trovava lui, da cui qualcuno lo chiamava sventolando una mano.

Si trattava di Einrich, l'amico di Hanna. Era seduto ad un tavolo con molte altre persone e, mentre gli si avvicinava, vide che tra i presenti c'era anche lei.

"Vieni, qui è libero" gli disse Einrich, sorridendo.

Suo malgrado, Lubov fece come gli era stato detto e si sedette accanto a lui, lontano da Hanna.

Da dove era seduto riusciva a vederla, si stava divertendo a parlare con alcuni ragazzi che lui non conosceva.

"Vi presento Adam" disse Einrich a quelli che erano seduti vicino a loro, distraendolo dai suoi pensieri.

Si sforzò di sorridere almeno un po' mentre ascoltava le loro presentazioni, ma subito si dimenticò di tutti quei nomi. Era già tanto che riuscisse a ricordare quello di Einrich.

Il ragazzo dai capelli biondi sembrava a suo agio in quell'ambiente. Sorseggiava un cocktail colorato mentre scherzava insieme ad una ragazza, anche se Lubov non capiva quale fosse l'argomento del loro discorso.

Era vestito in modo diverso dal solito, con una bella camicia e i jeans attillati.

Nei giorni in cui era stato con loro in biblioteca si era sempre mostrato allegro e propenso al contatto fisico. Una volta si era seduto accanto a lui anziché vicino alla sua amica.

Anche quella sera, mentre parlava con quello che doveva essere un suo amico, Lubov sentiva che le loro spalle si sfioravano di tanto in tanto.

Lui si era vestito in modo semplice come sempre, non capendo come fosse adatto presentarsi a serate del genere.

L'unica cosa che sapeva era che la felpa scura che stava indossando gli avrebbe tenuto caldo, quindi aveva scelto quella.

Ne fu felice, visto che sentiva l'aria condizionata pungente sulle sue mani.

"Cosa vuoi bere?" gli chiese Einrich, tornando rivolto verso di lui.

Malgrado le luci soffuse, Lubov notò che il ragazzo aveva gli occhi azzurri.

Non se n'era mai accorto prima, forse perché non gli interessava o magari perché non erano mai stati così vicini. Erano di un bel colore azzurro intenso e riuscivano a dare un senso di calore guardandoli, a differenza dei suoi che erano di un azzurrino freddo.

Dopo un attimo di smarrimento scosse la testa.

"Non bevo" rispose.

"Neanche un analcolico?" gli chiese lui, confuso.

Gli ci volle una buona manciata di secondi per capire di che cosa si trattasse.

Einrich ridacchiò divertito.

"Si vede che non sei uno da locali. Guarda, questa è la lista"

Gli porse un menù dove erano elencati gli analcolici alla frutta.

Esaminò velocemente la lista, ne scelse uno e lo ordinò.

Quello che gli venne portato era un calice dal liquido colorato e dal sapore dolce.

"Se non ti piace questo posto possiamo anche andarcene" gli propose Einrich, alzando la voce per sovrastare la musica.

Aveva appoggiato una mano sul suo ginocchio, era un gesto che Lubov non sapeva interpretare e così fece finta di niente.

Piuttosto, fece scorrere lo sguardo sui presenti finché non raggiunse Hanna, che stava ancora ridendo con i ragazzi seduti accanto a lei.

Sembrava completamente diversa dalla ragazza con cui aveva parlato in biblioteca.

Scosse di nuovo la testa.

Non voleva andarsene, non senza di lei.

La ragazza seduta alla sua sinistra gli avvolse un braccio con il suo e si premette contro di lui, facendolo sussultare. Si voltò a guardarla d'istinto.

"Indossi le lenti a contatto?" si sentì chiedere dalla voce stridula di lei.

"No" rispose, sperando che il discorso si chiudesse lì.

La ragazza in questione aveva le labbra carnose e lucide, e il top che indossava lasciava poco spazio all'immaginazione, cosa che Lubov trovava fuori luogo.

Si voltò da un'altra parte e lei, dopo un po' che veniva ignorata, si arrese e gli restituì il braccio.

"Come mai non bevi?" si sentì chiedere da Einrich.

Il ragazzo lo osservava curioso e, subito dopo avergli posto quella domanda, vuotò tutto d'un sorso il contenuto del suo bicchiere.

Ripensò a quando, da piccolo, aveva posto a suo padre la stessa domanda.

"Non è una cosa che fa per noi" gli rispose ai tempi.

Parole che tutt'ora gli risuonavano nella mente, il tono profondo e sempre serio di suo padre che gli era ancora familiare, malgrado fosse venuto a mancare diversi anni prima.

Solo crescendo aveva saputo, più precisamente, che l'alcol era riservato al popolo. Bevevano per dimenticare i problemi e le fatiche della vita quotidiana. I regnanti non si abbassavano a tanto.

"Non è una cosa che fa per me" si limitò a rispondere, lo sguardo fattosi riflessivo puntato sul bicchiere vuoto di Einrich, ancora nella sua mano destra.

"E cos'è che fa per te?"

Lubov rifletté un attimo prima di rispondere.

"Le passeggiate all'aria aperta" iniziò, ricordando come aveva passato le giornate fino a qualche tempo prima. "Guardare la neve da una finestra, sentire il vento.. sulla pelle"

Einrich osservò i lineamenti delicati di Adam, i suoi occhi tanto particolari e le labbra sottili, ora serrate in un'espressione di indecifrabile riflessione.

Gli osservò le spalle, che non erano larghe ma davano l'impressione di essere forti, forse per via della sua schiena dritta, in una postura sempre perfetta.

Una ciocca di capelli neri gli ricadde sulla fronte e lui non riuscì a frenare l'istinto di portargliela dietro l'orecchio, ritrovandosi così gli occhi sorpresi di Adam puntati nei suoi.

Stava per scusarsi del contatto indesiderato quando lo vide spostare lo sguardo su qualcosa alle sue spalle, improvvisamente distratto.

Si voltò rendendosi conto dell'oggetto del suo interesse: Hanna.

Lubov non credeva ai suoi occhi, Hanna e il ragazzo seduto vicino a lei si stavano baciando.

Si sentì pervadere dalla frustrazione e si alzò in piedi.

Pensò di andare da loro e sottrarla a lui, sfidarlo perché aveva osato baciare la sua donna, ma non era la sua donna e oltretutto sembrava apprezzare quelle attenzioni.

Strinse i pugni e sentì una strana sensazione invadergli lo stomaco.

Senza dire niente si allontanò dal tavolo diretto al bagno, dove si ritrovò neanche un minuto dopo a vomitare.

Quando ebbe finito e fece per sciacquarsi la bocca nel lavandino, si domandò come fosse possibile che un'immagine del genere mista alla rabbia provata avessero provocato in lui quella reazione. Ancora una volta si ritrovò a pensare che il corpo umano fosse davvero fragile.

Finì di sciacquarsi la bocca e, voltandosi verso la porta, scoprì che Einrich lo aveva raggiunto. Gli stava rivolgendo un'espressione tra il triste e il preoccupato, anche se non ne era sicuro visto che non capiva ancora bene le espressioni umane.

"Tutto okay?" gli chiese, avvicinandosi di un passo.

Si limitò ad annuire, non trovando le parole giuste.

"Non dovevi bere tutto l'analcolico se stavi male, era anche freddo" si sentì dire.

Lubov pensò che in effetti era vero, quella bevanda era fredda e lui l'aveva finita. Quanto allo stare male, non credeva che fosse quello il caso.

L'immagine di Hanna che baciava quel ragazzo gli tornò alla mente e si ritrovò a storcere la bocca per il disgusto.

"Vuoi che ti accompagni a casa?" gli chiese Einrich, seriamente preoccupato per lui.

Non gli era passata inosservata l'espressione che aveva fatto quando aveva visto Hanna baciare un ragazzo del loro gruppo, e doveva ammettere che la cosa gli aveva fatto male.

Era andato in biblioteca più spesso del solito nella speranza di vederlo e poter parlare con lui, aveva anche chiesto ad Hanna di invitarlo a quella serata, ma non aveva notato l'interesse di Adam per lei.

Adesso gli era chiaro e sentiva di aver subìto un brutto colpo.

Malgrado questo non riusciva ad arrabbiarsi o andarsene da lì indignato, si preoccupava comunque per la sua condizione. Si maledisse per la sua gentilezza e per quello che provava.

"Non serve, vado da solo"

Un'ondata di sconforto lo invase.

Non voleva che la serata finisse così, voleva accompagnarlo e aiutarlo come poteva, o si sarebbe preoccupato per lui tutta la notte. Gli sarebbe piaciuto rimanere al suo fianco, aiutarlo a curare quel mal di stomaco, ma non osava dirlo perché sapeva che sarebbe risultato strano, come minimo.

Si sarebbe limitato ad accertarsi che arrivasse a casa sano e salvo.

"Insisto. Ho la macchina, non ho bevuto niente di alcolico stasera apposta perché devo guidare"

Adam sembrò pensarci su, il viso impassibile e le sue intenzioni indecifrabili.

Puntò gli occhi in quelli di Einrich che, in quei lunghissimi secondi, sentì come se l'altro gli stesse scrutando l'anima.

"Va bene"

Sentendo quella risposta si lasciò andare istintivamente in un sospiro di sollievo, ce l'aveva fatta.

Lubov lasciò il locale insieme ad Einrich, non prima di aver gettato un ultimo sguardo ad Hanna, ancora impegnata a scambiare effusioni con quel ragazzo.

Mentre usciva dalla porta si rese conto che, quella sera, non si erano detti neanche una parola.




Spazio autrice
Non so se è chiaro quindi ve lo dico: quando trovate scritto "Adam", il punto di vista è di Einrich, infatti lui non sa che in realtà si chiama Lubov. Spero che questa cosa del nome non crei troppa confusione nella lettura, anzi che vi aiuti a capire di chi è il punto di vista.
Bene, adesso veniamo a noi. Scusate se questo capitolo è arrivato tardi, ma sono stata impegnata tutto il giorno.
Comunque spero che vi sia piaciuto, sapete già come fare per farmelo sapere ^-^
Ci si vede lunedì con il prossimo ❤

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top